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Oscar 2025

Oscar 2025. La prima cerimonia post Trump 2, la vendetta

James Cameron, vincitore di tre Oscar, canadese di nascita che non ha mai richiesto la cittadinanza statunitense, ha rivelato durante una recente intervista a Stuff di aver accelerato i tempi per ottenere quella neozelandese, definendo ‘terribile’ la rielezione di Donald Trump e spiegando così le ragioni del suo trasferimento: “Non voglio più vedere la faccia di quel tizio in prima pagina sul giornale. In America è inevitabile, è come essere costretti a guardare un incidente d’auto più e più volte“.

Una fake news sulla notte degli Oscar diventata virale ha messo in bocca a Robert De Niro “fuck Trump”, cosa che agli Oscar De Niro non ha pronunciato, ma sono arcinote e verificabili online le sue definizioni sull’attuale presidente degli Stati Uniti. Ad esempio, il Fatto Quotidiano del 24 maggio 2024 riporta un video in cui De Niro parlava così di Trump: “È un clown, ma questa città è accomodante: ai pagliacci fa spazio. Li abbiamo dappertutto: le persone fanno cose folli per strada e noi siamo tolleranti, fa parte della nostra cultura. Con Trump non dobbiamo. Una persona come Trump potrebbe gestire il Paese in un modo che non funziona. E lo sappiamo tutti. Non voglio spaventarvi. Anzi no, vi voglio spaventare! Se Trump torna alla Casa Bianca potrete dare il bacio di addio alla libertà di cose che oggi diamo per scontate. E le elezioni dimenticatele! È finita. Lui non vuole andarsene. Sappiatelo. Non se ne andrà mai”.

Nella notte degli Oscar il mondo del cinema, superate le cicatrici lasciate dagli scioperi dello scorso anno, negli occhi ancora gli incendi di Los Angeles, per la quasi totalità schierato a favore dei diritti umani, celebra una cerimonia dove il disagio della nuova amministrazione americana pesa sotterraneamente: qua e là si sono notate anche spille pro-Palestina e coccarde giallo-blu pro-Ucraina, ma il pensiero politico dei più non appare, semmai traspare. Anche loro, umani come tutti noi, potrebbero essere rimasti pietrificati dagli eventi e devono riprendersi.

Conan O’ Brien, il comico che ha condotto la serata, ha fatto solo qualche battuta sull’attualità. In riferimento ad Anora, l’opera che ha vinto il premio più importante e che racconta l’amore tra una lavoratrice del sesso e il figlio di un oligarca russo, ha detto: “Immagino che gli americani siano felici di vedere qualcuno che si oppone davanti a un russo potente”.

Adrien Brody, al suo secondo Oscar come miglior attore protagonista per The Brutalist, film su un sopravvissuto all’Olocausto, ha invitato a cercare soluzioni di fratellanza contro la guerra, l’oppressione sistematica, l’antisemitismo.

Zoe Saldana, nel ricevere il premio come miglior attrice non protagonista di “Emilia Perez” ha voluto sottolineare di essere «la figlia orgogliosa di genitori immigrati».

Daryl Hannah, chiamata a presentare la statuetta per il miglior montaggio per Anora, ha esclamato “Slava Ucraine”, “Gloria all’Ucraina”, a sostegno della popolazione ucraina dopo il tragico meeting con Trump.

L’attualità è entrata con forza grazie alla vittoria come miglior documentario di No Other Land, diretto da due palestinesi e due israeliani che raccontano i tentativi dell’esercito israeliano di demolire le case di una comunità palestinese in Cisgiordania,  Masafer Yatta. Sul palco il regista palestinese Basel Adra ha detto: “Sono diventato padre due mesi fa e la mia speranza è che mia figlia non debba vivere la mia stessa vita di oggi, avendo sempre paura dei coloni, della violenza, delle demolizioni e degli sfollamenti forzati”.

Il collega israeliano Yuval Abraham gli ha fatto eco sottolineando come lui abbia libertà di movimento mentre la legge militare soggioga l’amico Basel. Abraham ha criticato la politica Usa di sostegno alle azioni militari a Gaza aggiungendo: “Abbiamo fatto questo film, palestinesi e israeliani, perché insieme le nostre voci sono più forti”.

Il film sugli inizi di Trump imprenditore (The Apprentice di Ali Abbasi), che ha avuto moltissimi problemi di distribuzione, non ha ottenuto alcun riconoscimento, ma quello intorno a questo film resta, nel mondo del cinema, un silenzio assordante.

Ed ecco tutti i riconoscimenti assegnati

Miglior film – Anora

Miglior regia – Sean Baker (Anora)

Miglior attrice protagonista – Mikey Madison (Anora)

Miglior attore protagonista – Adrien Brody (The Brutalist)

Miglior attrice non protagonista – Zoe Saldana (Emilia Perez)

Miglior attore non protagonista – Kieran Culkin (A real pain)

Miglior sceneggiatura originale – Anora

Miglior sceneggiatura non originale – Conclave

Miglior film internazionale – I’m still here (Brasile)

Miglior fotografia – The Brutalist

Miglior colonna sonora originale – The Brutalist

Miglior montaggio – Anora

Migliori costumi – Paul Tazewell (Wicked)

Miglior scenografia – Wicked

Miglior canzone originale – El Mal (Emilia Perez)

Miglior trucco – The Substance

Miglior film di animazione – Flow

Migliori effetti sonori – Dune: Part Two

Migliori effetti speciali – Dune: Part Two

Miglior documentario – No other land

Miglior cortometraggio documentario – The only girl in the orchestra

Miglior corto di animazione – In the Shadow of The Cypress

 

 

Bruna Alasia

Oscar 2025. “No other land”, lotta di un palestinese contro l’espulsione, torna nelle sale e su MUBI

MUBI, il distributore globale, servizio di streaming e società di produzione, è lieto di annunciare che No other land, il documentario scritto, diretto, prodotto e montato da Basel Adra, Yuval Abraham, Rachel Szor e Hamdan Ballal, sarà prossimamente disponibile in esclusiva su MUBI. Il film, che torna nelle sale italiane il 6 marzo distribuito da Wanted Cinema, ha appena vinto il Premio Oscar come Miglior Documentario dopo aver conquistato il Premio per il Miglior Documentario e il Premio del Pubblico alla Berlinale 2024 e il Premio come Miglior Documentario agli European Film Awards 2024.

Un’opera intensa e profondamente umana, No other land racconta la lotta di Basel Adra, giovane attivista palestinese di Masafer Yatta, insediamento rurale della Cisgiordania, contro l’espulsione forzata della sua comunità da parte dell’esercito israeliano. Sin dall’infanzia, Basel assiste alla progressiva distruzione del suo villaggio e inizia a documentarla con la sua videocamera: ogni volta che i carri armati e le ruspe avanzano, ogni volta che le case vengono rase al suolo, lui è lì, testimone di quello che è considerato il più grande sfollamento forzato mai avvenuto nella Cisgiordania occupata.

Nel suo percorso incontra Yuval Abraham, giovane giornalista israeliano che sceglie di unirsi alla sua battaglia. Per oltre cinque anni, i due collaborano per documentare le violenze e le ingiustizie, settimana dopo settimana, mese dopo mese. Il loro legame, però, è segnato da una profonda disuguaglianza: Basel vive sotto un’occupazione militare brutale, mentre Yuval, da israeliano, gode di libertà e diritti che all’amico sono negati.

Ciò che nasce come una collaborazione diventa un’amicizia solida, alimentata dall’urgenza di raccontare e denunciare. Il documentario, frutto del lavoro di un collettivo palestinese-israeliano, è stato realizzato con mezzi minimi e senza una produzione alle spalle, nei momenti più difficili per Basel e la sua comunità. Un’opera nata come resistenza creativa all’apartheid e atto di lotta per la giustizia e l’uguaglianza, che ha portato inaspettatamente i suoi autori a diventare tra i cineasti più premiati e acclamati del 2024.

SINOSSI

Per mezzo decennio, Basel Adra, un attivista palestinese, filma la distruzione della sua comunità di Masafer Yatta da parte dell’occupazione israeliana, mentre costruisce un’insolita alleanza con un giornalista israeliano che desidera unirsi alla sua lotta.

BIOGRAFIE DEI REGISTI

Basel Adra è un avvocato, giornalista e regista palestinese originario di Masafer Yatta. È attivista e documentarista dall’età di 15 anni, impegnato nella lotta contro l’espulsione di massa della sua comunità da parte di Israele in Cisgiordania.

Rachel Szor è una direttrice della fotografia, montatrice e regista israeliana originaria di Gerusalemme.

Hamdan Ballal è un fotografo, regista e contadino palestinese di Susya, che ha lavorato come ricercatore per diversi gruppi per i diritti umani contrari all’occupazione.

Yuval Abraham è un regista e giornalista investigativo israeliano originario di Gerusalemme.

Redazione Italia

Oscar 2025. La prima cerimonia post Trump 2, la vendetta

James Cameron, vincitore di tre Oscar, canadese di nascita che non ha mai richiesto la cittadinanza statunitense, ha rivelato durante una recente intervista a Stuff di aver accelerato i tempi per ottenere quella neozelandese, definendo ‘terribile’ la rielezione di Donald Trump e spiegando così le ragioni del suo trasferimento: “Non voglio più vedere la faccia di quel tizio in prima pagina sul giornale. In America è inevitabile, è come essere costretti a guardare un incidente d’auto più e più volte“.

Una fake news sulla notte degli Oscar diventata virale ha messo in bocca a Robert De Niro “fuck Trump”, cosa che agli Oscar De Niro non ha pronunciato, ma sono arcinote e verificabili online le sue definizioni sull’attuale presidente degli Stati Uniti. Ad esempio, il Fatto Quotidiano del 24 maggio 2024 riporta un video in cui De Niro parlava così di Trump: “È un clown, ma questa città è accomodante: ai pagliacci fa spazio. Li abbiamo dappertutto: le persone fanno cose folli per strada e noi siamo tolleranti, fa parte della nostra cultura. Con Trump non dobbiamo. Una persona come Trump potrebbe gestire il Paese in un modo che non funziona. E lo sappiamo tutti. Non voglio spaventarvi. Anzi no, vi voglio spaventare! Se Trump torna alla Casa Bianca potrete dare il bacio di addio alla libertà di cose che oggi diamo per scontate. E le elezioni dimenticatele! È finita. Lui non vuole andarsene. Sappiatelo. Non se ne andrà mai”.

Nella notte degli Oscar il mondo del cinema, superate le cicatrici lasciate dagli scioperi dello scorso anno, negli occhi ancora gli incendi di Los Angeles, per la quasi totalità schierato a favore dei diritti umani, celebra una cerimonia dove il disagio della nuova amministrazione americana pesa sotterraneamente: qua e là si sono notate anche spille pro-Palestina e coccarde giallo-blu pro-Ucraina, ma il pensiero politico dei più non appare, semmai traspare. Anche loro, umani come tutti noi, potrebbero essere rimasti pietrificati dagli eventi e devono riprendersi.

Conan O’ Brien, il comico che ha condotto la serata, ha fatto solo qualche battuta sull’attualità. In riferimento ad Anora, l’opera che ha vinto il premio più importante e che racconta l’amore tra una lavoratrice del sesso e il figlio di un oligarca russo, ha detto: “Immagino che gli americani siano felici di vedere qualcuno che si oppone davanti a un russo potente”.

Adrien Brody, al suo secondo Oscar come miglior attore protagonista per The Brutalist, film su un sopravvissuto all’Olocausto, ha invitato a cercare soluzioni di fratellanza contro la guerra, l’oppressione sistematica, l’antisemitismo.

Zoe Saldana, nel ricevere il premio come miglior attrice non protagonista di “Emilia Perez” ha voluto sottolineare di essere «la figlia orgogliosa di genitori immigrati».

Daryl Hannah, chiamata a presentare la statuetta per il miglior montaggio per Anora, ha esclamato “Slava Ucraine”, “Gloria all’Ucraina”, a sostegno della popolazione ucraina dopo il tragico meeting con Trump.

L’attualità è entrata con forza grazie alla vittoria come miglior documentario di No Other Land, diretto da due palestinesi e due israeliani che raccontano i tentativi dell’esercito israeliano di demolire le case di una comunità palestinese in Cisgiordania,  Masafer Yatta. Sul palco il regista palestinese Basel Adra ha detto: “Sono diventato padre due mesi fa e la mia speranza è che mia figlia non debba vivere la mia stessa vita di oggi, avendo sempre paura dei coloni, della violenza, delle demolizioni e degli sfollamenti forzati”.

Il collega israeliano Yuval Abraham gli ha fatto eco sottolineando come lui abbia libertà di movimento mentre la legge militare soggioga l’amico Basel. Abraham ha criticato la politica Usa di sostegno alle azioni militari a Gaza aggiungendo: “Abbiamo fatto questo film, palestinesi e israeliani, perché insieme le nostre voci sono più forti”.

Il film sugli inizi di Trump imprenditore (The Apprentice di Ali Abbasi), che ha avuto moltissimi problemi di distribuzione, non ha ottenuto alcun riconoscimento, ma quello intorno a questo film resta, nel mondo del cinema, un silenzio assordante.

Ed ecco tutti i riconoscimenti assegnati

Miglior film – Anora

Miglior regia – Sean Baker (Anora)

Miglior attrice protagonista – Mikey Madison (Anora)

Miglior attore protagonista – Adrien Brody (The Brutalist)

Miglior attrice non protagonista – Zoe Saldana (Emilia Perez)

Miglior attore non protagonista – Kieran Culkin (A real pain)

Miglior sceneggiatura originale – Anora

Miglior sceneggiatura non originale – Conclave

Miglior film internazionale – I’m still here (Brasile)

Miglior fotografia – The Brutalist

Miglior colonna sonora originale – The Brutalist

Miglior montaggio – Anora

Migliori costumi – Paul Tazewell (Wicked)

Miglior scenografia – Wicked

Miglior canzone originale – El Mal (Emilia Perez)

Miglior trucco – The Substance

Miglior film di animazione – Flow

Migliori effetti sonori – Dune: Part Two

Migliori effetti speciali – Dune: Part Two

Miglior documentario – No other land

Miglior cortometraggio documentario – The only girl in the orchestra

Miglior corto di animazione – In the Shadow of The Cypress

 

 

Bruna Alasia

Oscar 2025. “No other land”, lotta di un palestinese contro l’espulsione, torna nelle sale e su MUBI

MUBI, il distributore globale, servizio di streaming e società di produzione, è lieto di annunciare che No other land, il documentario scritto, diretto, prodotto e montato da Basel Adra, Yuval Abraham, Rachel Szor e Hamdan Ballal, sarà prossimamente disponibile in esclusiva su MUBI. Il film, che torna nelle sale italiane il 6 marzo distribuito da Wanted Cinema, ha appena vinto il Premio Oscar come Miglior Documentario dopo aver conquistato il Premio per il Miglior Documentario e il Premio del Pubblico alla Berlinale 2024 e il Premio come Miglior Documentario agli European Film Awards 2024.

Un’opera intensa e profondamente umana, No other land racconta la lotta di Basel Adra, giovane attivista palestinese di Masafer Yatta, insediamento rurale della Cisgiordania, contro l’espulsione forzata della sua comunità da parte dell’esercito israeliano. Sin dall’infanzia, Basel assiste alla progressiva distruzione del suo villaggio e inizia a documentarla con la sua videocamera: ogni volta che i carri armati e le ruspe avanzano, ogni volta che le case vengono rase al suolo, lui è lì, testimone di quello che è considerato il più grande sfollamento forzato mai avvenuto nella Cisgiordania occupata.

Nel suo percorso incontra Yuval Abraham, giovane giornalista israeliano che sceglie di unirsi alla sua battaglia. Per oltre cinque anni, i due collaborano per documentare le violenze e le ingiustizie, settimana dopo settimana, mese dopo mese. Il loro legame, però, è segnato da una profonda disuguaglianza: Basel vive sotto un’occupazione militare brutale, mentre Yuval, da israeliano, gode di libertà e diritti che all’amico sono negati.

Ciò che nasce come una collaborazione diventa un’amicizia solida, alimentata dall’urgenza di raccontare e denunciare. Il documentario, frutto del lavoro di un collettivo palestinese-israeliano, è stato realizzato con mezzi minimi e senza una produzione alle spalle, nei momenti più difficili per Basel e la sua comunità. Un’opera nata come resistenza creativa all’apartheid e atto di lotta per la giustizia e l’uguaglianza, che ha portato inaspettatamente i suoi autori a diventare tra i cineasti più premiati e acclamati del 2024.

SINOSSI

Per mezzo decennio, Basel Adra, un attivista palestinese, filma la distruzione della sua comunità di Masafer Yatta da parte dell’occupazione israeliana, mentre costruisce un’insolita alleanza con un giornalista israeliano che desidera unirsi alla sua lotta.

BIOGRAFIE DEI REGISTI

Basel Adra è un avvocato, giornalista e regista palestinese originario di Masafer Yatta. È attivista e documentarista dall’età di 15 anni, impegnato nella lotta contro l’espulsione di massa della sua comunità da parte di Israele in Cisgiordania.

Rachel Szor è una direttrice della fotografia, montatrice e regista israeliana originaria di Gerusalemme.

Hamdan Ballal è un fotografo, regista e contadino palestinese di Susya, che ha lavorato come ricercatore per diversi gruppi per i diritti umani contrari all’occupazione.

Yuval Abraham è un regista e giornalista investigativo israeliano originario di Gerusalemme.

Redazione Italia

Oscar 2025. La prima cerimonia post Trump 2, la vendetta

James Cameron, vincitore di tre Oscar, canadese di nascita che non ha mai richiesto la cittadinanza statunitense, ha rivelato durante una recente intervista a Stuff di aver accelerato i tempi per ottenere quella neozelandese, definendo ‘terribile’ la rielezione di Donald Trump e spiegando così le ragioni del suo trasferimento: “Non voglio più vedere la faccia di quel tizio in prima pagina sul giornale. In America è inevitabile, è come essere costretti a guardare un incidente d’auto più e più volte“.

Una fake news sulla notte degli Oscar diventata virale ha messo in bocca a Robert De Niro “fuck Trump”, cosa che agli Oscar De Niro non ha pronunciato, ma sono arcinote e verificabili online le sue definizioni sull’attuale presidente degli Stati Uniti. Ad esempio, il Fatto Quotidiano del 24 maggio 2024 riporta un video in cui De Niro parlava così di Trump: “È un clown, ma questa città è accomodante: ai pagliacci fa spazio. Li abbiamo dappertutto: le persone fanno cose folli per strada e noi siamo tolleranti, fa parte della nostra cultura. Con Trump non dobbiamo. Una persona come Trump potrebbe gestire il Paese in un modo che non funziona. E lo sappiamo tutti. Non voglio spaventarvi. Anzi no, vi voglio spaventare! Se Trump torna alla Casa Bianca potrete dare il bacio di addio alla libertà di cose che oggi diamo per scontate. E le elezioni dimenticatele! È finita. Lui non vuole andarsene. Sappiatelo. Non se ne andrà mai”.

Nella notte degli Oscar il mondo del cinema, superate le cicatrici lasciate dagli scioperi dello scorso anno, negli occhi ancora gli incendi di Los Angeles, per la quasi totalità schierato a favore dei diritti umani, celebra una cerimonia dove il disagio della nuova amministrazione americana pesa sotterraneamente: qua e là si sono notate anche spille pro-Palestina e coccarde giallo-blu pro-Ucraina, ma il pensiero politico dei più non appare, semmai traspare. Anche loro, umani come tutti noi, potrebbero essere rimasti pietrificati dagli eventi e devono riprendersi.

Conan O’ Brien, il comico che ha condotto la serata, ha fatto solo qualche battuta sull’attualità. In riferimento ad Anora, l’opera che ha vinto il premio più importante e che racconta l’amore tra una lavoratrice del sesso e il figlio di un oligarca russo, ha detto: “Immagino che gli americani siano felici di vedere qualcuno che si oppone davanti a un russo potente”.

Adrien Brody, al suo secondo Oscar come miglior attore protagonista per The Brutalist, film su un sopravvissuto all’Olocausto, ha invitato a cercare soluzioni di fratellanza contro la guerra, l’oppressione sistematica, l’antisemitismo.

Zoe Saldana, nel ricevere il premio come miglior attrice non protagonista di “Emilia Perez” ha voluto sottolineare di essere «la figlia orgogliosa di genitori immigrati».

Daryl Hannah, chiamata a presentare la statuetta per il miglior montaggio per Anora, ha esclamato “Slava Ucraine”, “Gloria all’Ucraina”, a sostegno della popolazione ucraina dopo il tragico meeting con Trump.

L’attualità è entrata con forza grazie alla vittoria come miglior documentario di No Other Land, diretto da due palestinesi e due israeliani che raccontano i tentativi dell’esercito israeliano di demolire le case di una comunità palestinese in Cisgiordania,  Masafer Yatta. Sul palco il regista palestinese Basel Adra ha detto: “Sono diventato padre due mesi fa e la mia speranza è che mia figlia non debba vivere la mia stessa vita di oggi, avendo sempre paura dei coloni, della violenza, delle demolizioni e degli sfollamenti forzati”.

Il collega israeliano Yuval Abraham gli ha fatto eco sottolineando come lui abbia libertà di movimento mentre la legge militare soggioga l’amico Basel. Abraham ha criticato la politica Usa di sostegno alle azioni militari a Gaza aggiungendo: “Abbiamo fatto questo film, palestinesi e israeliani, perché insieme le nostre voci sono più forti”.

Il film sugli inizi di Trump imprenditore (The Apprentice di Ali Abbasi), che ha avuto moltissimi problemi di distribuzione, non ha ottenuto alcun riconoscimento, ma quello intorno a questo film resta, nel mondo del cinema, un silenzio assordante.

Ed ecco tutti i riconoscimenti assegnati

Miglior film – Anora

Miglior regia – Sean Baker (Anora)

Miglior attrice protagonista – Mikey Madison (Anora)

Miglior attore protagonista – Adrien Brody (The Brutalist)

Miglior attrice non protagonista – Zoe Saldana (Emilia Perez)

Miglior attore non protagonista – Kieran Culkin (A real pain)

Miglior sceneggiatura originale – Anora

Miglior sceneggiatura non originale – Conclave

Miglior film internazionale – I’m still here (Brasile)

Miglior fotografia – The Brutalist

Miglior colonna sonora originale – The Brutalist

Miglior montaggio – Anora

Migliori costumi – Paul Tazewell (Wicked)

Miglior scenografia – Wicked

Miglior canzone originale – El Mal (Emilia Perez)

Miglior trucco – The Substance

Miglior film di animazione – Flow

Migliori effetti sonori – Dune: Part Two

Migliori effetti speciali – Dune: Part Two

Miglior documentario – No other land

Miglior cortometraggio documentario – The only girl in the orchestra

Miglior corto di animazione – In the Shadow of The Cypress

 

 

Bruna Alasia

Oscar 2025. “No other land”, lotta di un palestinese contro l’espulsione, torna nelle sale e su MUBI

MUBI, il distributore globale, servizio di streaming e società di produzione, è lieto di annunciare che No other land, il documentario scritto, diretto, prodotto e montato da Basel Adra, Yuval Abraham, Rachel Szor e Hamdan Ballal, sarà prossimamente disponibile in esclusiva su MUBI. Il film, che torna nelle sale italiane il 6 marzo distribuito da Wanted Cinema, ha appena vinto il Premio Oscar come Miglior Documentario dopo aver conquistato il Premio per il Miglior Documentario e il Premio del Pubblico alla Berlinale 2024 e il Premio come Miglior Documentario agli European Film Awards 2024.

Un’opera intensa e profondamente umana, No other land racconta la lotta di Basel Adra, giovane attivista palestinese di Masafer Yatta, insediamento rurale della Cisgiordania, contro l’espulsione forzata della sua comunità da parte dell’esercito israeliano. Sin dall’infanzia, Basel assiste alla progressiva distruzione del suo villaggio e inizia a documentarla con la sua videocamera: ogni volta che i carri armati e le ruspe avanzano, ogni volta che le case vengono rase al suolo, lui è lì, testimone di quello che è considerato il più grande sfollamento forzato mai avvenuto nella Cisgiordania occupata.

Nel suo percorso incontra Yuval Abraham, giovane giornalista israeliano che sceglie di unirsi alla sua battaglia. Per oltre cinque anni, i due collaborano per documentare le violenze e le ingiustizie, settimana dopo settimana, mese dopo mese. Il loro legame, però, è segnato da una profonda disuguaglianza: Basel vive sotto un’occupazione militare brutale, mentre Yuval, da israeliano, gode di libertà e diritti che all’amico sono negati.

Ciò che nasce come una collaborazione diventa un’amicizia solida, alimentata dall’urgenza di raccontare e denunciare. Il documentario, frutto del lavoro di un collettivo palestinese-israeliano, è stato realizzato con mezzi minimi e senza una produzione alle spalle, nei momenti più difficili per Basel e la sua comunità. Un’opera nata come resistenza creativa all’apartheid e atto di lotta per la giustizia e l’uguaglianza, che ha portato inaspettatamente i suoi autori a diventare tra i cineasti più premiati e acclamati del 2024.

SINOSSI

Per mezzo decennio, Basel Adra, un attivista palestinese, filma la distruzione della sua comunità di Masafer Yatta da parte dell’occupazione israeliana, mentre costruisce un’insolita alleanza con un giornalista israeliano che desidera unirsi alla sua lotta.

BIOGRAFIE DEI REGISTI

Basel Adra è un avvocato, giornalista e regista palestinese originario di Masafer Yatta. È attivista e documentarista dall’età di 15 anni, impegnato nella lotta contro l’espulsione di massa della sua comunità da parte di Israele in Cisgiordania.

Rachel Szor è una direttrice della fotografia, montatrice e regista israeliana originaria di Gerusalemme.

Hamdan Ballal è un fotografo, regista e contadino palestinese di Susya, che ha lavorato come ricercatore per diversi gruppi per i diritti umani contrari all’occupazione.

Yuval Abraham è un regista e giornalista investigativo israeliano originario di Gerusalemme.

Redazione Italia

Oscar 2025. La prima cerimonia post Trump 2, la vendetta

James Cameron, vincitore di tre Oscar, canadese di nascita che non ha mai richiesto la cittadinanza statunitense, ha rivelato durante una recente intervista a Stuff di aver accelerato i tempi per ottenere quella neozelandese, definendo ‘terribile’ la rielezione di Donald Trump e spiegando così le ragioni del suo trasferimento: “Non voglio più vedere la faccia di quel tizio in prima pagina sul giornale. In America è inevitabile, è come essere costretti a guardare un incidente d’auto più e più volte“.

Una fake news sulla notte degli Oscar diventata virale ha messo in bocca a Robert De Niro “fuck Trump”, cosa che agli Oscar De Niro non ha pronunciato, ma sono arcinote e verificabili online le sue definizioni sull’attuale presidente degli Stati Uniti. Ad esempio, il Fatto Quotidiano del 24 maggio 2024 riporta un video in cui De Niro parlava così di Trump: “È un clown, ma questa città è accomodante: ai pagliacci fa spazio. Li abbiamo dappertutto: le persone fanno cose folli per strada e noi siamo tolleranti, fa parte della nostra cultura. Con Trump non dobbiamo. Una persona come Trump potrebbe gestire il Paese in un modo che non funziona. E lo sappiamo tutti. Non voglio spaventarvi. Anzi no, vi voglio spaventare! Se Trump torna alla Casa Bianca potrete dare il bacio di addio alla libertà di cose che oggi diamo per scontate. E le elezioni dimenticatele! È finita. Lui non vuole andarsene. Sappiatelo. Non se ne andrà mai”.

Nella notte degli Oscar il mondo del cinema, superate le cicatrici lasciate dagli scioperi dello scorso anno, negli occhi ancora gli incendi di Los Angeles, per la quasi totalità schierato a favore dei diritti umani, celebra una cerimonia dove il disagio della nuova amministrazione americana pesa sotterraneamente: qua e là si sono notate anche spille pro-Palestina e coccarde giallo-blu pro-Ucraina, ma il pensiero politico dei più non appare, semmai traspare. Anche loro, umani come tutti noi, potrebbero essere rimasti pietrificati dagli eventi e devono riprendersi.

Conan O’ Brien, il comico che ha condotto la serata, ha fatto solo qualche battuta sull’attualità. In riferimento ad Anora, l’opera che ha vinto il premio più importante e che racconta l’amore tra una lavoratrice del sesso e il figlio di un oligarca russo, ha detto: “Immagino che gli americani siano felici di vedere qualcuno che si oppone davanti a un russo potente”.

Adrien Brody, al suo secondo Oscar come miglior attore protagonista per The Brutalist, film su un sopravvissuto all’Olocausto, ha invitato a cercare soluzioni di fratellanza contro la guerra, l’oppressione sistematica, l’antisemitismo.

Zoe Saldana, nel ricevere il premio come miglior attrice non protagonista di “Emilia Perez” ha voluto sottolineare di essere «la figlia orgogliosa di genitori immigrati».

Daryl Hannah, chiamata a presentare la statuetta per il miglior montaggio per Anora, ha esclamato “Slava Ucraine”, “Gloria all’Ucraina”, a sostegno della popolazione ucraina dopo il tragico meeting con Trump.

L’attualità è entrata con forza grazie alla vittoria come miglior documentario di No Other Land, diretto da due palestinesi e due israeliani che raccontano i tentativi dell’esercito israeliano di demolire le case di una comunità palestinese in Cisgiordania,  Masafer Yatta. Sul palco il regista palestinese Basel Adra ha detto: “Sono diventato padre due mesi fa e la mia speranza è che mia figlia non debba vivere la mia stessa vita di oggi, avendo sempre paura dei coloni, della violenza, delle demolizioni e degli sfollamenti forzati”.

Il collega israeliano Yuval Abraham gli ha fatto eco sottolineando come lui abbia libertà di movimento mentre la legge militare soggioga l’amico Basel. Abraham ha criticato la politica Usa di sostegno alle azioni militari a Gaza aggiungendo: “Abbiamo fatto questo film, palestinesi e israeliani, perché insieme le nostre voci sono più forti”.

Il film sugli inizi di Trump imprenditore (The Apprentice di Ali Abbasi), che ha avuto moltissimi problemi di distribuzione, non ha ottenuto alcun riconoscimento, ma quello intorno a questo film resta, nel mondo del cinema, un silenzio assordante.

Ed ecco tutti i riconoscimenti assegnati

Miglior film – Anora

Miglior regia – Sean Baker (Anora)

Miglior attrice protagonista – Mikey Madison (Anora)

Miglior attore protagonista – Adrien Brody (The Brutalist)

Miglior attrice non protagonista – Zoe Saldana (Emilia Perez)

Miglior attore non protagonista – Kieran Culkin (A real pain)

Miglior sceneggiatura originale – Anora

Miglior sceneggiatura non originale – Conclave

Miglior film internazionale – I’m still here (Brasile)

Miglior fotografia – The Brutalist

Miglior colonna sonora originale – The Brutalist

Miglior montaggio – Anora

Migliori costumi – Paul Tazewell (Wicked)

Miglior scenografia – Wicked

Miglior canzone originale – El Mal (Emilia Perez)

Miglior trucco – The Substance

Miglior film di animazione – Flow

Migliori effetti sonori – Dune: Part Two

Migliori effetti speciali – Dune: Part Two

Miglior documentario – No other land

Miglior cortometraggio documentario – The only girl in the orchestra

Miglior corto di animazione – In the Shadow of The Cypress

 

 

Bruna Alasia

Oscar 2025. “No other land”, lotta di un palestinese contro l’espulsione, torna nelle sale e su MUBI

MUBI, il distributore globale, servizio di streaming e società di produzione, è lieto di annunciare che No other land, il documentario scritto, diretto, prodotto e montato da Basel Adra, Yuval Abraham, Rachel Szor e Hamdan Ballal, sarà prossimamente disponibile in esclusiva su MUBI. Il film, che torna nelle sale italiane il 6 marzo distribuito da Wanted Cinema, ha appena vinto il Premio Oscar come Miglior Documentario dopo aver conquistato il Premio per il Miglior Documentario e il Premio del Pubblico alla Berlinale 2024 e il Premio come Miglior Documentario agli European Film Awards 2024.

Un’opera intensa e profondamente umana, No other land racconta la lotta di Basel Adra, giovane attivista palestinese di Masafer Yatta, insediamento rurale della Cisgiordania, contro l’espulsione forzata della sua comunità da parte dell’esercito israeliano. Sin dall’infanzia, Basel assiste alla progressiva distruzione del suo villaggio e inizia a documentarla con la sua videocamera: ogni volta che i carri armati e le ruspe avanzano, ogni volta che le case vengono rase al suolo, lui è lì, testimone di quello che è considerato il più grande sfollamento forzato mai avvenuto nella Cisgiordania occupata.

Nel suo percorso incontra Yuval Abraham, giovane giornalista israeliano che sceglie di unirsi alla sua battaglia. Per oltre cinque anni, i due collaborano per documentare le violenze e le ingiustizie, settimana dopo settimana, mese dopo mese. Il loro legame, però, è segnato da una profonda disuguaglianza: Basel vive sotto un’occupazione militare brutale, mentre Yuval, da israeliano, gode di libertà e diritti che all’amico sono negati.

Ciò che nasce come una collaborazione diventa un’amicizia solida, alimentata dall’urgenza di raccontare e denunciare. Il documentario, frutto del lavoro di un collettivo palestinese-israeliano, è stato realizzato con mezzi minimi e senza una produzione alle spalle, nei momenti più difficili per Basel e la sua comunità. Un’opera nata come resistenza creativa all’apartheid e atto di lotta per la giustizia e l’uguaglianza, che ha portato inaspettatamente i suoi autori a diventare tra i cineasti più premiati e acclamati del 2024.

SINOSSI

Per mezzo decennio, Basel Adra, un attivista palestinese, filma la distruzione della sua comunità di Masafer Yatta da parte dell’occupazione israeliana, mentre costruisce un’insolita alleanza con un giornalista israeliano che desidera unirsi alla sua lotta.

BIOGRAFIE DEI REGISTI

Basel Adra è un avvocato, giornalista e regista palestinese originario di Masafer Yatta. È attivista e documentarista dall’età di 15 anni, impegnato nella lotta contro l’espulsione di massa della sua comunità da parte di Israele in Cisgiordania.

Rachel Szor è una direttrice della fotografia, montatrice e regista israeliana originaria di Gerusalemme.

Hamdan Ballal è un fotografo, regista e contadino palestinese di Susya, che ha lavorato come ricercatore per diversi gruppi per i diritti umani contrari all’occupazione.

Yuval Abraham è un regista e giornalista investigativo israeliano originario di Gerusalemme.

Redazione Italia

Oscar 2025. La prima cerimonia post Trump 2, la vendetta

James Cameron, vincitore di tre Oscar, canadese di nascita che non ha mai richiesto la cittadinanza statunitense, ha rivelato durante una recente intervista a Stuff di aver accelerato i tempi per ottenere quella neozelandese, definendo ‘terribile’ la rielezione di Donald Trump e spiegando così le ragioni del suo trasferimento: “Non voglio più vedere la faccia di quel tizio in prima pagina sul giornale. In America è inevitabile, è come essere costretti a guardare un incidente d’auto più e più volte“.

Una fake news sulla notte degli Oscar diventata virale ha messo in bocca a Robert De Niro “fuck Trump”, cosa che agli Oscar De Niro non ha pronunciato, ma sono arcinote e verificabili online le sue definizioni sull’attuale presidente degli Stati Uniti. Ad esempio, il Fatto Quotidiano del 24 maggio 2024 riporta un video in cui De Niro parlava così di Trump: “È un clown, ma questa città è accomodante: ai pagliacci fa spazio. Li abbiamo dappertutto: le persone fanno cose folli per strada e noi siamo tolleranti, fa parte della nostra cultura. Con Trump non dobbiamo. Una persona come Trump potrebbe gestire il Paese in un modo che non funziona. E lo sappiamo tutti. Non voglio spaventarvi. Anzi no, vi voglio spaventare! Se Trump torna alla Casa Bianca potrete dare il bacio di addio alla libertà di cose che oggi diamo per scontate. E le elezioni dimenticatele! È finita. Lui non vuole andarsene. Sappiatelo. Non se ne andrà mai”.

Nella notte degli Oscar il mondo del cinema, superate le cicatrici lasciate dagli scioperi dello scorso anno, negli occhi ancora gli incendi di Los Angeles, per la quasi totalità schierato a favore dei diritti umani, celebra una cerimonia dove il disagio della nuova amministrazione americana pesa sotterraneamente: qua e là si sono notate anche spille pro-Palestina e coccarde giallo-blu pro-Ucraina, ma il pensiero politico dei più non appare, semmai traspare. Anche loro, umani come tutti noi, potrebbero essere rimasti pietrificati dagli eventi e devono riprendersi.

Conan O’ Brien, il comico che ha condotto la serata, ha fatto solo qualche battuta sull’attualità. In riferimento ad Anora, l’opera che ha vinto il premio più importante e che racconta l’amore tra una lavoratrice del sesso e il figlio di un oligarca russo, ha detto: “Immagino che gli americani siano felici di vedere qualcuno che si oppone davanti a un russo potente”.

Adrien Brody, al suo secondo Oscar come miglior attore protagonista per The Brutalist, film su un sopravvissuto all’Olocausto, ha invitato a cercare soluzioni di fratellanza contro la guerra, l’oppressione sistematica, l’antisemitismo.

Zoe Saldana, nel ricevere il premio come miglior attrice non protagonista di “Emilia Perez” ha voluto sottolineare di essere «la figlia orgogliosa di genitori immigrati».

Daryl Hannah, chiamata a presentare la statuetta per il miglior montaggio per Anora, ha esclamato “Slava Ucraine”, “Gloria all’Ucraina”, a sostegno della popolazione ucraina dopo il tragico meeting con Trump.

L’attualità è entrata con forza grazie alla vittoria come miglior documentario di No Other Land, diretto da due palestinesi e due israeliani che raccontano i tentativi dell’esercito israeliano di demolire le case di una comunità palestinese in Cisgiordania,  Masafer Yatta. Sul palco il regista palestinese Basel Adra ha detto: “Sono diventato padre due mesi fa e la mia speranza è che mia figlia non debba vivere la mia stessa vita di oggi, avendo sempre paura dei coloni, della violenza, delle demolizioni e degli sfollamenti forzati”.

Il collega israeliano Yuval Abraham gli ha fatto eco sottolineando come lui abbia libertà di movimento mentre la legge militare soggioga l’amico Basel. Abraham ha criticato la politica Usa di sostegno alle azioni militari a Gaza aggiungendo: “Abbiamo fatto questo film, palestinesi e israeliani, perché insieme le nostre voci sono più forti”.

Il film sugli inizi di Trump imprenditore (The Apprentice di Ali Abbasi), che ha avuto moltissimi problemi di distribuzione, non ha ottenuto alcun riconoscimento, ma quello intorno a questo film resta, nel mondo del cinema, un silenzio assordante.

Ed ecco tutti i riconoscimenti assegnati

Miglior film – Anora

Miglior regia – Sean Baker (Anora)

Miglior attrice protagonista – Mikey Madison (Anora)

Miglior attore protagonista – Adrien Brody (The Brutalist)

Miglior attrice non protagonista – Zoe Saldana (Emilia Perez)

Miglior attore non protagonista – Kieran Culkin (A real pain)

Miglior sceneggiatura originale – Anora

Miglior sceneggiatura non originale – Conclave

Miglior film internazionale – I’m still here (Brasile)

Miglior fotografia – The Brutalist

Miglior colonna sonora originale – The Brutalist

Miglior montaggio – Anora

Migliori costumi – Paul Tazewell (Wicked)

Miglior scenografia – Wicked

Miglior canzone originale – El Mal (Emilia Perez)

Miglior trucco – The Substance

Miglior film di animazione – Flow

Migliori effetti sonori – Dune: Part Two

Migliori effetti speciali – Dune: Part Two

Miglior documentario – No other land

Miglior cortometraggio documentario – The only girl in the orchestra

Miglior corto di animazione – In the Shadow of The Cypress

 

 

Bruna Alasia

Oscar 2025. “No other land”, lotta di un palestinese contro l’espulsione, torna nelle sale e su MUBI

MUBI, il distributore globale, servizio di streaming e società di produzione, è lieto di annunciare che No other land, il documentario scritto, diretto, prodotto e montato da Basel Adra, Yuval Abraham, Rachel Szor e Hamdan Ballal, sarà prossimamente disponibile in esclusiva su MUBI. Il film, che torna nelle sale italiane il 6 marzo distribuito da Wanted Cinema, ha appena vinto il Premio Oscar come Miglior Documentario dopo aver conquistato il Premio per il Miglior Documentario e il Premio del Pubblico alla Berlinale 2024 e il Premio come Miglior Documentario agli European Film Awards 2024.

Un’opera intensa e profondamente umana, No other land racconta la lotta di Basel Adra, giovane attivista palestinese di Masafer Yatta, insediamento rurale della Cisgiordania, contro l’espulsione forzata della sua comunità da parte dell’esercito israeliano. Sin dall’infanzia, Basel assiste alla progressiva distruzione del suo villaggio e inizia a documentarla con la sua videocamera: ogni volta che i carri armati e le ruspe avanzano, ogni volta che le case vengono rase al suolo, lui è lì, testimone di quello che è considerato il più grande sfollamento forzato mai avvenuto nella Cisgiordania occupata.

Nel suo percorso incontra Yuval Abraham, giovane giornalista israeliano che sceglie di unirsi alla sua battaglia. Per oltre cinque anni, i due collaborano per documentare le violenze e le ingiustizie, settimana dopo settimana, mese dopo mese. Il loro legame, però, è segnato da una profonda disuguaglianza: Basel vive sotto un’occupazione militare brutale, mentre Yuval, da israeliano, gode di libertà e diritti che all’amico sono negati.

Ciò che nasce come una collaborazione diventa un’amicizia solida, alimentata dall’urgenza di raccontare e denunciare. Il documentario, frutto del lavoro di un collettivo palestinese-israeliano, è stato realizzato con mezzi minimi e senza una produzione alle spalle, nei momenti più difficili per Basel e la sua comunità. Un’opera nata come resistenza creativa all’apartheid e atto di lotta per la giustizia e l’uguaglianza, che ha portato inaspettatamente i suoi autori a diventare tra i cineasti più premiati e acclamati del 2024.

SINOSSI

Per mezzo decennio, Basel Adra, un attivista palestinese, filma la distruzione della sua comunità di Masafer Yatta da parte dell’occupazione israeliana, mentre costruisce un’insolita alleanza con un giornalista israeliano che desidera unirsi alla sua lotta.

BIOGRAFIE DEI REGISTI

Basel Adra è un avvocato, giornalista e regista palestinese originario di Masafer Yatta. È attivista e documentarista dall’età di 15 anni, impegnato nella lotta contro l’espulsione di massa della sua comunità da parte di Israele in Cisgiordania.

Rachel Szor è una direttrice della fotografia, montatrice e regista israeliana originaria di Gerusalemme.

Hamdan Ballal è un fotografo, regista e contadino palestinese di Susya, che ha lavorato come ricercatore per diversi gruppi per i diritti umani contrari all’occupazione.

Yuval Abraham è un regista e giornalista investigativo israeliano originario di Gerusalemme.

Redazione Italia