Per celebrare l’ascesa di Al Jolani e di HTS, l’Unione Europea il 25 febbraio 2025 ha dichiarato la sospensione delle sanzioni alla Siria per “sostenere la transizione politica inclusiva”, la “ripresa economica e la stabilizzazione del Paese”.
Non ci voleva un indovino per capire che un ex-terrorista di Al-Qaeda responsabile di massacri brutali prima o poi facesse vedere il suo vero volto, come purtroppo sta accadendo in queste ore.
Una conta infinita di morti civili, tra cui donne e bambini, una giostra infernale di oltre 30 nomi di villaggi alawiti, sulla costa siriana e sulle rive dell’Oronte, dove i corpi degli uccisi sono rimasti a lungo per le strade e dove le case hanno bruciato dopo il passaggio di miliziani sunniti, siriani ma anche stranieri. Dei paesi occidentali e arabi solo la Francia ha condannato le violenze contro gli alawiti siriani (branca dello sciismo identificata da decenni col potere della famiglia Assad, dissoltosi lo scorso 8 dicembre).
Nella nuova Siria “democratica” governata da ex-tagliagole del Fronte al-Nusra, Abu Amsha, capo di una delle principali milizie del paese, ha inviato i suoi uomini a massacrare gli alawiti sulla costa pronunciando le seguenti parole: “O la Siria diventerà tutta sunnita, o la bruceremo. (…) Chiunque respiri, eliminatelo. Chiunque dica una parola, eliminatelo, chiunque abbia un’arma, eliminatelo, chiunque manifesti, eliminatelo. Niente altro che questo può essere fatto per sistemare le cose” – queste le parole di Abu Amsha.

Un terrorista di HTS ha celebrato il massacro degli alawiti nella città di Baniyas, dicendo: “C’era una città in Siria chiamata Baniyas. Era per metà sunnita e per metà alawita, oggi è per metà sunnita e per metà morta.” Questi sono i tagliagole ex-qaedisti che Europa e Turchia hanno sempre definito “resistenza moderata siriana” e che adesso stanno sostenendo in Siria.
Da giovedì 6 marzo – dopo un agguato da parte dei miliziani alawiti, indicati come “membri dell’ex regime”, contro una pattuglia di armati governativi nella zona di Jabla, a sud di Latakia, principale porto siriano – le forze di sicurezza e i loro alleati, affiliati al governo di Al Jolani, stanno facendo strage di civili di minoranza sciita alawiti e cristiana in esecuzioni sommarie, accompagnate da saccheggi di case e proprietà, nelle zone di Latakia e dintorni.
Secondo i media mainstream occidentali, sono stati l’uccisione di 14 armati governativi e gli attacchi sferrati da altre cellule dell’ex regime nella regione di Latakia e a Baniyas anche contro civili sunniti (la Rete siriana ha contato 26 civili sunniti uccisi) ad aver innescato una spirale di violenza. I ribelli alawiti siriani, in particolare nella regione di Latakia e nel sud della Siria, rifiutano l’attuale governo golpista ed hanno fatto manifestazioni di massa con assalti alle truppe governative. Contemporaneamente sono partite esecuzioni sommarie da parte dell’esercito governativo, gran parte delle quali sono state compiute tra venerdì e sabato mattina nelle case, per le strade, negli oliveti e nei campi di grano della zona costiera e a ovest di Hama.
Bisogna ricordare però che i massacri che si stanno consumando in Siria ai danni degli alawiti hanno un origine ben precisa, provocata da mesi di persecuzioni, arresti arbitrari, sparizione di persone ed abusi nei loro confronti.
L’Osservatorio per i diritti umani in Siria, che da quasi 20 anni monitora e documenta le violazioni nel paese, ha contato finora massacri di civili uccisi in 40 diverse località tra le regioni di costiere e quelle di Hama e Homs, che hanno coinvolto alawiti e cristiani. Questi ultimi, secondo l’Osservatorio, sono stati uccisi da jihadisti filo-governativi stranieri – caucasici, dell’Asia centrale, nordafricani, egiziani, cinesi – “che non riescono a distinguere tra alawiti e cristiani”. Su questo si era espresso il 9 marzo il patriarca ortodosso di Antiochia che nell’omelia della domenica ha confermato che i massacri di civili hanno colpito anche “molti cristiani innocenti”. “Coloro che sono stati uccisi non erano tutti uomini fedeli al regime, la maggior parte erano civili innocenti e disarmati, tra cui donne e bambini” – ha detto il patriarca ortodosso.
Tra i miliziani jihadisti – come dimostrano diverse testimonianze, foto e filmati – ci sono combattenti caucasici, dell’Asia Centrale e della Cina, rimasti negli ultimi tre mesi sulle montagne tra le regioni di Idlib e quella di Latakia.
Ci sono video raccapriccianti con persone civili e ragazzi inseguite e sparate al momento. Anche la BBC conferma rastrellamenti e omicidi di civili da parte delle zone governative. C’è anche una petizione che sollecita L’Onu a farsi carico della questione.
Le forze di HTS hanno ucciso anche lo sceicco Abdurrahman Dalia, un religioso sunnita di Idlib, dopo che aveva condannato il massacro degli alawiti nella regione costiera siriana.

Il padre di padre Gregorios Bishara, sacerdote della chiesa di Nostra Signora dell’Annunciazione, è stato ucciso questa mattina per mano delle fazioni armate pro-HTS che hanno fatto irruzione nella città di Baniyas. La parrocchia greca di Antiochia di Latakia sta evacuando i greci di Antiochia dalla regione di Qirdaha, dove si stanno verificando massacri contro gli alawiti. Chiediamo alla Grecia e a Cipro di sostenere questi sforzi.
Il bilancio è in continuo aggiornamento, mentre arrivano dalle varie località colpite i necrologi delle famiglie sterminate, assieme alle numerose foto di corpi scomposti – la cui autenticità è stata verificata incrociando diverse testimonianze sul terreno – e senza vita di uomini, donne e bambini, riversi a terra, sui divani, sui letti, con fori di arma da fuoco al capo, al ventre, al petto.
Così, mentre la “Rete Siriana per i Diritti Umani” – da alcuni considerata vicina al nuovo governo golpista guidato dall’autoproclamato presidente Ahmad Sharaa (al-Jolani), ex comandante di Al-Qaeda in Iraq e fino a poche settimane fa a capo della coalizione jihadista Hayat Tahrir Sham (Hts) – riferiva di oltre 120 militari governativi uccisi “da membri dell’ex regime degli Assad”; in Siria il bilancio del massacro delle minoranze (su tutte, quelle alauite, cristiane e druse) è salito a 2.500 morti in due giorni.
Continuano ad arrivare testimonianze audiovisive cruente, sovente riprese dalle stesse bande di tagliagole jihadisti (spesso stranieri) che si accaniscono nei villaggi e quartieri con stragi di giovani inermi, di donne, di bambini. Diffondono perfino le immagini con cui strappano il cuore dal petto o decapitano le vittime, con il fine di terrorizzare e far fuggire chi non hanno ancora raggiunto.
Come ha dichiarato Pino Cabras:
“Sono dotati di centinaia di pickup nuovi fiammanti: come per l’ISIS e al-Qa’ida qualche anno fa, il denaro arriva a fiumi da attori ben addentro ad apparati statali legati alle alleanze NATO. Di sicuro sono incoraggiati e coordinati dal nuovo regime di Al-Jolani (un ex-ISIS) che ha rovesciato Assad. Sì, quel tipo barbuto passato dal farsi selfie in tenuta da sgozzabimbi all’indossare completi che mimano una qualche acrobatica rispettabilità.
Riepiloghiamo: squadracce di assassini ferocissimi e guidati dal nuovo governo siriano hanno già fatto una strage quasi doppia rispetto alla strage del 7 ottobre 2023 (quella usata da Bibi il Massacratore, dall’Occidente e dai suoi media come l’unico metro assoluto dell’orrore che doveva giustificare ogni abuso in risposta).”
Nessun giornale italiano del mainstream ha parlato del massacro di cristiani ed alawiti in Siria. Forse la notizia crea imbarazzo: dopo avere esaltato i jihadisti al potere, non è facile scrivere che si tratta di tagliagole. Meglio ignorare la nuova carneficina in atto, anche perché i video, raccapriccianti, nessuno riuscirebbe a guardarli!
Di fronte a questa furia genocida la portavoce Kaja Kallas, Alta Rappresentante dell’inesistente politica estera della UE, ha dichiarato:
“L’Unione Europea condanna fermamente i recenti attacchi, presumibilmente condotti da elementi filo-Assad, contro le forze del governo ad interim nelle aree costiere della Siria e ogni forma di violenza contro i civili.”

La UE invece di condannare il genocidio di civili in Siria, ha condannato gli sciiti alawiti siriani che si sono ribellati, definendoli le “forze di Assad”.
Di fronte alle aberrazioni commesse dai terroristi che governano la Siria, un comunicato del genere è vergognoso. Un comunicato ributtante che rovescia la realtà e che spiega il cinismo agghiacciante e la menzogna patologica dei burocrati di Bruxelles. La condanna dell’UE nei confronti di “elementi pro-Assad” mentre centinaia di alawiti inermi stanno venendo massacrati a sangue freddo è sorprendente e allo stesso tempo sconcertante e vergognosa. Questa è la stessa UE che ha condannato Hamas per non aver accettato l’estensione della prima fase del cessate il fuoco a Gaza, quando è Israele che ha violato gli accordi imponendo il blocco degli aiuti nella Striscia. L’UE, “baluardo della democrazia e dei diritti umani”, dunque sostiene il genocidio israeliano a Gaza, la violenza settaria contro civili inermi in Siria, e rifiuta la prospettiva di un negoziato in Ucraina promuovendo il riarmo contro una minaccia inesistente. L’UE nella sua dichiarazione ha sostenuto il governo provvisorio golpista di stampo ex-qaedista della Siria, rendendosi complice del massacro in Siria.
Per contro, il segretario di Stato USA, Marco Rubio, fa uscire un comunicato che ripristina un minimo di decenza: “Gli Stati Uniti condannano i terroristi islamici radicali, compresi i jihadisti stranieri, che negli ultimi giorni hanno ucciso persone nella Siria occidentale. Gli Stati Uniti sono al fianco delle minoranze religiose ed etniche della Siria, tra cui le comunità cristiana, drusa, alawita e curda, ed esprimono le proprie condoglianze alle vittime e alle loro famiglie.”
Risalta così maggiormente la follia che ha imprigionato l’Europa istituzionale. E nel momento in cui gli “ursuliani” chiamano “putiniani” quelli che non vogliono la loro guerra, proprio in Siria scopriamo che un minimo di civiltà è ora protetto proprio dai russi: migliaia di disperati hanno trovato riparo, protezione e un pasto caldo nella base militare russa di Khmeimim.
Nel frattempo, il presidente del governo di transizione Amhed al-Sharaa (già Abu Muhammad al-Julani) è intervenuto ieri sera con un discorso pubblico, di fatto a sostegno delle uccisioni in corso, minacciando “i membri dell’ex regime” di arrendersi senza però condannare le violazioni dei miliziani fino a poche settimane ai suoi ordini. In seguito ha aggiunto: “Dobbiamo preservare l’unità nazionale e la pace interna, possiamo convivere”. Una convivenza che c’è sempre stata in Siria tra minoranza cristiane, islamiche sciite e sunnite e druse che è stata proprio messa in crisi fin dal 2011 con lo scoppio della guerra in Siria e l’avvento delle truppe jihadiste sul territorio. Una crisi – secondo Wikileaks ben voluta da USA e Israele – che ha fatto di tutto per far crollare l’unico avamposto laico e pluralista del Medioriente: la Siria baathista.

In altre parole dopo la caduta di Assad la situazione ha preso una brutta bruttissima piega come ad esempio è successo in Libia anni fa e ancora continua.
Lorenzo Poli