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Trump, Putin e la guerra in Ucraina: il risveglio doloroso dell’Europa di fronte all’ascesa del fascismo globale

di Hanna Perekhoda

Negli Stati Uniti sta prendendo piede un regime fascista. In Russia è già in vigore da tre anni - una realtà che molti hanno preferito negare, aggrappandosi all’illusione di un tranquillo ritorno alla normalità, a uno status quo solo temporaneamente interrotto dalla guerra contro l'Ucraina.

È lo stesso status quo che ha permesso all'Unione Europea - Germania in testa - di continuare a importare idrocarburi russi a basso costo e di esportare prodotti di fascia alta in Cina e negli Stati Uniti. Un mondo così confortevole da rendere fastidiosa l'ostinata resistenza degli ucraini. Se solo avessero accettato di vivere sotto l'occupazione di un regime che stupra, uccide e tortura su vasta scala, forse avremmo potuto continuare a prosperare all'infinito... Un'illusione tanto ingenua quanto cinica.

Eppure i leader europei si sono aggrappati a questa illusione, limitando la possibilità di imporre sanzioni rapide ed efficaci contro la Russia e ritardando gli aiuti all'Ucraina in un momento critico, proprio quando esisteva una maggiore possibilità per modificare gli equilibri di potere sul campo di battaglia. Questa esitazione ha permesso alla Russia di conquistare territori e di rafforzarsi, rendendo le controffensive dell'Ucraina molto più costose.

Dopo aver concentrato tutti i nostri sforzi per chiudere gli occhi di fronte alla realtà, ci troviamo ora storditi da una situazione in cui tutti i nostri punti di riferimento sono crollati nel giro di poche settimane. Il discorso di J.D. Vance a Monaco ne è un esempio lampante.

J.D. Vance è stato esplicito: il nemico per gli Stati Uniti non è Vladimir Putin, con il quale la nuova amministrazione americana condivide molte affinità ideologiche. Il vero nemico è l'Europa, e con lei tutti coloro che si oppongono all'ordine che Trump vuole imporre. Lo stesso uomo che sostiene la costruzione di muri per tenere fuori i migranti vuole anche vietare le “barriere” contro l' estrema destra in Europa. Come ha giustamente scritto il Guardian, Vance ha chiamato a raccolta le forze populiste di destra affinché prendano il potere in tutta Europa, con la promessa che il “nuovo sceriffo in città” le avrebbe aiutate a farlo. Nulla deve ostacolare la loro marcia trionfale.

Questa barriera potrebbe crollare da un momento all'altro, mentre l'Europa continua a guardare, annuendo passivamente, senza vedere che le stesse acque torbide si stanno già infiltrando dall’interno

La repressione dei migranti, l'istituzionalizzazione della misoginia e dell'omofobia, la negazione del cambiamento climatico, lo sfruttamento spietato delle persone e della natura, la liquidazione dell'Ucraina, la deportazione dei palestinesi: questi sono i pilastri del nuovo ordine emergente che sta già prendendo forma. Ormai dovrebbe essere chiaro come il sole: abbandonare le vittime di aggressioni militari - proprio come abbiamo fatto con i palestinesi e ci stiamo preparando a fare con gli ucraini - equivale a dare agli autocrati la possibilità di imporre il loro dominio con la forza bruta.

Si tratta di un'equazione semplice che qualsiasi persona razionale dovrebbe essere in grado di comprendere. È ancora più sconcertante, quindi, che le azioni di Donald Trump e della sua amministrazione abbiano apparentemente scioccato gli europei. Dopo tutto, egli ha ripetutamente chiarito che questo è esattamente il modo in cui intende agire. Ad essere sorprendente non è Trump, ma piuttosto la mancanza di preparazione e di lungimiranza strategica degli europei.

Le dichiarazioni che sottolineano l'urgente necessità per i paesi europei di aumentare radicalmente e rapidamente le spese militari sono, purtroppo, corrette. Secondo il Financial Times, la spesa militare della Russia ha ormai superato i bilanci della difesa di tutti i paesi europei. Entro il 2025, Mosca destinerà ancora più fondi alla guerra: il 7,5% del PIL, pari a quasi il 40% del bilancio nazionale.

Questo è uno dei vantaggi che i regimi autoritari hanno rispetto alle democrazie: poter mobilitare rapidamente risorse umane ed economiche per la guerra, imponendo misure coercitive senza temere un’opposizione di massa. Uno Stato autoritario, la cui popolazione è stata imbevuta di un'ideologia tardo-capitalista di cinismo e individualismo, come nel caso della Russia, può spingere questa logica ancora più lontano. Tuttavia, l'Europa sembra non vedere un'altra realtà fondamentale dei regimi autoritari: una volta che un autocrate intraprende una guerra di espansione, non può semplicemente fermarsi. La sopravvivenza del suo regime diventa indissolubilmente legata alla guerra, che alla fine consuma l'intera struttura del potere.

I leader europei, come Emmanuel Macron, che ora parlano della reale necessità di rafforzare la difesa dell'Europa, sono gli stessi che hanno preparato la strada a questa crisi. Condannano gli abusi di potere sulla scena internazionale, ma tollerano la logica darwiniana all'interno delle loro società, sostenendo un sistema in cui i più potenti continuano a dominare i più vulnerabili. Questa contraddizione indebolisce la loro credibilità e alimenta la crescente sfiducia nelle istituzioni democratiche. Una simile incoerenza crea un terreno fertile per l'ascesa dei movimenti fascisti, che capitalizzano le fratture per mobilitare un elettorato disilluso.

Le crescenti disuguaglianze, il sempre più forte senso di ingiustizia e la percezione di un'élite politica scollegata dalla realtà indeboliscono la loro legittimità. Una società che si sente abbandonata o ignorata farà fatica a sostenere gli impegni internazionali, anche quando questi rispecchiano principi fondamentali, come la difesa dei diritti e della sovranità.

I populisti sfruttano questo malcontento alimentando l'idea che i governi stiano sacrificando gli interessi nazionali a favore di cause apparentemente lontane, come il sostegno all'Ucraina. Personaggi politici come Jean-Luc Mélenchon in Francia e Sahra Wagenknecht in Germania hanno denunciato le ingiustizie sociali e al tempo stesso abbracciato la legge del più forte sulla scena internazionale, giustificando le violazioni commesse da regimi autoritari come la Russia. Il loro posizionamento opportunistico, guidato da calcoli elettorali, priva la loro retorica di qualsiasi credibilità. Al contrario: è impossibile separare la giustizia sociale interna dalle politiche internazionali di un paese. Una società che tollera o addirittura incoraggia il cinismo e il dominio sulla scena globale inevitabilmente normalizzerà queste stesse dinamiche nelle sue relazioni sociali interne - e viceversa.

Una società più giusta e coesa è meglio attrezzata per sostenere gli impegni internazionali e i bilanci della difesa, la cui necessità è ormai innegabile. Politiche di ridistribuzione efficaci e urgenti sono essenziali per ripristinare la fiducia dei cittadini. Pertanto, l'assistenza che i paesi europei possono fornire all'Ucraina non si limita agli aiuti militari o economici, ma dipende anche dalla risoluzione della propria crisi interna di legittimità. Tuttavia, va ripetuto ancora una volta: l'aiuto che conta davvero per ogni ucraino è quello militare. È la condizione più importante per la sopravvivenza dell'Ucraina come società e per ogni suo cittadino.

Molti, soprattutto in Germania, esprimono preoccupazione per l'influenza dell'estrema destra in Ucraina. Eppure, nulla alimenta l'estremismo più di un ingiusto “accordo di pace” imposto a una vittima di aggressione contro la sua volontà. Nessuna situazione è più radicalizzante di un'occupazione militare unita a un'oppressione sistematica e brutale. Se l'Ucraina sarà costretta ad accettare una pace dettata dalla Russia, la frustrazione e l'ingiustizia accumulate alimenteranno i movimenti radicali, che prospereranno a spese delle forze moderate e progressiste. La storia è piena di esempi di accordi di pace imposti che hanno dato vita a mostri, a organizzazioni terroristiche nate dalla disperazione e dal risentimento.

Trump ha dichiarato apertamente la volontà di negoziare senza alcun riguardo per il governo ucraino o il suo popolo. Così facendo, si allinea completamente all'agenda del Cremlino e legittima retroattivamente l'aggressione russa. Peggio ancora, rifiutandosi di chiamare questa invasione per quello che è veramente - una guerra di aggressione illegale, accompagnata da gravi violazioni del diritto internazionale e da documentati crimini di guerra - invia un messaggio profondamente pericoloso. Rafforza l'idea che tali politiche espansionistiche possano essere non solo tollerate, ma addirittura premiate. Taiwan, Filippine, Stati Baltici, Moldova e Armenia devono ora prepararsi ad essere i prossimi della lista. In questo contesto, è imperativo assumere una posizione ferma e inequivocabile: nessun negoziato può avvenire a spese del popolo ucraino, e ancor meno senza il suo consenso.

Il tempo per piangere è finito, ora è il momento di agire. Perché un giorno, quando la polvere si poserà e la nebbia si alzerà, ci chiederemo inevitabilmente e con orrore: come abbiamo potuto essere così passivi, così ciechi, così indifferenti di fronte a questo disastro che avevamo sotto i nostri occhi?

Pubblicato in originale sul sito Voxeurop

(Immagine anteprima via Flickr)