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Nonviolenza

Balcani. Chi era Svetlana Broz e cosa ci ha insegnato sul coraggio civile

Il 22 marzo scorso è venuta a mancare Svetlana Broz. Cardiologa, scrittrice e attivista per i diritti umani, durante e dopo le guerre jugoslave si è battuta per promuovere un sentimento di solidarietà interetnica e di coraggio civile nella regione.

Chi era Svetlana Broz?

Nata a Belgrado il 7 luglio 1955, Svetlana Broz era la figlia minore di Žarko Leon Broz e Zlata Jelinek, originaria di Tuzla, in Bosnia Erzegovina. Un cognome, il suo, che porta con sé tutto il peso della storia jugoslava: Svetlana era infatti la nipote di Josip Broz, il maresciallo Tito, leader della lotta partigiana contro il nazi-fascismo durante la Seconda Guerra Mondiale e presidente della Jugoslavia fino alla sua morte nel 1980. Durante un intervento nella trasmissione televisiva Face To Face del 6 aprile 2024, quando le è stato chiesto cosa Tito avesse lasciato in eredità alla sua famiglia, ha risposto così: “Di materiale, nulla. Ci ha lasciato qualcosa di non materiale: l’antifascismo. Fino a che respireremo, ci batteremo contro i fascisti”.

Per quanto riguarda la sua carriera, tra il 1970 e il 1975 Svetlana Broz ha lavorato come giornalista indipendente, per poi laurearsi in medicina nel 1980, specializzandosi in cardiologia. L’anno seguente è entrata a far parte dell’Accademia medica militare, dove ha lavorato fino al 1999 e, dopo l’inizio della guerra in Bosnia Erzegovina nel 1992, ha prestato assistenza medica alle popolazioni colpite dal conflitto, durato fino al 1995.

Contro ogni divisione

Proprio durante il periodo in Bosnia Erzegovina, Svetlana Broz ha avuto modo di entrare in contatto con pazienti di ogni etnia – serbi, croati, bosgnacchi (bosniaci musulmani) – e di conoscere le loro storie. Ispirata dalle loro esperienze di solidarietà interetnica, in cui le persone hanno trovato il coraggio di superare le divisioni, Svetlana Broz ha iniziato a raccogliere le loro testimonianze.

Da questo lavoro durato anni è nato il suo primo libro, Dobri ljudi u vremenu zla (“I giusti al tempo del male”), pubblicato nel 1999. Una raccolta di 90 testimonianze – 30 per ogni gruppo etnico – di persone comuni che, nonostante differenze culturali o religiose, si sono trovate accumunate dalla brutalità della guerra. Lungi dall’essere solo una cruda narrazione, questo libro è soprattutto un messaggio di speranza, che dimostra come il male non sia mai assoluto.

Nel 2000 si è trasferita a Sarajevo, dove ha fondato Gariwosa la sezione bosniaca dell’organizzazione non governativa Gariwo (Gardens of the Righteous Worldwide), per promuovere l’educazione al coraggio civile. “Le persone in questa regione [i Balcani, ndr] mancano di coraggio civile, definito come la capacità di resistere, opporsi e disobbedire a tutti coloro che abusano del proprio potere per i propri scopi e violano le leggi e i diritti umani altrui”, ha affermato in un’intervista. Da allora, Svetlana Broz non ha mai smesso di combattere contro l’odio etnico e di portare la sua battaglia in giro per il mondo: ha infatti insegnato in 52 università negli Stati Uniti e 80 in Europa.

In seguito all’assassinio di Duško Kondor, docente aderente a Gariwosa, ucciso nel 2007 prima di poter testimoniare a un processo per crimini contro l’umanità, Svetlana Broz ha istituito il Premio Kondor per il coraggio civile. Per il suo impegno nel dimostrare che il coraggio civile è la base su cui costruire un futuro stabile per le nuove generazioni, e per la sua lotta contro i nazionalismi, le sono stati conferiti numerosi premi internazionali, oltre alla cittadinanza onoraria della città di Tuzla.

Un’eredità da preservare

L’attivismo di Svetlana Broz è stato una risposta concreta alle divisioni etniche e ai nazionalismi che hanno segnato e continuano a segnare la regione. Oggi, i Balcani stanno attraversando uno dei periodi più turbolenti degli ultimi anni.

Da una parte la Bosnia Erzegovina sta vivendo una situazione sempre più fragile, in cui Milorad Dodik, presidente della Republika Srpska, l’entità a maggioranza serba del paese, continua ad alimentare la retorica della divisione e dell’odio interetnico, mettendo seriamente a rischio l’unità del paese e la stabilità dell’intera regione.

Dall’altra, in Serbia continuano le proteste contro il regime del presidente Vučić. L’ampio coinvolgimento della società civile nei movimenti di protesta fa sperare in un risveglio del coraggio civile e della capacità di resistere dei “giusti” a chi abusa del proprio potere.

In un momento storico che vede i Balcani nuovamente scossi su più fronti le battaglie di Svetlana Broz non solo restano attuali, ma rappresentano un’eredità da difendere con quel coraggio che lei stessa ha sempre cercato di ispirare nelle persone.

Martina Marazzini,East Journal,24 Marzo 2025

East Journal

24 Marzo. Giornata Internazionale del Diritto alla Verità

Il Coordinamento Nazionale Docenti della Disciplina dei Diritti Umani, in occasione della Giornata Internazionale del Diritto alla Verità in relazione con gravi Violazioni dei Diritti Umani e della Dignità delle Vittime, istituita dall’ONU per il 24 marzo, invita le scuole di ogni ordine e grado a riflettere su questa importante ricorrenza e a promuovere iniziative didattiche finalizzate alla sensibilizzazione degli studenti sui temi della giustizia, della memoria e della tutela dei diritti fondamentali.

La data del 24 marzo fu scelta per onorare la memoria di Oscar Arnulfo Romero, arcivescovo di San Salvador, assassinato nel 1980 mentre celebrava una messa.

Romero fu un difensore instancabile dei diritti umani, denunciando pubblicamente le atrocità e le repressioni perpetrate durante la guerra civile salvadoregna.

La sua morte divenne un simbolo della lotta per la giustizia e la verità.

Questa giornata rappresenta un’occasione per ricordare tutte le vittime di abusi e soprusi perpetrati da regimi autoritari, conflitti armati e sistemi repressivi.

È un momento di riflessione sul valore della verità come strumento di giustizia e riconciliazione, nonché un invito alla società civile e alle istituzioni affinché si impegnino nella difesa della dignità umana e nella lotta contro l’impunità.

Il diritto alla verità è essenziale per il riconoscimento delle sofferenze delle vittime e per garantire che tali tragedie non si ripetano.

In un’epoca segnata dalla disinformazione e dalla manipolazione della memoria storica, è fondamentale che la scuola educhi i giovani alla ricerca della verità, al rispetto dei diritti umani e alla consapevolezza del valore della democrazia e della libertà.

Il 2025 vede ancora numerose sfide nel garantire il diritto alla verità.

Molte nazioni devono affrontare il passato violento, con conflitti recenti e continui abusi dei diritti umani.

Tra le principali problematiche globali vi sono:
conflitti in corso e impunità: in molte zone di guerra, le violazioni dei diritti umani continuano senza che i colpevoli siano perseguiti;
restrizioni alla libertà di espressione: giornalisti e attivisti che cercano di portare alla luce le ingiustizie subiscono minacce, detenzioni arbitrarie o, nei casi più gravi, vengono assassinati; sparizioni forzate e detenzioni illegali: migliaia di persone nel mondo scompaiono ogni anno a causa di regimi repressivi o gruppi armati;
uso della tecnologia per la manipolazione della verità: la disinformazione e la censura digitale rappresentano nuove sfide nel garantire l’accesso alle informazioni reali.

Per contrastare questi problemi, molte organizzazioni e attivisti promuovono iniziative volte a preservare la memoria storica e a sensibilizzare l’opinione pubblica.

Alcune delle azioni più rilevanti includono: archivi della memoria: la digitalizzazione delle testimonianze e dei documenti storici aiuta a preservare le prove delle violazioni dei diritti umani; commissioni per la verità e la riconciliazione: operative in diversi paesi, queste istituzioni forniscono piattaforme per testimonianze e raccomandazioni per la giustizia; educazione ai diritti umani: scuole e università in tutto il mondo integrano nei loro programmi lo studio delle violazioni passate per formare una coscienza collettiva sul tema.

Invitiamo i docenti ad organizzare momenti di riflessione nelle classi attraverso:
letture e approfondimenti su figure emblematiche della lotta per la verità e la giustizia, come Monsignor Óscar Romero, assassinato il 24 marzo 1980 per il suo impegno a favore dei diritti umani in El Salvador;
testimonianze e incontri con esperti, storici, giornalisti e attivisti per i diritti umani;
proiezioni di documentari e film dedicati alla memoria delle vittime di violazioni dei diritti umani; laboratori creativi per stimolare la produzione di testi, poesie, disegni e manifesti ispirati al tema della verità e della giustizia;
discussioni e dibattiti per sviluppare il pensiero critico e promuovere una cittadinanza attiva e consapevole.

Il Coordinamento Nazionale Docenti della Disciplina dei Diritti Umani si impegna a fornire materiali di supporto e suggerimenti didattici per agevolare le attività nelle scuole e rafforzare la cultura della legalità e della tutela dei diritti fondamentali.

Chiediamo a tutti gli istituti scolastici di documentare le attività svolte e di condividere le esperienze attraverso i canali ufficiali, affinché la voce delle nuove generazioni possa contribuire a costruire un futuro fondato sulla giustizia, sulla memoria e sul rispetto della dignità umana.

Con l’auspicio che la scuola continui ad essere un baluardo di verità e di impegno civile, rivolgiamo un sentito ringraziamento a tutti i docenti che con passione e dedizione lavorano quotidianamente per formare cittadini consapevoli e responsabili.

Invitiamo ad inviare al CNDDU (email: coordinamentodirittiumani@gmail.com) le proposte educative e le iniziative realizzate per l’occasione.

Riceviamo questo articolo dal prof. Romano Pesavento Presidente CNDDU(Coordinamento Nazionale Docenti della Disciplina dei Diritti Umani).

Redazione Italia

Oscar Romero 45 anni dopo l’assassinio

A mons. Romero era stato dato il privilegio altissimo del dono della profezia.

Oggi che ricorre il 45° anniversario del suo martirio ci si rende conto che quel dono era talmente prezioso che non poteva essere compensato che da un prezzo tanto alto come quello della vita stessa.

E come vorremmo avere oggi una Chiesa intera, tante Chiese cristiane di varie denominazioni, denunciare con la stessa forza di Mons. Romero, le ingiustizie fondate sullo sfruttamento dei poveri e il ricorso alla violenza più efferata.

Di fronte allo scempio di dignità che si abbatteva sul popolo salvadoregno Mons. Romero aveva abbandonato ogni cautela prudenziale e ogni formale ipocrisia diplomatica mimetizzata sotto il marchio del rispetto istituzionale.

Pane al pane e vino al vino, voce di chi non aveva voce, Romero aveva assunto lo stile della denuncia come registro dell’annuncio cristiano.

Oggi non esiterebbe a chiamare il genocidio in atto nella Striscia di Gaza col suo nome e a qualificare come tirannia tecnocratica la minaccia continua rivolta dai vari Musk all’umanità.

Oggi Romero starebbe dalla parte dei disperati prima braccati e poi respinti in catene negli Stati Uniti d’America dalla follia disumana di Trump.

Oggi conferirebbe ancora alle parole la dignità della profezia di cui ci sentiamo troppo spesso orfani.

Mosaico dei giorni
San Romero de America
24 marzo 2025 – Tonio Dell’Olio

Mosaico di pace

Il sindaco di Castelbuono nelle Madonie: “boicottiamo i prodotti israeliani per promuovere Pace e Giustizia”

Pubblichiamo l’appello lanciato del Sindaco del comune madonita che ha oggi diramato una nota informativa, con la quale si intende sensibilizzare la cittadinanza a manifestare solidarietà alla popolazione di Gaza, mediante l’atto concreto del boicottaggio commerciale dei prodotti israeliani_

La comunità di Castelbuono indignata dal genocidio che si sta perpetrando a Gaza a spese del popolo palestinese, tramite il suo Sindaco lancia un Appello alla Solidarietà: “Boicottiamo i Prodotti Israeliani per Promuovere Pace e Giustizia”.
Il Sindaco Mario Cicero rivolge un accorato appello alla comunità invitando tutti i cittadini ad adottare un gesto di solidarietà concreto. Propone il boicottaggio dei prodotti israeliani come simbolo di protesta pacifica contro la violenza e le violazioni dei diritti umani che stanno affliggendo la popolazione di Gaza. “Non possiamo restare indifferenti di fronte alla tragedia umanitaria in corso. Questo boicottaggio rappresenta un atto pacifico ma significativo per incoraggiare la comunità internazionale a prendere posizione,” ha dichiarato il Sindaco.
Con questa iniziativa, il primo cittadino spera di risvegliare le coscienze e incoraggiare una riflessione collettiva che spinga verso soluzioni di pace e riconciliazione, sempre nel rispetto della dignità umana e dei diritti universali.
Di seguito la lista di prodotti da boicottare importati da Israele
AHAVA: prodotti estetici e dermatologici distribuiti in Italia da P.M. CHEMICALS S.R.L./Milano
AMCOR: purificatori e condizionatori d’aria, insetticidi
ALBATROSS: fax e sistemi di posta elettronica
CANTINE BARKAN Ltd: vini con etichetta Reserved, Barkan e Village
CANTINE DELLE ALTURE DEL GOLAN: vini con etichetta Yarden, Gamla e Golan distribuiti in Italia da GAJA DISTRIBUZIONE, Barbaresco (Cuneo)
CARMEL: prodotti d’esportazione come avocados, fiori recisi e succhi di frutta
CALVIN KLEIN: alcuni capi di vestiario sono realizzati in Israele
DATTERI DELLA VALLE DEL GIORDANO varietà Medjoul e Deglet Nour
EPILADY/MEPRO: epilatori
HALVA: barrette di sesamo
INTEL: microprocessori e periferiche
JAFFA: agrumi
MOTOROLA: prodotti di irrigazione e fertilizzanti
MUL-T-LOCK Ltd: porte blindate, serrature di sicurezza, cilindri e attrezzature
NECA: saponi
PRETZELS: snack salati della Beigel
SALI DEL MAR MORTO: prodotti cosmetici
SODA-CLUB Ltd.: sistemi per carbonare e sciroppi per la preparazione di soda e soft drinks
SOLTARN Ltd: pentole e tegami in acciaio antimacchia
VEGGIE PATCH LINE: hamburger di soia e prodotti alternativi
Generi:
marche Abbigliamento: Ask Retailer; Gottex, Gideon Oberson, Sara Prints, Calvin Klein Aromi e spezie: MATA, Deco-Swiss, Israel Dehydration Co. Ltd.
Bevande: Askalon, Latroun, National Brewery Ltd., Carmel, Eliaz Benjamina Ltd., Montfort, Yarden Vineyards, International Distilleries of Israel Ltd. (Sabra), Gamla, Hebroni Budini: OSEM, MATA,
Israel Edible Products Ltd. –Telma
Cipolle: Beit Hashita, Carmit, Sunfrost
Formaggi: Kfir Bnei-Brak Dairy Ltd., Tnuva, Central Co-op, MATA, Haolam Frutta: Assis Ltd., Carmel Medijuice,
NOON, PRI-TAIM, Agrexco USA Ltd., Yakhin, PRI-ZE, FIT (Federation of Israel Canners), Jaffy’s Citrus Products
Prodotti a base di pomodoro: FIT, Medijuice, Pardess, Yakhin, VITA
Prodotti dolciari (caramelle e noccioline): Carmit, Elite, Geva, Rimon, Karina, Lieber, Oppenheimer, OSEM, Taste of Israel, Israel Edible Products – Telma
Olive: Beit Hashita, H&S Private Label, Shan Olives Ltd. (Hazayith)
Marmellate, conserve, sciroppi, miele e frutta candita: Assis Ltd., I&B Farm Products, Meshek Industries (Beit Yitshak 778) Ltd., VITA
Pesce: Noon, Yonah, Carmel, Ask retailer/frozen fillets
Prodotti a base di tacchino: Hod Lavan, Soglowek, Yarden, Ask retailer/butcher/Deli Prodotti dietetici: Elite, Froumine, OSEM, Israel Edible Products – Telma, Kedem, Afifit Ltd., Magdaniat Hadar Ltd., Tivon
Prodotti di forneria: Affifit Ltd., Barth, Elite, Einat, Froumine, Hadar, Israel Edible Products – Telma, Magdaniat Hadar Ltd., OSEM, Taste of Israel
Prodotti vegetali: Yakhin, PRI-TAIM, PRI-ZE Growers/MOPAZ, Sanlakol, Carmelit Portnoy, Tapud, Sun Frost Salse per pizza: Jaffa-Mor, VITA, H&S Private Label, MATA
Zuppe, salse e dadi: Israel Edible Products Ltd. – Telma, OSEM, MATA, Gourmet Cuisine
Software e componenti per computer: Four M, Cimatron, Eliashim Micro Computers, Sintel, Ramir (Adacom), Rad, Orbotech, Shatek, Scitex, 4th Dimension Software Ltd., magic Software, 32-bit

Redazione Sicilia

Catania, 30 marzo “Giornata della Terra Palestinese”: mobilitazione contro il genocidio

APPELLO VERSO IL 30 MARZO: NELLA GIORNATA DELLA TERRA PALESTINESE MOBILITIAMOCI CONTRO IL GENOCIDIO – DOMENICA 30 MARZO, ORE 18 PARTENZA DA VIA ETNEA (ALTEZZA VILLA BELLINI)_

Martedì 17 marzo Israele ha ripreso i bombardamenti sulla Striscia di Gaza uccidendo almeno 400 persone. È stato il primo attacco dall’inizio del “cessate il fuoco” sancito il 19 gennaio e uno dei peggiori dall’inizio del genocidio anche se le violenze dell’IDF non si sono mai fermate. Nuovi attacchi si sono ripetuti il 18 marzo e continuano da allora.
Sono centinaia le vittime in 3 giorni, tantissimi i minori. È difficile quantificare il numero di civili uccisi, da ottobre 2023, probabilmente 50 mila, ma i numeri potrebbero essere molto più alti; più del 40% sono minori.
Un genocidio, a cui la comunità internazionale assiste impotente, di cui è complice. Per questo pensiamo sia necessario mobilitarsi il prossimo 30 marzo nella Giornata della Terra Palestinese.
La Giornata della Terra Palestinese nasce nel 1976 come risposta di movimenti, attivisti e intellettuali palestinesi contro l’occupazione israeliana. Per noi rappresenta una giornata di azione diretta che ci unisce ai palestinesi e ai soggetti solidali di tutto il mondo.
Alla luce della situazione di estrema criticità di tutti i Territori Palestinesi, invitiamo realtà e singoli di Catania e delle altre province della Sicilia Orientale a scendere in piazza per pretendere con forza i seguenti punti:
● Cessate il fuoco permanente a Gaza e fine dell’occupazione.
● Apertura dei valichi per gli aiuti umanitari.
● Indagini indipendenti sui crimini di guerra nei tribunali internazionali.
● Fine della colonizzazione e dell’apartheid in Cisgiordania e Gaza.
● Diritto al ritorno dei profughi palestinesi (Risoluzione ONU 194).
● Liberazione dei prigionieri, in particolare minorenni e detenuti amministrativi.
● Elezioni libere e democratiche nei territori occupati.
● Riconoscimento della resistenza palestinese come legittima.
● Boicottaggio commerciale, militare, tecnologico e accademico delle istituzioni sioniste.
● Stop agli accordi diplomatici con Israele e inizio di sanzioni.
● Ritiro delle truppe italiane dal Medio Oriente e dal Mar Rosso.
● Fine della complicità del governo Meloni con lo stato criminale sionista.
● Smilitarizzazione della Sicilia, con la chiusura di basi militari come Sigonella e il MUOS di Niscemi.
● STOP ai piani di riarmo italiano ed europeo
NON RESTIAMO A GUARDARE, AMPLIFICHIAMO LA VOCE DEL POPOLO PALESTINESE!

Redazione Sicilia

Forlì: presidio “Innamorati della democrazia e della libertà”

Il 24 marzo 2025, alle ore 18:00 in piazza Ordelaffi a Forlì, di fronte alla Prefettura, si sono radunate circa 30 persone in risposta all’appello: “Innamorati della democrazia e della libertà”.

L’appello nasce dall’aver constatato che in questo periodo in Parlamento c’è un insieme di leggi e di proposte di legge potenzialmente rischioso per la nostra Costituzione che ci indirizza, se attuato completamente, verso una democrazia illiberale.

Si va dal premierato all’autonomia differenziata per passare poi al DDL sicurezza, con l’obiettivo di togliere possibilità di protesta e al tempo stesso si danno più poteri ai servizi segreti.

Si spinge verso un controllo dei magistrati da parte dell’esecutivo, oramai reso palese anche dalle affermazioni rilasciate ad un quotidiano dal sottosegretario alla giustizia Delmastro il 14 marzo scorso.

Si tolgono di fatto i controlli della Corte dei Conti sulle spese degli Amministratori pubblici, si spinge verso l’aumento delle spese militari e la riforma della legge sul controllo del commercio delle armi allo scopo di nascondere le operazioni relative alle vendite e agli intrecci con le banche.

Si controllano sempre più i mezzi di comunicazione di massa e per terminare, per ora, si giunge alla richiesta di immunità da ripristinare per tutti i parlamentari ed i ministri in modo da risultare definitivamente “intoccabili”.

Per opporci a questa deriva abbiamo semplicemente letto pubblicamente gli articoli della Costituzione, oramai divenuta un documento “eversivo”.

Ogni partercipanti munito della Costituzione è venuto a leggere un articolo e a commentarlo brevemente.
Ne vorremmo sottolineare due: l’art.54 in cui si dice che i cittadini, a cui sono affidate funzioni pubbliche, hanno il dovere di adempierle con disciplina ed onore e l’art.42 in cui si parla della proprietà privata che, pur essendo riconosciuta e garantita dalla legge, deve avere una funzione
sociale e può essere espropriata per motivi di interesse generale.

Alla luce delle polemiche in Parlamento sul Manifesto di Ventotene, questo articolo sarebbe stato definito “di regime sovietico”, mentre anche chi guida il nostro Paese ha giurato sulla Costituzione, su tutta la Costituzione.

Visto il gradimento ricevuto dall’iniziativa, promossa da singole persone e senza nessuna bandiera presente, così come richiesto, si sta valutando di ripeterla verso la fine di aprile o metà di maggio 2025, anche perchè le preoccupazioni che l’hanno fatta nascere, sono tutt’altro che esaurite.

Redazione Romagna

Neve Shalom Wahat al-Salam: “Questa guerra sta distruggendo la vita umana”

Riceviamo e condividiamo il messaggio di Eldad Joffe, sindaco di Neve Shalom Wahat al-Salam.

La comunità di Wahat al-Salam Neve Shalom si è opposta alla guerra fin dall’inizio, e si oppone fermamente ai nuovi attacchi contro Gaza e alla continua e brutale occupazione delle città della Cisgiordania. Tutto questo sta portando un prezzo insopportabilmente alto, mentre aumenta la repressione, le divisioni e il terrore.

Questa guerra sta distruggendo la vita umana, e sta abbandonando gli ostaggi ancora prigionieri a Gaza.

Il nostro villaggio continua a essere un luogo di vita condivisa, di educazione alla pace e di lavoro per raggiungerla, nonostante gli anni di sopportazione di una realtà violenta e dolorosa. Chiediamo che vengano deposte le armi, che si ponga fine allo spargimento di sangue e che tutte le parti avanzino una soluzione politica che porti la pace a entrambi i popoli.

Redazione Italia

“Di qui non si passa!”

E’ stato composto l’inno della 96ª Adunata degli Alpini di Biella dal titolo evocativo “Di qui non si passa!”.

Di qui non si passa…”

Inno Alpino

Testo e Musica: M. Folli – E. Galvani

Vogliamo raccontar la nostra storia,

del corpo degli alpin, delle sue gesta.

vogliamo ricordar che i nostri padri

fondarono un’Italia fiera e desta.

[…]

Ritornello

Di qui non si passa, sul suolo

sacro della nostra Italia.

Di qui non si passa, noi difendiam

la pace con l’onore.

[…]

La nostra penna è il nostro vessillo

dal caldo della Libia al freddo in Russia,

l’abbiam portata sempre per giustizia

in nome di un’Italia a volte ingiusta

[…]

Le donne in divisa al nostro fianco

anch’esse con orgoglio, forza e vanto,

ricordano l’alpin nel loro cuore

con grazia, fede, tempra e tanto amore.

[…]

 

 

Che orrore l’Inno Alpino Di qui non si passa!

Retorico patriottismo da Prima guerra mondiale. Linguaggio ottocentesco, che imita la brutta forma dell’inno di Mameli.

Difesa di confini che non sono minacciati da nulla e da nessuno, se non dalla stupidità della politica che sceglie di armare gli Stati nazionali europei, perché questi non sono capaci di svolgere il ruolo della mediazione politica e della pacificazione.

Esaltazione delle politiche coloniali in Libia e dell’aggressione alla Unione Sovietica, infiocchettata del sacrificio in nome della “giustizia”!

Opportunistici aggiornamenti di genere che conformano la logica patriarcale.

Uno straordinario esercizio di ignoranza o l’adesione alla vocazione nazionalista del governo post-fascista? Probabilmente tutte e due, perché sono complementari e si muovono insieme, e muovono centinaia di migliaia di persone che, più o meno consapevolmente, sfileranno in nome di un pezzo d’esercito, gli Alpini, cioè di una forza armata, che assume l’aria pacifica dei benefattori solidali, ma contraddetti dalla storia e persino da questo aggressivo “inno alpino”.

Ci auguriamo che durante l’adunata le vere o posticce penne nere non si trasformino, come auspica la “preghiera dell’alpino”, in costruttori di muri in difesa della “nostra millenaria civiltà cristiana”, in perfetto stile neocoloniale .

marzo 2025

Coordinamento Antifascista Biellese

Redazione Piemonte Orientale

Orientamento alla guerra in un Liceo di Capo d’Orlando. Ma i genitori dicono No!

Ancora una scuola siciliana meta della sempre più invasiva campagna di orientamento all’arruolamento nelle forze armate, ma stavolta alcuni genitori dicono Signornò!_

 

È accaduto nella città di Capo d’Orlando (Messina) dopo che la dirigente del Polo Liceale Statale “Lucio Piccolo” ha indirizzato una circolare alle famiglie, ai/alle docenti, agli studenti e alle studentesse delle classi del biennio e del V anno di tutti gli indirizzi con oggetto l’organizzazione di un incontro di orientamento scolastico con gli ufficiali del 24° Reggimento “Peloritani” di Messina, reparto della Brigata meccanizzata “Aosta” dell’Esercito italiano.

«Mercoledì 26 marzo 2025 il 24° Reggimento “Peloritani” incontrerà gli studenti del Liceo, in presenza e da remoto», riporta la circolare della dirigente, la professoressa Maria Larissa Bollaci«Gli alunni del biennio parteciperanno alla conferenza con le Forze Armate, durante la quale verranno presentate le scuole di alta formazione culturale e militare, la Nunziatella di Napoli e la Teulié di Milano». A seguire l’incontro con gli alunni delle classi V, «durante il quale saranno fornite informazioni riguardanti la storia e le attività delle Forze Armate, i possibili sbocchi occupazionali nonché tutte le indicazioni relative al concorso per l’accesso all’Accademia Militare di Modena».

Alla vigilia della visita del 24° “Peloritani” al liceo orlandino, alcuni genitori degli alunni e delle alunne partecipanti hanno inviato una bellissima lettera alla dirigente «nella speranza di stimolare, anche tra i docenti, una seria riflessione sull’urgenza della pace e sulla necessità di lasciare la guerra fuori dalla scuola».

Ecco qualche passaggio della lettera:

«Pensiamo che sia inopportuno che la scuola, che è il luogo in cui si formano le coscienze, si coltivano i valori e si costruisce il futuro, venga trasformata in terreno fertile per la diffusione di ideologie militariste e per l’orientamento dei giovani alla guerra”, scrivono i genitori. “Nell’attuale scenario sociale e politico stiamo assistendo alla normalizzazione dell’educazione alla guerra in un clima sempre più preoccupante. Il generale Masiello ha recentemente affermato che l’esercito è fatto per prepararsi alla guerra. Parole che risuonano come un monito inquietante. Se questa è la prospettiva delle istituzioni militari, quale messaggio viene trasmesso ai giovani attraverso progetti di orientamento scolastico a cura delle forze armate?»

«Ogni guerra è una sconfitta per l’umanità»si legge ancora nella lettera inviata alla dirigente del liceo “Piccolo”. «La guerra è morte, distruzione, sofferenza indicibile e non può mai essere presentata come una soluzione ai conflitti. La scuola ha il compito di insegnare ai giovani l’arte del confronto, del dialogo e della comprensione reciproca. Dovrebbe essere un ambiente in cui si promuove la cultura della pace, della diplomazia e del rispetto delle differenze. Ogni tentativo di introdurre attività dal sapore militarista rischia di minare questi obiettivi fondamentali».

«Non si può permettere che scuole e studenti diventino un bacino di reclutamento o un veicolo di consenso per attività militari. La Costituzione italiana all’art. 11 afferma chiaramente che l’Italia ripudia la guerra come strumento di offesa alla libertà degli altri popoli e come mezzo di risoluzione delle controversie internazionali. Questa non è una frase vuota ma un principio fondamentale che deve guidare ogni scelta educativa. Ogni studente ha diritto ad un’educazione che lo formi come cittadino consapevole, critico e capace di contribuire ad un mondo migliore. Non come futuro soldato di conflitti che arricchiscono pochi e distruggono le vite di molti. La scuola è il cuore pulsante della società e deve restare uno spazio di pace».

Il liceo “Piccolo” di Capo d’Orlando aveva ospitato una conferenza degli ufficiali del 24° Reggimento “Peloritani” di Messina pure il 22 febbraio 2024. Anche in quell’occasione erano state presentate agli studenti le scuole militari “Nunziatella” e “Teulié” ed erano state fornite “informazioni” sulla storia dei reparti e sulle possibilità occupazionali nell’Esercito italiano.

Il passato del 24° Reggimento “Peloritani” di Messina è tutt’altro che glorioso. Dopo la sua costituzione, nel 1935 fu inviato dal governo fascista di Benito Mussolini in Africa Orientale per combattere sul fronte somalo a Neghelli e Ogaden e sferrare poi l’attacco da sud contro l’Etiopia. Durante la Seconda guerra mondiale, i reparti del 24° furono trasferiti sul fronte greco-albanese per poi “presidiare” la sanguinosa occupazione nazifascista della Grecia. Dopo l’8 settembre 1943 il Reggimento fu sciolto nel Peloponneso. Ricostituito nell’Italia Repubblicana, il 24° è stato impegnato nelle controverse missioni delle forze armate italiane in Libano e Kosovo e, negli ultimi due anni, in due campagne militari in Ungheria. Queste ultime sono state effettuate nell’ambito dell’Operazione Forward Land Forces promossa dalla NATO in funzione anti-russa: i militari del Reggimento peloritano hanno operato – e operano attualmente – in territorio ungherese in uno dei quattro nuovi Gruppi di Battaglia multinazionali che l’Alleanza Atlantica ha costituito in Europa orientale dopo lo scoppio del conflitto russo-ucraino, insieme alle forze armate di Croazia, Ungheria e Stati Uniti d’America.

Le preoccupazioni espresse dai genitori degli studenti del Liceo “Piccolo” appaiono più che legittime e giustificate anche alla luce delle dichiarazioni espresse dal Capo di Stato Maggiore dell’Esercito italiano, il generale Carmine Masiello, nelle stesse ore in cui gli ufficiali del 24° Reggimento promuovevano la carriera militare tra i giovani di Capo d’Orlando.

Intervenendo alla conferenza “Uno sguardo verso l’alto. Nel campo di battaglia del Futuro”, promossa dall’Esercito a Roma con lo scopo di «approfondire le esigenze trasformative del settore militare-industriale, alla luce delle lezioni apprese dai conflitti russo-ucraino e mediorientale», il generale Masiello ha lanciato un “accorato appello” sottolineando «l’urgente necessità di un programma di riarmo consistente per colmare le lacune delle forze armate italiane».

Il Capo di Stato Maggiore ha lanciato un monito sulla gravità dell’odierna situazione internazionale: «Non possono rischiare solo soldati, piloti e marinai. Perché semmai si andasse in guerra, non solo le forze armate vanno in guerra, ma l’Italia intera (…) Dobbiamo modernizzare le forze armate, dotandole di tecnologie all’avanguardia per affrontare le sfide del futuro. In quest’ottica invito l’industria e il mondo accademico a collaborare strettamente con l’Esercito, promuovendo una rivoluzione culturale che favorisca l’innovazione e l’efficienza».

L’Italia va alla guerra, dunque, e servono urgentemente armi, mezzi e carne da cannone. Scuole e università vanno convertite – rapidamente – in centri di formazione e consenso della “cultura della guerra” tra le nuove generazioni…

Antonio Mazzeo, Osservatorio contro la militarizzazione delle scuole e delle univeristà (osservatorionomilscuola)

Osservatorio contro la militarizzazione delle scuole e delle università

Palpitare di nessi: un saggio di Danilo Dolci

Il grande poeta e attivista della nonviolenza Danilo Dolci in questo saggio e libro di annotazioni poetiche e rime e brevi composizioni, Palpitare di nessi. Ricerca di educare creativo a un mondo nonviolento, raffigura una coppia che è in assidua attesa e si pone in continuazione domande cruciali e quesiti e “perché” infinitesimali sulle relazioni e sull’esistenza nel palpitare ritmico e incessante del mare e con il sottofondo del vociare festoso dei figli ignari del tutto.

Dolci raccoglie appunti e annotazioni che spaziano attorno ai molteplici “perché” relativi al significato di una relazione, la “relazione”, e in senso assoluto del grande ideale utopico della comunicazione interattiva, riguardante l’ideale esistenziale dell’interrelazione, perché il senso e il significato della vita è comunicare e creare. E inoltre “ostacolare la creatività è un aspetto della violenza” come afferma l’autore sul retro del saggio poetico. “Creare è Resistere, Resistere è creare” citazione di un altro “grande” che Dolci condivide.

Infatti, il poeta discerne l’esistenza, la vita di ogni persona come una pietra di inciampo che scandisce il presente, ma anche il passato e il futuro e l’immediato istante di relazioni che si intersecano di istinti palpitanti di poesia vibrante e istanti subitanei, frementi, in Palpitare di nessi, interconnessioni vitali nei silenzi e nelle pause di un infinito vagare di pensieri proteiformi e metamorfici e maieutici. Creativi.

Per salvarsi dal baratro di un’epoca, di una storia, di una vita. Tra pause e silenzi che conducono all’ascolto dei respiri “ciascuno cresce solo se sognato“ con il moto delle nuvole vaganti e il pulsare incessante del mare; tra le grida dei bambini festosi e il volo potente e irregolare dei gabbiani. Come uno spartito di musica e annotazioni poetiche, il testo si pone i “perché” ultimi dell’esistenza nei moti, in vuoti, in silenzi delle architetture rigorose e delicate dei versi, in quanto il rapporto tra creature è la risposta delle motivazioni ultime dell’esistere del genere umano e dell’umanità tutta.

Nella creazione e nella coazione a ripetere si sviscerano i nodi irrisolti di conflitti latenti e anche palesi e manifesti nel provvisorio equilibrio tra l’esercizio conflittuale e l’ascolto empatico di libertà e desiderio, nel reciproco adattamento creativo e non solo emotivo.

L’autore lascia un testamento di molti anni di impegno in ambito civile e sociale e educativo. Con l’esperienza di molteplici laboratori maieutici. Il pensiero spazia nelle più diverse e complicate implicazioni dalla famiglia alla scuola a tutti gli agglomerati sociali fino all’ONU che deve permettere e favorire e costruire la pace assolutamente nel mondo. Per salvarci dal crinale del baratro esistenziale e nucleare: emergenze del genere umano e minacce per l’umanità nella sua complessità.

Palpitare di nessi, un saggio poetico anche in versi, in componimenti e appunti istantanei e subitanei che, dopo la prima edizione del 1985, torna nelle mani del lettore, dei lettori, di donne e uomini intenti a porsi domande complesse sui “perché” dell’esistente e per intuire “come un mondo nuovo potrebbe crescere diverso“ senza lezioni di morale e buonismi pedagogici, ma tramite la questione maieutica del dialogo interattivo attraverso la poesia e il comporre in versi e comunicando pensieri, esplicando esperienze nella volontà ultima di sapere e di realizzare l’utopia per un “altro mondo possibile”.

Palpitare di nessi.

Con una nota di Giuseppe Barone. Postfazione di Remo Fornaca. Edizione Mesogea, 2012

Laura Tussi