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arresto

USA, 14 membri del Congresso chiedono il rilascio di Mahmoud Khalil dalla prigione dell’ICE

Quattordici membri del Congresso hanno firmato una lettera al Segretario per la Sicurezza Nazionale Kristi Noem per chiedere il rilascio del neolaureato della Columbia University Mahmoud Khalil, residente permanente negli Stati Uniti, arrestato dall’agenzia per il controllo dell’immigrazione (ICE) per aver contribuito a organizzare le proteste del campus in solidarietà con i palestinesi. I 14 legislatori, tutti democratici, hanno scritto: “I diritti costituzionali di Khalil sono stati violati. Gli è stato negato l’accesso a un avvocato e alla visita della sua famiglia. Questo è assolutamente inaccettabile – e illegale”.

Martedì, l’addetta stampa della Casa Bianca Karoline Leavitt ha sostenuto che il Segretario di Stato Marco Rubio gode di un’ampia autorità, in base alla legge sull’immigrazione e la naturalizzazione del 1952, risalente all’epoca della Guerra Fredda, per dichiarare qualcuno “deportabile”.

Saagar Enjeti: “L’amministrazione ritiene di dover accusare un titolare di green card di un crimine per poterlo espellere?”.

L’addetta stampa Karoline Leavitt: “In effetti, il Segretario Rubio si riserva il diritto di revocare il visto a Mahmoud Khalil”.

Gli avvocati di Khalil si confronteranno oggi in un tribunale di New York con i funzionari di Trump che vogliono la sua deportazione. Khalil, che è detenuto in un carcere ICE a Jena, in Louisiana, non sarà presente all’udienza. La CNN riferisce che gli avvocati dell’amministrazione Trump non riporteranno Khalil a New York senza un ordine del tribunale.

Martedì, almeno una dozzina di persone sono state arrestate a New York mentre centinaia manifestavano chiedendo il rilascio di Khalil. Le proteste in solidarietà con Khalil si sono diffuse nei campus di tutta la nazione.

“Gli studenti sono giustamente spaventati, e io sono spaventato, francamente, perché non solo la Casa Bianca di Trump sta decidendo di prendere di mira manifestanti pacifici a causa delle loro opinioni sulla guerra a Gaza e della complicità della nostra università nel finanziarla, ma sono aiutati dagli amministratori universitari di tutto il Paese” ha dichiarato Graeme Blair, professore di scienze politiche all’Università della California, Los Angeles, dove martedì sono radunate centinaia di persone.

 

 

 

Democracy Now!

USA, caccia agli studenti pro Palestina alla Columbia University di New York

La Columbia University di New York ancora nel mirino. Dopo la sospensione di 400 milioni di fondi federali, arrestato senza accuse Mahmoud Khalil, studente pro palestinese tra i più noti dell’ateneo, che ora rischia l’espulsione forzata dal Paese nonostante la sua green card e la moglie incinta.

La notizia si è sparsa domenica, ma Mahmoud Khalil, studente palestinese laureato alla Columbia University, è stato arrestato sabato mattina dalle autorità federali per l’immigrazione

Khalil, che è sposato con una donna americana attualmente incinta di otto mesi, lo scorso aprile ha avuto un ruolo di primo piano nelle proteste pro Palestina cominciate alla Columbia. Sabato gli agenti dell’Immigration and Customs Enforcement, Ice, lo hanno prelevato dalla sua residenza universitaria e lo hanno preso in custodia, come ha dichiarato all’Associated Press la sua avvocatessa, Amy Greer.

Dopo l’arresto, lo studente ha potuto chiamare la legale, che a sua volta ha potuto parlare con uno degli agenti, il quale ha affermato di agire in base agli ordini del Dipartimento di Stato e che il visto studentesco di Khalil era stato revocato.

Informato dall’avvocatessa che Khalil si trova negli Stati Uniti non con un visto ma come residente permanente grazie a una green card, l’agente ha risposto che stavano revocando anche quelle.

L’arresto di Khalil è avvenuto il giorno dopo l’annuncio dell’amministrazione Trump di avere tagliato circa 400 milioni di dollari in contratti e sovvenzioni governative alla Columbia University “per non aver protetto i suoi studenti ebrei”.

Quando gli agenti dell’Ice sono arrivati all’edificio del campus hanno inizialmente minacciato di arrestare anche la moglie di Khalil, ha detto Greer e le autorità inizialmente hanno rifiutato di dire perché l’uomo venisse arrestato.

È stato necessario aspettare il giorno successivo per avere una risposta, quando la portavoce del Dipartimento della Sicurezza Interna, Tricia McLaughlin, ha confermato l’arresto descrivendolo come “a sostegno degli ordini esecutivi del presidente Trump che proibiscono l’antisemitismo”, per cui chi ha partecipato alle proteste, per l’amministrazione Trump, ha perso il diritto di rimanere nel Paese, in quanto sostenitore di Hamas.

Da quando è stato arrestato dello studente non si è saputo più nulla. L’avvocato di Khalil ha riferito che inizialmente le era stato detto che era trattenuto in un centro di detenzione per immigrati ad Elizabeth, nel New Jersey, ma quando sua moglie ha cercato di fargli visita, domenica, ha scoperto che non era lì. Domenica sera Greer ha dichiarato di non sapere ancora dove si trovi il suo assistito. “Si tratta di una chiara escalation” ha detto Greer all’Ap. “L’amministrazione ha iniziato a dare seguito alle minacce”.

Dall’ateneo non sembra arrivare alcun aiuto: un portavoce della Columbia University ha dichiarato che gli agenti delle forze dell’ordine prima di entrare nella proprietà dell’università devono esibire un mandato, ma si è rifiutato di dire se la Columbia ne avesse ricevuto uno prima dell’arresto di Khalil, e si è poi rifiutato di commentare sia l’arresto che la scomparsa del loro studente.

In un messaggio postato domenica sera su X, il Segretario di Stato Marco Rubio ha affermato che ora l’amministrazione “revocherà i visti e/o le green card dei sostenitori di Hamas in America in modo che possano essere espulsi”.

La legge Usa ha sempre previsto che il Department of Homeland Security, per un’ampia gamma di presunte attività criminali, incluso il sostegno a un gruppo terroristico, potesse avviare procedimenti di espulsione anche per  i titolari di green card, ma la detenzione di un residente permanente legale, che non è stato accusato di alcun crimine, segna una mossa straordinaria che ha un fondamento giuridico traballante.

Khalil, che lo scorso semestre ha conseguito il master presso la facoltà di affari internazionali della Columbia, durante le proteste aveva svolto il ruolo di negoziatore fra gli studenti e i funzionari universitari, riguardo lo smantellamento  dell’accampamento di tende. Questo ruolo lo aveva reso uno degli attivisti più visibili nel movimento universitario pro Palestina.

L’università lo aveva poi accusato a causa del suo coinvolgimento nel gruppo Columbia University Apartheid Divest, e Khalil aveva dovuto affrontare delle sanzioni “per aver aiutato a organizzare un corteo non autorizzato” in cui i partecipanti avevano glorificato l’attacco di Hamas del 7 ottobre 2023, e per aver svolto un “ruolo sostanziale” nella circolazione di post sui social media in cui si criticava il sionismo.

“Ho circa 13 accuse contro di me, la maggior parte delle quali sono post sui social media con cui non ho avuto nulla a che fare” aveva detto Khalil all’Ap la scorsa settimana. “Vogliono solo dimostrare al Congresso e ai politici di destra che come università stanno facendo qualcosa, indipendentemente dalla posta in gioco per gli studenti”.

Marina Catucci da il Manifesto

Osservatorio Repressione

Arrestato l’ex presidente delle Filippine, ricercato dalla Corte Penale Internazionale

L’11 marzo le autorità filippine hanno arrestato l’ex presidente Rodrigo Duterte, ricercato dalla Corte Penale Internazionale per crimini contro l’umanità in relazione alla sua politica della “guerra alla droga”, che tra il 2016 e il 2022 trasformò buona parte delle Filippine in un Paese in lutto.

L’uomo che una volta disse “il mio lavoro è uccidere” presiedette all’eliminazione di migliaia di persone, per lo più povere e appartenenti alle comunità più marginalizzate, da parte delle forze di polizia o di killer legati a queste ultime.

Per evitare di essere raggiunto dalla giustizia internazionale, Duterte aveva ordinato il ritiro delle Filippine dalla Corte Penale Internazionale a partire dal 17 marzo 2019. La Corte replicò limitando la sua indagine fino al giorno prima di quella decisione.

In un periodo nel quale diversi Stati rinnegano la giustizia internazionale e delegittimano la Corte Penale Internazionale, l’arresto di Duterte è un avvenimento estremamente importante.

 

 

Riccardo Noury

Un giudice blocca l’espulsione di Mahmoud Khalil, uno dei leader delle proteste pro Palestina alla Columbia University

Lunedì 11 marzo a New York un giudice federale ha bloccato l’espulsione di Mahmoud Khalil, un neolaureato della Columbia University arrestato nel fine settimana dalle autorità per l’immigrazione per aver contribuito a organizzare le proteste di solidarietà con Gaza dello scorso anno. Khalil è un residente legale permanente e ha una green card. Sua moglie è una cittadina statunitense incinta di otto mesi.

Donald Trump si è vantato dell’arresto di Khalil, pubblicando sui social media: “Seguendo i miei ordini esecutivi, l’ICE ha arrestato e detenuto Mahmoud Khalil, uno studente straniero radicale pro-Hamas nel campus della Columbia University. Questo è il primo arresto di molti altri che verranno”. Il caso ha scatenato un’ampia indignazione e lunedì sono scoppiate le proteste. Le facoltà della Columbia e di Barnard sono state raggiunte da rabbini e sostenitori dei diritti degli immigrati per una conferenza stampa d’emergenza.

Lunedì, l’agenzia stampa Zeteo ha riferito che Mahmoud Khalil aveva inviato un’e-mail alla Columbia un giorno prima di essere trattenuto dall’ICE, chiedendo protezione dopo essere stato preso di mira in una campagna di doxing e diffamazione. Khalil ha supplicato l’amministrazione della Columbia: “Non sono riuscito a dormire, temendo che l’ICE o un individuo pericoloso potesse venire a casa mia. Vi esorto a intervenire e a fornire le protezioni necessarie per evitare ulteriori danni”. Lunedì si sono svolte proteste anche a Lower Manhattan.

Nas Issa del Movimento della Gioventù Palestinese: “Gli amministratori della Columbia hanno la responsabilità di proteggere i loro studenti e gli istituti di istruzione superiore che Trump e la sua amministrazione stanno smantellando sistematicamente. Facendo concessioni a questa agenda di destra, stanno solo gettando le basi per un’ulteriore repressione. Non si fermerà alla Palestina, e abbiamo ottime ragioni per credere che non si fermerà ai possessori di green card. Se stanno prendendo di mira gli immigrati privi di documenti, se stanno prendendo di mira i visti per gli studenti, se stanno prendendo di mira i titolari di green card e i residenti legali, cosa impedirà loro di prendere di mira anche i cittadini americani?”.

 

Democracy Now!

USA, 14 membri del Congresso chiedono il rilascio di Mahmoud Khalil dalla prigione dell’ICE

Quattordici membri del Congresso hanno firmato una lettera al Segretario per la Sicurezza Nazionale Kristi Noem per chiedere il rilascio del neolaureato della Columbia University Mahmoud Khalil, residente permanente negli Stati Uniti, arrestato dall’agenzia per il controllo dell’immigrazione (ICE) per aver contribuito a organizzare le proteste del campus in solidarietà con i palestinesi. I 14 legislatori, tutti democratici, hanno scritto: “I diritti costituzionali di Khalil sono stati violati. Gli è stato negato l’accesso a un avvocato e alla visita della sua famiglia. Questo è assolutamente inaccettabile – e illegale”.

Martedì, l’addetta stampa della Casa Bianca Karoline Leavitt ha sostenuto che il Segretario di Stato Marco Rubio gode di un’ampia autorità, in base alla legge sull’immigrazione e la naturalizzazione del 1952, risalente all’epoca della Guerra Fredda, per dichiarare qualcuno “deportabile”.

Saagar Enjeti: “L’amministrazione ritiene di dover accusare un titolare di green card di un crimine per poterlo espellere?”.

L’addetta stampa Karoline Leavitt: “In effetti, il Segretario Rubio si riserva il diritto di revocare il visto a Mahmoud Khalil”.

Gli avvocati di Khalil si confronteranno oggi in un tribunale di New York con i funzionari di Trump che vogliono la sua deportazione. Khalil, che è detenuto in un carcere ICE a Jena, in Louisiana, non sarà presente all’udienza. La CNN riferisce che gli avvocati dell’amministrazione Trump non riporteranno Khalil a New York senza un ordine del tribunale.

Martedì, almeno una dozzina di persone sono state arrestate a New York mentre centinaia manifestavano chiedendo il rilascio di Khalil. Le proteste in solidarietà con Khalil si sono diffuse nei campus di tutta la nazione.

“Gli studenti sono giustamente spaventati, e io sono spaventato, francamente, perché non solo la Casa Bianca di Trump sta decidendo di prendere di mira manifestanti pacifici a causa delle loro opinioni sulla guerra a Gaza e della complicità della nostra università nel finanziarla, ma sono aiutati dagli amministratori universitari di tutto il Paese” ha dichiarato Graeme Blair, professore di scienze politiche all’Università della California, Los Angeles, dove martedì sono radunate centinaia di persone.

 

 

 

Democracy Now!

USA, caccia agli studenti pro Palestina alla Columbia University di New York

La Columbia University di New York ancora nel mirino. Dopo la sospensione di 400 milioni di fondi federali, arrestato senza accuse Mahmoud Khalil, studente pro palestinese tra i più noti dell’ateneo, che ora rischia l’espulsione forzata dal Paese nonostante la sua green card e la moglie incinta.

La notizia si è sparsa domenica, ma Mahmoud Khalil, studente palestinese laureato alla Columbia University, è stato arrestato sabato mattina dalle autorità federali per l’immigrazione

Khalil, che è sposato con una donna americana attualmente incinta di otto mesi, lo scorso aprile ha avuto un ruolo di primo piano nelle proteste pro Palestina cominciate alla Columbia. Sabato gli agenti dell’Immigration and Customs Enforcement, Ice, lo hanno prelevato dalla sua residenza universitaria e lo hanno preso in custodia, come ha dichiarato all’Associated Press la sua avvocatessa, Amy Greer.

Dopo l’arresto, lo studente ha potuto chiamare la legale, che a sua volta ha potuto parlare con uno degli agenti, il quale ha affermato di agire in base agli ordini del Dipartimento di Stato e che il visto studentesco di Khalil era stato revocato.

Informato dall’avvocatessa che Khalil si trova negli Stati Uniti non con un visto ma come residente permanente grazie a una green card, l’agente ha risposto che stavano revocando anche quelle.

L’arresto di Khalil è avvenuto il giorno dopo l’annuncio dell’amministrazione Trump di avere tagliato circa 400 milioni di dollari in contratti e sovvenzioni governative alla Columbia University “per non aver protetto i suoi studenti ebrei”.

Quando gli agenti dell’Ice sono arrivati all’edificio del campus hanno inizialmente minacciato di arrestare anche la moglie di Khalil, ha detto Greer e le autorità inizialmente hanno rifiutato di dire perché l’uomo venisse arrestato.

È stato necessario aspettare il giorno successivo per avere una risposta, quando la portavoce del Dipartimento della Sicurezza Interna, Tricia McLaughlin, ha confermato l’arresto descrivendolo come “a sostegno degli ordini esecutivi del presidente Trump che proibiscono l’antisemitismo”, per cui chi ha partecipato alle proteste, per l’amministrazione Trump, ha perso il diritto di rimanere nel Paese, in quanto sostenitore di Hamas.

Da quando è stato arrestato dello studente non si è saputo più nulla. L’avvocato di Khalil ha riferito che inizialmente le era stato detto che era trattenuto in un centro di detenzione per immigrati ad Elizabeth, nel New Jersey, ma quando sua moglie ha cercato di fargli visita, domenica, ha scoperto che non era lì. Domenica sera Greer ha dichiarato di non sapere ancora dove si trovi il suo assistito. “Si tratta di una chiara escalation” ha detto Greer all’Ap. “L’amministrazione ha iniziato a dare seguito alle minacce”.

Dall’ateneo non sembra arrivare alcun aiuto: un portavoce della Columbia University ha dichiarato che gli agenti delle forze dell’ordine prima di entrare nella proprietà dell’università devono esibire un mandato, ma si è rifiutato di dire se la Columbia ne avesse ricevuto uno prima dell’arresto di Khalil, e si è poi rifiutato di commentare sia l’arresto che la scomparsa del loro studente.

In un messaggio postato domenica sera su X, il Segretario di Stato Marco Rubio ha affermato che ora l’amministrazione “revocherà i visti e/o le green card dei sostenitori di Hamas in America in modo che possano essere espulsi”.

La legge Usa ha sempre previsto che il Department of Homeland Security, per un’ampia gamma di presunte attività criminali, incluso il sostegno a un gruppo terroristico, potesse avviare procedimenti di espulsione anche per  i titolari di green card, ma la detenzione di un residente permanente legale, che non è stato accusato di alcun crimine, segna una mossa straordinaria che ha un fondamento giuridico traballante.

Khalil, che lo scorso semestre ha conseguito il master presso la facoltà di affari internazionali della Columbia, durante le proteste aveva svolto il ruolo di negoziatore fra gli studenti e i funzionari universitari, riguardo lo smantellamento  dell’accampamento di tende. Questo ruolo lo aveva reso uno degli attivisti più visibili nel movimento universitario pro Palestina.

L’università lo aveva poi accusato a causa del suo coinvolgimento nel gruppo Columbia University Apartheid Divest, e Khalil aveva dovuto affrontare delle sanzioni “per aver aiutato a organizzare un corteo non autorizzato” in cui i partecipanti avevano glorificato l’attacco di Hamas del 7 ottobre 2023, e per aver svolto un “ruolo sostanziale” nella circolazione di post sui social media in cui si criticava il sionismo.

“Ho circa 13 accuse contro di me, la maggior parte delle quali sono post sui social media con cui non ho avuto nulla a che fare” aveva detto Khalil all’Ap la scorsa settimana. “Vogliono solo dimostrare al Congresso e ai politici di destra che come università stanno facendo qualcosa, indipendentemente dalla posta in gioco per gli studenti”.

Marina Catucci da il Manifesto

Osservatorio Repressione

Arrestato l’ex presidente delle Filippine, ricercato dalla Corte Penale Internazionale

L’11 marzo le autorità filippine hanno arrestato l’ex presidente Rodrigo Duterte, ricercato dalla Corte Penale Internazionale per crimini contro l’umanità in relazione alla sua politica della “guerra alla droga”, che tra il 2016 e il 2022 trasformò buona parte delle Filippine in un Paese in lutto.

L’uomo che una volta disse “il mio lavoro è uccidere” presiedette all’eliminazione di migliaia di persone, per lo più povere e appartenenti alle comunità più marginalizzate, da parte delle forze di polizia o di killer legati a queste ultime.

Per evitare di essere raggiunto dalla giustizia internazionale, Duterte aveva ordinato il ritiro delle Filippine dalla Corte Penale Internazionale a partire dal 17 marzo 2019. La Corte replicò limitando la sua indagine fino al giorno prima di quella decisione.

In un periodo nel quale diversi Stati rinnegano la giustizia internazionale e delegittimano la Corte Penale Internazionale, l’arresto di Duterte è un avvenimento estremamente importante.

 

 

Riccardo Noury

Un giudice blocca l’espulsione di Mahmoud Khalil, uno dei leader delle proteste pro Palestina alla Columbia University

Lunedì 11 marzo a New York un giudice federale ha bloccato l’espulsione di Mahmoud Khalil, un neolaureato della Columbia University arrestato nel fine settimana dalle autorità per l’immigrazione per aver contribuito a organizzare le proteste di solidarietà con Gaza dello scorso anno. Khalil è un residente legale permanente e ha una green card. Sua moglie è una cittadina statunitense incinta di otto mesi.

Donald Trump si è vantato dell’arresto di Khalil, pubblicando sui social media: “Seguendo i miei ordini esecutivi, l’ICE ha arrestato e detenuto Mahmoud Khalil, uno studente straniero radicale pro-Hamas nel campus della Columbia University. Questo è il primo arresto di molti altri che verranno”. Il caso ha scatenato un’ampia indignazione e lunedì sono scoppiate le proteste. Le facoltà della Columbia e di Barnard sono state raggiunte da rabbini e sostenitori dei diritti degli immigrati per una conferenza stampa d’emergenza.

Lunedì, l’agenzia stampa Zeteo ha riferito che Mahmoud Khalil aveva inviato un’e-mail alla Columbia un giorno prima di essere trattenuto dall’ICE, chiedendo protezione dopo essere stato preso di mira in una campagna di doxing e diffamazione. Khalil ha supplicato l’amministrazione della Columbia: “Non sono riuscito a dormire, temendo che l’ICE o un individuo pericoloso potesse venire a casa mia. Vi esorto a intervenire e a fornire le protezioni necessarie per evitare ulteriori danni”. Lunedì si sono svolte proteste anche a Lower Manhattan.

Nas Issa del Movimento della Gioventù Palestinese: “Gli amministratori della Columbia hanno la responsabilità di proteggere i loro studenti e gli istituti di istruzione superiore che Trump e la sua amministrazione stanno smantellando sistematicamente. Facendo concessioni a questa agenda di destra, stanno solo gettando le basi per un’ulteriore repressione. Non si fermerà alla Palestina, e abbiamo ottime ragioni per credere che non si fermerà ai possessori di green card. Se stanno prendendo di mira gli immigrati privi di documenti, se stanno prendendo di mira i visti per gli studenti, se stanno prendendo di mira i titolari di green card e i residenti legali, cosa impedirà loro di prendere di mira anche i cittadini americani?”.

 

Democracy Now!

USA, 14 membri del Congresso chiedono il rilascio di Mahmoud Khalil dalla prigione dell’ICE

Quattordici membri del Congresso hanno firmato una lettera al Segretario per la Sicurezza Nazionale Kristi Noem per chiedere il rilascio del neolaureato della Columbia University Mahmoud Khalil, residente permanente negli Stati Uniti, arrestato dall’agenzia per il controllo dell’immigrazione (ICE) per aver contribuito a organizzare le proteste del campus in solidarietà con i palestinesi. I 14 legislatori, tutti democratici, hanno scritto: “I diritti costituzionali di Khalil sono stati violati. Gli è stato negato l’accesso a un avvocato e alla visita della sua famiglia. Questo è assolutamente inaccettabile – e illegale”.

Martedì, l’addetta stampa della Casa Bianca Karoline Leavitt ha sostenuto che il Segretario di Stato Marco Rubio gode di un’ampia autorità, in base alla legge sull’immigrazione e la naturalizzazione del 1952, risalente all’epoca della Guerra Fredda, per dichiarare qualcuno “deportabile”.

Saagar Enjeti: “L’amministrazione ritiene di dover accusare un titolare di green card di un crimine per poterlo espellere?”.

L’addetta stampa Karoline Leavitt: “In effetti, il Segretario Rubio si riserva il diritto di revocare il visto a Mahmoud Khalil”.

Gli avvocati di Khalil si confronteranno oggi in un tribunale di New York con i funzionari di Trump che vogliono la sua deportazione. Khalil, che è detenuto in un carcere ICE a Jena, in Louisiana, non sarà presente all’udienza. La CNN riferisce che gli avvocati dell’amministrazione Trump non riporteranno Khalil a New York senza un ordine del tribunale.

Martedì, almeno una dozzina di persone sono state arrestate a New York mentre centinaia manifestavano chiedendo il rilascio di Khalil. Le proteste in solidarietà con Khalil si sono diffuse nei campus di tutta la nazione.

“Gli studenti sono giustamente spaventati, e io sono spaventato, francamente, perché non solo la Casa Bianca di Trump sta decidendo di prendere di mira manifestanti pacifici a causa delle loro opinioni sulla guerra a Gaza e della complicità della nostra università nel finanziarla, ma sono aiutati dagli amministratori universitari di tutto il Paese” ha dichiarato Graeme Blair, professore di scienze politiche all’Università della California, Los Angeles, dove martedì sono radunate centinaia di persone.

 

 

 

Democracy Now!

USA, caccia agli studenti pro Palestina alla Columbia University di New York

La Columbia University di New York ancora nel mirino. Dopo la sospensione di 400 milioni di fondi federali, arrestato senza accuse Mahmoud Khalil, studente pro palestinese tra i più noti dell’ateneo, che ora rischia l’espulsione forzata dal Paese nonostante la sua green card e la moglie incinta.

La notizia si è sparsa domenica, ma Mahmoud Khalil, studente palestinese laureato alla Columbia University, è stato arrestato sabato mattina dalle autorità federali per l’immigrazione

Khalil, che è sposato con una donna americana attualmente incinta di otto mesi, lo scorso aprile ha avuto un ruolo di primo piano nelle proteste pro Palestina cominciate alla Columbia. Sabato gli agenti dell’Immigration and Customs Enforcement, Ice, lo hanno prelevato dalla sua residenza universitaria e lo hanno preso in custodia, come ha dichiarato all’Associated Press la sua avvocatessa, Amy Greer.

Dopo l’arresto, lo studente ha potuto chiamare la legale, che a sua volta ha potuto parlare con uno degli agenti, il quale ha affermato di agire in base agli ordini del Dipartimento di Stato e che il visto studentesco di Khalil era stato revocato.

Informato dall’avvocatessa che Khalil si trova negli Stati Uniti non con un visto ma come residente permanente grazie a una green card, l’agente ha risposto che stavano revocando anche quelle.

L’arresto di Khalil è avvenuto il giorno dopo l’annuncio dell’amministrazione Trump di avere tagliato circa 400 milioni di dollari in contratti e sovvenzioni governative alla Columbia University “per non aver protetto i suoi studenti ebrei”.

Quando gli agenti dell’Ice sono arrivati all’edificio del campus hanno inizialmente minacciato di arrestare anche la moglie di Khalil, ha detto Greer e le autorità inizialmente hanno rifiutato di dire perché l’uomo venisse arrestato.

È stato necessario aspettare il giorno successivo per avere una risposta, quando la portavoce del Dipartimento della Sicurezza Interna, Tricia McLaughlin, ha confermato l’arresto descrivendolo come “a sostegno degli ordini esecutivi del presidente Trump che proibiscono l’antisemitismo”, per cui chi ha partecipato alle proteste, per l’amministrazione Trump, ha perso il diritto di rimanere nel Paese, in quanto sostenitore di Hamas.

Da quando è stato arrestato dello studente non si è saputo più nulla. L’avvocato di Khalil ha riferito che inizialmente le era stato detto che era trattenuto in un centro di detenzione per immigrati ad Elizabeth, nel New Jersey, ma quando sua moglie ha cercato di fargli visita, domenica, ha scoperto che non era lì. Domenica sera Greer ha dichiarato di non sapere ancora dove si trovi il suo assistito. “Si tratta di una chiara escalation” ha detto Greer all’Ap. “L’amministrazione ha iniziato a dare seguito alle minacce”.

Dall’ateneo non sembra arrivare alcun aiuto: un portavoce della Columbia University ha dichiarato che gli agenti delle forze dell’ordine prima di entrare nella proprietà dell’università devono esibire un mandato, ma si è rifiutato di dire se la Columbia ne avesse ricevuto uno prima dell’arresto di Khalil, e si è poi rifiutato di commentare sia l’arresto che la scomparsa del loro studente.

In un messaggio postato domenica sera su X, il Segretario di Stato Marco Rubio ha affermato che ora l’amministrazione “revocherà i visti e/o le green card dei sostenitori di Hamas in America in modo che possano essere espulsi”.

La legge Usa ha sempre previsto che il Department of Homeland Security, per un’ampia gamma di presunte attività criminali, incluso il sostegno a un gruppo terroristico, potesse avviare procedimenti di espulsione anche per  i titolari di green card, ma la detenzione di un residente permanente legale, che non è stato accusato di alcun crimine, segna una mossa straordinaria che ha un fondamento giuridico traballante.

Khalil, che lo scorso semestre ha conseguito il master presso la facoltà di affari internazionali della Columbia, durante le proteste aveva svolto il ruolo di negoziatore fra gli studenti e i funzionari universitari, riguardo lo smantellamento  dell’accampamento di tende. Questo ruolo lo aveva reso uno degli attivisti più visibili nel movimento universitario pro Palestina.

L’università lo aveva poi accusato a causa del suo coinvolgimento nel gruppo Columbia University Apartheid Divest, e Khalil aveva dovuto affrontare delle sanzioni “per aver aiutato a organizzare un corteo non autorizzato” in cui i partecipanti avevano glorificato l’attacco di Hamas del 7 ottobre 2023, e per aver svolto un “ruolo sostanziale” nella circolazione di post sui social media in cui si criticava il sionismo.

“Ho circa 13 accuse contro di me, la maggior parte delle quali sono post sui social media con cui non ho avuto nulla a che fare” aveva detto Khalil all’Ap la scorsa settimana. “Vogliono solo dimostrare al Congresso e ai politici di destra che come università stanno facendo qualcosa, indipendentemente dalla posta in gioco per gli studenti”.

Marina Catucci da il Manifesto

Osservatorio Repressione