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La Casa di Matteo: un rifugio di amore e dignità per i bambini fragili a Napoli

Napoli, città di contrasti, nasconde tra le sue vie storie di grande umanità. Tra queste, La Casa di Matteo, unica realtà del sud Italia, si distingue come un faro di speranza per bambini con gravi patologie e disabilità, offrendo loro un ambiente familiare e dignitoso. Fondata da Luca Trapanese, questa realtà accoglie piccoli ospiti che altrimenti rischierebbero di rimanere soli, fornendo loro cure, amore e inclusione sociale.

Ho avuto l’onore di essere ospitata da Marco Caramanna, presidente dell’associazione di promozione sociale “La Casa di Matteo”, e ho potuto respirare la famiglia che lui, insieme a tutto il personale, è riuscito a creare. Ho visto con i miei occhi gli operatori dedicarsi ai bambini con un amore incondizionato, trattandoli con infinita dolcezza, pazienza e rispetto. Ogni gesto, ogni carezza, ogni parola detta con affetto dimostra che qui si va oltre la semplice assistenza: si offre una vera casa, un luogo in cui ogni bambino si sente protetto e amato.

La Casa di Matteo nasce dall’esperienza di Luca Trapanese, il primo padre single in Italia ad adottare un bambino con disabilità. Il nome della struttura rende omaggio a Matteo, un bambino scomparso troppo presto, il cui ricordo guida ogni gesto di cura e dedizione. L’obiettivo della struttura è quello di restituire dignità e amore ai bambini che, per le loro condizioni di salute e sociali, rischierebbero di vivere in solitudine.

Prima di arrivare alla Casa di Matteo, molti di questi bambini hanno vissuto in RSA (strutture dedicate agli anziani), ambienti non adatti alla loro crescita e al loro sviluppo, oppure hanno trascorso lunghi periodi in ospedale, senza ricevere le attenzioni e il calore di una vera famiglia. Un esempio è Elio (nome di fantasia), un ragazzo di 16 anni che vive nella struttura da quando ne aveva 12. Per lui, La Casa di Matteo è diventata una famiglia, un posto in cui si sente al sicuro. Un’altra storia emblematica è quella di una bambina che ha vissuto per otto anni in una camera di isolamento familiare, per poi passare da un RSA all’ospedale prima di trovare finalmente un luogo accogliente e amorevole in cui crescere. Garantire a questi bambini un ambiente sereno e stimolante è un dovere morale e civile di cui tutti dobbiamo farci carico.  

La Casa di Matteo opera su due sedi: una a Napoli, nel quartiere Vomero, e l’altra a Bacoli, in una villa concessa dal Pio Monte della Misericordia. Nella sede di Napoli, un team di professionisti, tra cui fisioterapisti, infermieri, educatori, operatori del servizio civile e psicologi, offre cure e supporto ai bambini attraverso attività riabilitative e ludico-educative. La struttura di Bacoli, invece, ha una duplice funzione: accoglie famiglie ucraine in fuga dalla guerra e fornisce assistenza a bambini con esigenze speciali, creando un ambiente inclusivo e stimolante.

La Casa di Matteo è fatta di persone straordinarie, professionisti e volontari che dedicano tempo ed energie per garantire ai piccoli ospiti il calore di una famiglia. Marco Caramanna racconta come ogni bambino accolto rappresenti una speranza e un’opportunità per credere in un futuro migliore. Anche il personale sanitario, come Ilaria, un’infermiera della struttura, sottolinea l’importanza dei piccoli progressi quotidiani, che diventano traguardi preziosi per tutti.

Il progetto vive anche grazie alla collaborazione con associazioni e fondazioni che contribuiscono economicamente e organizzativamente. Tra queste, il Pio Monte della Misericordia, la Fondazione Giglio, l’Associazione Aves e la Fondazione Cannavaro Ferrara, che con il loro sostegno rendono possibile il mantenimento e l’ampliamento delle attività della struttura.

Gestire una realtà così complessa comporta numerose difficoltà ma nonostante i tanti ostacoli, la Casa di Matteo continua a resistere, grazie alla forza della comunità e alla dedizione di chi crede nella sua missione.

Uno dei problemi più urgenti riguarda il futuro dei bambini accolti, specialmente di quelli che, una volta compiuti 18 anni, rischiano di trovarsi senza un adeguato supporto istituzionale. Se da piccoli hanno vissuto in un ambiente protetto e amorevole, al raggiungimento della maggiore età si trovano spesso privi di riferimenti. Le istituzioni attuali non prevedono percorsi strutturati per accompagnarli nella transizione all’età adulta, creando un forte senso di incertezza sul loro destino. Un aspetto critico riguarda anche il costo della gestione degli ospiti: nelle strutture regionali il mantenimento di un singolo bambino può arrivare a 1000 euro al giorno, mentre nelle camere di rianimazione si toccano cifre di 2000 euro. Questo rappresenta un carico enorme per il sistema sanitario, mentre modelli come quello della Casa di Matteo permetterebbero un risparmio significativo e garantirebbero un’assistenza più umana e personalizzata.

Oltre ad accogliere bambini fragili, la Casa di Matteo ha un forte impatto sulla comunità, sensibilizzando l’opinione pubblica sul tema dell’adozione speciale, stimolando il volontariato e favorendo la collaborazione tra istituzioni e privati. Organizza eventi e iniziative per diffondere la cultura della solidarietà e coinvolgere attivamente il territorio in questo progetto di accoglienza e amore.

Chiunque può fare la differenza e contribuire a questo straordinario progetto. Oltre alle donazioni online, che possono essere effettuate sul sito ufficiale www.lacasadimatteo.it/donazioni, è possibile offrire il proprio tempo come volontari, sensibilizzare l’opinione pubblica condividendo la storia della Casa di Matteo e partecipare ad eventi di raccolta fondi.

La Casa di Matteo non è solo un centro di accoglienza, ma un simbolo di speranza e amore incondizionato. Con il sostegno di volontari, donatori e istituzioni, continua a scrivere una storia di resilienza e solidarietà. Ogni bambino che varca la sua soglia non trova solo assistenza, ma la certezza di non essere mai solo. Partecipare a questa missione significa contribuire a costruire una società più giusta e inclusiva, in cui nessun bambino venga lasciato indietro.

 Lucia Montanaro

Le foto allegate sono di Lucia Montanaro

Il video realizzato da Lucia Montanaro 

 

 

Redazione Napoli