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Nonviolenza

Una grande e partecipata manifestazione di immigrati e italiani per le strade di Tortona in ricordo di Ange Jordan Tchombiap

Alcuni momenti della manifestazione di ieri 16 febbraio a Tortona, in ricordo di Ange Jordan Tchombiap, organizzata dalla comunita’ camerunense.

Una grande e partecipata manifestazione di immigrati e italiani, come non se ne vedevano da anni, ha attraversato le strade di Tortona con musiche, balli e slogan per chiedere giustizia per Jordan. Non solo, ma anche per affermare i valori della solidarietà, ddll’accoglienza, dell’antirazzismo e dell’antifascismo e per dire che la sicurezza tanto sbandierata dal Sindaco si crea con lavoro sicuro e non precario, sicurezza sulle strade, mobilita’ sostenibile e accoglienza per chi fugge da guerre e miseria. Da questo punto di vista, la scuola avrebbe un ruolo importante da svolgere, se solo lo volesse.

La manifestazione si è conclusa nei giardini del Comune di Tortona. Ci saremmo aspettati che il Sindaco, Federico Chiodi, fosse venuto a salutare i partecipanti presentandosi con la fascia tricolore e dicendo due parole per la tragica fine di questo ragazzo.
Niente di tutto questo è accaduto, solo silenzio, nessuna risposta alla nostra richiesta di proclamare un giorno di lutto cittadino e di transennare l’area dove Jordan è stato ucciso.

È invece accaduto qualcosa di molto grave: con sorpresa, le autorità hanno concesso sabato 15 febbraio lo spazio antistante alla stazione Fs agli eredi di Mussolini ed Hitler per raccogliere le firme per l’espulsione degli immigrati. Un’iniziativa provocatoria e una risposta alle nostre sollecitazioni. Tanto per dire da che parte stanno.
VERGOGNA!

A cura del Presidio Permanente di Castelnuovo Scrivia

Redazione Italia

Officina Siciliana di Nonviolenza: un progetto didattico

Ieri è stato presentato a Palermo il programma 2025 dell’Officina Siciliana di Nonviolenza. Questa proposta è il frutto di quasi due anni di lavoro tra varie persone e associazioni che intendono offrire alla città di Palermo e alla Sicilia un luogo dove ci si può formare ai valori della Pace e alle pratiche di risoluzione nonviolenta dei conflitti. Ecco il calendario degli incontri:

• 15 marzo
Conflitti: Strumenti base per l’analisi e la gestione

Casa dell’equità e della Bellezza, Via Nicolò Garzilli n.43/a – Palermo

Ore 9,00/13,00 – 14,00/ 18,00
Animatore dell’incontro: Manfredi Sanfilippo

• 12 Aprile
Comunicazione nonviolenta e gestione nonviolenta dei conflitti a partire da Pat Patfort

Fondazione Parrino, Via Brigata Aosta n.15 – Palermo

Ore 9,00/13,00 -14,00/18,00
Animatore dell’incontro: Augusto Cavadi

• 17 maggio
Metodi e Tecniche nonviolente nella presa di decisioni

Fondazione Parrino, Via Brigata Aosta n.15 – Palermo

Ore 9,00/13,00 -14,00/18,00
Animatore dell’incontro: Andrea Cozzo

• 21 giugno
Donne che disarmano. Come e perché la nonviolenza riguarda il femminismo

Biblioteca delle donne, Via Lincoln n.121 – Palermo

Ore 9,00/13,00 – 14,00/17,00
Animatrice dell’incontro: Monica Lanfranco

• 20 settembre
Casi storici di risoluzione nonviolenta di conflitti

Fondazione Parrino, Via Brigata Aosta n.15 – Palermo

Ore 9,00/13,00 – 14,00/18,00
Animatore dell’incontro: Rosario Greco

• 18 ottobre
La nonviolenza nella Storia: figure ed esperienze del ‘900
Casa dell’equità e della Bellezza, Via Nicolò Garzilli n.43/a – Palermo

Ore 9,00/13,00 – 14,00/18,00
Animatore dell’incontro: Enzo Sanfilippo

• 15 novembre
Esperienze e pratiche di nonviolenza oggi

Fondazione Parrino, Via Brigata Aosta n.15 – Palermo

Ore 9,00/13,00 – 14,00/18,00
Animatore dell’incontro: Marco Siino

È suggerita la partecipazione a tutti e sette gli incontri • Costo per la partecipazione all’intero ciclo: euro 60 • Iscrizione all’intero ciclo con pagamento entro il 10 marzo: € 50 • Costo per la partecipazione ad un singolo incontro: euro 10 • Una delle associazioni promotrici di Officina siciliana di nonviolenza certificherà la partecipazione con attestato • Sconto del 50% per gli studenti.

info e adesioni: officinadinonviolenza.sicilia@gmail.com

cell. 339 6947 146

Redazione Sicilia

A Milano un dibattito pubblico su “Destra-sinistra: una dicotomia superata?”

Il gruppo milanese “Progetto Nonviolento” terrà un dibattito, aperto al pubblico, il prossimo 25 febbraio con il titolo: “Destra-sinistra: una dicotomia superata?” L’evento avrà luogo dalle 18:30 alle 20:30 presso lo Spazio Tadini in via Niccolò Jommelli 24, Milano, e solleverà le seguenti domande: quella tra “destra” e “sinistra” è una dicotomia completamente superata dai fatti oggi e sarebbe dunque meglio abbandonarla completamente?  Oppure la dicotomia è ancora in grado di indicare differenze storicamente fondate, tuttora esistenti sul piano ideale, ma che non esistono più sul piano fattuale, perché su questo piano è scomparso uno dei poli della dicotomia? 

Paleranno il prof. Vincenzo Costa, ordinario di filosofia all’università Vita e Salute San Raffaele di Milano, e Aligi Taschera, già docente di Filosofia e Storia presso diversi licei milanesi.   Dopo i loro interventi introduttivi, ampio spazio verrà lasciato ad un dibattito libero tra i presenti.

È gradita la prenotazione con una email indirizzata a: progettononviolentomilano@proton.me 

Il gruppo “Progetto Nonviolento” – la cui parola d’ordine è “Pace con mezzi pacifici” – si è creato durante il Covid per opporsi alla gestione autoritaria della pandemia da parte del governo italiano (e non solo).  Il suo primo dibattito pubblico, tenutasi a Milano il 23 ottobre 2020,  si è infatti intitolato “La nonviolenza nell’era dell’emergenza” e ha riunito personalità come Ugo Mattei, Franco Fracassi, Germana Leoni, Davide Tutino, Aligi Taschera e molte altre.  Ha un canale YouTube che raccoglie i video dei suoi eventi.  Giulia Abbate ne cura i rapporti con il pubblico.

 

Redazione Milano

Diamo voce alla Russia per la Pace. Incontro con Alisa Skopinsteva

I movimenti di opposizione e dissenso, per i diritti umani, sono l’espressione di quella società civile russa che ha sempre rifiutato la guerra. Ora che Putin e Trump vogliono spartirsi l’Ucraina, dopo un conflitti armato sanguinoso di tre anni, che ha fatto un milione di morti e incalcolabili danni materiali ed economici, è tempo che la parola torni a chi davvero costruisce la pace. Gli obiettori di coscienza russi e ucraini, i disertori delle due parti, che non hanno voluto partecipare alla guerra fratricida, devono sedere al tavolo del dialogo, per una conferenza internazionale di pace.

Sabato 22 febbraio, ore 11 – Conferenza stampa aperta alla Casa per la Nonviolenza in via Spagna, 8 a Verona

Campagna di Obiezione alla guerra del Movimento Nonviolento

Alisa Skopintseva

È una attivista russa specializzata in movimenti di dissenso e protesta pacifica nell’Europa orientale. Ha 25 anni. Laureata in Storia all’Università di Mosca, per sette anni ha lavorato al Memorial Internationale (organizzazione indipendente di denuncia dei crimini del regime sovietico), al Centro Sakharov (centro culturale di promozione dei diritti umani), e alla Duma di Stato (assemblea federale della Federazione Russa) per un deputato dell’opposizione. A causa delle sue attività politiche, per evitare una dura repressione, ha dovuto fuggire ed attualmente vive a Tbilisi, in esilio, in Georgia, e lavora per le organizzazioni StopArmy e EBCO/BEOC (Ufficio Europeo per l’Obiezione di coscienza) nella raccolta fondi per le organizzazioni per i diritti umani e della società civile russa, costruendo partenariati con istituzioni e associazioni europee a sostegno degli obiettori di coscienza, dei disertori e dei renitenti alla leva russi.

Il movimento StopArmy

Mentre prosegue da tre anni la guerra della Russia contro l’Ucraina, migliaia di ragazzi russi si rifiutano di prestare servizio, affrontando persecuzioni, prigionia o esilio. Il Movimento StopArmy fornisce assistenza legale e sostegno per proteggere i diritti umani, ma non possono farcela da soli. Sostenere gli obiettori di coscienza in Russia significa sfidare il militarismo e difendere il diritto di rifiutare la guerra in tutta Europa. Questa Campagna fa luce sulla lotta di chi rifiuta e obietta alla guerra, sui rischi che corrono e su come esattamente la solidarietà internazionale sta apportando un cambiamento. Chiedono sostegno internazionale e solidarietà con coloro che resistono e obiettano alla guerra.

Movimento Nonviolento

Europa, USA, Russia: ma quale Pace?

Ciò che sta avvenendo è la spartizione territoriale dell’Ucraina tra Russia e Stati Uniti, dopo tre anni di sanguinoso conflitto, un milione di morti, danni materiali ed economici incalcolabili, sofferenze ed impoverimento generale. La Russia otterrà l’espansione regionale in Crimea e Donbass, gli Stati Uniti metteranno le mani sulle “terre rare”, mentre l’Europa sta a guardare e l’Ucraina ne esce commissariata.

Questo è il risultato della scelta militare fatta, che ha trasformato l’intera Europa in una regione ad economia di guerra, a traino della Nato. La retorica del “prima la Vittoria, poi la Pace” si è rivelata per quello che era davvero “prima la Guerra, poi la Sconfitta”. E a perderci, prima di tutti, è il popolo ucraino, che vede svanire la propria sovranità, dopo aver sacrificato un’intera generazione di giovani sull’altare del nazionalismo. L’Europa a 27 velocità, che ha accettato il ruolo di comparsa nell’Alleanza Atlantica, è indebolita e afona. Per “salvare il salvabile” si vorrebbe ancora una volta puntare tutto sulla politica di riarmo, la stessa che ha distrutto il sistema sociale della sanità e dell’istruzione nei nostri paesi. Errore fatale. L’Europa, per affrontare la questione Ucraina, ha bisogno di una politica comune di sicurezza, pace e cooperazione, non di una politica di potenza e difesa militare, e deve avere una propria visione democratica alternativa a quella oligarchica di Stati Uniti e autoritaria della Federazione Russa.

Cinque possibili passi necessari di strategia nonviolenta, per prevenire un’ulteriore escalation e per costruire una vera pace:

– creazione di una “linea di pace” sui confini tra Europa e Russia (Norvegia, Finlandia, Estonia, Lettonia, Lituania, Polonia, Bielorussia, Ucraina) con l’istituzione di una zona smilitarizzata, un corridoio (500 chilometri di larghezza) per tutto il confine (3000 chilometri di lunghezza). Questo lungo fronte di terra smilitarizzata, da una parte e dall’altra, non potrebbe essere attraversato da truppe militari della Russia o della Nato, o di altri eserciti europei: così si favorirebbe la distensione. La definizione e poi il controllo di questa zona russo/europea smilitarizzata (dal Mar Bianco al Mar Nero) prevede il negoziato e lo sviluppo di meccanismi di verifica efficaci; anziché concentrarsi sulla militarizzazione nazionale, ci si concentra su una zona di demilitarizzazione internazionale, pan europea, affidata a tutti i paesi coinvolti;

– avviare immediatamente una “moratoria nucleare” che coinvolga i paesi detentori di armi nucleari presenti sul continente europeo (Francia, Regno Unito, Russia, e Stati Uniti con ordigni presenti anche in Germania, Italia, Belgio, Paesi Bassi): impegno al non utilizzo, e apertura di negoziati per l’adesione concordata e multilaterale al TPNW (Trattato per la messa al bando delle armi nucleari);

– avviare un progetto esecutivo per la costituzione di un Corpo Civile di Pace Europeo, per la gestione non militare della crisi. Tra non fare nulla e mandare truppe armate, c’è lo spazio per fare subito qualcosa di utile, nell’ambito della politica di sicurezza per intervenire a livello civile nei conflitti prima che questi sfocino in guerra vera e propria, come avvenuto il 24 febbraio 2022.

I Corpi di Pace vanno costituiti e finanziati come una brigata permanente dell’Unione Europea: la loro costituzione deve rientrare nelle competenze della Commissione Europea;

– dare la parola ai movimenti civili e democratici che in Russia, Ucraina e Bielorussia si sono opposti da subito alla guerra e hanno avanzato proposte di pace, a partire dal sostegno agli obiettori di coscienza, disertori, renitenti alla leva delle parti in conflitto. Convocare con loro, veri portatori di interessi comuni, un “tavolo delle trattative” in zona neutrale e simbolica (Città del Vaticano);

– convocare una Conferenza internazionale di pace (sotto egida ONU, con tutti gli attori internazionali coinvolti e disponibili) basata sul rispetto del Diritto internazionale vigente e sul concetto di sicurezza condivisa, che metta al sicuro la pace anche per il futuro.

La Campagna di Obiezione alla guerra offre uno  strumento concreto per attuare il diritto umano fondamentale alla pace, che sul piano politico significa per gli Stati: obbligo di disarmare, obbligo di riformare in senso democratico e far funzionare i legittimi organismi internazionali di sicurezza collettiva a cominciare dalle Nazioni Unite, obbligo di conferire parte delle forze armate all’ONU come previsto dall’articolo 43 della Carta delle Nazioni Unite, obbligo di riconvertire e formare tali forze per l’esercizio di funzioni di polizia internazionale sotto comando sopranazionale, obbligo di sottoporsi alla giurisdizione della Corte Penale Internazionale.

Aderendo concretamente alla Campagna ognuno ha la possibilità personale di dichiarare formalmente la propria obiezione di coscienza e nel contempo sostenere concretamente i nonviolenti russi e ucraini che sono le uniche voci delle due parti che stanno già dialogando realmente tra di loro, che creano un ponte su cui può transitare la pace, grazie al coraggio e all’impegno di chi a Kyiv e Mosca, rischiando di persona, lavora per la crescita della nonviolenza organizzata.

Movimento Nonviolento

Movimento Nonviolento

Ferrara, Manifestazione Nazionale di Animal Liberation e LIMAV per la liberazione dei macachi reclusi nell’Università

La vicenda coinvolge Clarabella, Archimede, Cleopatra, Eddi, Cesare e Orazio, i nomi dei sei macachi reclusi negli stabulari dell’Università di Ferrara a scopi di vivisezione.

Già nel 2014 le associazioni animaliste avevano chiesto di chiarire se le condizioni di detenzione degli animali fossero idonee e compatibili con la loro etologia e il loro benessere. Successivamente, dopo alcune archiviazioni, l’inchiesta aveva poi ripreso vigore nel 2021, grazie a un nuovo esposto firmato dalle associazioni Animal Liberation e LIMAV Italia, la Lega Internazionale dei Medici per l’Abolizione della Vivisezione.

Numerose associazioni, infatti, lottano da molti anni per fermare tutti gli esperimenti in atto sui primati non-umani in Italia, chiedendo di liberare immediatamente i macachi per affidarli a strutture e rifugi dove possano vivere il resto della loro vita in condizioni migliori.

Secondo gli animalisti, i sei macachi dell’Università vivono isolati e perennemente rinchiusi all’interno di gabbie molto piccole, alloggiate in stanze prive di luce naturale.

Nel 2023 tra gli indagati iscritti nel fascicolo vi erano l’ex rettore Giorgio Zauli, il direttore del centro di sperimentazione Luciano Fadiga, il medico veterinario Ludovico Scenna e l’attuale rettrice dell’Università degli Studi di Ferrara, Laura Ramaciotti, la quale è stata ascoltata in procura dal Pubblico Ministero Andrea Maggioni per fornire spiegazioni in merito all’inchiesta in corso che ha l’intento di chiarire le condizioni in cui vengono tenuti sei macachi all’interno dei laboratori dell’università.

L’ipotesi di reato inizialmente era quella di maltrattamento di animali, ma è stata poi derubricata e cambiata in abbandono, poiché i primati non sono attualmente sottoposti ad alcuna sperimentazione scientifica.

In questi mesi la situazione si è ulteriormente aggravata e il macaco ORAZIO, sottoposto a esperimenti, è morto proprio a causa dei trattamenti subiti. Gli altri aspettano la stessa sorte, vivendo nel frattempo una continua dolorosa condizione di non-vita, isolati, imprigionati ognuno in un’angusta gabbia che impedisce i movimenti tipici della specie, senza vedere mai la luce del sole, costretti a stare perennemente su una rete metallica, mentre i macachi sono animali sociali che in natura cooperano.
ANIMAL LIBERATION E LIMAV, assistiti dall’avvocato David Zanforlini, hanno denunciato per maltrattamento di animali e per custodia in condizioni incompatibili con la specie, l’attuale rettrice dall’Università di Ferrara Laura Ramaciotti, il precedente rettore Giorgio Zauli, il direttore del Dipartimento di Neuroscienze, Luciano Fadiga e il responsabile del benessere animale Ludovico Scenna.

I macachi devono essere sottratti alla vivisezione e a condizioni di vita che sono un maltrattamento continuo!

PER RECLAMARE IL SEQUESTRO DEI MACACHI, ANIMAL LIBERATION E LIMAV  HANNO LANCIATO LA MANIFESTAZIONE NAZIONALE  sabato 22 febbraio a Ferrara, dalle 10,45 alle 14, in piazza Cattedrale e corteo fino all’Università.

Con la compattezza e forza dell’ANIMALISMO ITALIANO, hanno aderito tantissime associazioni:

Animal Defenfers, Animalisti Italiani, Animal Voices United, A Coda Alta, AsolAnimale, AVI Associazione Vegani Internazionale, BolognAnimale, CAART Coordinamento Associazioni Animaliste Toscane, CADAPA, Città Visibili Bologna, Cruelty Free, CRCSSA Centro Ricerca Cancro Senza Sperimentazione Animale, Il Vagabondo, LAC Emilia Romagna, LAER, LAV, LEAL, LIDA Firenze, LNDC Animal Protection, META, Movimento Antispecista, NOmattatoio Milano, OIPA, Progetto Vivere Vegan, Rete dei Santuari di Animali Liberi, Salviamo gli Orsi della Luna, SOS Angels, Vita da Cani.

https://www.kodami.it/inchiesta-sui-macachi-alluniversita-di-ferrara-ascoltata-in-procura-la-rettrice/

https://www.lanuovaferrara.it/ferrara/cronaca/2023/11/13/news/ferrara-la-rettrice-di-unife-e-altri-tre-sotto-indagine-per-i-macachi-1.100420475

https://www.ilfattoquotidiano.it/2023/11/14/macachi-in-gabbia-indagata-anche-la-rettrice-delluniversita-di-ferrara-la-replica-piena-osservanza-della-legge/7352944/

https://www.ilfattoquotidiano.it/2025/02/16/macachi-laboratorio-universita-ferrara-liberazione/7878245/

In Italia la sperimentazione con animali di laboratorio è richiesta per legge per l’approvazione di farmaci e altri trattamenti, prima di quella clinica direttamente con gli esseri umani. Per quanto le attività siano regolate da norme molto severe che stabiliscono le modalità di stabulazione e i ricercatori siano obbligati a rispettare le leggi e i regolamenti che proteggono gli animali usati nella ricerca secondo le leggi nazionali e gli standard internazionali, queste norme non tutelano gli animali e il loro benessere ma anzi di fatto legalizzano una forma di violenza sistematica sugli animali ad esclusivo uso e consumo umano considerando la sperimentazione animale “inevitabile”.

In realtà ad oggi sappiamo che le pratiche della sperimentazione animale e della vivisezione non sono convalidate scientificamente e sono superate dai nuovi metodi sostitutivi di sperimentazione su modelli human-based. Secondo l’FDA, il 92% dei farmaci che superano la sperimentazione animale non superano la sperimentazione umana e il 51% dei farmaci negli USA presentano gravi reazioni avverse non scoperte prima dell’approvazione della commercializzazione (1)

(1) Moore T.J. e altri. Time to act on drug safety. JAMA, vol. 279: pp. 1571-1573, 1998

Redazione Romagna

Cacciato per il cartello sulla pace: presentato esposto alla Procura della Repubblica

Quale componente del Comitato di coordinamento nazionale del Movimento Nonviolento ho presentato un esposto alla Procura della Repubblica di Sulmona su quanto avvenuto lo scorso 29 gennaio in occasione della premiazione del concorso letterario, per studenti degli Istituti superiori di istruzione della Valle Peligna e dell’Alto Sangro, promosso dall’Unuci (Unione nazionale ufficiali in congedo d’Italia). Per aver mostrato in silenzio, in un incontro pubblico, un cartello con la scritta “Educare i giovani alla pace non alla guerra”, funzionari di Carabinieri e Polizia presenti nella sala mi hanno dapprima circondato e poi sospinto a forza verso l’uscita.

Con l’esposto ho chiesto alla Procura di accertare se il comportamento tenuto dai rappresentanti delle forze dell’ordine, lesivo di fondamentali principi costituzionali, configuri il reato di abuso dei poteri loro assegnati dalle leggi e dai regolamenti vigenti, minando in tal modo la fiducia della comunità nelle istituzioni democratiche del nostro Stato.

La libera manifestazione del pensiero è un diritto tutelato dalla nostra Costituzione (art.21) e il “ripudio” della guerra è anch’esso sancito dalla Costituzione (art.11). Non solo, ma lo stesso ordinamento del nostro sistema nazionale di istruzione ha tra i suoi fondamenti l’educazione alla pace. Infatti, la Legge n. 107 del 2015, all’articolo 1, include tra gli obiettivi formativi considerati prioritari lo “sviluppo delle competenze in materia di cittadinanza attiva e democratica attraverso la valorizzazione dell’educazione interculturale e alla pace”.

Nell’esposto si richiama l’insegnamento della grande pedagogista Maria Montessori, il cui metodo educativo è stato adottato in molti Paesi del mondo e che ha pubblicato un libro intitolato proprio “Educazione e pace”. In esso la Montessori ha scritto, tra l’altro: “Occorre organizzare la pace, preparandola scientificamente attraverso l’educazione”; e ancora: “Due sono i mezzi che conducono a questa unione pacificatrice: uno è lo sforzo immediato di risolvere senza violenza i conflitti, vale a dire di eludere le guerre; l’altro è lo sforzo prolungato di costruire stabilmente la pace tra gli uomini. Ora, evitare i conflitti è opera della politica; costruire la pace è opera dell’educazione”.

Si richiamano anche le parole del Presidente della Repubblica Sergio Mattarella che, nel discorso di fine anno del 31 dicembre 2023, ha detto tra l’altro: “La guerra, ogni guerra, genera odio. L’odio durerà moltiplicato per molto tempo dopo la fine dei conflitti (…). La guerra non nasce da sola. Non basterebbe neppure la spinta di tante armi, che ne sono lo strumento di morte. Così diffuse. Così letali. Fonte di enormi guadagni. E’ indispensabile dare spazio alla cultura della pace. Alla mentalità della pace”.

E quelle di Papa Francesco che, nell’Angelus di domenica 14 gennaio 2024, ha tra l’altro affermato: “non dimentichiamo questo: la guerra è in sé stessa un crimine contro l’umanità. I popoli hanno bisogno di pace! Il mondo ha bisogno di pace! (…). Dobbiamo educare alla pace. Si vede che non siamo ancora – l’umanità intera – con un’educazione tale da fermare ogni guerra. Preghiamo sempre per questa grazia: educare alla pace”.

Alla luce dei principi della nostra Carta costituzionale, degli obiettivi dell’ordinamento scolastico nazionale, nonché delle esortazioni delle massime autorità in campo pedagogico, istituzionale e religioso, cosa può giustificare l’intervento delle forze dell’ordine? Quale norma autorizza ad usare la forza ed espellere da un consesso pubblico un pensiero, non solo non offensivo, ma largamente condiviso nella nostra società? E’ mai possibile che, in uno Stato democratico, una semplice frase, che ricorda la necessità inderogabile di educare le nuove generazioni alla pace e non alla guerra, possa essere considerata “disturbante” se non addirittura “eversiva”?

Mario Pizzola

Richiesta di esonero da attività scolastiche che prevedono la partecipazione delle Forze Armate

Considerata la sempre più invasiva presenza delle Forze Armate e di Polizia all’interno delle scuole che l’Osservatorio contro la militarizzazione delle scuole e delle università monitora e denuncia quotidianamente come inaccettabile invasione di campo in un clima generale caratterizzato da una crescente propaganda militare e da una folle corsa agli armamenti, proponiamo ai genitori e alle genitrici che come noi ripudiano la guerra un agile strumento da presentare alle scuole all’atto di iscrizione dei propri figli e delle proprie figlie o in qualsiasi altro momento dell’anno si ritenga opportuno al fine di contribuire ad arginare quella che noi consideriamo una pericolosa frana culturale.

Non è attraverso l’idea di una “cultura della difesa” che si può tutelare l’educazione delle giovani generazioni e il loro percorso educativo che deve essere improntato alle idee di pace e convivenza tra i popoli.

Invitiamo inoltre genitori e genitrici a segnalare episodi di militarizzazione delle scuole al seguente indirizzo mail (osservatorionomili@gmail.com) e a informarsi sulle nostre attività sul sito dell’Osservatorio (https://osservatorionomilscuola.com/).

Clicca qui per scaricare la versione editabile della richiesta di esonero per i/le propri/e figli/e.

OGGETTO: RICHIESTA DI ESONERO DA ATTIVITÀ SCOLASTICHE CHE PREVEDANO LA PARTECIPAZIONE DIRETTA O INDIRETTA DI POLIZIA DI STATO, ARMA DEI CARABINIERI, GUARDIA DI FINANZA, POLIZIA PENITENZIARIA, POLIZIA LOCALE, FORZE ARMATE ITALIANE E/O DI ALTRE NAZIONI.

Al/lla Dirigente Scolastico/a
Al Consiglio d’Istituto
Uff. protocollo dell’Istituto…………………………

Gentile Dirigente, Gentili membri del Consiglio di Istituto,
con la presente, io/noi sottoscritt……. genit…… esercenti la potestà genitoriale dell’alunno/a ……………………….. iscritto/a alla classe …..……… presso il Vostro Istituto, presentiamo la seguente dichiarazione.

CONSIDERATI

– la nota MIUR, prot. n. 4469 del 14 settembre 2017, che fornisce linee guida per l’educazione alla pace e alla cittadinanza glocale;

–  l’art.1 comma 7 lettera d della Legge 107/2015, che indica tra gli obiettivi prioritari delle scuole lo sviluppo delle competenze in materia di cittadinanza attiva e democratica attraverso l’educazione interculturale e alla pace;

– la Convenzione ONU sui diritti dell’infanzia e dell’adolescenza approvata dall’Assemblea generale delle Nazioni Unite il 20 novembre 1989, ratificata dall’Italia con legge del 27 maggio 1991, n. 176 in particolare il preambolo dove si afferma: «In considerazione del fatto che occorre preparare pienamente il fanciullo ad avere una sua vita individuale nella società, ed educarlo nello spirito degli ideali proclamati nella Carta delle Nazioni Unite, in particolare in uno spirito di pace, di dignità, di tolleranza, di libertà, di uguaglianza e di solidarietà»; l’art. 3: «In tutte le decisioni relative ai fanciulli, di competenza delle istituzioni pubbliche o private di assistenza sociale, dei tribunali, delle autorità amministrative o degli organi legislativi, l’interesse superiore del fanciullo deve essere una considerazione preminente»; l’art. 29: «Gli Stati parti convengono che l’educazione del fanciullo deve avere come finalità: b) sviluppare nel fanciullo il rispetto dei diritti dell’uomo e delle libertà fondamentali e dei principi consacrati nella Carta delle Nazioni Unite»;

CONSIDERATO INOLTRE CHE

– L’educazione familiare impartita a nostra/o figlia/o è fortemente improntata alla pace e alla cultura di pace;

– l’educazione alla pace è, a mio/nostro avviso, incompatibile con attività scolastiche che prevedano il coinvolgimento diretto o indiretto della Polizia di Stato, dell’Arma dei Carabinieri, della Guardia di Finanza, della Polizia Penitenziaria, della Polizia Locale, delle Forze Armate italiane, delle forze armate di altre nazioni e di corpi o istituzioni europee e internazionali che svolgono attività militari così come di enti e soggetti ad essi collegati;

– sono/siamo fortemente contrari/o/a all’esposizione e alla diffusione nella scuola di mio/a/nostro/a figlio/a di materiale promozionale della Polizia di Stato, dell’Arma dei Carabinieri, della Guardia di Finanza, della Polizia Penitenziaria, della Polizia Locale, delle Forze Armate italiane e di altre nazioni e di organizzazioni internazionali, e di qualsiasi materiale finalizzato a propagandare le attività belliche e militari, l’arruolamento e la vita militare (anche al fine di orientare e condizionare le future scelte professionali di mio/a/nostro/a figlio/a);

– sono/siamo fortemente contrari/o/a alla partecipazione di mio/a/nostro/a figlio/a a manifestazioni militari, all’organizzazione di visite guidate, a percorsi per le competenze trasversali e l’orientamento (PCTO), a iniziative di orientamento, presso strutture militari (quali basi militari, sedi di forze militari nazionali e non, caserme, ecc..) siano esse italiane o appartenenti ad altre nazioni e organismi internazionali (ad esempio basi statunitensi o basi NATO);

–  sono/siamo fortemente contrari/a/o alla realizzazione nella scuola di mio/a/nostro/a figlio/a di progetti in partenariato con strutture militari o aziende (italiane e non) coinvolte nella produzione di materiale bellico; esprimo/iamo contrarietà anche per quelle iniziative che, prevedendo obiettivi formativi fondamentali come la prevenzione della violenza di genere, delle varie forme di dipendenza, o la semplice divulgazione della cultura scientifica in vari ambiti o l’approfondimento di periodi o fatti storici o sociali, siano svolte da esponenti delle FF.AA. o di P.S., in quanto la loro trattazione in chiave pedagogica ed educativa è di stretta competenza delle istituzioni e del personale scolastico;

– sono/siamo fortemente contrari/o/a alla partecipazione di mio/a/nostro/a figlio/a ad attività di PCTO e orientamento che prevedano la presenza di personale militare o di aziende (italiane e non) coinvolte nella produzione di materiale bellico;

Tutte tali attività sono, a mio/nostro avviso, in palese conflitto con la funzione istituzionale e costituzionale della scuola;

TUTTO CIO’ PREMESSO

Io/noi sottoscritto/i CHIEDIAMO all’Istituzione Scolastica e al/alla Dirigente Scolastico/a, in qualità di rappresentante legale della scuola, che per la durata dell’intero percorso scolastico mio/a/nostro/a figlio/a sia esentato da ogni genere di attività che preveda il coinvolgimento di forze armate o di polizia o connesse con il mondo militare anche con riguardo al settore industriale delle armi, non ravvisandone alcuna le finalità educativa;


DIFFIDIAMO

dal discriminare mio/a/nostro/a figlio/a in base a questa scelta autonoma operata dai genitori in quanto suoi rappresentanti legali;

e CHIEDIAMO

l’organizzazione di proposte alternative qualora la scuola preveda le attività di cui sopra.

Ci riserviamo, infine, di promuovere tutte le opportune azioni, anche legali, a tutela dei nostri diritti e di quelli di mio/a/nostro/a figlio/a.

Restiamo in attesa di una tempestiva risposta da parte dell’Istituzione Scolastica.

Cordiali saluti,

Luogo ……………………………. Data ……………..

Firme…………………………………………….

………………………………………

N.B.: (parte da non inviare) Tale allegato va protocollato alla segreteria della scuola o inviato tramite PEC, all’atto dell’iscrizione o successivamente. Si chiede, cortesemente, di dare informativa dell’invio a osservatorionomili@gmail.com

Osservatorio contro la militarizzazione delle scuole e delle università

In nome e per conto di tutti i Luca Rossi

Ci sono a volte dei corto circuiti emotivi che consentono dei collegamenti, delle connessioni che offrono sprazzi di lucidità.

Ieri sera ero a una partecipatissima serata organizzata da Hope Club e da Biella antifascista nella cittadina ai piedi del Mucrone.

Ascoltavo Perla Allegri di Antigone e Gianluca Vitale, avvocato, descrivere i dispositivi contenuti nel famigerato DDL Sicurezza, in corso di approvazione in Parlamento.

Sarà stata la stessa emozione che ha portato Perla Allegri ad aprire il suo intervento dicendo che normalmente si sente sola a trattare questi temi scomodi e invece, data la folta partecipazione, “vedere questa sala piena di persone stasera mi riempie il cuore”

Vi è stata poi, certo, una ampia e fattuale spiegazione di come questo Decreto “Sicurezza”, qualora venisse approvato, ci renderà ancora più insicuri, e di quanto sia calibrato per attaccare e rendere penalmente perseguibili i giovani, i migranti e i detenuti. E di questo scriveremo ancora nei prossimi giorni e mesi.

Eppure quella che sento viva, la mattina dopo, è ancora la parte emotiva. Ieri guardavo Perla e mi veniva da piangere di rabbia. Il perché l’ho spiegato nel breve intervento che ho fatto appena conclusi quelli dei relatori.

39 anni fa, a Milano, esattamente il 23 febbraio del 1986 morì un ragazzo a cui, pur non avendolo conosciuto, sono molto legato. Si chiamava Luca Rossi.

E’ la sera del 23 Febbraio 1986. Luca ed un amico, giovani militanti e studenti universitari non ancora ventenni, stanno correndo per prendere la filovia in Piazzale Lugano, quartiere Bovisa di Milano. In un altro punto della stessa piazza, alcune persone discutono prima con calma e poi sempre più animatamente e scoppia una rissa. Una delle persone coinvolte è un agente fuori servizio in forza alla Digos. La rissa è un susseguirsi di pestaggi e discussioni e dopo oltre quindici minuti finisce senza che l’agente chiami rinforzi. Due delle persone coinvolte fuggono in auto ed il poliziotto incapace di affrontare la situazione con la ragione e l’autorità richieste, estrae la sua pistola d’ordinanza ed in posizione di tiro, facendo arbitrariamente e illegittimamente uso delle armi, spara ad altezza d’uomo per colpire i fuggitivi. Uno dei proiettili ferisce a morte Luca che si trovava a passare per caso in quel luogo e in quel momento. Ma non è un “caso” che consente al poliziotto di sparare. E’ una legge, la cosiddetta “Legge Reale” che conta al suo attivo negli anni decine e decine di vittime “per sbaglio”. La successiva sentenza definitiva, che chiude il processo voluto dai familiari per ricerca di verità e giustizia e non certo per vendetta, riconosce l’agente colpevole di omicidio colposo aggravato.

Queste le parole che descrivono la storia di Luca sul sito dei suoi amici e compagni, che poi sono anche i miei compagni e amici.

Il riconoscimento di colpevolezza dell’agente che usò impropriamente la sua arma di servizio e che colpì Luca che correva per prendere il filobus, nel quadro normativo del DDL Sicurezza, non sarebbe più possibile, o sarebbe molto più difficile; in quanto il decreto prevede la possibilità, per il personale di polizia, di avere la propria arma personale in qualunque momento e di poterla utilizzare anche non in servizio.

Ripeto quello che ho detto ieri sera: questa norma è espressione di una ideologia autoritaria che vuole negare tutto ciò che c’è di umano non solo nelle nostre Leggi, ma proprio nelle nostre vite. E’ il caso di non rimanere ulteriormente divisi e isolati. Quello che dobbiamo fare è unirci e combattere. Per restare umani

Prima di tutto vennero a prendere gli zingari
e fui contento,
perché rubacchiavano.
Poi vennero a prendere gli ebrei
e stetti zitto,
perché mi stavano antipatici.

Poi vennero a prendere gli omosessuali,
e fui sollevato,
perché mi erano fastidiosi.
Ma poi vennero a prendere i comunisti,
e io non dissi niente,
perché non ero comunista.
Un giorno vennero a prendere me,
e non c’era rimasto nessuno a protestare.

 

Ettore Macchieraldo

Una grande e partecipata manifestazione di immigrati e italiani per le strade di Tortona in ricordo di Ange Jordan Tchombiap

Alcuni momenti della manifestazione di ieri 16 febbraio a Tortona, in ricordo di Ange Jordan Tchombiap, organizzata dalla comunita’ camerunense.

Una grande e partecipata manifestazione di immigrati e italiani, come non se ne vedevano da anni, ha attraversato le strade di Tortona con musiche, balli e slogan per chiedere giustizia per Jordan. Non solo, ma anche per affermare i valori della solidarietà, ddll’accoglienza, dell’antirazzismo e dell’antifascismo e per dire che la sicurezza tanto sbandierata dal Sindaco si crea con lavoro sicuro e non precario, sicurezza sulle strade, mobilita’ sostenibile e accoglienza per chi fugge da guerre e miseria. Da questo punto di vista, la scuola avrebbe un ruolo importante da svolgere, se solo lo volesse.

La manifestazione si è conclusa nei giardini del Comune di Tortona. Ci saremmo aspettati che il Sindaco, Federico Chiodi, fosse venuto a salutare i partecipanti presentandosi con la fascia tricolore e dicendo due parole per la tragica fine di questo ragazzo.
Niente di tutto questo è accaduto, solo silenzio, nessuna risposta alla nostra richiesta di proclamare un giorno di lutto cittadino e di transennare l’area dove Jordan è stato ucciso.

È invece accaduto qualcosa di molto grave: con sorpresa, le autorità hanno concesso sabato 15 febbraio lo spazio antistante alla stazione Fs agli eredi di Mussolini ed Hitler per raccogliere le firme per l’espulsione degli immigrati. Un’iniziativa provocatoria e una risposta alle nostre sollecitazioni. Tanto per dire da che parte stanno.
VERGOGNA!

A cura del Presidio Permanente di Castelnuovo Scrivia

Redazione Italia