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Edilizia scolastica. Ordinario abbandono e lotte dal basso

La situazione dell’edilizia scolastica in Italia è drammatica. Lo testimonia l’esperienza quotidiana di chi nella scuola studia e lavora, ma lo riportano anche i dati ufficiali, che non riescono a nascondere questa evidente realtà. Secondo quanto si legge nel rapporto “Ecosistema scuola 2024”, una scuola su tre ha problematiche gravi di sicurezza che riguardano questioni strutturali: impianti elettrici, solai, certificati di agibilità mancanti. Una situazione che oltretutto ribadisce il divario esistente a livello territoriale, poiché se al Nord la situazione è un po’ migliore, al Sud solo il 22,6% delle scuole ha la certificazione di agibilità. Ricordiamo che quando parliamo di certificazioni di agibilità si fa riferimento principalmente all’antincendio è all’antisismico: non stiamo parlando quindi solo di muri scrostati o pareti da ridipingere, elementi che pure sarebbero importanti, ma di questioni di ben altro rilievo per la sicurezza. E allora diamo qualche altro parametro ufficiale più specifico.

A livello nazionale, il 57,68% degli edifici scolastici è sprovvisto del certificato di prevenzione incendi e il 41,50% non ha il collaudo statico. Da notare, a proposito di quest’ultimo dato, che quasi la metà delle scuole italiane si trova in zona sismica 1 e 2.

Tra il settembre 2023 e il settembre 2024 sono stati registrati 69 episodi di crolli negli edifici scolastici, raggiungendo la punta più alta degli ultimi sette anni. Ovviamente si tratta di eventi importanti, tali da essere registrati e divulgati nelle statistiche ufficiali. Non va dimenticato infatti che le istituzioni scolastiche, strette nel ricatto del tetto di iscrizioni da raggiungere per mantenere l’ autonomia didattica e amministrativa, nascondono talvolta le varie problematiche per millantare una sicurezza ed una efficienza che spesso non c’è. I dati ufficiali sui crolli quindi, come quelli relativi alle tante problematiche occasionali che purtroppo sono la quotidiana normalità, quali allagamenti, infiltrazioni, infissi, corto circuiti etc. corrispondono esclusivamente a quanto dichiarato, e rappresentano verosimilmente un numero inferiore alla realtà dei fatti. In un quadro generale di inadeguatezza strutturale pesante, sono assai carenti infatti sia gli interventi straordinari, in carico agli enti locali- comuni per le scuole primarie e medie, province per le scuole superiori- sia gli interventi straordinari. Per non parlare di veri e propri investimenti edilizi e costruzione di edifici scolastici nuovi: qui siamo nella nebbia totale! Eppure le occasioni non sono mancate e le risorse neppure. Durante il periodo Covid le esigenze di sicurezza e di distanziamento avevano indotto a reclamare piani edilizi adeguati per la ripresa dell’attività didattica in presenza e in generale per il futuro. A dispetto di tutto ciò, le gigantesche risorse PNRR intervenute sulla situazione post Covid sono state e sono tuttora una gigantesca beffa e un’occasione di dissipazione di risorse esistenti, finalizzate esclusivamente a quello che è solo un grande business. Pochissime le risorse destinate all’edilizia, al risanamento e alla messa a norma delle scuole, così come alla costruzione di nuovi edifici. Quelle poche sono state poi ulteriormente ridotte in ragione degli aumenti dei costi dei materiali edilizi. Ci troviamo così di fronte ad una situazione paradossale in cui fiumi di denaro sono stati riservati agli ambienti di apprendimento, intesi come arredi e ambienti digitali, mentre pochissimo è andato a finanziare le esigenze di ambienti fisici e reali che restano fatiscenti

L’ennesima beffa, in ordine di tempo, è rappresentata dall’edizione “Didacta 2025”, megaevento nazionale organizzata dal Ministero Istruzione e Merito proprio in questo mese di marzo nell’ambito degli “Interventi PNRR per l’edilizia scolastica”. Ma di cemento e mattoni nemmeno l’ombra. Corsi, seminari sviluppo di linee guida per la gestione dei nuovi ambienti digitali e didattici, accordi con la Protezione civile per campus e interventi formativi che trasformino gli studenti in “ambasciatori della cultura del rischio” e che diano ai docenti una “competenza spaziale” per meglio organizzare gli spazi didattici. Ogni commento è superfluo.

Intanto gli edifici scolastici sono lasciati nel degrado e la mancanza di sicurezza è pane quotidiano. Ma c’è chi non si rassegna a questa situazione e si batte per la reale sicurezza degli ambienti di studio e di lavoro, quelli fisici e concreti. Lo fanno studenti, lavoratori della scuola, genitori.

Di seguito l’intervista ad Andrea, un genitore delle scuole Micheli Lamarmora di Livorno, in cui si sta svolgendo una protesta che per sistematicità e continuità d’intervento è diventata una vera e propria vertenza cittadina

D: Quali sono problemi della struttura scolastica frequentata dai tuoi figli?

A: I problemi non nascono certo oggi. Le scuole Micheli-Lamarmora si trovano in piazza XI maggio, in un quartiere popolare di Livorno, e sono da sempre ospitate in un edificio molto grande e storico, costruito a fine 1800, col secondo piano realizzato nei primi decenni del ‘900. Una struttura quindi che, come è logico, ha risentito degli “acciacchi” dovuti al tempo. Le consistenti infiltrazioni di acqua piovana, presenti fino dal 1990, portarono nel 2019 al crollo dei solai in 5 spazi del secondo piano, comprendenti aule, locali mensa e bagni. All’epoca l’intervento istituzionale se la cavò chiudendo le aree pericolanti e promettendo lavori a breve. L’incuria non fece che peggiorare i problemi che progressivamente si verificarano: sbriciolamenti di solai, distacchi di pezzi di intonaco dentro e fuori l’edificio, tavole di legno della mantovana para-sassi che cadevano da un’altezza di 20, 30 metri (la mantovana para-sassi era un’impalcatura fissa posta sotto il cornicione del tetto e serviva come strumento di protezione da eventuali cadute di parti del tetto, salvo poi diventare anch’essa fonte di pericolo). Tutte cose che noi genitori verificavamo senza averne informazione ufficiale. Decidemmo perciò di attivarci, visto l’immobilismo dei dirigenti comunali e scolastici, e creammo il nucleo del gruppo genitori Micheli-Lamarmora. Con il nostro ormai storico striscione “i bambini sono il futuro, mettiamoli al sicuro”, che ci ha accompagnato anche nelle mobilitazioni più recenti, organizzammo presidi sotto il Comune di Livorno, portando in piazza la nostra protesta e facendola conoscere alla cittadinanza. La nostra vertenza fu corredata da un esposto inviato alla Procura della repubblica di Livorno e ai Vigili del Fuoco in cui puntualmente riportavamo gli eventi critici della struttura. L’esposto fu vergognosamente rifiutato dalla Procura per una questione formale, ma fu preso in carico dai Vvf che fecero un’indagine da cui scaturì che l’edificio era agibile a patto che iniziassero i lavori, cosa che finalmente portò il Comune ad attivarsi. Era il 2019. Fu un trionfo per noi, una vittoria figlia della nostra determinazione che anche in quel caso fu accusata di tutto: di aver diffamato la scuola, di aver creato allarmismo inutile, addirittura di aver fatto delle segnalazioni uscendo dalle nostre competenze! La verità è che decisivo per smuovere le cose, come sempre, fu il metodo dal basso , quello che abbiamo seguito anche ora.

D: Veniamo al periodo più recente. Spiegaci le problematiche legate alla fase attuale

A: Nel febbraio 2023 viene decisa la chiusura dell’edificio scolastico per lavori di ammodernamento antisismico legati allo stanziamento di quasi 4 milioni di euro. Fu perciò avviato il progetto di moduli prefabbricati provvisori in cui collocare le classi nel parco delle mura lorenesi. I genitori furono coinvolti, portati a visitare l’area e le strutture modulari. I sopralluoghi furono soddisfacenti, considerata la provvisorietà della situazione, ma subito dopo la collocazione delle classi nei moduli i problemi sono emersi: oltre alla mancanza di suppellettili, problemi di riscaldamento e problemi di forte rumore, in quanto i divisori tra le aule sono sprovvisti di materiale insonorizzante. Un disagio generale con ripercussioni sulla didattica che abbiamo denunciato da subito, insieme alle maestre, ma che la dirigenza scolastica come al solito ha minimizzato, ricorrendo anche alle minacce verso le stesse maestre. A queste problematiche, col sopraggiungere della pioggia si sono aggiunte poi le infiltrazioni e l’umidità.

D: Quindi quali azioni avete intrapreso ?

A: Le infiltrazioni di acqua nei moduli si sono fatte sempre più consistenti col maltempo, senza che i lavori di riparazione occasionali fossero efficaci, dimostrando così l’inadeguatezza delle strutture, che pure erano state programmate e non allestite in modo improvvisato per una emergenza imprevista. Da mesi facevamo segnalazioni scontrandoci con l’ostinazione insensata dell’amministrazione comunale di Livorno nel non voler traferire le alunne e gli alunni in strutture sicure e dignitose. Il Comune di Livorno avrebbe dovuto operare diversamente, senza che noi genitori ci mobilitassimo, ma evidentemente dinamiche politiche a noi sconosciute hanno determinato una situazione di stallo insostenibile, di fatto pericolosa e insalubre per i nostri figli e anche per il personale scolastico.

Di fronte a una situazione talmente paradossale abbiamo iniziato a reagire. Ci siamo perciò nuovamente organizzati come genitori, sfruttando la rete di collegamento che avevamo dal 2019. Il gruppo di lavoro composto dalle rappresentanti di classe e dal rappresentante dei genitori al Consiglio d’Istituto ha formato una delegazione che si è recata una prima volta in Comune a inizio febbraio per evidenziare in modo forte i problemi di infiltrazione presenti nei moduli. Successivamente abbiamo avviato una raccolta firme dei genitori che ha avuto grandissima adesione, tutto questo mentre continuavamo a spingere per far fare lavori risolutivi nei moduli.

D: Quali risposte avete ricevuto?

A: Le risposte alle nostre segnalazioni sono sempre state tese a banalizzare le nostre rimostranze e ad accusarci di inutili allarmismi. Il disco che girava era sempre il solito: la scuola è sicura, è tutto sotto controllo ecc. Un comportamento quindi negazionista della realtà e da un certo punto di vista inquietante, se si pensa che stiamo parlando di bambini piccoli e che alcuni di loro sono disabili.

D: La vostra protesta poi come si è concretizzata?

A: Nonostante gli interventi sui moduli, che finalmente eravamo riusciti ad ottenere dopo molte pressioni e un oggettivo intensificarsi delle problematiche, si è verificata una forte pioggia che ha allagato ancora di più classi, corridoi, palestra e bagni. Il 24 febbraio abbiamo fatto quindi la prima chiamata ai Vigili del fuoco, i quali hanno interdetto due aule della scuola primaria (l’acqua andava direttamente su canaline e interruttori). Neanche in questo caso il Comune ha preso decisioni concrete sul da farsi, appoggiandosi sul fatto che i vigili hanno definito le strutture non soggette a crolli. Come se la prevenzione sulla sicurezza si basasse esclusivamente sui mancati crolli. In seguito a quanto accaduto e ai mancati interventi risolutivi, Il 28 febbraio abbiamo fatto quindi il primo sciopero, raccogliendo un’adesione quasi del 90%. I bambini non sono entrati a scuola, non hanno partecipato alla lezione, fuori dalla struttura è stato fatto un presidio partecipatissimo con striscioni e presenza della stampa, che ha dato molto risalto alla nostra iniziativa.

Successivamente, il 12 marzo, in seguito ad un altro nubifragio, si sono nuovamente allagati gli spazi dei moduli, ancora di più rispetto alle volte precedenti. Nuova chiamata ai Vigili del fuoco che hanno interdetto tre aule della primaria, la palestra e tre aule dell’asilo. Il Comune in questo caso non ha più potuto far finta di niente ed ha trasferito le classi dell’infanzia Lamarmora nella scuola Volano del quartiere Corea, lasciando però i bambini e le bambine della primaria nell’acquitrino dei moduli. Una decisione per noi inaccettabile che ha fatto scattare il secondo sciopero nella giornata del 13 marzo (anche in questo caso adesioni del 90%) e la manifestazione sotto il Comune di Livorno. Siamo stati immediatamente ricevuti nella sala consiliare. Un momento memorabile e bellissimo per quanti eravamo tra genitori, figlie e figli. Abbiamo riempito la sala! Dopo le parole “amichevolmente istituzionali” siamo passati ai fatti, accusando di colpevole ritardo l’interessamento comunale sugli allagamenti delle scuole. L’indignazione e la rabbia, già elevata, è salita quando -dopo il nostro intervento- le figure istituzionali insistevano nel definire la scuola sicura, affermando che la primaria non sarebbe stata trasferita col pretesto che gli alunni della primaria erano troppo numerosi. Non ci siamo scoraggiati e abbiamo scandito insieme ai nostri figli il coro “vogliamo essere trasferiti!” davanti ai rappresentanti degli enti decisori e alla stampa che ha ripreso tutto. Non sono riusciti ad invisibilizzarci. E alla fine siamo riusciti ad ottenere il trasferimento

D: Alla fine quindi c’è stato un riconoscimento del problema da parte dell’amministrazione comunale?

A: In realtà solo grazie al clamore che abbiamo provocato sono stati costretti a riconoscere il problema per intero, disponendo anche il trasferimento delle classi della primaria. E questo evidentemente è quello che ai dirigenti pesa di pù. Il 14 marzo la Dirigenza scolastica ci ha comunicato in modo laconico e senza minimamente ravvisare il nostro impegno: “viste le condizioni meteorologiche e considerato che ci sono lavori in corso da parte della ditta Interguest che incontra ostacoli per le condizioni meteorologiche avverse si comunica che con l’Amministrazione comunale si è concordato il momentaneo trasferimento delle classi in altre sedi scolastiche a partire da lunedì 17 marzo (…) si assicura altresì che la Ditta sta lavorando e continuerà a lavorare fino alla risoluzione delle criticità legate alle infiltrazioni per cui auspichiamo un rientro in tempi breve nella nostra sede di via Villa Glori.” Si è voluto approfittare dell’allerta arancione per disconoscere le vere motivazioni che hanno indotto il trasferimento. Ma noi sappiamo bene che è stata la nostra lotta, la nostra determinazione come genitori ma anche come cittadine e cittadini, che ha spostato l’elemento decisionale nelle mani del buonsenso. Cosa che dovrebbe avvenire sempre.

D: Come intendete procedere?

A: Continueremo a seguire da vicino sia la questione moduli che i lavori nella sede storica di piazza XI maggio. Il comportamento dell’Amministrazione comunale e della Dirigenza scolastica non lascia spazio a una fiducia degna di questo nome. Il trasferimento, tanto per fare un esempio, sta già chiamando a nostre nuove prese di posizione sul servizio scuolabus, che vogliono garantire solo per l’infanzia ma non per la primaria. Il nostro grado di attenzione è quindi massimo. Non cederemo neanche di un millimetro per quanto riguarda i diritti delle nostre figlie e dei nostri figli. Ci auguriamo infine che la nostra lotta ma anche la coesione e il metodo che ci sta contraddistinguendo venga seguita da altre realtà scolastiche. Una storia, la nostra, che, fra le altre cose, mostra come l’elemento istituzionale non rappresenti il modello di gestione della società adeguato, soprattutto quando le cose si fanno difficili.

Andrea Paolini e Patrizia Nesti

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La situazione dell’edilizia scolastica in Italia è drammatica. Lo testimonia l’esperienza quotidiana di chi nella scuola studia e lavora, ma lo riportano anche i dati ufficiali, che non riescono a nascondere questa evidente realtà. Secondo quanto si legge nel rapporto “Ecosistema scuola 2024”, una scuola su tre ha problematiche gravi di sicurezza che riguardano questioni strutturali: impianti elettrici, solai, certificati di agibilità mancanti. Una situazione che oltretutto ribadisce il divario esistente a livello territoriale, poiché se al Nord la situazione è un po’ migliore, al Sud solo il 22,6% delle scuole ha la certificazione di agibilità. Ricordiamo che quando parliamo di certificazioni di agibilità si fa riferimento principalmente all’antincendio è all’antisismico: non stiamo parlando quindi solo di muri scrostati o pareti da ridipingere, elementi che pure sarebbero importanti, ma di questioni di ben altro rilievo per la sicurezza. E allora diamo qualche altro parametro ufficiale più specifico.

A livello nazionale, il 57,68% degli edifici scolastici è sprovvisto del certificato di prevenzione incendi e il 41,50% non ha il collaudo statico. Da notare, a proposito di quest’ultimo dato, che quasi la metà delle scuole italiane si trova in zona sismica 1 e 2.

Tra il settembre 2023 e il settembre 2024 sono stati registrati 69 episodi di crolli negli edifici scolastici, raggiungendo la punta più alta degli ultimi sette anni. Ovviamente si tratta di eventi importanti, tali da essere registrati e divulgati nelle statistiche ufficiali. Non va dimenticato infatti che le istituzioni scolastiche, strette nel ricatto del tetto di iscrizioni da raggiungere per mantenere l’ autonomia didattica e amministrativa, nascondono talvolta le varie problematiche per millantare una sicurezza ed una efficienza che spesso non c’è. I dati ufficiali sui crolli quindi, come quelli relativi alle tante problematiche occasionali che purtroppo sono la quotidiana normalità, quali allagamenti, infiltrazioni, infissi, corto circuiti etc. corrispondono esclusivamente a quanto dichiarato, e rappresentano verosimilmente un numero inferiore alla realtà dei fatti. In un quadro generale di inadeguatezza strutturale pesante, sono assai carenti infatti sia gli interventi straordinari, in carico agli enti locali- comuni per le scuole primarie e medie, province per le scuole superiori- sia gli interventi straordinari. Per non parlare di veri e propri investimenti edilizi e costruzione di edifici scolastici nuovi: qui siamo nella nebbia totale! Eppure le occasioni non sono mancate e le risorse neppure. Durante il periodo Covid le esigenze di sicurezza e di distanziamento avevano indotto a reclamare piani edilizi adeguati per la ripresa dell’attività didattica in presenza e in generale per il futuro. A dispetto di tutto ciò, le gigantesche risorse PNRR intervenute sulla situazione post Covid sono state e sono tuttora una gigantesca beffa e un’occasione di dissipazione di risorse esistenti, finalizzate esclusivamente a quello che è solo un grande business. Pochissime le risorse destinate all’edilizia, al risanamento e alla messa a norma delle scuole, così come alla costruzione di nuovi edifici. Quelle poche sono state poi ulteriormente ridotte in ragione degli aumenti dei costi dei materiali edilizi. Ci troviamo così di fronte ad una situazione paradossale in cui fiumi di denaro sono stati riservati agli ambienti di apprendimento, intesi come arredi e ambienti digitali, mentre pochissimo è andato a finanziare le esigenze di ambienti fisici e reali che restano fatiscenti

L’ennesima beffa, in ordine di tempo, è rappresentata dall’edizione “Didacta 2025”, megaevento nazionale organizzata dal Ministero Istruzione e Merito proprio in questo mese di marzo nell’ambito degli “Interventi PNRR per l’edilizia scolastica”. Ma di cemento e mattoni nemmeno l’ombra. Corsi, seminari sviluppo di linee guida per la gestione dei nuovi ambienti digitali e didattici, accordi con la Protezione civile per campus e interventi formativi che trasformino gli studenti in “ambasciatori della cultura del rischio” e che diano ai docenti una “competenza spaziale” per meglio organizzare gli spazi didattici. Ogni commento è superfluo.

Intanto gli edifici scolastici sono lasciati nel degrado e la mancanza di sicurezza è pane quotidiano. Ma c’è chi non si rassegna a questa situazione e si batte per la reale sicurezza degli ambienti di studio e di lavoro, quelli fisici e concreti. Lo fanno studenti, lavoratori della scuola, genitori.

Di seguito l’intervista ad Andrea, un genitore delle scuole Micheli Lamarmora di Livorno, in cui si sta svolgendo una protesta che per sistematicità e continuità d’intervento è diventata una vera e propria vertenza cittadina

D: Quali sono problemi della struttura scolastica frequentata dai tuoi figli?

A: I problemi non nascono certo oggi. Le scuole Micheli-Lamarmora si trovano in piazza XI maggio, in un quartiere popolare di Livorno, e sono da sempre ospitate in un edificio molto grande e storico, costruito a fine 1800, col secondo piano realizzato nei primi decenni del ‘900. Una struttura quindi che, come è logico, ha risentito degli “acciacchi” dovuti al tempo. Le consistenti infiltrazioni di acqua piovana, presenti fino dal 1990, portarono nel 2019 al crollo dei solai in 5 spazi del secondo piano, comprendenti aule, locali mensa e bagni. All’epoca l’intervento istituzionale se la cavò chiudendo le aree pericolanti e promettendo lavori a breve. L’incuria non fece che peggiorare i problemi che progressivamente si verificarano: sbriciolamenti di solai, distacchi di pezzi di intonaco dentro e fuori l’edificio, tavole di legno della mantovana para-sassi che cadevano da un’altezza di 20, 30 metri (la mantovana para-sassi era un’impalcatura fissa posta sotto il cornicione del tetto e serviva come strumento di protezione da eventuali cadute di parti del tetto, salvo poi diventare anch’essa fonte di pericolo). Tutte cose che noi genitori verificavamo senza averne informazione ufficiale. Decidemmo perciò di attivarci, visto l’immobilismo dei dirigenti comunali e scolastici, e creammo il nucleo del gruppo genitori Micheli-Lamarmora. Con il nostro ormai storico striscione “i bambini sono il futuro, mettiamoli al sicuro”, che ci ha accompagnato anche nelle mobilitazioni più recenti, organizzammo presidi sotto il Comune di Livorno, portando in piazza la nostra protesta e facendola conoscere alla cittadinanza. La nostra vertenza fu corredata da un esposto inviato alla Procura della repubblica di Livorno e ai Vigili del Fuoco in cui puntualmente riportavamo gli eventi critici della struttura. L’esposto fu vergognosamente rifiutato dalla Procura per una questione formale, ma fu preso in carico dai Vvf che fecero un’indagine da cui scaturì che l’edificio era agibile a patto che iniziassero i lavori, cosa che finalmente portò il Comune ad attivarsi. Era il 2019. Fu un trionfo per noi, una vittoria figlia della nostra determinazione che anche in quel caso fu accusata di tutto: di aver diffamato la scuola, di aver creato allarmismo inutile, addirittura di aver fatto delle segnalazioni uscendo dalle nostre competenze! La verità è che decisivo per smuovere le cose, come sempre, fu il metodo dal basso , quello che abbiamo seguito anche ora.

D: Veniamo al periodo più recente. Spiegaci le problematiche legate alla fase attuale

A: Nel febbraio 2023 viene decisa la chiusura dell’edificio scolastico per lavori di ammodernamento antisismico legati allo stanziamento di quasi 4 milioni di euro. Fu perciò avviato il progetto di moduli prefabbricati provvisori in cui collocare le classi nel parco delle mura lorenesi. I genitori furono coinvolti, portati a visitare l’area e le strutture modulari. I sopralluoghi furono soddisfacenti, considerata la provvisorietà della situazione, ma subito dopo la collocazione delle classi nei moduli i problemi sono emersi: oltre alla mancanza di suppellettili, problemi di riscaldamento e problemi di forte rumore, in quanto i divisori tra le aule sono sprovvisti di materiale insonorizzante. Un disagio generale con ripercussioni sulla didattica che abbiamo denunciato da subito, insieme alle maestre, ma che la dirigenza scolastica come al solito ha minimizzato, ricorrendo anche alle minacce verso le stesse maestre. A queste problematiche, col sopraggiungere della pioggia si sono aggiunte poi le infiltrazioni e l’umidità.

D: Quindi quali azioni avete intrapreso ?

A: Le infiltrazioni di acqua nei moduli si sono fatte sempre più consistenti col maltempo, senza che i lavori di riparazione occasionali fossero efficaci, dimostrando così l’inadeguatezza delle strutture, che pure erano state programmate e non allestite in modo improvvisato per una emergenza imprevista. Da mesi facevamo segnalazioni scontrandoci con l’ostinazione insensata dell’amministrazione comunale di Livorno nel non voler traferire le alunne e gli alunni in strutture sicure e dignitose. Il Comune di Livorno avrebbe dovuto operare diversamente, senza che noi genitori ci mobilitassimo, ma evidentemente dinamiche politiche a noi sconosciute hanno determinato una situazione di stallo insostenibile, di fatto pericolosa e insalubre per i nostri figli e anche per il personale scolastico.

Di fronte a una situazione talmente paradossale abbiamo iniziato a reagire. Ci siamo perciò nuovamente organizzati come genitori, sfruttando la rete di collegamento che avevamo dal 2019. Il gruppo di lavoro composto dalle rappresentanti di classe e dal rappresentante dei genitori al Consiglio d’Istituto ha formato una delegazione che si è recata una prima volta in Comune a inizio febbraio per evidenziare in modo forte i problemi di infiltrazione presenti nei moduli. Successivamente abbiamo avviato una raccolta firme dei genitori che ha avuto grandissima adesione, tutto questo mentre continuavamo a spingere per far fare lavori risolutivi nei moduli.

D: Quali risposte avete ricevuto?

A: Le risposte alle nostre segnalazioni sono sempre state tese a banalizzare le nostre rimostranze e ad accusarci di inutili allarmismi. Il disco che girava era sempre il solito: la scuola è sicura, è tutto sotto controllo ecc. Un comportamento quindi negazionista della realtà e da un certo punto di vista inquietante, se si pensa che stiamo parlando di bambini piccoli e che alcuni di loro sono disabili.

D: La vostra protesta poi come si è concretizzata?

A: Nonostante gli interventi sui moduli, che finalmente eravamo riusciti ad ottenere dopo molte pressioni e un oggettivo intensificarsi delle problematiche, si è verificata una forte pioggia che ha allagato ancora di più classi, corridoi, palestra e bagni. Il 24 febbraio abbiamo fatto quindi la prima chiamata ai Vigili del fuoco, i quali hanno interdetto due aule della scuola primaria (l’acqua andava direttamente su canaline e interruttori). Neanche in questo caso il Comune ha preso decisioni concrete sul da farsi, appoggiandosi sul fatto che i vigili hanno definito le strutture non soggette a crolli. Come se la prevenzione sulla sicurezza si basasse esclusivamente sui mancati crolli. In seguito a quanto accaduto e ai mancati interventi risolutivi, Il 28 febbraio abbiamo fatto quindi il primo sciopero, raccogliendo un’adesione quasi del 90%. I bambini non sono entrati a scuola, non hanno partecipato alla lezione, fuori dalla struttura è stato fatto un presidio partecipatissimo con striscioni e presenza della stampa, che ha dato molto risalto alla nostra iniziativa.

Successivamente, il 12 marzo, in seguito ad un altro nubifragio, si sono nuovamente allagati gli spazi dei moduli, ancora di più rispetto alle volte precedenti. Nuova chiamata ai Vigili del fuoco che hanno interdetto tre aule della primaria, la palestra e tre aule dell’asilo. Il Comune in questo caso non ha più potuto far finta di niente ed ha trasferito le classi dell’infanzia Lamarmora nella scuola Volano del quartiere Corea, lasciando però i bambini e le bambine della primaria nell’acquitrino dei moduli. Una decisione per noi inaccettabile che ha fatto scattare il secondo sciopero nella giornata del 13 marzo (anche in questo caso adesioni del 90%) e la manifestazione sotto il Comune di Livorno. Siamo stati immediatamente ricevuti nella sala consiliare. Un momento memorabile e bellissimo per quanti eravamo tra genitori, figlie e figli. Abbiamo riempito la sala! Dopo le parole “amichevolmente istituzionali” siamo passati ai fatti, accusando di colpevole ritardo l’interessamento comunale sugli allagamenti delle scuole. L’indignazione e la rabbia, già elevata, è salita quando -dopo il nostro intervento- le figure istituzionali insistevano nel definire la scuola sicura, affermando che la primaria non sarebbe stata trasferita col pretesto che gli alunni della primaria erano troppo numerosi. Non ci siamo scoraggiati e abbiamo scandito insieme ai nostri figli il coro “vogliamo essere trasferiti!” davanti ai rappresentanti degli enti decisori e alla stampa che ha ripreso tutto. Non sono riusciti ad invisibilizzarci. E alla fine siamo riusciti ad ottenere il trasferimento

D: Alla fine quindi c’è stato un riconoscimento del problema da parte dell’amministrazione comunale?

A: In realtà solo grazie al clamore che abbiamo provocato sono stati costretti a riconoscere il problema per intero, disponendo anche il trasferimento delle classi della primaria. E questo evidentemente è quello che ai dirigenti pesa di pù. Il 14 marzo la Dirigenza scolastica ci ha comunicato in modo laconico e senza minimamente ravvisare il nostro impegno: “viste le condizioni meteorologiche e considerato che ci sono lavori in corso da parte della ditta Interguest che incontra ostacoli per le condizioni meteorologiche avverse si comunica che con l’Amministrazione comunale si è concordato il momentaneo trasferimento delle classi in altre sedi scolastiche a partire da lunedì 17 marzo (…) si assicura altresì che la Ditta sta lavorando e continuerà a lavorare fino alla risoluzione delle criticità legate alle infiltrazioni per cui auspichiamo un rientro in tempi breve nella nostra sede di via Villa Glori.” Si è voluto approfittare dell’allerta arancione per disconoscere le vere motivazioni che hanno indotto il trasferimento. Ma noi sappiamo bene che è stata la nostra lotta, la nostra determinazione come genitori ma anche come cittadine e cittadini, che ha spostato l’elemento decisionale nelle mani del buonsenso. Cosa che dovrebbe avvenire sempre.

D: Come intendete procedere?

A: Continueremo a seguire da vicino sia la questione moduli che i lavori nella sede storica di piazza XI maggio. Il comportamento dell’Amministrazione comunale e della Dirigenza scolastica non lascia spazio a una fiducia degna di questo nome. Il trasferimento, tanto per fare un esempio, sta già chiamando a nostre nuove prese di posizione sul servizio scuolabus, che vogliono garantire solo per l’infanzia ma non per la primaria. Il nostro grado di attenzione è quindi massimo. Non cederemo neanche di un millimetro per quanto riguarda i diritti delle nostre figlie e dei nostri figli. Ci auguriamo infine che la nostra lotta ma anche la coesione e il metodo che ci sta contraddistinguendo venga seguita da altre realtà scolastiche. Una storia, la nostra, che, fra le altre cose, mostra come l’elemento istituzionale non rappresenti il modello di gestione della società adeguato, soprattutto quando le cose si fanno difficili.

Andrea Paolini e Patrizia Nesti

L'articolo Edilizia scolastica. Ordinario abbandono e lotte dal basso proviene da .

Edilizia scolastica. Ordinario abbandono e lotte dal basso

La situazione dell’edilizia scolastica in Italia è drammatica. Lo testimonia l’esperienza quotidiana di chi nella scuola studia e lavora, ma lo riportano anche i dati ufficiali, che non riescono a nascondere questa evidente realtà. Secondo quanto si legge nel rapporto “Ecosistema scuola 2024”, una scuola su tre ha problematiche gravi di sicurezza che riguardano questioni strutturali: impianti elettrici, solai, certificati di agibilità mancanti. Una situazione che oltretutto ribadisce il divario esistente a livello territoriale, poiché se al Nord la situazione è un po’ migliore, al Sud solo il 22,6% delle scuole ha la certificazione di agibilità. Ricordiamo che quando parliamo di certificazioni di agibilità si fa riferimento principalmente all’antincendio è all’antisismico: non stiamo parlando quindi solo di muri scrostati o pareti da ridipingere, elementi che pure sarebbero importanti, ma di questioni di ben altro rilievo per la sicurezza. E allora diamo qualche altro parametro ufficiale più specifico.

A livello nazionale, il 57,68% degli edifici scolastici è sprovvisto del certificato di prevenzione incendi e il 41,50% non ha il collaudo statico. Da notare, a proposito di quest’ultimo dato, che quasi la metà delle scuole italiane si trova in zona sismica 1 e 2.

Tra il settembre 2023 e il settembre 2024 sono stati registrati 69 episodi di crolli negli edifici scolastici, raggiungendo la punta più alta degli ultimi sette anni. Ovviamente si tratta di eventi importanti, tali da essere registrati e divulgati nelle statistiche ufficiali. Non va dimenticato infatti che le istituzioni scolastiche, strette nel ricatto del tetto di iscrizioni da raggiungere per mantenere l’ autonomia didattica e amministrativa, nascondono talvolta le varie problematiche per millantare una sicurezza ed una efficienza che spesso non c’è. I dati ufficiali sui crolli quindi, come quelli relativi alle tante problematiche occasionali che purtroppo sono la quotidiana normalità, quali allagamenti, infiltrazioni, infissi, corto circuiti etc. corrispondono esclusivamente a quanto dichiarato, e rappresentano verosimilmente un numero inferiore alla realtà dei fatti. In un quadro generale di inadeguatezza strutturale pesante, sono assai carenti infatti sia gli interventi straordinari, in carico agli enti locali- comuni per le scuole primarie e medie, province per le scuole superiori- sia gli interventi straordinari. Per non parlare di veri e propri investimenti edilizi e costruzione di edifici scolastici nuovi: qui siamo nella nebbia totale! Eppure le occasioni non sono mancate e le risorse neppure. Durante il periodo Covid le esigenze di sicurezza e di distanziamento avevano indotto a reclamare piani edilizi adeguati per la ripresa dell’attività didattica in presenza e in generale per il futuro. A dispetto di tutto ciò, le gigantesche risorse PNRR intervenute sulla situazione post Covid sono state e sono tuttora una gigantesca beffa e un’occasione di dissipazione di risorse esistenti, finalizzate esclusivamente a quello che è solo un grande business. Pochissime le risorse destinate all’edilizia, al risanamento e alla messa a norma delle scuole, così come alla costruzione di nuovi edifici. Quelle poche sono state poi ulteriormente ridotte in ragione degli aumenti dei costi dei materiali edilizi. Ci troviamo così di fronte ad una situazione paradossale in cui fiumi di denaro sono stati riservati agli ambienti di apprendimento, intesi come arredi e ambienti digitali, mentre pochissimo è andato a finanziare le esigenze di ambienti fisici e reali che restano fatiscenti

L’ennesima beffa, in ordine di tempo, è rappresentata dall’edizione “Didacta 2025”, megaevento nazionale organizzata dal Ministero Istruzione e Merito proprio in questo mese di marzo nell’ambito degli “Interventi PNRR per l’edilizia scolastica”. Ma di cemento e mattoni nemmeno l’ombra. Corsi, seminari sviluppo di linee guida per la gestione dei nuovi ambienti digitali e didattici, accordi con la Protezione civile per campus e interventi formativi che trasformino gli studenti in “ambasciatori della cultura del rischio” e che diano ai docenti una “competenza spaziale” per meglio organizzare gli spazi didattici. Ogni commento è superfluo.

Intanto gli edifici scolastici sono lasciati nel degrado e la mancanza di sicurezza è pane quotidiano. Ma c’è chi non si rassegna a questa situazione e si batte per la reale sicurezza degli ambienti di studio e di lavoro, quelli fisici e concreti. Lo fanno studenti, lavoratori della scuola, genitori.

Di seguito l’intervista ad Andrea, un genitore delle scuole Micheli Lamarmora di Livorno, in cui si sta svolgendo una protesta che per sistematicità e continuità d’intervento è diventata una vera e propria vertenza cittadina

D: Quali sono problemi della struttura scolastica frequentata dai tuoi figli?

A: I problemi non nascono certo oggi. Le scuole Micheli-Lamarmora si trovano in piazza XI maggio, in un quartiere popolare di Livorno, e sono da sempre ospitate in un edificio molto grande e storico, costruito a fine 1800, col secondo piano realizzato nei primi decenni del ‘900. Una struttura quindi che, come è logico, ha risentito degli “acciacchi” dovuti al tempo. Le consistenti infiltrazioni di acqua piovana, presenti fino dal 1990, portarono nel 2019 al crollo dei solai in 5 spazi del secondo piano, comprendenti aule, locali mensa e bagni. All’epoca l’intervento istituzionale se la cavò chiudendo le aree pericolanti e promettendo lavori a breve. L’incuria non fece che peggiorare i problemi che progressivamente si verificarano: sbriciolamenti di solai, distacchi di pezzi di intonaco dentro e fuori l’edificio, tavole di legno della mantovana para-sassi che cadevano da un’altezza di 20, 30 metri (la mantovana para-sassi era un’impalcatura fissa posta sotto il cornicione del tetto e serviva come strumento di protezione da eventuali cadute di parti del tetto, salvo poi diventare anch’essa fonte di pericolo). Tutte cose che noi genitori verificavamo senza averne informazione ufficiale. Decidemmo perciò di attivarci, visto l’immobilismo dei dirigenti comunali e scolastici, e creammo il nucleo del gruppo genitori Micheli-Lamarmora. Con il nostro ormai storico striscione “i bambini sono il futuro, mettiamoli al sicuro”, che ci ha accompagnato anche nelle mobilitazioni più recenti, organizzammo presidi sotto il Comune di Livorno, portando in piazza la nostra protesta e facendola conoscere alla cittadinanza. La nostra vertenza fu corredata da un esposto inviato alla Procura della repubblica di Livorno e ai Vigili del Fuoco in cui puntualmente riportavamo gli eventi critici della struttura. L’esposto fu vergognosamente rifiutato dalla Procura per una questione formale, ma fu preso in carico dai Vvf che fecero un’indagine da cui scaturì che l’edificio era agibile a patto che iniziassero i lavori, cosa che finalmente portò il Comune ad attivarsi. Era il 2019. Fu un trionfo per noi, una vittoria figlia della nostra determinazione che anche in quel caso fu accusata di tutto: di aver diffamato la scuola, di aver creato allarmismo inutile, addirittura di aver fatto delle segnalazioni uscendo dalle nostre competenze! La verità è che decisivo per smuovere le cose, come sempre, fu il metodo dal basso , quello che abbiamo seguito anche ora.

D: Veniamo al periodo più recente. Spiegaci le problematiche legate alla fase attuale

A: Nel febbraio 2023 viene decisa la chiusura dell’edificio scolastico per lavori di ammodernamento antisismico legati allo stanziamento di quasi 4 milioni di euro. Fu perciò avviato il progetto di moduli prefabbricati provvisori in cui collocare le classi nel parco delle mura lorenesi. I genitori furono coinvolti, portati a visitare l’area e le strutture modulari. I sopralluoghi furono soddisfacenti, considerata la provvisorietà della situazione, ma subito dopo la collocazione delle classi nei moduli i problemi sono emersi: oltre alla mancanza di suppellettili, problemi di riscaldamento e problemi di forte rumore, in quanto i divisori tra le aule sono sprovvisti di materiale insonorizzante. Un disagio generale con ripercussioni sulla didattica che abbiamo denunciato da subito, insieme alle maestre, ma che la dirigenza scolastica come al solito ha minimizzato, ricorrendo anche alle minacce verso le stesse maestre. A queste problematiche, col sopraggiungere della pioggia si sono aggiunte poi le infiltrazioni e l’umidità.

D: Quindi quali azioni avete intrapreso ?

A: Le infiltrazioni di acqua nei moduli si sono fatte sempre più consistenti col maltempo, senza che i lavori di riparazione occasionali fossero efficaci, dimostrando così l’inadeguatezza delle strutture, che pure erano state programmate e non allestite in modo improvvisato per una emergenza imprevista. Da mesi facevamo segnalazioni scontrandoci con l’ostinazione insensata dell’amministrazione comunale di Livorno nel non voler traferire le alunne e gli alunni in strutture sicure e dignitose. Il Comune di Livorno avrebbe dovuto operare diversamente, senza che noi genitori ci mobilitassimo, ma evidentemente dinamiche politiche a noi sconosciute hanno determinato una situazione di stallo insostenibile, di fatto pericolosa e insalubre per i nostri figli e anche per il personale scolastico.

Di fronte a una situazione talmente paradossale abbiamo iniziato a reagire. Ci siamo perciò nuovamente organizzati come genitori, sfruttando la rete di collegamento che avevamo dal 2019. Il gruppo di lavoro composto dalle rappresentanti di classe e dal rappresentante dei genitori al Consiglio d’Istituto ha formato una delegazione che si è recata una prima volta in Comune a inizio febbraio per evidenziare in modo forte i problemi di infiltrazione presenti nei moduli. Successivamente abbiamo avviato una raccolta firme dei genitori che ha avuto grandissima adesione, tutto questo mentre continuavamo a spingere per far fare lavori risolutivi nei moduli.

D: Quali risposte avete ricevuto?

A: Le risposte alle nostre segnalazioni sono sempre state tese a banalizzare le nostre rimostranze e ad accusarci di inutili allarmismi. Il disco che girava era sempre il solito: la scuola è sicura, è tutto sotto controllo ecc. Un comportamento quindi negazionista della realtà e da un certo punto di vista inquietante, se si pensa che stiamo parlando di bambini piccoli e che alcuni di loro sono disabili.

D: La vostra protesta poi come si è concretizzata?

A: Nonostante gli interventi sui moduli, che finalmente eravamo riusciti ad ottenere dopo molte pressioni e un oggettivo intensificarsi delle problematiche, si è verificata una forte pioggia che ha allagato ancora di più classi, corridoi, palestra e bagni. Il 24 febbraio abbiamo fatto quindi la prima chiamata ai Vigili del fuoco, i quali hanno interdetto due aule della scuola primaria (l’acqua andava direttamente su canaline e interruttori). Neanche in questo caso il Comune ha preso decisioni concrete sul da farsi, appoggiandosi sul fatto che i vigili hanno definito le strutture non soggette a crolli. Come se la prevenzione sulla sicurezza si basasse esclusivamente sui mancati crolli. In seguito a quanto accaduto e ai mancati interventi risolutivi, Il 28 febbraio abbiamo fatto quindi il primo sciopero, raccogliendo un’adesione quasi del 90%. I bambini non sono entrati a scuola, non hanno partecipato alla lezione, fuori dalla struttura è stato fatto un presidio partecipatissimo con striscioni e presenza della stampa, che ha dato molto risalto alla nostra iniziativa.

Successivamente, il 12 marzo, in seguito ad un altro nubifragio, si sono nuovamente allagati gli spazi dei moduli, ancora di più rispetto alle volte precedenti. Nuova chiamata ai Vigili del fuoco che hanno interdetto tre aule della primaria, la palestra e tre aule dell’asilo. Il Comune in questo caso non ha più potuto far finta di niente ed ha trasferito le classi dell’infanzia Lamarmora nella scuola Volano del quartiere Corea, lasciando però i bambini e le bambine della primaria nell’acquitrino dei moduli. Una decisione per noi inaccettabile che ha fatto scattare il secondo sciopero nella giornata del 13 marzo (anche in questo caso adesioni del 90%) e la manifestazione sotto il Comune di Livorno. Siamo stati immediatamente ricevuti nella sala consiliare. Un momento memorabile e bellissimo per quanti eravamo tra genitori, figlie e figli. Abbiamo riempito la sala! Dopo le parole “amichevolmente istituzionali” siamo passati ai fatti, accusando di colpevole ritardo l’interessamento comunale sugli allagamenti delle scuole. L’indignazione e la rabbia, già elevata, è salita quando -dopo il nostro intervento- le figure istituzionali insistevano nel definire la scuola sicura, affermando che la primaria non sarebbe stata trasferita col pretesto che gli alunni della primaria erano troppo numerosi. Non ci siamo scoraggiati e abbiamo scandito insieme ai nostri figli il coro “vogliamo essere trasferiti!” davanti ai rappresentanti degli enti decisori e alla stampa che ha ripreso tutto. Non sono riusciti ad invisibilizzarci. E alla fine siamo riusciti ad ottenere il trasferimento

D: Alla fine quindi c’è stato un riconoscimento del problema da parte dell’amministrazione comunale?

A: In realtà solo grazie al clamore che abbiamo provocato sono stati costretti a riconoscere il problema per intero, disponendo anche il trasferimento delle classi della primaria. E questo evidentemente è quello che ai dirigenti pesa di pù. Il 14 marzo la Dirigenza scolastica ci ha comunicato in modo laconico e senza minimamente ravvisare il nostro impegno: “viste le condizioni meteorologiche e considerato che ci sono lavori in corso da parte della ditta Interguest che incontra ostacoli per le condizioni meteorologiche avverse si comunica che con l’Amministrazione comunale si è concordato il momentaneo trasferimento delle classi in altre sedi scolastiche a partire da lunedì 17 marzo (…) si assicura altresì che la Ditta sta lavorando e continuerà a lavorare fino alla risoluzione delle criticità legate alle infiltrazioni per cui auspichiamo un rientro in tempi breve nella nostra sede di via Villa Glori.” Si è voluto approfittare dell’allerta arancione per disconoscere le vere motivazioni che hanno indotto il trasferimento. Ma noi sappiamo bene che è stata la nostra lotta, la nostra determinazione come genitori ma anche come cittadine e cittadini, che ha spostato l’elemento decisionale nelle mani del buonsenso. Cosa che dovrebbe avvenire sempre.

D: Come intendete procedere?

A: Continueremo a seguire da vicino sia la questione moduli che i lavori nella sede storica di piazza XI maggio. Il comportamento dell’Amministrazione comunale e della Dirigenza scolastica non lascia spazio a una fiducia degna di questo nome. Il trasferimento, tanto per fare un esempio, sta già chiamando a nostre nuove prese di posizione sul servizio scuolabus, che vogliono garantire solo per l’infanzia ma non per la primaria. Il nostro grado di attenzione è quindi massimo. Non cederemo neanche di un millimetro per quanto riguarda i diritti delle nostre figlie e dei nostri figli. Ci auguriamo infine che la nostra lotta ma anche la coesione e il metodo che ci sta contraddistinguendo venga seguita da altre realtà scolastiche. Una storia, la nostra, che, fra le altre cose, mostra come l’elemento istituzionale non rappresenti il modello di gestione della società adeguato, soprattutto quando le cose si fanno difficili.

Andrea Paolini e Patrizia Nesti

L'articolo Edilizia scolastica. Ordinario abbandono e lotte dal basso proviene da .

Edilizia scolastica. Ordinario abbandono e lotte dal basso

La situazione dell’edilizia scolastica in Italia è drammatica. Lo testimonia l’esperienza quotidiana di chi nella scuola studia e lavora, ma lo riportano anche i dati ufficiali, che non riescono a nascondere questa evidente realtà. Secondo quanto si legge nel rapporto “Ecosistema scuola 2024”, una scuola su tre ha problematiche gravi di sicurezza che riguardano questioni strutturali: impianti elettrici, solai, certificati di agibilità mancanti. Una situazione che oltretutto ribadisce il divario esistente a livello territoriale, poiché se al Nord la situazione è un po’ migliore, al Sud solo il 22,6% delle scuole ha la certificazione di agibilità. Ricordiamo che quando parliamo di certificazioni di agibilità si fa riferimento principalmente all’antincendio è all’antisismico: non stiamo parlando quindi solo di muri scrostati o pareti da ridipingere, elementi che pure sarebbero importanti, ma di questioni di ben altro rilievo per la sicurezza. E allora diamo qualche altro parametro ufficiale più specifico.

A livello nazionale, il 57,68% degli edifici scolastici è sprovvisto del certificato di prevenzione incendi e il 41,50% non ha il collaudo statico. Da notare, a proposito di quest’ultimo dato, che quasi la metà delle scuole italiane si trova in zona sismica 1 e 2.

Tra il settembre 2023 e il settembre 2024 sono stati registrati 69 episodi di crolli negli edifici scolastici, raggiungendo la punta più alta degli ultimi sette anni. Ovviamente si tratta di eventi importanti, tali da essere registrati e divulgati nelle statistiche ufficiali. Non va dimenticato infatti che le istituzioni scolastiche, strette nel ricatto del tetto di iscrizioni da raggiungere per mantenere l’ autonomia didattica e amministrativa, nascondono talvolta le varie problematiche per millantare una sicurezza ed una efficienza che spesso non c’è. I dati ufficiali sui crolli quindi, come quelli relativi alle tante problematiche occasionali che purtroppo sono la quotidiana normalità, quali allagamenti, infiltrazioni, infissi, corto circuiti etc. corrispondono esclusivamente a quanto dichiarato, e rappresentano verosimilmente un numero inferiore alla realtà dei fatti. In un quadro generale di inadeguatezza strutturale pesante, sono assai carenti infatti sia gli interventi straordinari, in carico agli enti locali- comuni per le scuole primarie e medie, province per le scuole superiori- sia gli interventi straordinari. Per non parlare di veri e propri investimenti edilizi e costruzione di edifici scolastici nuovi: qui siamo nella nebbia totale! Eppure le occasioni non sono mancate e le risorse neppure. Durante il periodo Covid le esigenze di sicurezza e di distanziamento avevano indotto a reclamare piani edilizi adeguati per la ripresa dell’attività didattica in presenza e in generale per il futuro. A dispetto di tutto ciò, le gigantesche risorse PNRR intervenute sulla situazione post Covid sono state e sono tuttora una gigantesca beffa e un’occasione di dissipazione di risorse esistenti, finalizzate esclusivamente a quello che è solo un grande business. Pochissime le risorse destinate all’edilizia, al risanamento e alla messa a norma delle scuole, così come alla costruzione di nuovi edifici. Quelle poche sono state poi ulteriormente ridotte in ragione degli aumenti dei costi dei materiali edilizi. Ci troviamo così di fronte ad una situazione paradossale in cui fiumi di denaro sono stati riservati agli ambienti di apprendimento, intesi come arredi e ambienti digitali, mentre pochissimo è andato a finanziare le esigenze di ambienti fisici e reali che restano fatiscenti

L’ennesima beffa, in ordine di tempo, è rappresentata dall’edizione “Didacta 2025”, megaevento nazionale organizzata dal Ministero Istruzione e Merito proprio in questo mese di marzo nell’ambito degli “Interventi PNRR per l’edilizia scolastica”. Ma di cemento e mattoni nemmeno l’ombra. Corsi, seminari sviluppo di linee guida per la gestione dei nuovi ambienti digitali e didattici, accordi con la Protezione civile per campus e interventi formativi che trasformino gli studenti in “ambasciatori della cultura del rischio” e che diano ai docenti una “competenza spaziale” per meglio organizzare gli spazi didattici. Ogni commento è superfluo.

Intanto gli edifici scolastici sono lasciati nel degrado e la mancanza di sicurezza è pane quotidiano. Ma c’è chi non si rassegna a questa situazione e si batte per la reale sicurezza degli ambienti di studio e di lavoro, quelli fisici e concreti. Lo fanno studenti, lavoratori della scuola, genitori.

Di seguito l’intervista ad Andrea, un genitore delle scuole Micheli Lamarmora di Livorno, in cui si sta svolgendo una protesta che per sistematicità e continuità d’intervento è diventata una vera e propria vertenza cittadina

D: Quali sono problemi della struttura scolastica frequentata dai tuoi figli?

A: I problemi non nascono certo oggi. Le scuole Micheli-Lamarmora si trovano in piazza XI maggio, in un quartiere popolare di Livorno, e sono da sempre ospitate in un edificio molto grande e storico, costruito a fine 1800, col secondo piano realizzato nei primi decenni del ‘900. Una struttura quindi che, come è logico, ha risentito degli “acciacchi” dovuti al tempo. Le consistenti infiltrazioni di acqua piovana, presenti fino dal 1990, portarono nel 2019 al crollo dei solai in 5 spazi del secondo piano, comprendenti aule, locali mensa e bagni. All’epoca l’intervento istituzionale se la cavò chiudendo le aree pericolanti e promettendo lavori a breve. L’incuria non fece che peggiorare i problemi che progressivamente si verificarano: sbriciolamenti di solai, distacchi di pezzi di intonaco dentro e fuori l’edificio, tavole di legno della mantovana para-sassi che cadevano da un’altezza di 20, 30 metri (la mantovana para-sassi era un’impalcatura fissa posta sotto il cornicione del tetto e serviva come strumento di protezione da eventuali cadute di parti del tetto, salvo poi diventare anch’essa fonte di pericolo). Tutte cose che noi genitori verificavamo senza averne informazione ufficiale. Decidemmo perciò di attivarci, visto l’immobilismo dei dirigenti comunali e scolastici, e creammo il nucleo del gruppo genitori Micheli-Lamarmora. Con il nostro ormai storico striscione “i bambini sono il futuro, mettiamoli al sicuro”, che ci ha accompagnato anche nelle mobilitazioni più recenti, organizzammo presidi sotto il Comune di Livorno, portando in piazza la nostra protesta e facendola conoscere alla cittadinanza. La nostra vertenza fu corredata da un esposto inviato alla Procura della repubblica di Livorno e ai Vigili del Fuoco in cui puntualmente riportavamo gli eventi critici della struttura. L’esposto fu vergognosamente rifiutato dalla Procura per una questione formale, ma fu preso in carico dai Vvf che fecero un’indagine da cui scaturì che l’edificio era agibile a patto che iniziassero i lavori, cosa che finalmente portò il Comune ad attivarsi. Era il 2019. Fu un trionfo per noi, una vittoria figlia della nostra determinazione che anche in quel caso fu accusata di tutto: di aver diffamato la scuola, di aver creato allarmismo inutile, addirittura di aver fatto delle segnalazioni uscendo dalle nostre competenze! La verità è che decisivo per smuovere le cose, come sempre, fu il metodo dal basso , quello che abbiamo seguito anche ora.

D: Veniamo al periodo più recente. Spiegaci le problematiche legate alla fase attuale

A: Nel febbraio 2023 viene decisa la chiusura dell’edificio scolastico per lavori di ammodernamento antisismico legati allo stanziamento di quasi 4 milioni di euro. Fu perciò avviato il progetto di moduli prefabbricati provvisori in cui collocare le classi nel parco delle mura lorenesi. I genitori furono coinvolti, portati a visitare l’area e le strutture modulari. I sopralluoghi furono soddisfacenti, considerata la provvisorietà della situazione, ma subito dopo la collocazione delle classi nei moduli i problemi sono emersi: oltre alla mancanza di suppellettili, problemi di riscaldamento e problemi di forte rumore, in quanto i divisori tra le aule sono sprovvisti di materiale insonorizzante. Un disagio generale con ripercussioni sulla didattica che abbiamo denunciato da subito, insieme alle maestre, ma che la dirigenza scolastica come al solito ha minimizzato, ricorrendo anche alle minacce verso le stesse maestre. A queste problematiche, col sopraggiungere della pioggia si sono aggiunte poi le infiltrazioni e l’umidità.

D: Quindi quali azioni avete intrapreso ?

A: Le infiltrazioni di acqua nei moduli si sono fatte sempre più consistenti col maltempo, senza che i lavori di riparazione occasionali fossero efficaci, dimostrando così l’inadeguatezza delle strutture, che pure erano state programmate e non allestite in modo improvvisato per una emergenza imprevista. Da mesi facevamo segnalazioni scontrandoci con l’ostinazione insensata dell’amministrazione comunale di Livorno nel non voler traferire le alunne e gli alunni in strutture sicure e dignitose. Il Comune di Livorno avrebbe dovuto operare diversamente, senza che noi genitori ci mobilitassimo, ma evidentemente dinamiche politiche a noi sconosciute hanno determinato una situazione di stallo insostenibile, di fatto pericolosa e insalubre per i nostri figli e anche per il personale scolastico.

Di fronte a una situazione talmente paradossale abbiamo iniziato a reagire. Ci siamo perciò nuovamente organizzati come genitori, sfruttando la rete di collegamento che avevamo dal 2019. Il gruppo di lavoro composto dalle rappresentanti di classe e dal rappresentante dei genitori al Consiglio d’Istituto ha formato una delegazione che si è recata una prima volta in Comune a inizio febbraio per evidenziare in modo forte i problemi di infiltrazione presenti nei moduli. Successivamente abbiamo avviato una raccolta firme dei genitori che ha avuto grandissima adesione, tutto questo mentre continuavamo a spingere per far fare lavori risolutivi nei moduli.

D: Quali risposte avete ricevuto?

A: Le risposte alle nostre segnalazioni sono sempre state tese a banalizzare le nostre rimostranze e ad accusarci di inutili allarmismi. Il disco che girava era sempre il solito: la scuola è sicura, è tutto sotto controllo ecc. Un comportamento quindi negazionista della realtà e da un certo punto di vista inquietante, se si pensa che stiamo parlando di bambini piccoli e che alcuni di loro sono disabili.

D: La vostra protesta poi come si è concretizzata?

A: Nonostante gli interventi sui moduli, che finalmente eravamo riusciti ad ottenere dopo molte pressioni e un oggettivo intensificarsi delle problematiche, si è verificata una forte pioggia che ha allagato ancora di più classi, corridoi, palestra e bagni. Il 24 febbraio abbiamo fatto quindi la prima chiamata ai Vigili del fuoco, i quali hanno interdetto due aule della scuola primaria (l’acqua andava direttamente su canaline e interruttori). Neanche in questo caso il Comune ha preso decisioni concrete sul da farsi, appoggiandosi sul fatto che i vigili hanno definito le strutture non soggette a crolli. Come se la prevenzione sulla sicurezza si basasse esclusivamente sui mancati crolli. In seguito a quanto accaduto e ai mancati interventi risolutivi, Il 28 febbraio abbiamo fatto quindi il primo sciopero, raccogliendo un’adesione quasi del 90%. I bambini non sono entrati a scuola, non hanno partecipato alla lezione, fuori dalla struttura è stato fatto un presidio partecipatissimo con striscioni e presenza della stampa, che ha dato molto risalto alla nostra iniziativa.

Successivamente, il 12 marzo, in seguito ad un altro nubifragio, si sono nuovamente allagati gli spazi dei moduli, ancora di più rispetto alle volte precedenti. Nuova chiamata ai Vigili del fuoco che hanno interdetto tre aule della primaria, la palestra e tre aule dell’asilo. Il Comune in questo caso non ha più potuto far finta di niente ed ha trasferito le classi dell’infanzia Lamarmora nella scuola Volano del quartiere Corea, lasciando però i bambini e le bambine della primaria nell’acquitrino dei moduli. Una decisione per noi inaccettabile che ha fatto scattare il secondo sciopero nella giornata del 13 marzo (anche in questo caso adesioni del 90%) e la manifestazione sotto il Comune di Livorno. Siamo stati immediatamente ricevuti nella sala consiliare. Un momento memorabile e bellissimo per quanti eravamo tra genitori, figlie e figli. Abbiamo riempito la sala! Dopo le parole “amichevolmente istituzionali” siamo passati ai fatti, accusando di colpevole ritardo l’interessamento comunale sugli allagamenti delle scuole. L’indignazione e la rabbia, già elevata, è salita quando -dopo il nostro intervento- le figure istituzionali insistevano nel definire la scuola sicura, affermando che la primaria non sarebbe stata trasferita col pretesto che gli alunni della primaria erano troppo numerosi. Non ci siamo scoraggiati e abbiamo scandito insieme ai nostri figli il coro “vogliamo essere trasferiti!” davanti ai rappresentanti degli enti decisori e alla stampa che ha ripreso tutto. Non sono riusciti ad invisibilizzarci. E alla fine siamo riusciti ad ottenere il trasferimento

D: Alla fine quindi c’è stato un riconoscimento del problema da parte dell’amministrazione comunale?

A: In realtà solo grazie al clamore che abbiamo provocato sono stati costretti a riconoscere il problema per intero, disponendo anche il trasferimento delle classi della primaria. E questo evidentemente è quello che ai dirigenti pesa di pù. Il 14 marzo la Dirigenza scolastica ci ha comunicato in modo laconico e senza minimamente ravvisare il nostro impegno: “viste le condizioni meteorologiche e considerato che ci sono lavori in corso da parte della ditta Interguest che incontra ostacoli per le condizioni meteorologiche avverse si comunica che con l’Amministrazione comunale si è concordato il momentaneo trasferimento delle classi in altre sedi scolastiche a partire da lunedì 17 marzo (…) si assicura altresì che la Ditta sta lavorando e continuerà a lavorare fino alla risoluzione delle criticità legate alle infiltrazioni per cui auspichiamo un rientro in tempi breve nella nostra sede di via Villa Glori.” Si è voluto approfittare dell’allerta arancione per disconoscere le vere motivazioni che hanno indotto il trasferimento. Ma noi sappiamo bene che è stata la nostra lotta, la nostra determinazione come genitori ma anche come cittadine e cittadini, che ha spostato l’elemento decisionale nelle mani del buonsenso. Cosa che dovrebbe avvenire sempre.

D: Come intendete procedere?

A: Continueremo a seguire da vicino sia la questione moduli che i lavori nella sede storica di piazza XI maggio. Il comportamento dell’Amministrazione comunale e della Dirigenza scolastica non lascia spazio a una fiducia degna di questo nome. Il trasferimento, tanto per fare un esempio, sta già chiamando a nostre nuove prese di posizione sul servizio scuolabus, che vogliono garantire solo per l’infanzia ma non per la primaria. Il nostro grado di attenzione è quindi massimo. Non cederemo neanche di un millimetro per quanto riguarda i diritti delle nostre figlie e dei nostri figli. Ci auguriamo infine che la nostra lotta ma anche la coesione e il metodo che ci sta contraddistinguendo venga seguita da altre realtà scolastiche. Una storia, la nostra, che, fra le altre cose, mostra come l’elemento istituzionale non rappresenti il modello di gestione della società adeguato, soprattutto quando le cose si fanno difficili.

Andrea Paolini e Patrizia Nesti

L'articolo Edilizia scolastica. Ordinario abbandono e lotte dal basso proviene da .

Edilizia scolastica. Ordinario abbandono e lotte dal basso

La situazione dell’edilizia scolastica in Italia è drammatica. Lo testimonia l’esperienza quotidiana di chi nella scuola studia e lavora, ma lo riportano anche i dati ufficiali, che non riescono a nascondere questa evidente realtà. Secondo quanto si legge nel rapporto “Ecosistema scuola 2024”, una scuola su tre ha problematiche gravi di sicurezza che riguardano questioni strutturali: impianti elettrici, solai, certificati di agibilità mancanti. Una situazione che oltretutto ribadisce il divario esistente a livello territoriale, poiché se al Nord la situazione è un po’ migliore, al Sud solo il 22,6% delle scuole ha la certificazione di agibilità. Ricordiamo che quando parliamo di certificazioni di agibilità si fa riferimento principalmente all’antincendio è all’antisismico: non stiamo parlando quindi solo di muri scrostati o pareti da ridipingere, elementi che pure sarebbero importanti, ma di questioni di ben altro rilievo per la sicurezza. E allora diamo qualche altro parametro ufficiale più specifico.

A livello nazionale, il 57,68% degli edifici scolastici è sprovvisto del certificato di prevenzione incendi e il 41,50% non ha il collaudo statico. Da notare, a proposito di quest’ultimo dato, che quasi la metà delle scuole italiane si trova in zona sismica 1 e 2.

Tra il settembre 2023 e il settembre 2024 sono stati registrati 69 episodi di crolli negli edifici scolastici, raggiungendo la punta più alta degli ultimi sette anni. Ovviamente si tratta di eventi importanti, tali da essere registrati e divulgati nelle statistiche ufficiali. Non va dimenticato infatti che le istituzioni scolastiche, strette nel ricatto del tetto di iscrizioni da raggiungere per mantenere l’ autonomia didattica e amministrativa, nascondono talvolta le varie problematiche per millantare una sicurezza ed una efficienza che spesso non c’è. I dati ufficiali sui crolli quindi, come quelli relativi alle tante problematiche occasionali che purtroppo sono la quotidiana normalità, quali allagamenti, infiltrazioni, infissi, corto circuiti etc. corrispondono esclusivamente a quanto dichiarato, e rappresentano verosimilmente un numero inferiore alla realtà dei fatti. In un quadro generale di inadeguatezza strutturale pesante, sono assai carenti infatti sia gli interventi straordinari, in carico agli enti locali- comuni per le scuole primarie e medie, province per le scuole superiori- sia gli interventi straordinari. Per non parlare di veri e propri investimenti edilizi e costruzione di edifici scolastici nuovi: qui siamo nella nebbia totale! Eppure le occasioni non sono mancate e le risorse neppure. Durante il periodo Covid le esigenze di sicurezza e di distanziamento avevano indotto a reclamare piani edilizi adeguati per la ripresa dell’attività didattica in presenza e in generale per il futuro. A dispetto di tutto ciò, le gigantesche risorse PNRR intervenute sulla situazione post Covid sono state e sono tuttora una gigantesca beffa e un’occasione di dissipazione di risorse esistenti, finalizzate esclusivamente a quello che è solo un grande business. Pochissime le risorse destinate all’edilizia, al risanamento e alla messa a norma delle scuole, così come alla costruzione di nuovi edifici. Quelle poche sono state poi ulteriormente ridotte in ragione degli aumenti dei costi dei materiali edilizi. Ci troviamo così di fronte ad una situazione paradossale in cui fiumi di denaro sono stati riservati agli ambienti di apprendimento, intesi come arredi e ambienti digitali, mentre pochissimo è andato a finanziare le esigenze di ambienti fisici e reali che restano fatiscenti

L’ennesima beffa, in ordine di tempo, è rappresentata dall’edizione “Didacta 2025”, megaevento nazionale organizzata dal Ministero Istruzione e Merito proprio in questo mese di marzo nell’ambito degli “Interventi PNRR per l’edilizia scolastica”. Ma di cemento e mattoni nemmeno l’ombra. Corsi, seminari sviluppo di linee guida per la gestione dei nuovi ambienti digitali e didattici, accordi con la Protezione civile per campus e interventi formativi che trasformino gli studenti in “ambasciatori della cultura del rischio” e che diano ai docenti una “competenza spaziale” per meglio organizzare gli spazi didattici. Ogni commento è superfluo.

Intanto gli edifici scolastici sono lasciati nel degrado e la mancanza di sicurezza è pane quotidiano. Ma c’è chi non si rassegna a questa situazione e si batte per la reale sicurezza degli ambienti di studio e di lavoro, quelli fisici e concreti. Lo fanno studenti, lavoratori della scuola, genitori.

Di seguito l’intervista ad Andrea, un genitore delle scuole Micheli Lamarmora di Livorno, in cui si sta svolgendo una protesta che per sistematicità e continuità d’intervento è diventata una vera e propria vertenza cittadina

D: Quali sono problemi della struttura scolastica frequentata dai tuoi figli?

A: I problemi non nascono certo oggi. Le scuole Micheli-Lamarmora si trovano in piazza XI maggio, in un quartiere popolare di Livorno, e sono da sempre ospitate in un edificio molto grande e storico, costruito a fine 1800, col secondo piano realizzato nei primi decenni del ‘900. Una struttura quindi che, come è logico, ha risentito degli “acciacchi” dovuti al tempo. Le consistenti infiltrazioni di acqua piovana, presenti fino dal 1990, portarono nel 2019 al crollo dei solai in 5 spazi del secondo piano, comprendenti aule, locali mensa e bagni. All’epoca l’intervento istituzionale se la cavò chiudendo le aree pericolanti e promettendo lavori a breve. L’incuria non fece che peggiorare i problemi che progressivamente si verificarano: sbriciolamenti di solai, distacchi di pezzi di intonaco dentro e fuori l’edificio, tavole di legno della mantovana para-sassi che cadevano da un’altezza di 20, 30 metri (la mantovana para-sassi era un’impalcatura fissa posta sotto il cornicione del tetto e serviva come strumento di protezione da eventuali cadute di parti del tetto, salvo poi diventare anch’essa fonte di pericolo). Tutte cose che noi genitori verificavamo senza averne informazione ufficiale. Decidemmo perciò di attivarci, visto l’immobilismo dei dirigenti comunali e scolastici, e creammo il nucleo del gruppo genitori Micheli-Lamarmora. Con il nostro ormai storico striscione “i bambini sono il futuro, mettiamoli al sicuro”, che ci ha accompagnato anche nelle mobilitazioni più recenti, organizzammo presidi sotto il Comune di Livorno, portando in piazza la nostra protesta e facendola conoscere alla cittadinanza. La nostra vertenza fu corredata da un esposto inviato alla Procura della repubblica di Livorno e ai Vigili del Fuoco in cui puntualmente riportavamo gli eventi critici della struttura. L’esposto fu vergognosamente rifiutato dalla Procura per una questione formale, ma fu preso in carico dai Vvf che fecero un’indagine da cui scaturì che l’edificio era agibile a patto che iniziassero i lavori, cosa che finalmente portò il Comune ad attivarsi. Era il 2019. Fu un trionfo per noi, una vittoria figlia della nostra determinazione che anche in quel caso fu accusata di tutto: di aver diffamato la scuola, di aver creato allarmismo inutile, addirittura di aver fatto delle segnalazioni uscendo dalle nostre competenze! La verità è che decisivo per smuovere le cose, come sempre, fu il metodo dal basso , quello che abbiamo seguito anche ora.

D: Veniamo al periodo più recente. Spiegaci le problematiche legate alla fase attuale

A: Nel febbraio 2023 viene decisa la chiusura dell’edificio scolastico per lavori di ammodernamento antisismico legati allo stanziamento di quasi 4 milioni di euro. Fu perciò avviato il progetto di moduli prefabbricati provvisori in cui collocare le classi nel parco delle mura lorenesi. I genitori furono coinvolti, portati a visitare l’area e le strutture modulari. I sopralluoghi furono soddisfacenti, considerata la provvisorietà della situazione, ma subito dopo la collocazione delle classi nei moduli i problemi sono emersi: oltre alla mancanza di suppellettili, problemi di riscaldamento e problemi di forte rumore, in quanto i divisori tra le aule sono sprovvisti di materiale insonorizzante. Un disagio generale con ripercussioni sulla didattica che abbiamo denunciato da subito, insieme alle maestre, ma che la dirigenza scolastica come al solito ha minimizzato, ricorrendo anche alle minacce verso le stesse maestre. A queste problematiche, col sopraggiungere della pioggia si sono aggiunte poi le infiltrazioni e l’umidità.

D: Quindi quali azioni avete intrapreso ?

A: Le infiltrazioni di acqua nei moduli si sono fatte sempre più consistenti col maltempo, senza che i lavori di riparazione occasionali fossero efficaci, dimostrando così l’inadeguatezza delle strutture, che pure erano state programmate e non allestite in modo improvvisato per una emergenza imprevista. Da mesi facevamo segnalazioni scontrandoci con l’ostinazione insensata dell’amministrazione comunale di Livorno nel non voler traferire le alunne e gli alunni in strutture sicure e dignitose. Il Comune di Livorno avrebbe dovuto operare diversamente, senza che noi genitori ci mobilitassimo, ma evidentemente dinamiche politiche a noi sconosciute hanno determinato una situazione di stallo insostenibile, di fatto pericolosa e insalubre per i nostri figli e anche per il personale scolastico.

Di fronte a una situazione talmente paradossale abbiamo iniziato a reagire. Ci siamo perciò nuovamente organizzati come genitori, sfruttando la rete di collegamento che avevamo dal 2019. Il gruppo di lavoro composto dalle rappresentanti di classe e dal rappresentante dei genitori al Consiglio d’Istituto ha formato una delegazione che si è recata una prima volta in Comune a inizio febbraio per evidenziare in modo forte i problemi di infiltrazione presenti nei moduli. Successivamente abbiamo avviato una raccolta firme dei genitori che ha avuto grandissima adesione, tutto questo mentre continuavamo a spingere per far fare lavori risolutivi nei moduli.

D: Quali risposte avete ricevuto?

A: Le risposte alle nostre segnalazioni sono sempre state tese a banalizzare le nostre rimostranze e ad accusarci di inutili allarmismi. Il disco che girava era sempre il solito: la scuola è sicura, è tutto sotto controllo ecc. Un comportamento quindi negazionista della realtà e da un certo punto di vista inquietante, se si pensa che stiamo parlando di bambini piccoli e che alcuni di loro sono disabili.

D: La vostra protesta poi come si è concretizzata?

A: Nonostante gli interventi sui moduli, che finalmente eravamo riusciti ad ottenere dopo molte pressioni e un oggettivo intensificarsi delle problematiche, si è verificata una forte pioggia che ha allagato ancora di più classi, corridoi, palestra e bagni. Il 24 febbraio abbiamo fatto quindi la prima chiamata ai Vigili del fuoco, i quali hanno interdetto due aule della scuola primaria (l’acqua andava direttamente su canaline e interruttori). Neanche in questo caso il Comune ha preso decisioni concrete sul da farsi, appoggiandosi sul fatto che i vigili hanno definito le strutture non soggette a crolli. Come se la prevenzione sulla sicurezza si basasse esclusivamente sui mancati crolli. In seguito a quanto accaduto e ai mancati interventi risolutivi, Il 28 febbraio abbiamo fatto quindi il primo sciopero, raccogliendo un’adesione quasi del 90%. I bambini non sono entrati a scuola, non hanno partecipato alla lezione, fuori dalla struttura è stato fatto un presidio partecipatissimo con striscioni e presenza della stampa, che ha dato molto risalto alla nostra iniziativa.

Successivamente, il 12 marzo, in seguito ad un altro nubifragio, si sono nuovamente allagati gli spazi dei moduli, ancora di più rispetto alle volte precedenti. Nuova chiamata ai Vigili del fuoco che hanno interdetto tre aule della primaria, la palestra e tre aule dell’asilo. Il Comune in questo caso non ha più potuto far finta di niente ed ha trasferito le classi dell’infanzia Lamarmora nella scuola Volano del quartiere Corea, lasciando però i bambini e le bambine della primaria nell’acquitrino dei moduli. Una decisione per noi inaccettabile che ha fatto scattare il secondo sciopero nella giornata del 13 marzo (anche in questo caso adesioni del 90%) e la manifestazione sotto il Comune di Livorno. Siamo stati immediatamente ricevuti nella sala consiliare. Un momento memorabile e bellissimo per quanti eravamo tra genitori, figlie e figli. Abbiamo riempito la sala! Dopo le parole “amichevolmente istituzionali” siamo passati ai fatti, accusando di colpevole ritardo l’interessamento comunale sugli allagamenti delle scuole. L’indignazione e la rabbia, già elevata, è salita quando -dopo il nostro intervento- le figure istituzionali insistevano nel definire la scuola sicura, affermando che la primaria non sarebbe stata trasferita col pretesto che gli alunni della primaria erano troppo numerosi. Non ci siamo scoraggiati e abbiamo scandito insieme ai nostri figli il coro “vogliamo essere trasferiti!” davanti ai rappresentanti degli enti decisori e alla stampa che ha ripreso tutto. Non sono riusciti ad invisibilizzarci. E alla fine siamo riusciti ad ottenere il trasferimento

D: Alla fine quindi c’è stato un riconoscimento del problema da parte dell’amministrazione comunale?

A: In realtà solo grazie al clamore che abbiamo provocato sono stati costretti a riconoscere il problema per intero, disponendo anche il trasferimento delle classi della primaria. E questo evidentemente è quello che ai dirigenti pesa di pù. Il 14 marzo la Dirigenza scolastica ci ha comunicato in modo laconico e senza minimamente ravvisare il nostro impegno: “viste le condizioni meteorologiche e considerato che ci sono lavori in corso da parte della ditta Interguest che incontra ostacoli per le condizioni meteorologiche avverse si comunica che con l’Amministrazione comunale si è concordato il momentaneo trasferimento delle classi in altre sedi scolastiche a partire da lunedì 17 marzo (…) si assicura altresì che la Ditta sta lavorando e continuerà a lavorare fino alla risoluzione delle criticità legate alle infiltrazioni per cui auspichiamo un rientro in tempi breve nella nostra sede di via Villa Glori.” Si è voluto approfittare dell’allerta arancione per disconoscere le vere motivazioni che hanno indotto il trasferimento. Ma noi sappiamo bene che è stata la nostra lotta, la nostra determinazione come genitori ma anche come cittadine e cittadini, che ha spostato l’elemento decisionale nelle mani del buonsenso. Cosa che dovrebbe avvenire sempre.

D: Come intendete procedere?

A: Continueremo a seguire da vicino sia la questione moduli che i lavori nella sede storica di piazza XI maggio. Il comportamento dell’Amministrazione comunale e della Dirigenza scolastica non lascia spazio a una fiducia degna di questo nome. Il trasferimento, tanto per fare un esempio, sta già chiamando a nostre nuove prese di posizione sul servizio scuolabus, che vogliono garantire solo per l’infanzia ma non per la primaria. Il nostro grado di attenzione è quindi massimo. Non cederemo neanche di un millimetro per quanto riguarda i diritti delle nostre figlie e dei nostri figli. Ci auguriamo infine che la nostra lotta ma anche la coesione e il metodo che ci sta contraddistinguendo venga seguita da altre realtà scolastiche. Una storia, la nostra, che, fra le altre cose, mostra come l’elemento istituzionale non rappresenti il modello di gestione della società adeguato, soprattutto quando le cose si fanno difficili.

Andrea Paolini e Patrizia Nesti

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Edilizia scolastica. Ordinario abbandono e lotte dal basso

La situazione dell’edilizia scolastica in Italia è drammatica. Lo testimonia l’esperienza quotidiana di chi nella scuola studia e lavora, ma lo riportano anche i dati ufficiali, che non riescono a nascondere questa evidente realtà. Secondo quanto si legge nel rapporto “Ecosistema scuola 2024”, una scuola su tre ha problematiche gravi di sicurezza che riguardano questioni strutturali: impianti elettrici, solai, certificati di agibilità mancanti. Una situazione che oltretutto ribadisce il divario esistente a livello territoriale, poiché se al Nord la situazione è un po’ migliore, al Sud solo il 22,6% delle scuole ha la certificazione di agibilità. Ricordiamo che quando parliamo di certificazioni di agibilità si fa riferimento principalmente all’antincendio è all’antisismico: non stiamo parlando quindi solo di muri scrostati o pareti da ridipingere, elementi che pure sarebbero importanti, ma di questioni di ben altro rilievo per la sicurezza. E allora diamo qualche altro parametro ufficiale più specifico.

A livello nazionale, il 57,68% degli edifici scolastici è sprovvisto del certificato di prevenzione incendi e il 41,50% non ha il collaudo statico. Da notare, a proposito di quest’ultimo dato, che quasi la metà delle scuole italiane si trova in zona sismica 1 e 2.

Tra il settembre 2023 e il settembre 2024 sono stati registrati 69 episodi di crolli negli edifici scolastici, raggiungendo la punta più alta degli ultimi sette anni. Ovviamente si tratta di eventi importanti, tali da essere registrati e divulgati nelle statistiche ufficiali. Non va dimenticato infatti che le istituzioni scolastiche, strette nel ricatto del tetto di iscrizioni da raggiungere per mantenere l’ autonomia didattica e amministrativa, nascondono talvolta le varie problematiche per millantare una sicurezza ed una efficienza che spesso non c’è. I dati ufficiali sui crolli quindi, come quelli relativi alle tante problematiche occasionali che purtroppo sono la quotidiana normalità, quali allagamenti, infiltrazioni, infissi, corto circuiti etc. corrispondono esclusivamente a quanto dichiarato, e rappresentano verosimilmente un numero inferiore alla realtà dei fatti. In un quadro generale di inadeguatezza strutturale pesante, sono assai carenti infatti sia gli interventi straordinari, in carico agli enti locali- comuni per le scuole primarie e medie, province per le scuole superiori- sia gli interventi straordinari. Per non parlare di veri e propri investimenti edilizi e costruzione di edifici scolastici nuovi: qui siamo nella nebbia totale! Eppure le occasioni non sono mancate e le risorse neppure. Durante il periodo Covid le esigenze di sicurezza e di distanziamento avevano indotto a reclamare piani edilizi adeguati per la ripresa dell’attività didattica in presenza e in generale per il futuro. A dispetto di tutto ciò, le gigantesche risorse PNRR intervenute sulla situazione post Covid sono state e sono tuttora una gigantesca beffa e un’occasione di dissipazione di risorse esistenti, finalizzate esclusivamente a quello che è solo un grande business. Pochissime le risorse destinate all’edilizia, al risanamento e alla messa a norma delle scuole, così come alla costruzione di nuovi edifici. Quelle poche sono state poi ulteriormente ridotte in ragione degli aumenti dei costi dei materiali edilizi. Ci troviamo così di fronte ad una situazione paradossale in cui fiumi di denaro sono stati riservati agli ambienti di apprendimento, intesi come arredi e ambienti digitali, mentre pochissimo è andato a finanziare le esigenze di ambienti fisici e reali che restano fatiscenti

L’ennesima beffa, in ordine di tempo, è rappresentata dall’edizione “Didacta 2025”, megaevento nazionale organizzata dal Ministero Istruzione e Merito proprio in questo mese di marzo nell’ambito degli “Interventi PNRR per l’edilizia scolastica”. Ma di cemento e mattoni nemmeno l’ombra. Corsi, seminari sviluppo di linee guida per la gestione dei nuovi ambienti digitali e didattici, accordi con la Protezione civile per campus e interventi formativi che trasformino gli studenti in “ambasciatori della cultura del rischio” e che diano ai docenti una “competenza spaziale” per meglio organizzare gli spazi didattici. Ogni commento è superfluo.

Intanto gli edifici scolastici sono lasciati nel degrado e la mancanza di sicurezza è pane quotidiano. Ma c’è chi non si rassegna a questa situazione e si batte per la reale sicurezza degli ambienti di studio e di lavoro, quelli fisici e concreti. Lo fanno studenti, lavoratori della scuola, genitori.

Di seguito l’intervista ad Andrea, un genitore delle scuole Micheli Lamarmora di Livorno, in cui si sta svolgendo una protesta che per sistematicità e continuità d’intervento è diventata una vera e propria vertenza cittadina

D: Quali sono problemi della struttura scolastica frequentata dai tuoi figli?

A: I problemi non nascono certo oggi. Le scuole Micheli-Lamarmora si trovano in piazza XI maggio, in un quartiere popolare di Livorno, e sono da sempre ospitate in un edificio molto grande e storico, costruito a fine 1800, col secondo piano realizzato nei primi decenni del ‘900. Una struttura quindi che, come è logico, ha risentito degli “acciacchi” dovuti al tempo. Le consistenti infiltrazioni di acqua piovana, presenti fino dal 1990, portarono nel 2019 al crollo dei solai in 5 spazi del secondo piano, comprendenti aule, locali mensa e bagni. All’epoca l’intervento istituzionale se la cavò chiudendo le aree pericolanti e promettendo lavori a breve. L’incuria non fece che peggiorare i problemi che progressivamente si verificarano: sbriciolamenti di solai, distacchi di pezzi di intonaco dentro e fuori l’edificio, tavole di legno della mantovana para-sassi che cadevano da un’altezza di 20, 30 metri (la mantovana para-sassi era un’impalcatura fissa posta sotto il cornicione del tetto e serviva come strumento di protezione da eventuali cadute di parti del tetto, salvo poi diventare anch’essa fonte di pericolo). Tutte cose che noi genitori verificavamo senza averne informazione ufficiale. Decidemmo perciò di attivarci, visto l’immobilismo dei dirigenti comunali e scolastici, e creammo il nucleo del gruppo genitori Micheli-Lamarmora. Con il nostro ormai storico striscione “i bambini sono il futuro, mettiamoli al sicuro”, che ci ha accompagnato anche nelle mobilitazioni più recenti, organizzammo presidi sotto il Comune di Livorno, portando in piazza la nostra protesta e facendola conoscere alla cittadinanza. La nostra vertenza fu corredata da un esposto inviato alla Procura della repubblica di Livorno e ai Vigili del Fuoco in cui puntualmente riportavamo gli eventi critici della struttura. L’esposto fu vergognosamente rifiutato dalla Procura per una questione formale, ma fu preso in carico dai Vvf che fecero un’indagine da cui scaturì che l’edificio era agibile a patto che iniziassero i lavori, cosa che finalmente portò il Comune ad attivarsi. Era il 2019. Fu un trionfo per noi, una vittoria figlia della nostra determinazione che anche in quel caso fu accusata di tutto: di aver diffamato la scuola, di aver creato allarmismo inutile, addirittura di aver fatto delle segnalazioni uscendo dalle nostre competenze! La verità è che decisivo per smuovere le cose, come sempre, fu il metodo dal basso , quello che abbiamo seguito anche ora.

D: Veniamo al periodo più recente. Spiegaci le problematiche legate alla fase attuale

A: Nel febbraio 2023 viene decisa la chiusura dell’edificio scolastico per lavori di ammodernamento antisismico legati allo stanziamento di quasi 4 milioni di euro. Fu perciò avviato il progetto di moduli prefabbricati provvisori in cui collocare le classi nel parco delle mura lorenesi. I genitori furono coinvolti, portati a visitare l’area e le strutture modulari. I sopralluoghi furono soddisfacenti, considerata la provvisorietà della situazione, ma subito dopo la collocazione delle classi nei moduli i problemi sono emersi: oltre alla mancanza di suppellettili, problemi di riscaldamento e problemi di forte rumore, in quanto i divisori tra le aule sono sprovvisti di materiale insonorizzante. Un disagio generale con ripercussioni sulla didattica che abbiamo denunciato da subito, insieme alle maestre, ma che la dirigenza scolastica come al solito ha minimizzato, ricorrendo anche alle minacce verso le stesse maestre. A queste problematiche, col sopraggiungere della pioggia si sono aggiunte poi le infiltrazioni e l’umidità.

D: Quindi quali azioni avete intrapreso ?

A: Le infiltrazioni di acqua nei moduli si sono fatte sempre più consistenti col maltempo, senza che i lavori di riparazione occasionali fossero efficaci, dimostrando così l’inadeguatezza delle strutture, che pure erano state programmate e non allestite in modo improvvisato per una emergenza imprevista. Da mesi facevamo segnalazioni scontrandoci con l’ostinazione insensata dell’amministrazione comunale di Livorno nel non voler traferire le alunne e gli alunni in strutture sicure e dignitose. Il Comune di Livorno avrebbe dovuto operare diversamente, senza che noi genitori ci mobilitassimo, ma evidentemente dinamiche politiche a noi sconosciute hanno determinato una situazione di stallo insostenibile, di fatto pericolosa e insalubre per i nostri figli e anche per il personale scolastico.

Di fronte a una situazione talmente paradossale abbiamo iniziato a reagire. Ci siamo perciò nuovamente organizzati come genitori, sfruttando la rete di collegamento che avevamo dal 2019. Il gruppo di lavoro composto dalle rappresentanti di classe e dal rappresentante dei genitori al Consiglio d’Istituto ha formato una delegazione che si è recata una prima volta in Comune a inizio febbraio per evidenziare in modo forte i problemi di infiltrazione presenti nei moduli. Successivamente abbiamo avviato una raccolta firme dei genitori che ha avuto grandissima adesione, tutto questo mentre continuavamo a spingere per far fare lavori risolutivi nei moduli.

D: Quali risposte avete ricevuto?

A: Le risposte alle nostre segnalazioni sono sempre state tese a banalizzare le nostre rimostranze e ad accusarci di inutili allarmismi. Il disco che girava era sempre il solito: la scuola è sicura, è tutto sotto controllo ecc. Un comportamento quindi negazionista della realtà e da un certo punto di vista inquietante, se si pensa che stiamo parlando di bambini piccoli e che alcuni di loro sono disabili.

D: La vostra protesta poi come si è concretizzata?

A: Nonostante gli interventi sui moduli, che finalmente eravamo riusciti ad ottenere dopo molte pressioni e un oggettivo intensificarsi delle problematiche, si è verificata una forte pioggia che ha allagato ancora di più classi, corridoi, palestra e bagni. Il 24 febbraio abbiamo fatto quindi la prima chiamata ai Vigili del fuoco, i quali hanno interdetto due aule della scuola primaria (l’acqua andava direttamente su canaline e interruttori). Neanche in questo caso il Comune ha preso decisioni concrete sul da farsi, appoggiandosi sul fatto che i vigili hanno definito le strutture non soggette a crolli. Come se la prevenzione sulla sicurezza si basasse esclusivamente sui mancati crolli. In seguito a quanto accaduto e ai mancati interventi risolutivi, Il 28 febbraio abbiamo fatto quindi il primo sciopero, raccogliendo un’adesione quasi del 90%. I bambini non sono entrati a scuola, non hanno partecipato alla lezione, fuori dalla struttura è stato fatto un presidio partecipatissimo con striscioni e presenza della stampa, che ha dato molto risalto alla nostra iniziativa.

Successivamente, il 12 marzo, in seguito ad un altro nubifragio, si sono nuovamente allagati gli spazi dei moduli, ancora di più rispetto alle volte precedenti. Nuova chiamata ai Vigili del fuoco che hanno interdetto tre aule della primaria, la palestra e tre aule dell’asilo. Il Comune in questo caso non ha più potuto far finta di niente ed ha trasferito le classi dell’infanzia Lamarmora nella scuola Volano del quartiere Corea, lasciando però i bambini e le bambine della primaria nell’acquitrino dei moduli. Una decisione per noi inaccettabile che ha fatto scattare il secondo sciopero nella giornata del 13 marzo (anche in questo caso adesioni del 90%) e la manifestazione sotto il Comune di Livorno. Siamo stati immediatamente ricevuti nella sala consiliare. Un momento memorabile e bellissimo per quanti eravamo tra genitori, figlie e figli. Abbiamo riempito la sala! Dopo le parole “amichevolmente istituzionali” siamo passati ai fatti, accusando di colpevole ritardo l’interessamento comunale sugli allagamenti delle scuole. L’indignazione e la rabbia, già elevata, è salita quando -dopo il nostro intervento- le figure istituzionali insistevano nel definire la scuola sicura, affermando che la primaria non sarebbe stata trasferita col pretesto che gli alunni della primaria erano troppo numerosi. Non ci siamo scoraggiati e abbiamo scandito insieme ai nostri figli il coro “vogliamo essere trasferiti!” davanti ai rappresentanti degli enti decisori e alla stampa che ha ripreso tutto. Non sono riusciti ad invisibilizzarci. E alla fine siamo riusciti ad ottenere il trasferimento

D: Alla fine quindi c’è stato un riconoscimento del problema da parte dell’amministrazione comunale?

A: In realtà solo grazie al clamore che abbiamo provocato sono stati costretti a riconoscere il problema per intero, disponendo anche il trasferimento delle classi della primaria. E questo evidentemente è quello che ai dirigenti pesa di pù. Il 14 marzo la Dirigenza scolastica ci ha comunicato in modo laconico e senza minimamente ravvisare il nostro impegno: “viste le condizioni meteorologiche e considerato che ci sono lavori in corso da parte della ditta Interguest che incontra ostacoli per le condizioni meteorologiche avverse si comunica che con l’Amministrazione comunale si è concordato il momentaneo trasferimento delle classi in altre sedi scolastiche a partire da lunedì 17 marzo (…) si assicura altresì che la Ditta sta lavorando e continuerà a lavorare fino alla risoluzione delle criticità legate alle infiltrazioni per cui auspichiamo un rientro in tempi breve nella nostra sede di via Villa Glori.” Si è voluto approfittare dell’allerta arancione per disconoscere le vere motivazioni che hanno indotto il trasferimento. Ma noi sappiamo bene che è stata la nostra lotta, la nostra determinazione come genitori ma anche come cittadine e cittadini, che ha spostato l’elemento decisionale nelle mani del buonsenso. Cosa che dovrebbe avvenire sempre.

D: Come intendete procedere?

A: Continueremo a seguire da vicino sia la questione moduli che i lavori nella sede storica di piazza XI maggio. Il comportamento dell’Amministrazione comunale e della Dirigenza scolastica non lascia spazio a una fiducia degna di questo nome. Il trasferimento, tanto per fare un esempio, sta già chiamando a nostre nuove prese di posizione sul servizio scuolabus, che vogliono garantire solo per l’infanzia ma non per la primaria. Il nostro grado di attenzione è quindi massimo. Non cederemo neanche di un millimetro per quanto riguarda i diritti delle nostre figlie e dei nostri figli. Ci auguriamo infine che la nostra lotta ma anche la coesione e il metodo che ci sta contraddistinguendo venga seguita da altre realtà scolastiche. Una storia, la nostra, che, fra le altre cose, mostra come l’elemento istituzionale non rappresenti il modello di gestione della società adeguato, soprattutto quando le cose si fanno difficili.

Andrea Paolini e Patrizia Nesti

L'articolo Edilizia scolastica. Ordinario abbandono e lotte dal basso proviene da .

Edilizia scolastica. Ordinario abbandono e lotte dal basso

La situazione dell’edilizia scolastica in Italia è drammatica. Lo testimonia l’esperienza quotidiana di chi nella scuola studia e lavora, ma lo riportano anche i dati ufficiali, che non riescono a nascondere questa evidente realtà. Secondo quanto si legge nel rapporto “Ecosistema scuola 2024”, una scuola su tre ha problematiche gravi di sicurezza che riguardano questioni strutturali: impianti elettrici, solai, certificati di agibilità mancanti. Una situazione che oltretutto ribadisce il divario esistente a livello territoriale, poiché se al Nord la situazione è un po’ migliore, al Sud solo il 22,6% delle scuole ha la certificazione di agibilità. Ricordiamo che quando parliamo di certificazioni di agibilità si fa riferimento principalmente all’antincendio è all’antisismico: non stiamo parlando quindi solo di muri scrostati o pareti da ridipingere, elementi che pure sarebbero importanti, ma di questioni di ben altro rilievo per la sicurezza. E allora diamo qualche altro parametro ufficiale più specifico.

A livello nazionale, il 57,68% degli edifici scolastici è sprovvisto del certificato di prevenzione incendi e il 41,50% non ha il collaudo statico. Da notare, a proposito di quest’ultimo dato, che quasi la metà delle scuole italiane si trova in zona sismica 1 e 2.

Tra il settembre 2023 e il settembre 2024 sono stati registrati 69 episodi di crolli negli edifici scolastici, raggiungendo la punta più alta degli ultimi sette anni. Ovviamente si tratta di eventi importanti, tali da essere registrati e divulgati nelle statistiche ufficiali. Non va dimenticato infatti che le istituzioni scolastiche, strette nel ricatto del tetto di iscrizioni da raggiungere per mantenere l’ autonomia didattica e amministrativa, nascondono talvolta le varie problematiche per millantare una sicurezza ed una efficienza che spesso non c’è. I dati ufficiali sui crolli quindi, come quelli relativi alle tante problematiche occasionali che purtroppo sono la quotidiana normalità, quali allagamenti, infiltrazioni, infissi, corto circuiti etc. corrispondono esclusivamente a quanto dichiarato, e rappresentano verosimilmente un numero inferiore alla realtà dei fatti. In un quadro generale di inadeguatezza strutturale pesante, sono assai carenti infatti sia gli interventi straordinari, in carico agli enti locali- comuni per le scuole primarie e medie, province per le scuole superiori- sia gli interventi straordinari. Per non parlare di veri e propri investimenti edilizi e costruzione di edifici scolastici nuovi: qui siamo nella nebbia totale! Eppure le occasioni non sono mancate e le risorse neppure. Durante il periodo Covid le esigenze di sicurezza e di distanziamento avevano indotto a reclamare piani edilizi adeguati per la ripresa dell’attività didattica in presenza e in generale per il futuro. A dispetto di tutto ciò, le gigantesche risorse PNRR intervenute sulla situazione post Covid sono state e sono tuttora una gigantesca beffa e un’occasione di dissipazione di risorse esistenti, finalizzate esclusivamente a quello che è solo un grande business. Pochissime le risorse destinate all’edilizia, al risanamento e alla messa a norma delle scuole, così come alla costruzione di nuovi edifici. Quelle poche sono state poi ulteriormente ridotte in ragione degli aumenti dei costi dei materiali edilizi. Ci troviamo così di fronte ad una situazione paradossale in cui fiumi di denaro sono stati riservati agli ambienti di apprendimento, intesi come arredi e ambienti digitali, mentre pochissimo è andato a finanziare le esigenze di ambienti fisici e reali che restano fatiscenti

L’ennesima beffa, in ordine di tempo, è rappresentata dall’edizione “Didacta 2025”, megaevento nazionale organizzata dal Ministero Istruzione e Merito proprio in questo mese di marzo nell’ambito degli “Interventi PNRR per l’edilizia scolastica”. Ma di cemento e mattoni nemmeno l’ombra. Corsi, seminari sviluppo di linee guida per la gestione dei nuovi ambienti digitali e didattici, accordi con la Protezione civile per campus e interventi formativi che trasformino gli studenti in “ambasciatori della cultura del rischio” e che diano ai docenti una “competenza spaziale” per meglio organizzare gli spazi didattici. Ogni commento è superfluo.

Intanto gli edifici scolastici sono lasciati nel degrado e la mancanza di sicurezza è pane quotidiano. Ma c’è chi non si rassegna a questa situazione e si batte per la reale sicurezza degli ambienti di studio e di lavoro, quelli fisici e concreti. Lo fanno studenti, lavoratori della scuola, genitori.

Di seguito l’intervista ad Andrea, un genitore delle scuole Micheli Lamarmora di Livorno, in cui si sta svolgendo una protesta che per sistematicità e continuità d’intervento è diventata una vera e propria vertenza cittadina

D: Quali sono problemi della struttura scolastica frequentata dai tuoi figli?

A: I problemi non nascono certo oggi. Le scuole Micheli-Lamarmora si trovano in piazza XI maggio, in un quartiere popolare di Livorno, e sono da sempre ospitate in un edificio molto grande e storico, costruito a fine 1800, col secondo piano realizzato nei primi decenni del ‘900. Una struttura quindi che, come è logico, ha risentito degli “acciacchi” dovuti al tempo. Le consistenti infiltrazioni di acqua piovana, presenti fino dal 1990, portarono nel 2019 al crollo dei solai in 5 spazi del secondo piano, comprendenti aule, locali mensa e bagni. All’epoca l’intervento istituzionale se la cavò chiudendo le aree pericolanti e promettendo lavori a breve. L’incuria non fece che peggiorare i problemi che progressivamente si verificarano: sbriciolamenti di solai, distacchi di pezzi di intonaco dentro e fuori l’edificio, tavole di legno della mantovana para-sassi che cadevano da un’altezza di 20, 30 metri (la mantovana para-sassi era un’impalcatura fissa posta sotto il cornicione del tetto e serviva come strumento di protezione da eventuali cadute di parti del tetto, salvo poi diventare anch’essa fonte di pericolo). Tutte cose che noi genitori verificavamo senza averne informazione ufficiale. Decidemmo perciò di attivarci, visto l’immobilismo dei dirigenti comunali e scolastici, e creammo il nucleo del gruppo genitori Micheli-Lamarmora. Con il nostro ormai storico striscione “i bambini sono il futuro, mettiamoli al sicuro”, che ci ha accompagnato anche nelle mobilitazioni più recenti, organizzammo presidi sotto il Comune di Livorno, portando in piazza la nostra protesta e facendola conoscere alla cittadinanza. La nostra vertenza fu corredata da un esposto inviato alla Procura della repubblica di Livorno e ai Vigili del Fuoco in cui puntualmente riportavamo gli eventi critici della struttura. L’esposto fu vergognosamente rifiutato dalla Procura per una questione formale, ma fu preso in carico dai Vvf che fecero un’indagine da cui scaturì che l’edificio era agibile a patto che iniziassero i lavori, cosa che finalmente portò il Comune ad attivarsi. Era il 2019. Fu un trionfo per noi, una vittoria figlia della nostra determinazione che anche in quel caso fu accusata di tutto: di aver diffamato la scuola, di aver creato allarmismo inutile, addirittura di aver fatto delle segnalazioni uscendo dalle nostre competenze! La verità è che decisivo per smuovere le cose, come sempre, fu il metodo dal basso , quello che abbiamo seguito anche ora.

D: Veniamo al periodo più recente. Spiegaci le problematiche legate alla fase attuale

A: Nel febbraio 2023 viene decisa la chiusura dell’edificio scolastico per lavori di ammodernamento antisismico legati allo stanziamento di quasi 4 milioni di euro. Fu perciò avviato il progetto di moduli prefabbricati provvisori in cui collocare le classi nel parco delle mura lorenesi. I genitori furono coinvolti, portati a visitare l’area e le strutture modulari. I sopralluoghi furono soddisfacenti, considerata la provvisorietà della situazione, ma subito dopo la collocazione delle classi nei moduli i problemi sono emersi: oltre alla mancanza di suppellettili, problemi di riscaldamento e problemi di forte rumore, in quanto i divisori tra le aule sono sprovvisti di materiale insonorizzante. Un disagio generale con ripercussioni sulla didattica che abbiamo denunciato da subito, insieme alle maestre, ma che la dirigenza scolastica come al solito ha minimizzato, ricorrendo anche alle minacce verso le stesse maestre. A queste problematiche, col sopraggiungere della pioggia si sono aggiunte poi le infiltrazioni e l’umidità.

D: Quindi quali azioni avete intrapreso ?

A: Le infiltrazioni di acqua nei moduli si sono fatte sempre più consistenti col maltempo, senza che i lavori di riparazione occasionali fossero efficaci, dimostrando così l’inadeguatezza delle strutture, che pure erano state programmate e non allestite in modo improvvisato per una emergenza imprevista. Da mesi facevamo segnalazioni scontrandoci con l’ostinazione insensata dell’amministrazione comunale di Livorno nel non voler traferire le alunne e gli alunni in strutture sicure e dignitose. Il Comune di Livorno avrebbe dovuto operare diversamente, senza che noi genitori ci mobilitassimo, ma evidentemente dinamiche politiche a noi sconosciute hanno determinato una situazione di stallo insostenibile, di fatto pericolosa e insalubre per i nostri figli e anche per il personale scolastico.

Di fronte a una situazione talmente paradossale abbiamo iniziato a reagire. Ci siamo perciò nuovamente organizzati come genitori, sfruttando la rete di collegamento che avevamo dal 2019. Il gruppo di lavoro composto dalle rappresentanti di classe e dal rappresentante dei genitori al Consiglio d’Istituto ha formato una delegazione che si è recata una prima volta in Comune a inizio febbraio per evidenziare in modo forte i problemi di infiltrazione presenti nei moduli. Successivamente abbiamo avviato una raccolta firme dei genitori che ha avuto grandissima adesione, tutto questo mentre continuavamo a spingere per far fare lavori risolutivi nei moduli.

D: Quali risposte avete ricevuto?

A: Le risposte alle nostre segnalazioni sono sempre state tese a banalizzare le nostre rimostranze e ad accusarci di inutili allarmismi. Il disco che girava era sempre il solito: la scuola è sicura, è tutto sotto controllo ecc. Un comportamento quindi negazionista della realtà e da un certo punto di vista inquietante, se si pensa che stiamo parlando di bambini piccoli e che alcuni di loro sono disabili.

D: La vostra protesta poi come si è concretizzata?

A: Nonostante gli interventi sui moduli, che finalmente eravamo riusciti ad ottenere dopo molte pressioni e un oggettivo intensificarsi delle problematiche, si è verificata una forte pioggia che ha allagato ancora di più classi, corridoi, palestra e bagni. Il 24 febbraio abbiamo fatto quindi la prima chiamata ai Vigili del fuoco, i quali hanno interdetto due aule della scuola primaria (l’acqua andava direttamente su canaline e interruttori). Neanche in questo caso il Comune ha preso decisioni concrete sul da farsi, appoggiandosi sul fatto che i vigili hanno definito le strutture non soggette a crolli. Come se la prevenzione sulla sicurezza si basasse esclusivamente sui mancati crolli. In seguito a quanto accaduto e ai mancati interventi risolutivi, Il 28 febbraio abbiamo fatto quindi il primo sciopero, raccogliendo un’adesione quasi del 90%. I bambini non sono entrati a scuola, non hanno partecipato alla lezione, fuori dalla struttura è stato fatto un presidio partecipatissimo con striscioni e presenza della stampa, che ha dato molto risalto alla nostra iniziativa.

Successivamente, il 12 marzo, in seguito ad un altro nubifragio, si sono nuovamente allagati gli spazi dei moduli, ancora di più rispetto alle volte precedenti. Nuova chiamata ai Vigili del fuoco che hanno interdetto tre aule della primaria, la palestra e tre aule dell’asilo. Il Comune in questo caso non ha più potuto far finta di niente ed ha trasferito le classi dell’infanzia Lamarmora nella scuola Volano del quartiere Corea, lasciando però i bambini e le bambine della primaria nell’acquitrino dei moduli. Una decisione per noi inaccettabile che ha fatto scattare il secondo sciopero nella giornata del 13 marzo (anche in questo caso adesioni del 90%) e la manifestazione sotto il Comune di Livorno. Siamo stati immediatamente ricevuti nella sala consiliare. Un momento memorabile e bellissimo per quanti eravamo tra genitori, figlie e figli. Abbiamo riempito la sala! Dopo le parole “amichevolmente istituzionali” siamo passati ai fatti, accusando di colpevole ritardo l’interessamento comunale sugli allagamenti delle scuole. L’indignazione e la rabbia, già elevata, è salita quando -dopo il nostro intervento- le figure istituzionali insistevano nel definire la scuola sicura, affermando che la primaria non sarebbe stata trasferita col pretesto che gli alunni della primaria erano troppo numerosi. Non ci siamo scoraggiati e abbiamo scandito insieme ai nostri figli il coro “vogliamo essere trasferiti!” davanti ai rappresentanti degli enti decisori e alla stampa che ha ripreso tutto. Non sono riusciti ad invisibilizzarci. E alla fine siamo riusciti ad ottenere il trasferimento

D: Alla fine quindi c’è stato un riconoscimento del problema da parte dell’amministrazione comunale?

A: In realtà solo grazie al clamore che abbiamo provocato sono stati costretti a riconoscere il problema per intero, disponendo anche il trasferimento delle classi della primaria. E questo evidentemente è quello che ai dirigenti pesa di pù. Il 14 marzo la Dirigenza scolastica ci ha comunicato in modo laconico e senza minimamente ravvisare il nostro impegno: “viste le condizioni meteorologiche e considerato che ci sono lavori in corso da parte della ditta Interguest che incontra ostacoli per le condizioni meteorologiche avverse si comunica che con l’Amministrazione comunale si è concordato il momentaneo trasferimento delle classi in altre sedi scolastiche a partire da lunedì 17 marzo (…) si assicura altresì che la Ditta sta lavorando e continuerà a lavorare fino alla risoluzione delle criticità legate alle infiltrazioni per cui auspichiamo un rientro in tempi breve nella nostra sede di via Villa Glori.” Si è voluto approfittare dell’allerta arancione per disconoscere le vere motivazioni che hanno indotto il trasferimento. Ma noi sappiamo bene che è stata la nostra lotta, la nostra determinazione come genitori ma anche come cittadine e cittadini, che ha spostato l’elemento decisionale nelle mani del buonsenso. Cosa che dovrebbe avvenire sempre.

D: Come intendete procedere?

A: Continueremo a seguire da vicino sia la questione moduli che i lavori nella sede storica di piazza XI maggio. Il comportamento dell’Amministrazione comunale e della Dirigenza scolastica non lascia spazio a una fiducia degna di questo nome. Il trasferimento, tanto per fare un esempio, sta già chiamando a nostre nuove prese di posizione sul servizio scuolabus, che vogliono garantire solo per l’infanzia ma non per la primaria. Il nostro grado di attenzione è quindi massimo. Non cederemo neanche di un millimetro per quanto riguarda i diritti delle nostre figlie e dei nostri figli. Ci auguriamo infine che la nostra lotta ma anche la coesione e il metodo che ci sta contraddistinguendo venga seguita da altre realtà scolastiche. Una storia, la nostra, che, fra le altre cose, mostra come l’elemento istituzionale non rappresenti il modello di gestione della società adeguato, soprattutto quando le cose si fanno difficili.

Andrea Paolini e Patrizia Nesti

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Edilizia scolastica. Ordinario abbandono e lotte dal basso

La situazione dell’edilizia scolastica in Italia è drammatica. Lo testimonia l’esperienza quotidiana di chi nella scuola studia e lavora, ma lo riportano anche i dati ufficiali, che non riescono a nascondere questa evidente realtà. Secondo quanto si legge nel rapporto “Ecosistema scuola 2024”, una scuola su tre ha problematiche gravi di sicurezza che riguardano questioni strutturali: impianti elettrici, solai, certificati di agibilità mancanti. Una situazione che oltretutto ribadisce il divario esistente a livello territoriale, poiché se al Nord la situazione è un po’ migliore, al Sud solo il 22,6% delle scuole ha la certificazione di agibilità. Ricordiamo che quando parliamo di certificazioni di agibilità si fa riferimento principalmente all’antincendio è all’antisismico: non stiamo parlando quindi solo di muri scrostati o pareti da ridipingere, elementi che pure sarebbero importanti, ma di questioni di ben altro rilievo per la sicurezza. E allora diamo qualche altro parametro ufficiale più specifico.

A livello nazionale, il 57,68% degli edifici scolastici è sprovvisto del certificato di prevenzione incendi e il 41,50% non ha il collaudo statico. Da notare, a proposito di quest’ultimo dato, che quasi la metà delle scuole italiane si trova in zona sismica 1 e 2.

Tra il settembre 2023 e il settembre 2024 sono stati registrati 69 episodi di crolli negli edifici scolastici, raggiungendo la punta più alta degli ultimi sette anni. Ovviamente si tratta di eventi importanti, tali da essere registrati e divulgati nelle statistiche ufficiali. Non va dimenticato infatti che le istituzioni scolastiche, strette nel ricatto del tetto di iscrizioni da raggiungere per mantenere l’ autonomia didattica e amministrativa, nascondono talvolta le varie problematiche per millantare una sicurezza ed una efficienza che spesso non c’è. I dati ufficiali sui crolli quindi, come quelli relativi alle tante problematiche occasionali che purtroppo sono la quotidiana normalità, quali allagamenti, infiltrazioni, infissi, corto circuiti etc. corrispondono esclusivamente a quanto dichiarato, e rappresentano verosimilmente un numero inferiore alla realtà dei fatti. In un quadro generale di inadeguatezza strutturale pesante, sono assai carenti infatti sia gli interventi straordinari, in carico agli enti locali- comuni per le scuole primarie e medie, province per le scuole superiori- sia gli interventi straordinari. Per non parlare di veri e propri investimenti edilizi e costruzione di edifici scolastici nuovi: qui siamo nella nebbia totale! Eppure le occasioni non sono mancate e le risorse neppure. Durante il periodo Covid le esigenze di sicurezza e di distanziamento avevano indotto a reclamare piani edilizi adeguati per la ripresa dell’attività didattica in presenza e in generale per il futuro. A dispetto di tutto ciò, le gigantesche risorse PNRR intervenute sulla situazione post Covid sono state e sono tuttora una gigantesca beffa e un’occasione di dissipazione di risorse esistenti, finalizzate esclusivamente a quello che è solo un grande business. Pochissime le risorse destinate all’edilizia, al risanamento e alla messa a norma delle scuole, così come alla costruzione di nuovi edifici. Quelle poche sono state poi ulteriormente ridotte in ragione degli aumenti dei costi dei materiali edilizi. Ci troviamo così di fronte ad una situazione paradossale in cui fiumi di denaro sono stati riservati agli ambienti di apprendimento, intesi come arredi e ambienti digitali, mentre pochissimo è andato a finanziare le esigenze di ambienti fisici e reali che restano fatiscenti

L’ennesima beffa, in ordine di tempo, è rappresentata dall’edizione “Didacta 2025”, megaevento nazionale organizzata dal Ministero Istruzione e Merito proprio in questo mese di marzo nell’ambito degli “Interventi PNRR per l’edilizia scolastica”. Ma di cemento e mattoni nemmeno l’ombra. Corsi, seminari sviluppo di linee guida per la gestione dei nuovi ambienti digitali e didattici, accordi con la Protezione civile per campus e interventi formativi che trasformino gli studenti in “ambasciatori della cultura del rischio” e che diano ai docenti una “competenza spaziale” per meglio organizzare gli spazi didattici. Ogni commento è superfluo.

Intanto gli edifici scolastici sono lasciati nel degrado e la mancanza di sicurezza è pane quotidiano. Ma c’è chi non si rassegna a questa situazione e si batte per la reale sicurezza degli ambienti di studio e di lavoro, quelli fisici e concreti. Lo fanno studenti, lavoratori della scuola, genitori.

Di seguito l’intervista ad Andrea, un genitore delle scuole Micheli Lamarmora di Livorno, in cui si sta svolgendo una protesta che per sistematicità e continuità d’intervento è diventata una vera e propria vertenza cittadina

D: Quali sono problemi della struttura scolastica frequentata dai tuoi figli?

A: I problemi non nascono certo oggi. Le scuole Micheli-Lamarmora si trovano in piazza XI maggio, in un quartiere popolare di Livorno, e sono da sempre ospitate in un edificio molto grande e storico, costruito a fine 1800, col secondo piano realizzato nei primi decenni del ‘900. Una struttura quindi che, come è logico, ha risentito degli “acciacchi” dovuti al tempo. Le consistenti infiltrazioni di acqua piovana, presenti fino dal 1990, portarono nel 2019 al crollo dei solai in 5 spazi del secondo piano, comprendenti aule, locali mensa e bagni. All’epoca l’intervento istituzionale se la cavò chiudendo le aree pericolanti e promettendo lavori a breve. L’incuria non fece che peggiorare i problemi che progressivamente si verificarano: sbriciolamenti di solai, distacchi di pezzi di intonaco dentro e fuori l’edificio, tavole di legno della mantovana para-sassi che cadevano da un’altezza di 20, 30 metri (la mantovana para-sassi era un’impalcatura fissa posta sotto il cornicione del tetto e serviva come strumento di protezione da eventuali cadute di parti del tetto, salvo poi diventare anch’essa fonte di pericolo). Tutte cose che noi genitori verificavamo senza averne informazione ufficiale. Decidemmo perciò di attivarci, visto l’immobilismo dei dirigenti comunali e scolastici, e creammo il nucleo del gruppo genitori Micheli-Lamarmora. Con il nostro ormai storico striscione “i bambini sono il futuro, mettiamoli al sicuro”, che ci ha accompagnato anche nelle mobilitazioni più recenti, organizzammo presidi sotto il Comune di Livorno, portando in piazza la nostra protesta e facendola conoscere alla cittadinanza. La nostra vertenza fu corredata da un esposto inviato alla Procura della repubblica di Livorno e ai Vigili del Fuoco in cui puntualmente riportavamo gli eventi critici della struttura. L’esposto fu vergognosamente rifiutato dalla Procura per una questione formale, ma fu preso in carico dai Vvf che fecero un’indagine da cui scaturì che l’edificio era agibile a patto che iniziassero i lavori, cosa che finalmente portò il Comune ad attivarsi. Era il 2019. Fu un trionfo per noi, una vittoria figlia della nostra determinazione che anche in quel caso fu accusata di tutto: di aver diffamato la scuola, di aver creato allarmismo inutile, addirittura di aver fatto delle segnalazioni uscendo dalle nostre competenze! La verità è che decisivo per smuovere le cose, come sempre, fu il metodo dal basso , quello che abbiamo seguito anche ora.

D: Veniamo al periodo più recente. Spiegaci le problematiche legate alla fase attuale

A: Nel febbraio 2023 viene decisa la chiusura dell’edificio scolastico per lavori di ammodernamento antisismico legati allo stanziamento di quasi 4 milioni di euro. Fu perciò avviato il progetto di moduli prefabbricati provvisori in cui collocare le classi nel parco delle mura lorenesi. I genitori furono coinvolti, portati a visitare l’area e le strutture modulari. I sopralluoghi furono soddisfacenti, considerata la provvisorietà della situazione, ma subito dopo la collocazione delle classi nei moduli i problemi sono emersi: oltre alla mancanza di suppellettili, problemi di riscaldamento e problemi di forte rumore, in quanto i divisori tra le aule sono sprovvisti di materiale insonorizzante. Un disagio generale con ripercussioni sulla didattica che abbiamo denunciato da subito, insieme alle maestre, ma che la dirigenza scolastica come al solito ha minimizzato, ricorrendo anche alle minacce verso le stesse maestre. A queste problematiche, col sopraggiungere della pioggia si sono aggiunte poi le infiltrazioni e l’umidità.

D: Quindi quali azioni avete intrapreso ?

A: Le infiltrazioni di acqua nei moduli si sono fatte sempre più consistenti col maltempo, senza che i lavori di riparazione occasionali fossero efficaci, dimostrando così l’inadeguatezza delle strutture, che pure erano state programmate e non allestite in modo improvvisato per una emergenza imprevista. Da mesi facevamo segnalazioni scontrandoci con l’ostinazione insensata dell’amministrazione comunale di Livorno nel non voler traferire le alunne e gli alunni in strutture sicure e dignitose. Il Comune di Livorno avrebbe dovuto operare diversamente, senza che noi genitori ci mobilitassimo, ma evidentemente dinamiche politiche a noi sconosciute hanno determinato una situazione di stallo insostenibile, di fatto pericolosa e insalubre per i nostri figli e anche per il personale scolastico.

Di fronte a una situazione talmente paradossale abbiamo iniziato a reagire. Ci siamo perciò nuovamente organizzati come genitori, sfruttando la rete di collegamento che avevamo dal 2019. Il gruppo di lavoro composto dalle rappresentanti di classe e dal rappresentante dei genitori al Consiglio d’Istituto ha formato una delegazione che si è recata una prima volta in Comune a inizio febbraio per evidenziare in modo forte i problemi di infiltrazione presenti nei moduli. Successivamente abbiamo avviato una raccolta firme dei genitori che ha avuto grandissima adesione, tutto questo mentre continuavamo a spingere per far fare lavori risolutivi nei moduli.

D: Quali risposte avete ricevuto?

A: Le risposte alle nostre segnalazioni sono sempre state tese a banalizzare le nostre rimostranze e ad accusarci di inutili allarmismi. Il disco che girava era sempre il solito: la scuola è sicura, è tutto sotto controllo ecc. Un comportamento quindi negazionista della realtà e da un certo punto di vista inquietante, se si pensa che stiamo parlando di bambini piccoli e che alcuni di loro sono disabili.

D: La vostra protesta poi come si è concretizzata?

A: Nonostante gli interventi sui moduli, che finalmente eravamo riusciti ad ottenere dopo molte pressioni e un oggettivo intensificarsi delle problematiche, si è verificata una forte pioggia che ha allagato ancora di più classi, corridoi, palestra e bagni. Il 24 febbraio abbiamo fatto quindi la prima chiamata ai Vigili del fuoco, i quali hanno interdetto due aule della scuola primaria (l’acqua andava direttamente su canaline e interruttori). Neanche in questo caso il Comune ha preso decisioni concrete sul da farsi, appoggiandosi sul fatto che i vigili hanno definito le strutture non soggette a crolli. Come se la prevenzione sulla sicurezza si basasse esclusivamente sui mancati crolli. In seguito a quanto accaduto e ai mancati interventi risolutivi, Il 28 febbraio abbiamo fatto quindi il primo sciopero, raccogliendo un’adesione quasi del 90%. I bambini non sono entrati a scuola, non hanno partecipato alla lezione, fuori dalla struttura è stato fatto un presidio partecipatissimo con striscioni e presenza della stampa, che ha dato molto risalto alla nostra iniziativa.

Successivamente, il 12 marzo, in seguito ad un altro nubifragio, si sono nuovamente allagati gli spazi dei moduli, ancora di più rispetto alle volte precedenti. Nuova chiamata ai Vigili del fuoco che hanno interdetto tre aule della primaria, la palestra e tre aule dell’asilo. Il Comune in questo caso non ha più potuto far finta di niente ed ha trasferito le classi dell’infanzia Lamarmora nella scuola Volano del quartiere Corea, lasciando però i bambini e le bambine della primaria nell’acquitrino dei moduli. Una decisione per noi inaccettabile che ha fatto scattare il secondo sciopero nella giornata del 13 marzo (anche in questo caso adesioni del 90%) e la manifestazione sotto il Comune di Livorno. Siamo stati immediatamente ricevuti nella sala consiliare. Un momento memorabile e bellissimo per quanti eravamo tra genitori, figlie e figli. Abbiamo riempito la sala! Dopo le parole “amichevolmente istituzionali” siamo passati ai fatti, accusando di colpevole ritardo l’interessamento comunale sugli allagamenti delle scuole. L’indignazione e la rabbia, già elevata, è salita quando -dopo il nostro intervento- le figure istituzionali insistevano nel definire la scuola sicura, affermando che la primaria non sarebbe stata trasferita col pretesto che gli alunni della primaria erano troppo numerosi. Non ci siamo scoraggiati e abbiamo scandito insieme ai nostri figli il coro “vogliamo essere trasferiti!” davanti ai rappresentanti degli enti decisori e alla stampa che ha ripreso tutto. Non sono riusciti ad invisibilizzarci. E alla fine siamo riusciti ad ottenere il trasferimento

D: Alla fine quindi c’è stato un riconoscimento del problema da parte dell’amministrazione comunale?

A: In realtà solo grazie al clamore che abbiamo provocato sono stati costretti a riconoscere il problema per intero, disponendo anche il trasferimento delle classi della primaria. E questo evidentemente è quello che ai dirigenti pesa di pù. Il 14 marzo la Dirigenza scolastica ci ha comunicato in modo laconico e senza minimamente ravvisare il nostro impegno: “viste le condizioni meteorologiche e considerato che ci sono lavori in corso da parte della ditta Interguest che incontra ostacoli per le condizioni meteorologiche avverse si comunica che con l’Amministrazione comunale si è concordato il momentaneo trasferimento delle classi in altre sedi scolastiche a partire da lunedì 17 marzo (…) si assicura altresì che la Ditta sta lavorando e continuerà a lavorare fino alla risoluzione delle criticità legate alle infiltrazioni per cui auspichiamo un rientro in tempi breve nella nostra sede di via Villa Glori.” Si è voluto approfittare dell’allerta arancione per disconoscere le vere motivazioni che hanno indotto il trasferimento. Ma noi sappiamo bene che è stata la nostra lotta, la nostra determinazione come genitori ma anche come cittadine e cittadini, che ha spostato l’elemento decisionale nelle mani del buonsenso. Cosa che dovrebbe avvenire sempre.

D: Come intendete procedere?

A: Continueremo a seguire da vicino sia la questione moduli che i lavori nella sede storica di piazza XI maggio. Il comportamento dell’Amministrazione comunale e della Dirigenza scolastica non lascia spazio a una fiducia degna di questo nome. Il trasferimento, tanto per fare un esempio, sta già chiamando a nostre nuove prese di posizione sul servizio scuolabus, che vogliono garantire solo per l’infanzia ma non per la primaria. Il nostro grado di attenzione è quindi massimo. Non cederemo neanche di un millimetro per quanto riguarda i diritti delle nostre figlie e dei nostri figli. Ci auguriamo infine che la nostra lotta ma anche la coesione e il metodo che ci sta contraddistinguendo venga seguita da altre realtà scolastiche. Una storia, la nostra, che, fra le altre cose, mostra come l’elemento istituzionale non rappresenti il modello di gestione della società adeguato, soprattutto quando le cose si fanno difficili.

Andrea Paolini e Patrizia Nesti

L'articolo Edilizia scolastica. Ordinario abbandono e lotte dal basso proviene da .

Edilizia scolastica. Ordinario abbandono e lotte dal basso

La situazione dell’edilizia scolastica in Italia è drammatica. Lo testimonia l’esperienza quotidiana di chi nella scuola studia e lavora, ma lo riportano anche i dati ufficiali, che non riescono a nascondere questa evidente realtà. Secondo quanto si legge nel rapporto “Ecosistema scuola 2024”, una scuola su tre ha problematiche gravi di sicurezza che riguardano questioni strutturali: impianti elettrici, solai, certificati di agibilità mancanti. Una situazione che oltretutto ribadisce il divario esistente a livello territoriale, poiché se al Nord la situazione è un po’ migliore, al Sud solo il 22,6% delle scuole ha la certificazione di agibilità. Ricordiamo che quando parliamo di certificazioni di agibilità si fa riferimento principalmente all’antincendio è all’antisismico: non stiamo parlando quindi solo di muri scrostati o pareti da ridipingere, elementi che pure sarebbero importanti, ma di questioni di ben altro rilievo per la sicurezza. E allora diamo qualche altro parametro ufficiale più specifico.

A livello nazionale, il 57,68% degli edifici scolastici è sprovvisto del certificato di prevenzione incendi e il 41,50% non ha il collaudo statico. Da notare, a proposito di quest’ultimo dato, che quasi la metà delle scuole italiane si trova in zona sismica 1 e 2.

Tra il settembre 2023 e il settembre 2024 sono stati registrati 69 episodi di crolli negli edifici scolastici, raggiungendo la punta più alta degli ultimi sette anni. Ovviamente si tratta di eventi importanti, tali da essere registrati e divulgati nelle statistiche ufficiali. Non va dimenticato infatti che le istituzioni scolastiche, strette nel ricatto del tetto di iscrizioni da raggiungere per mantenere l’ autonomia didattica e amministrativa, nascondono talvolta le varie problematiche per millantare una sicurezza ed una efficienza che spesso non c’è. I dati ufficiali sui crolli quindi, come quelli relativi alle tante problematiche occasionali che purtroppo sono la quotidiana normalità, quali allagamenti, infiltrazioni, infissi, corto circuiti etc. corrispondono esclusivamente a quanto dichiarato, e rappresentano verosimilmente un numero inferiore alla realtà dei fatti. In un quadro generale di inadeguatezza strutturale pesante, sono assai carenti infatti sia gli interventi straordinari, in carico agli enti locali- comuni per le scuole primarie e medie, province per le scuole superiori- sia gli interventi straordinari. Per non parlare di veri e propri investimenti edilizi e costruzione di edifici scolastici nuovi: qui siamo nella nebbia totale! Eppure le occasioni non sono mancate e le risorse neppure. Durante il periodo Covid le esigenze di sicurezza e di distanziamento avevano indotto a reclamare piani edilizi adeguati per la ripresa dell’attività didattica in presenza e in generale per il futuro. A dispetto di tutto ciò, le gigantesche risorse PNRR intervenute sulla situazione post Covid sono state e sono tuttora una gigantesca beffa e un’occasione di dissipazione di risorse esistenti, finalizzate esclusivamente a quello che è solo un grande business. Pochissime le risorse destinate all’edilizia, al risanamento e alla messa a norma delle scuole, così come alla costruzione di nuovi edifici. Quelle poche sono state poi ulteriormente ridotte in ragione degli aumenti dei costi dei materiali edilizi. Ci troviamo così di fronte ad una situazione paradossale in cui fiumi di denaro sono stati riservati agli ambienti di apprendimento, intesi come arredi e ambienti digitali, mentre pochissimo è andato a finanziare le esigenze di ambienti fisici e reali che restano fatiscenti

L’ennesima beffa, in ordine di tempo, è rappresentata dall’edizione “Didacta 2025”, megaevento nazionale organizzata dal Ministero Istruzione e Merito proprio in questo mese di marzo nell’ambito degli “Interventi PNRR per l’edilizia scolastica”. Ma di cemento e mattoni nemmeno l’ombra. Corsi, seminari sviluppo di linee guida per la gestione dei nuovi ambienti digitali e didattici, accordi con la Protezione civile per campus e interventi formativi che trasformino gli studenti in “ambasciatori della cultura del rischio” e che diano ai docenti una “competenza spaziale” per meglio organizzare gli spazi didattici. Ogni commento è superfluo.

Intanto gli edifici scolastici sono lasciati nel degrado e la mancanza di sicurezza è pane quotidiano. Ma c’è chi non si rassegna a questa situazione e si batte per la reale sicurezza degli ambienti di studio e di lavoro, quelli fisici e concreti. Lo fanno studenti, lavoratori della scuola, genitori.

Di seguito l’intervista ad Andrea, un genitore delle scuole Micheli Lamarmora di Livorno, in cui si sta svolgendo una protesta che per sistematicità e continuità d’intervento è diventata una vera e propria vertenza cittadina

D: Quali sono problemi della struttura scolastica frequentata dai tuoi figli?

A: I problemi non nascono certo oggi. Le scuole Micheli-Lamarmora si trovano in piazza XI maggio, in un quartiere popolare di Livorno, e sono da sempre ospitate in un edificio molto grande e storico, costruito a fine 1800, col secondo piano realizzato nei primi decenni del ‘900. Una struttura quindi che, come è logico, ha risentito degli “acciacchi” dovuti al tempo. Le consistenti infiltrazioni di acqua piovana, presenti fino dal 1990, portarono nel 2019 al crollo dei solai in 5 spazi del secondo piano, comprendenti aule, locali mensa e bagni. All’epoca l’intervento istituzionale se la cavò chiudendo le aree pericolanti e promettendo lavori a breve. L’incuria non fece che peggiorare i problemi che progressivamente si verificarano: sbriciolamenti di solai, distacchi di pezzi di intonaco dentro e fuori l’edificio, tavole di legno della mantovana para-sassi che cadevano da un’altezza di 20, 30 metri (la mantovana para-sassi era un’impalcatura fissa posta sotto il cornicione del tetto e serviva come strumento di protezione da eventuali cadute di parti del tetto, salvo poi diventare anch’essa fonte di pericolo). Tutte cose che noi genitori verificavamo senza averne informazione ufficiale. Decidemmo perciò di attivarci, visto l’immobilismo dei dirigenti comunali e scolastici, e creammo il nucleo del gruppo genitori Micheli-Lamarmora. Con il nostro ormai storico striscione “i bambini sono il futuro, mettiamoli al sicuro”, che ci ha accompagnato anche nelle mobilitazioni più recenti, organizzammo presidi sotto il Comune di Livorno, portando in piazza la nostra protesta e facendola conoscere alla cittadinanza. La nostra vertenza fu corredata da un esposto inviato alla Procura della repubblica di Livorno e ai Vigili del Fuoco in cui puntualmente riportavamo gli eventi critici della struttura. L’esposto fu vergognosamente rifiutato dalla Procura per una questione formale, ma fu preso in carico dai Vvf che fecero un’indagine da cui scaturì che l’edificio era agibile a patto che iniziassero i lavori, cosa che finalmente portò il Comune ad attivarsi. Era il 2019. Fu un trionfo per noi, una vittoria figlia della nostra determinazione che anche in quel caso fu accusata di tutto: di aver diffamato la scuola, di aver creato allarmismo inutile, addirittura di aver fatto delle segnalazioni uscendo dalle nostre competenze! La verità è che decisivo per smuovere le cose, come sempre, fu il metodo dal basso , quello che abbiamo seguito anche ora.

D: Veniamo al periodo più recente. Spiegaci le problematiche legate alla fase attuale

A: Nel febbraio 2023 viene decisa la chiusura dell’edificio scolastico per lavori di ammodernamento antisismico legati allo stanziamento di quasi 4 milioni di euro. Fu perciò avviato il progetto di moduli prefabbricati provvisori in cui collocare le classi nel parco delle mura lorenesi. I genitori furono coinvolti, portati a visitare l’area e le strutture modulari. I sopralluoghi furono soddisfacenti, considerata la provvisorietà della situazione, ma subito dopo la collocazione delle classi nei moduli i problemi sono emersi: oltre alla mancanza di suppellettili, problemi di riscaldamento e problemi di forte rumore, in quanto i divisori tra le aule sono sprovvisti di materiale insonorizzante. Un disagio generale con ripercussioni sulla didattica che abbiamo denunciato da subito, insieme alle maestre, ma che la dirigenza scolastica come al solito ha minimizzato, ricorrendo anche alle minacce verso le stesse maestre. A queste problematiche, col sopraggiungere della pioggia si sono aggiunte poi le infiltrazioni e l’umidità.

D: Quindi quali azioni avete intrapreso ?

A: Le infiltrazioni di acqua nei moduli si sono fatte sempre più consistenti col maltempo, senza che i lavori di riparazione occasionali fossero efficaci, dimostrando così l’inadeguatezza delle strutture, che pure erano state programmate e non allestite in modo improvvisato per una emergenza imprevista. Da mesi facevamo segnalazioni scontrandoci con l’ostinazione insensata dell’amministrazione comunale di Livorno nel non voler traferire le alunne e gli alunni in strutture sicure e dignitose. Il Comune di Livorno avrebbe dovuto operare diversamente, senza che noi genitori ci mobilitassimo, ma evidentemente dinamiche politiche a noi sconosciute hanno determinato una situazione di stallo insostenibile, di fatto pericolosa e insalubre per i nostri figli e anche per il personale scolastico.

Di fronte a una situazione talmente paradossale abbiamo iniziato a reagire. Ci siamo perciò nuovamente organizzati come genitori, sfruttando la rete di collegamento che avevamo dal 2019. Il gruppo di lavoro composto dalle rappresentanti di classe e dal rappresentante dei genitori al Consiglio d’Istituto ha formato una delegazione che si è recata una prima volta in Comune a inizio febbraio per evidenziare in modo forte i problemi di infiltrazione presenti nei moduli. Successivamente abbiamo avviato una raccolta firme dei genitori che ha avuto grandissima adesione, tutto questo mentre continuavamo a spingere per far fare lavori risolutivi nei moduli.

D: Quali risposte avete ricevuto?

A: Le risposte alle nostre segnalazioni sono sempre state tese a banalizzare le nostre rimostranze e ad accusarci di inutili allarmismi. Il disco che girava era sempre il solito: la scuola è sicura, è tutto sotto controllo ecc. Un comportamento quindi negazionista della realtà e da un certo punto di vista inquietante, se si pensa che stiamo parlando di bambini piccoli e che alcuni di loro sono disabili.

D: La vostra protesta poi come si è concretizzata?

A: Nonostante gli interventi sui moduli, che finalmente eravamo riusciti ad ottenere dopo molte pressioni e un oggettivo intensificarsi delle problematiche, si è verificata una forte pioggia che ha allagato ancora di più classi, corridoi, palestra e bagni. Il 24 febbraio abbiamo fatto quindi la prima chiamata ai Vigili del fuoco, i quali hanno interdetto due aule della scuola primaria (l’acqua andava direttamente su canaline e interruttori). Neanche in questo caso il Comune ha preso decisioni concrete sul da farsi, appoggiandosi sul fatto che i vigili hanno definito le strutture non soggette a crolli. Come se la prevenzione sulla sicurezza si basasse esclusivamente sui mancati crolli. In seguito a quanto accaduto e ai mancati interventi risolutivi, Il 28 febbraio abbiamo fatto quindi il primo sciopero, raccogliendo un’adesione quasi del 90%. I bambini non sono entrati a scuola, non hanno partecipato alla lezione, fuori dalla struttura è stato fatto un presidio partecipatissimo con striscioni e presenza della stampa, che ha dato molto risalto alla nostra iniziativa.

Successivamente, il 12 marzo, in seguito ad un altro nubifragio, si sono nuovamente allagati gli spazi dei moduli, ancora di più rispetto alle volte precedenti. Nuova chiamata ai Vigili del fuoco che hanno interdetto tre aule della primaria, la palestra e tre aule dell’asilo. Il Comune in questo caso non ha più potuto far finta di niente ed ha trasferito le classi dell’infanzia Lamarmora nella scuola Volano del quartiere Corea, lasciando però i bambini e le bambine della primaria nell’acquitrino dei moduli. Una decisione per noi inaccettabile che ha fatto scattare il secondo sciopero nella giornata del 13 marzo (anche in questo caso adesioni del 90%) e la manifestazione sotto il Comune di Livorno. Siamo stati immediatamente ricevuti nella sala consiliare. Un momento memorabile e bellissimo per quanti eravamo tra genitori, figlie e figli. Abbiamo riempito la sala! Dopo le parole “amichevolmente istituzionali” siamo passati ai fatti, accusando di colpevole ritardo l’interessamento comunale sugli allagamenti delle scuole. L’indignazione e la rabbia, già elevata, è salita quando -dopo il nostro intervento- le figure istituzionali insistevano nel definire la scuola sicura, affermando che la primaria non sarebbe stata trasferita col pretesto che gli alunni della primaria erano troppo numerosi. Non ci siamo scoraggiati e abbiamo scandito insieme ai nostri figli il coro “vogliamo essere trasferiti!” davanti ai rappresentanti degli enti decisori e alla stampa che ha ripreso tutto. Non sono riusciti ad invisibilizzarci. E alla fine siamo riusciti ad ottenere il trasferimento

D: Alla fine quindi c’è stato un riconoscimento del problema da parte dell’amministrazione comunale?

A: In realtà solo grazie al clamore che abbiamo provocato sono stati costretti a riconoscere il problema per intero, disponendo anche il trasferimento delle classi della primaria. E questo evidentemente è quello che ai dirigenti pesa di pù. Il 14 marzo la Dirigenza scolastica ci ha comunicato in modo laconico e senza minimamente ravvisare il nostro impegno: “viste le condizioni meteorologiche e considerato che ci sono lavori in corso da parte della ditta Interguest che incontra ostacoli per le condizioni meteorologiche avverse si comunica che con l’Amministrazione comunale si è concordato il momentaneo trasferimento delle classi in altre sedi scolastiche a partire da lunedì 17 marzo (…) si assicura altresì che la Ditta sta lavorando e continuerà a lavorare fino alla risoluzione delle criticità legate alle infiltrazioni per cui auspichiamo un rientro in tempi breve nella nostra sede di via Villa Glori.” Si è voluto approfittare dell’allerta arancione per disconoscere le vere motivazioni che hanno indotto il trasferimento. Ma noi sappiamo bene che è stata la nostra lotta, la nostra determinazione come genitori ma anche come cittadine e cittadini, che ha spostato l’elemento decisionale nelle mani del buonsenso. Cosa che dovrebbe avvenire sempre.

D: Come intendete procedere?

A: Continueremo a seguire da vicino sia la questione moduli che i lavori nella sede storica di piazza XI maggio. Il comportamento dell’Amministrazione comunale e della Dirigenza scolastica non lascia spazio a una fiducia degna di questo nome. Il trasferimento, tanto per fare un esempio, sta già chiamando a nostre nuove prese di posizione sul servizio scuolabus, che vogliono garantire solo per l’infanzia ma non per la primaria. Il nostro grado di attenzione è quindi massimo. Non cederemo neanche di un millimetro per quanto riguarda i diritti delle nostre figlie e dei nostri figli. Ci auguriamo infine che la nostra lotta ma anche la coesione e il metodo che ci sta contraddistinguendo venga seguita da altre realtà scolastiche. Una storia, la nostra, che, fra le altre cose, mostra come l’elemento istituzionale non rappresenti il modello di gestione della società adeguato, soprattutto quando le cose si fanno difficili.

Andrea Paolini e Patrizia Nesti

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Edilizia scolastica. Ordinario abbandono e lotte dal basso

La situazione dell’edilizia scolastica in Italia è drammatica. Lo testimonia l’esperienza quotidiana di chi nella scuola studia e lavora, ma lo riportano anche i dati ufficiali, che non riescono a nascondere questa evidente realtà. Secondo quanto si legge nel rapporto “Ecosistema scuola 2024”, una scuola su tre ha problematiche gravi di sicurezza che riguardano questioni strutturali: impianti elettrici, solai, certificati di agibilità mancanti. Una situazione che oltretutto ribadisce il divario esistente a livello territoriale, poiché se al Nord la situazione è un po’ migliore, al Sud solo il 22,6% delle scuole ha la certificazione di agibilità. Ricordiamo che quando parliamo di certificazioni di agibilità si fa riferimento principalmente all’antincendio è all’antisismico: non stiamo parlando quindi solo di muri scrostati o pareti da ridipingere, elementi che pure sarebbero importanti, ma di questioni di ben altro rilievo per la sicurezza. E allora diamo qualche altro parametro ufficiale più specifico.

A livello nazionale, il 57,68% degli edifici scolastici è sprovvisto del certificato di prevenzione incendi e il 41,50% non ha il collaudo statico. Da notare, a proposito di quest’ultimo dato, che quasi la metà delle scuole italiane si trova in zona sismica 1 e 2.

Tra il settembre 2023 e il settembre 2024 sono stati registrati 69 episodi di crolli negli edifici scolastici, raggiungendo la punta più alta degli ultimi sette anni. Ovviamente si tratta di eventi importanti, tali da essere registrati e divulgati nelle statistiche ufficiali. Non va dimenticato infatti che le istituzioni scolastiche, strette nel ricatto del tetto di iscrizioni da raggiungere per mantenere l’ autonomia didattica e amministrativa, nascondono talvolta le varie problematiche per millantare una sicurezza ed una efficienza che spesso non c’è. I dati ufficiali sui crolli quindi, come quelli relativi alle tante problematiche occasionali che purtroppo sono la quotidiana normalità, quali allagamenti, infiltrazioni, infissi, corto circuiti etc. corrispondono esclusivamente a quanto dichiarato, e rappresentano verosimilmente un numero inferiore alla realtà dei fatti. In un quadro generale di inadeguatezza strutturale pesante, sono assai carenti infatti sia gli interventi straordinari, in carico agli enti locali- comuni per le scuole primarie e medie, province per le scuole superiori- sia gli interventi straordinari. Per non parlare di veri e propri investimenti edilizi e costruzione di edifici scolastici nuovi: qui siamo nella nebbia totale! Eppure le occasioni non sono mancate e le risorse neppure. Durante il periodo Covid le esigenze di sicurezza e di distanziamento avevano indotto a reclamare piani edilizi adeguati per la ripresa dell’attività didattica in presenza e in generale per il futuro. A dispetto di tutto ciò, le gigantesche risorse PNRR intervenute sulla situazione post Covid sono state e sono tuttora una gigantesca beffa e un’occasione di dissipazione di risorse esistenti, finalizzate esclusivamente a quello che è solo un grande business. Pochissime le risorse destinate all’edilizia, al risanamento e alla messa a norma delle scuole, così come alla costruzione di nuovi edifici. Quelle poche sono state poi ulteriormente ridotte in ragione degli aumenti dei costi dei materiali edilizi. Ci troviamo così di fronte ad una situazione paradossale in cui fiumi di denaro sono stati riservati agli ambienti di apprendimento, intesi come arredi e ambienti digitali, mentre pochissimo è andato a finanziare le esigenze di ambienti fisici e reali che restano fatiscenti

L’ennesima beffa, in ordine di tempo, è rappresentata dall’edizione “Didacta 2025”, megaevento nazionale organizzata dal Ministero Istruzione e Merito proprio in questo mese di marzo nell’ambito degli “Interventi PNRR per l’edilizia scolastica”. Ma di cemento e mattoni nemmeno l’ombra. Corsi, seminari sviluppo di linee guida per la gestione dei nuovi ambienti digitali e didattici, accordi con la Protezione civile per campus e interventi formativi che trasformino gli studenti in “ambasciatori della cultura del rischio” e che diano ai docenti una “competenza spaziale” per meglio organizzare gli spazi didattici. Ogni commento è superfluo.

Intanto gli edifici scolastici sono lasciati nel degrado e la mancanza di sicurezza è pane quotidiano. Ma c’è chi non si rassegna a questa situazione e si batte per la reale sicurezza degli ambienti di studio e di lavoro, quelli fisici e concreti. Lo fanno studenti, lavoratori della scuola, genitori.

Di seguito l’intervista ad Andrea, un genitore delle scuole Micheli Lamarmora di Livorno, in cui si sta svolgendo una protesta che per sistematicità e continuità d’intervento è diventata una vera e propria vertenza cittadina

D: Quali sono problemi della struttura scolastica frequentata dai tuoi figli?

A: I problemi non nascono certo oggi. Le scuole Micheli-Lamarmora si trovano in piazza XI maggio, in un quartiere popolare di Livorno, e sono da sempre ospitate in un edificio molto grande e storico, costruito a fine 1800, col secondo piano realizzato nei primi decenni del ‘900. Una struttura quindi che, come è logico, ha risentito degli “acciacchi” dovuti al tempo. Le consistenti infiltrazioni di acqua piovana, presenti fino dal 1990, portarono nel 2019 al crollo dei solai in 5 spazi del secondo piano, comprendenti aule, locali mensa e bagni. All’epoca l’intervento istituzionale se la cavò chiudendo le aree pericolanti e promettendo lavori a breve. L’incuria non fece che peggiorare i problemi che progressivamente si verificarano: sbriciolamenti di solai, distacchi di pezzi di intonaco dentro e fuori l’edificio, tavole di legno della mantovana para-sassi che cadevano da un’altezza di 20, 30 metri (la mantovana para-sassi era un’impalcatura fissa posta sotto il cornicione del tetto e serviva come strumento di protezione da eventuali cadute di parti del tetto, salvo poi diventare anch’essa fonte di pericolo). Tutte cose che noi genitori verificavamo senza averne informazione ufficiale. Decidemmo perciò di attivarci, visto l’immobilismo dei dirigenti comunali e scolastici, e creammo il nucleo del gruppo genitori Micheli-Lamarmora. Con il nostro ormai storico striscione “i bambini sono il futuro, mettiamoli al sicuro”, che ci ha accompagnato anche nelle mobilitazioni più recenti, organizzammo presidi sotto il Comune di Livorno, portando in piazza la nostra protesta e facendola conoscere alla cittadinanza. La nostra vertenza fu corredata da un esposto inviato alla Procura della repubblica di Livorno e ai Vigili del Fuoco in cui puntualmente riportavamo gli eventi critici della struttura. L’esposto fu vergognosamente rifiutato dalla Procura per una questione formale, ma fu preso in carico dai Vvf che fecero un’indagine da cui scaturì che l’edificio era agibile a patto che iniziassero i lavori, cosa che finalmente portò il Comune ad attivarsi. Era il 2019. Fu un trionfo per noi, una vittoria figlia della nostra determinazione che anche in quel caso fu accusata di tutto: di aver diffamato la scuola, di aver creato allarmismo inutile, addirittura di aver fatto delle segnalazioni uscendo dalle nostre competenze! La verità è che decisivo per smuovere le cose, come sempre, fu il metodo dal basso , quello che abbiamo seguito anche ora.

D: Veniamo al periodo più recente. Spiegaci le problematiche legate alla fase attuale

A: Nel febbraio 2023 viene decisa la chiusura dell’edificio scolastico per lavori di ammodernamento antisismico legati allo stanziamento di quasi 4 milioni di euro. Fu perciò avviato il progetto di moduli prefabbricati provvisori in cui collocare le classi nel parco delle mura lorenesi. I genitori furono coinvolti, portati a visitare l’area e le strutture modulari. I sopralluoghi furono soddisfacenti, considerata la provvisorietà della situazione, ma subito dopo la collocazione delle classi nei moduli i problemi sono emersi: oltre alla mancanza di suppellettili, problemi di riscaldamento e problemi di forte rumore, in quanto i divisori tra le aule sono sprovvisti di materiale insonorizzante. Un disagio generale con ripercussioni sulla didattica che abbiamo denunciato da subito, insieme alle maestre, ma che la dirigenza scolastica come al solito ha minimizzato, ricorrendo anche alle minacce verso le stesse maestre. A queste problematiche, col sopraggiungere della pioggia si sono aggiunte poi le infiltrazioni e l’umidità.

D: Quindi quali azioni avete intrapreso ?

A: Le infiltrazioni di acqua nei moduli si sono fatte sempre più consistenti col maltempo, senza che i lavori di riparazione occasionali fossero efficaci, dimostrando così l’inadeguatezza delle strutture, che pure erano state programmate e non allestite in modo improvvisato per una emergenza imprevista. Da mesi facevamo segnalazioni scontrandoci con l’ostinazione insensata dell’amministrazione comunale di Livorno nel non voler traferire le alunne e gli alunni in strutture sicure e dignitose. Il Comune di Livorno avrebbe dovuto operare diversamente, senza che noi genitori ci mobilitassimo, ma evidentemente dinamiche politiche a noi sconosciute hanno determinato una situazione di stallo insostenibile, di fatto pericolosa e insalubre per i nostri figli e anche per il personale scolastico.

Di fronte a una situazione talmente paradossale abbiamo iniziato a reagire. Ci siamo perciò nuovamente organizzati come genitori, sfruttando la rete di collegamento che avevamo dal 2019. Il gruppo di lavoro composto dalle rappresentanti di classe e dal rappresentante dei genitori al Consiglio d’Istituto ha formato una delegazione che si è recata una prima volta in Comune a inizio febbraio per evidenziare in modo forte i problemi di infiltrazione presenti nei moduli. Successivamente abbiamo avviato una raccolta firme dei genitori che ha avuto grandissima adesione, tutto questo mentre continuavamo a spingere per far fare lavori risolutivi nei moduli.

D: Quali risposte avete ricevuto?

A: Le risposte alle nostre segnalazioni sono sempre state tese a banalizzare le nostre rimostranze e ad accusarci di inutili allarmismi. Il disco che girava era sempre il solito: la scuola è sicura, è tutto sotto controllo ecc. Un comportamento quindi negazionista della realtà e da un certo punto di vista inquietante, se si pensa che stiamo parlando di bambini piccoli e che alcuni di loro sono disabili.

D: La vostra protesta poi come si è concretizzata?

A: Nonostante gli interventi sui moduli, che finalmente eravamo riusciti ad ottenere dopo molte pressioni e un oggettivo intensificarsi delle problematiche, si è verificata una forte pioggia che ha allagato ancora di più classi, corridoi, palestra e bagni. Il 24 febbraio abbiamo fatto quindi la prima chiamata ai Vigili del fuoco, i quali hanno interdetto due aule della scuola primaria (l’acqua andava direttamente su canaline e interruttori). Neanche in questo caso il Comune ha preso decisioni concrete sul da farsi, appoggiandosi sul fatto che i vigili hanno definito le strutture non soggette a crolli. Come se la prevenzione sulla sicurezza si basasse esclusivamente sui mancati crolli. In seguito a quanto accaduto e ai mancati interventi risolutivi, Il 28 febbraio abbiamo fatto quindi il primo sciopero, raccogliendo un’adesione quasi del 90%. I bambini non sono entrati a scuola, non hanno partecipato alla lezione, fuori dalla struttura è stato fatto un presidio partecipatissimo con striscioni e presenza della stampa, che ha dato molto risalto alla nostra iniziativa.

Successivamente, il 12 marzo, in seguito ad un altro nubifragio, si sono nuovamente allagati gli spazi dei moduli, ancora di più rispetto alle volte precedenti. Nuova chiamata ai Vigili del fuoco che hanno interdetto tre aule della primaria, la palestra e tre aule dell’asilo. Il Comune in questo caso non ha più potuto far finta di niente ed ha trasferito le classi dell’infanzia Lamarmora nella scuola Volano del quartiere Corea, lasciando però i bambini e le bambine della primaria nell’acquitrino dei moduli. Una decisione per noi inaccettabile che ha fatto scattare il secondo sciopero nella giornata del 13 marzo (anche in questo caso adesioni del 90%) e la manifestazione sotto il Comune di Livorno. Siamo stati immediatamente ricevuti nella sala consiliare. Un momento memorabile e bellissimo per quanti eravamo tra genitori, figlie e figli. Abbiamo riempito la sala! Dopo le parole “amichevolmente istituzionali” siamo passati ai fatti, accusando di colpevole ritardo l’interessamento comunale sugli allagamenti delle scuole. L’indignazione e la rabbia, già elevata, è salita quando -dopo il nostro intervento- le figure istituzionali insistevano nel definire la scuola sicura, affermando che la primaria non sarebbe stata trasferita col pretesto che gli alunni della primaria erano troppo numerosi. Non ci siamo scoraggiati e abbiamo scandito insieme ai nostri figli il coro “vogliamo essere trasferiti!” davanti ai rappresentanti degli enti decisori e alla stampa che ha ripreso tutto. Non sono riusciti ad invisibilizzarci. E alla fine siamo riusciti ad ottenere il trasferimento

D: Alla fine quindi c’è stato un riconoscimento del problema da parte dell’amministrazione comunale?

A: In realtà solo grazie al clamore che abbiamo provocato sono stati costretti a riconoscere il problema per intero, disponendo anche il trasferimento delle classi della primaria. E questo evidentemente è quello che ai dirigenti pesa di pù. Il 14 marzo la Dirigenza scolastica ci ha comunicato in modo laconico e senza minimamente ravvisare il nostro impegno: “viste le condizioni meteorologiche e considerato che ci sono lavori in corso da parte della ditta Interguest che incontra ostacoli per le condizioni meteorologiche avverse si comunica che con l’Amministrazione comunale si è concordato il momentaneo trasferimento delle classi in altre sedi scolastiche a partire da lunedì 17 marzo (…) si assicura altresì che la Ditta sta lavorando e continuerà a lavorare fino alla risoluzione delle criticità legate alle infiltrazioni per cui auspichiamo un rientro in tempi breve nella nostra sede di via Villa Glori.” Si è voluto approfittare dell’allerta arancione per disconoscere le vere motivazioni che hanno indotto il trasferimento. Ma noi sappiamo bene che è stata la nostra lotta, la nostra determinazione come genitori ma anche come cittadine e cittadini, che ha spostato l’elemento decisionale nelle mani del buonsenso. Cosa che dovrebbe avvenire sempre.

D: Come intendete procedere?

A: Continueremo a seguire da vicino sia la questione moduli che i lavori nella sede storica di piazza XI maggio. Il comportamento dell’Amministrazione comunale e della Dirigenza scolastica non lascia spazio a una fiducia degna di questo nome. Il trasferimento, tanto per fare un esempio, sta già chiamando a nostre nuove prese di posizione sul servizio scuolabus, che vogliono garantire solo per l’infanzia ma non per la primaria. Il nostro grado di attenzione è quindi massimo. Non cederemo neanche di un millimetro per quanto riguarda i diritti delle nostre figlie e dei nostri figli. Ci auguriamo infine che la nostra lotta ma anche la coesione e il metodo che ci sta contraddistinguendo venga seguita da altre realtà scolastiche. Una storia, la nostra, che, fra le altre cose, mostra come l’elemento istituzionale non rappresenti il modello di gestione della società adeguato, soprattutto quando le cose si fanno difficili.

Andrea Paolini e Patrizia Nesti

L'articolo Edilizia scolastica. Ordinario abbandono e lotte dal basso proviene da .