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antifascismo

Nell’Europa si alzano i muri di gomma

Nell’Europa si alzano i muri di gomma
e l’i-dea nazionalista padroneggia
e non ama la pace e scaglia
la scure littoriale contro gli anti-fascisti
resistenti agli attacchi deliranti
e la memoria viene mistificata
derisa e rovistata da cima a fondo.

Nell’Europa si alzano i muri di gomma
e i migranti vengono pescati
e ammassati nei centri della detenzione
e reclutati nelle campagne del caporalato
dove l’ultimo treno della speranza
si arresta per la difesa strisciante
dei profitti che crescono senza misura.

Nell’Europa si alzano i muri di gomma
e le divisioni sono troppo dure
per essere improntate e superate
con i timidi passi delle masse popolari
che lottano la fame, la miseria e le guerre
e attendono una pasqua di rose
che ri-nasce nella terra che trema.

Nell’Europa si alzano i muri di gomma
e chi sa non vuole sapere di essere
complice nel silenzio di una strage
e di una pace ri-armata e confortata
dalla comune difesa che supera
i margini della dignità umana
e precipita nelle pagine di un genocidio.

Pino Dicevi

Balcani. Chi era Svetlana Broz e cosa ci ha insegnato sul coraggio civile

Il 22 marzo scorso è venuta a mancare Svetlana Broz. Cardiologa, scrittrice e attivista per i diritti umani, durante e dopo le guerre jugoslave si è battuta per promuovere un sentimento di solidarietà interetnica e di coraggio civile nella regione.

Chi era Svetlana Broz?

Nata a Belgrado il 7 luglio 1955, Svetlana Broz era la figlia minore di Žarko Leon Broz e Zlata Jelinek, originaria di Tuzla, in Bosnia Erzegovina. Un cognome, il suo, che porta con sé tutto il peso della storia jugoslava: Svetlana era infatti la nipote di Josip Broz, il maresciallo Tito, leader della lotta partigiana contro il nazi-fascismo durante la Seconda Guerra Mondiale e presidente della Jugoslavia fino alla sua morte nel 1980. Durante un intervento nella trasmissione televisiva Face To Face del 6 aprile 2024, quando le è stato chiesto cosa Tito avesse lasciato in eredità alla sua famiglia, ha risposto così: “Di materiale, nulla. Ci ha lasciato qualcosa di non materiale: l’antifascismo. Fino a che respireremo, ci batteremo contro i fascisti”.

Per quanto riguarda la sua carriera, tra il 1970 e il 1975 Svetlana Broz ha lavorato come giornalista indipendente, per poi laurearsi in medicina nel 1980, specializzandosi in cardiologia. L’anno seguente è entrata a far parte dell’Accademia medica militare, dove ha lavorato fino al 1999 e, dopo l’inizio della guerra in Bosnia Erzegovina nel 1992, ha prestato assistenza medica alle popolazioni colpite dal conflitto, durato fino al 1995.

Contro ogni divisione

Proprio durante il periodo in Bosnia Erzegovina, Svetlana Broz ha avuto modo di entrare in contatto con pazienti di ogni etnia – serbi, croati, bosgnacchi (bosniaci musulmani) – e di conoscere le loro storie. Ispirata dalle loro esperienze di solidarietà interetnica, in cui le persone hanno trovato il coraggio di superare le divisioni, Svetlana Broz ha iniziato a raccogliere le loro testimonianze.

Da questo lavoro durato anni è nato il suo primo libro, Dobri ljudi u vremenu zla (“I giusti al tempo del male”), pubblicato nel 1999. Una raccolta di 90 testimonianze – 30 per ogni gruppo etnico – di persone comuni che, nonostante differenze culturali o religiose, si sono trovate accumunate dalla brutalità della guerra. Lungi dall’essere solo una cruda narrazione, questo libro è soprattutto un messaggio di speranza, che dimostra come il male non sia mai assoluto.

Nel 2000 si è trasferita a Sarajevo, dove ha fondato Gariwosa la sezione bosniaca dell’organizzazione non governativa Gariwo (Gardens of the Righteous Worldwide), per promuovere l’educazione al coraggio civile. “Le persone in questa regione [i Balcani, ndr] mancano di coraggio civile, definito come la capacità di resistere, opporsi e disobbedire a tutti coloro che abusano del proprio potere per i propri scopi e violano le leggi e i diritti umani altrui”, ha affermato in un’intervista. Da allora, Svetlana Broz non ha mai smesso di combattere contro l’odio etnico e di portare la sua battaglia in giro per il mondo: ha infatti insegnato in 52 università negli Stati Uniti e 80 in Europa.

In seguito all’assassinio di Duško Kondor, docente aderente a Gariwosa, ucciso nel 2007 prima di poter testimoniare a un processo per crimini contro l’umanità, Svetlana Broz ha istituito il Premio Kondor per il coraggio civile. Per il suo impegno nel dimostrare che il coraggio civile è la base su cui costruire un futuro stabile per le nuove generazioni, e per la sua lotta contro i nazionalismi, le sono stati conferiti numerosi premi internazionali, oltre alla cittadinanza onoraria della città di Tuzla.

Un’eredità da preservare

L’attivismo di Svetlana Broz è stato una risposta concreta alle divisioni etniche e ai nazionalismi che hanno segnato e continuano a segnare la regione. Oggi, i Balcani stanno attraversando uno dei periodi più turbolenti degli ultimi anni.

Da una parte la Bosnia Erzegovina sta vivendo una situazione sempre più fragile, in cui Milorad Dodik, presidente della Republika Srpska, l’entità a maggioranza serba del paese, continua ad alimentare la retorica della divisione e dell’odio interetnico, mettendo seriamente a rischio l’unità del paese e la stabilità dell’intera regione.

Dall’altra, in Serbia continuano le proteste contro il regime del presidente Vučić. L’ampio coinvolgimento della società civile nei movimenti di protesta fa sperare in un risveglio del coraggio civile e della capacità di resistere dei “giusti” a chi abusa del proprio potere.

In un momento storico che vede i Balcani nuovamente scossi su più fronti le battaglie di Svetlana Broz non solo restano attuali, ma rappresentano un’eredità da difendere con quel coraggio che lei stessa ha sempre cercato di ispirare nelle persone.

Martina Marazzini,East Journal,24 Marzo 2025

East Journal

Nell’Europa si alzano i muri di gomma

Nell’Europa si alzano i muri di gomma
e l’i-dea nazionalista padroneggia
e non ama la pace e scaglia
la scure littoriale contro gli anti-fascisti
resistenti agli attacchi deliranti
e la memoria viene mistificata
derisa e rovistata da cima a fondo.

Nell’Europa si alzano i muri di gomma
e i migranti vengono pescati
e ammassati nei centri della detenzione
e reclutati nelle campagne del caporalato
dove l’ultimo treno della speranza
si arresta per la difesa strisciante
dei profitti che crescono senza misura.

Nell’Europa si alzano i muri di gomma
e le divisioni sono troppo dure
per essere improntate e superate
con i timidi passi delle masse popolari
che lottano la fame, la miseria e le guerre
e attendono una pasqua di rose
che ri-nasce nella terra che trema.

Nell’Europa si alzano i muri di gomma
e chi sa non vuole sapere di essere
complice nel silenzio di una strage
e di una pace ri-armata e confortata
dalla comune difesa che supera
i margini della dignità umana
e precipita nelle pagine di un genocidio.

Pino Dicevi

Balcani. Chi era Svetlana Broz e cosa ci ha insegnato sul coraggio civile

Il 22 marzo scorso è venuta a mancare Svetlana Broz. Cardiologa, scrittrice e attivista per i diritti umani, durante e dopo le guerre jugoslave si è battuta per promuovere un sentimento di solidarietà interetnica e di coraggio civile nella regione.

Chi era Svetlana Broz?

Nata a Belgrado il 7 luglio 1955, Svetlana Broz era la figlia minore di Žarko Leon Broz e Zlata Jelinek, originaria di Tuzla, in Bosnia Erzegovina. Un cognome, il suo, che porta con sé tutto il peso della storia jugoslava: Svetlana era infatti la nipote di Josip Broz, il maresciallo Tito, leader della lotta partigiana contro il nazi-fascismo durante la Seconda Guerra Mondiale e presidente della Jugoslavia fino alla sua morte nel 1980. Durante un intervento nella trasmissione televisiva Face To Face del 6 aprile 2024, quando le è stato chiesto cosa Tito avesse lasciato in eredità alla sua famiglia, ha risposto così: “Di materiale, nulla. Ci ha lasciato qualcosa di non materiale: l’antifascismo. Fino a che respireremo, ci batteremo contro i fascisti”.

Per quanto riguarda la sua carriera, tra il 1970 e il 1975 Svetlana Broz ha lavorato come giornalista indipendente, per poi laurearsi in medicina nel 1980, specializzandosi in cardiologia. L’anno seguente è entrata a far parte dell’Accademia medica militare, dove ha lavorato fino al 1999 e, dopo l’inizio della guerra in Bosnia Erzegovina nel 1992, ha prestato assistenza medica alle popolazioni colpite dal conflitto, durato fino al 1995.

Contro ogni divisione

Proprio durante il periodo in Bosnia Erzegovina, Svetlana Broz ha avuto modo di entrare in contatto con pazienti di ogni etnia – serbi, croati, bosgnacchi (bosniaci musulmani) – e di conoscere le loro storie. Ispirata dalle loro esperienze di solidarietà interetnica, in cui le persone hanno trovato il coraggio di superare le divisioni, Svetlana Broz ha iniziato a raccogliere le loro testimonianze.

Da questo lavoro durato anni è nato il suo primo libro, Dobri ljudi u vremenu zla (“I giusti al tempo del male”), pubblicato nel 1999. Una raccolta di 90 testimonianze – 30 per ogni gruppo etnico – di persone comuni che, nonostante differenze culturali o religiose, si sono trovate accumunate dalla brutalità della guerra. Lungi dall’essere solo una cruda narrazione, questo libro è soprattutto un messaggio di speranza, che dimostra come il male non sia mai assoluto.

Nel 2000 si è trasferita a Sarajevo, dove ha fondato Gariwosa la sezione bosniaca dell’organizzazione non governativa Gariwo (Gardens of the Righteous Worldwide), per promuovere l’educazione al coraggio civile. “Le persone in questa regione [i Balcani, ndr] mancano di coraggio civile, definito come la capacità di resistere, opporsi e disobbedire a tutti coloro che abusano del proprio potere per i propri scopi e violano le leggi e i diritti umani altrui”, ha affermato in un’intervista. Da allora, Svetlana Broz non ha mai smesso di combattere contro l’odio etnico e di portare la sua battaglia in giro per il mondo: ha infatti insegnato in 52 università negli Stati Uniti e 80 in Europa.

In seguito all’assassinio di Duško Kondor, docente aderente a Gariwosa, ucciso nel 2007 prima di poter testimoniare a un processo per crimini contro l’umanità, Svetlana Broz ha istituito il Premio Kondor per il coraggio civile. Per il suo impegno nel dimostrare che il coraggio civile è la base su cui costruire un futuro stabile per le nuove generazioni, e per la sua lotta contro i nazionalismi, le sono stati conferiti numerosi premi internazionali, oltre alla cittadinanza onoraria della città di Tuzla.

Un’eredità da preservare

L’attivismo di Svetlana Broz è stato una risposta concreta alle divisioni etniche e ai nazionalismi che hanno segnato e continuano a segnare la regione. Oggi, i Balcani stanno attraversando uno dei periodi più turbolenti degli ultimi anni.

Da una parte la Bosnia Erzegovina sta vivendo una situazione sempre più fragile, in cui Milorad Dodik, presidente della Republika Srpska, l’entità a maggioranza serba del paese, continua ad alimentare la retorica della divisione e dell’odio interetnico, mettendo seriamente a rischio l’unità del paese e la stabilità dell’intera regione.

Dall’altra, in Serbia continuano le proteste contro il regime del presidente Vučić. L’ampio coinvolgimento della società civile nei movimenti di protesta fa sperare in un risveglio del coraggio civile e della capacità di resistere dei “giusti” a chi abusa del proprio potere.

In un momento storico che vede i Balcani nuovamente scossi su più fronti le battaglie di Svetlana Broz non solo restano attuali, ma rappresentano un’eredità da difendere con quel coraggio che lei stessa ha sempre cercato di ispirare nelle persone.

Martina Marazzini,East Journal,24 Marzo 2025

East Journal

Nell’Europa si alzano i muri di gomma

Nell’Europa si alzano i muri di gomma
e l’i-dea nazionalista padroneggia
e non ama la pace e scaglia
la scure littoriale contro gli anti-fascisti
resistenti agli attacchi deliranti
e la memoria viene mistificata
derisa e rovistata da cima a fondo.

Nell’Europa si alzano i muri di gomma
e i migranti vengono pescati
e ammassati nei centri della detenzione
e reclutati nelle campagne del caporalato
dove l’ultimo treno della speranza
si arresta per la difesa strisciante
dei profitti che crescono senza misura.

Nell’Europa si alzano i muri di gomma
e le divisioni sono troppo dure
per essere improntate e superate
con i timidi passi delle masse popolari
che lottano la fame, la miseria e le guerre
e attendono una pasqua di rose
che ri-nasce nella terra che trema.

Nell’Europa si alzano i muri di gomma
e chi sa non vuole sapere di essere
complice nel silenzio di una strage
e di una pace ri-armata e confortata
dalla comune difesa che supera
i margini della dignità umana
e precipita nelle pagine di un genocidio.

Pino Dicevi

Balcani. Chi era Svetlana Broz e cosa ci ha insegnato sul coraggio civile

Il 22 marzo scorso è venuta a mancare Svetlana Broz. Cardiologa, scrittrice e attivista per i diritti umani, durante e dopo le guerre jugoslave si è battuta per promuovere un sentimento di solidarietà interetnica e di coraggio civile nella regione.

Chi era Svetlana Broz?

Nata a Belgrado il 7 luglio 1955, Svetlana Broz era la figlia minore di Žarko Leon Broz e Zlata Jelinek, originaria di Tuzla, in Bosnia Erzegovina. Un cognome, il suo, che porta con sé tutto il peso della storia jugoslava: Svetlana era infatti la nipote di Josip Broz, il maresciallo Tito, leader della lotta partigiana contro il nazi-fascismo durante la Seconda Guerra Mondiale e presidente della Jugoslavia fino alla sua morte nel 1980. Durante un intervento nella trasmissione televisiva Face To Face del 6 aprile 2024, quando le è stato chiesto cosa Tito avesse lasciato in eredità alla sua famiglia, ha risposto così: “Di materiale, nulla. Ci ha lasciato qualcosa di non materiale: l’antifascismo. Fino a che respireremo, ci batteremo contro i fascisti”.

Per quanto riguarda la sua carriera, tra il 1970 e il 1975 Svetlana Broz ha lavorato come giornalista indipendente, per poi laurearsi in medicina nel 1980, specializzandosi in cardiologia. L’anno seguente è entrata a far parte dell’Accademia medica militare, dove ha lavorato fino al 1999 e, dopo l’inizio della guerra in Bosnia Erzegovina nel 1992, ha prestato assistenza medica alle popolazioni colpite dal conflitto, durato fino al 1995.

Contro ogni divisione

Proprio durante il periodo in Bosnia Erzegovina, Svetlana Broz ha avuto modo di entrare in contatto con pazienti di ogni etnia – serbi, croati, bosgnacchi (bosniaci musulmani) – e di conoscere le loro storie. Ispirata dalle loro esperienze di solidarietà interetnica, in cui le persone hanno trovato il coraggio di superare le divisioni, Svetlana Broz ha iniziato a raccogliere le loro testimonianze.

Da questo lavoro durato anni è nato il suo primo libro, Dobri ljudi u vremenu zla (“I giusti al tempo del male”), pubblicato nel 1999. Una raccolta di 90 testimonianze – 30 per ogni gruppo etnico – di persone comuni che, nonostante differenze culturali o religiose, si sono trovate accumunate dalla brutalità della guerra. Lungi dall’essere solo una cruda narrazione, questo libro è soprattutto un messaggio di speranza, che dimostra come il male non sia mai assoluto.

Nel 2000 si è trasferita a Sarajevo, dove ha fondato Gariwosa la sezione bosniaca dell’organizzazione non governativa Gariwo (Gardens of the Righteous Worldwide), per promuovere l’educazione al coraggio civile. “Le persone in questa regione [i Balcani, ndr] mancano di coraggio civile, definito come la capacità di resistere, opporsi e disobbedire a tutti coloro che abusano del proprio potere per i propri scopi e violano le leggi e i diritti umani altrui”, ha affermato in un’intervista. Da allora, Svetlana Broz non ha mai smesso di combattere contro l’odio etnico e di portare la sua battaglia in giro per il mondo: ha infatti insegnato in 52 università negli Stati Uniti e 80 in Europa.

In seguito all’assassinio di Duško Kondor, docente aderente a Gariwosa, ucciso nel 2007 prima di poter testimoniare a un processo per crimini contro l’umanità, Svetlana Broz ha istituito il Premio Kondor per il coraggio civile. Per il suo impegno nel dimostrare che il coraggio civile è la base su cui costruire un futuro stabile per le nuove generazioni, e per la sua lotta contro i nazionalismi, le sono stati conferiti numerosi premi internazionali, oltre alla cittadinanza onoraria della città di Tuzla.

Un’eredità da preservare

L’attivismo di Svetlana Broz è stato una risposta concreta alle divisioni etniche e ai nazionalismi che hanno segnato e continuano a segnare la regione. Oggi, i Balcani stanno attraversando uno dei periodi più turbolenti degli ultimi anni.

Da una parte la Bosnia Erzegovina sta vivendo una situazione sempre più fragile, in cui Milorad Dodik, presidente della Republika Srpska, l’entità a maggioranza serba del paese, continua ad alimentare la retorica della divisione e dell’odio interetnico, mettendo seriamente a rischio l’unità del paese e la stabilità dell’intera regione.

Dall’altra, in Serbia continuano le proteste contro il regime del presidente Vučić. L’ampio coinvolgimento della società civile nei movimenti di protesta fa sperare in un risveglio del coraggio civile e della capacità di resistere dei “giusti” a chi abusa del proprio potere.

In un momento storico che vede i Balcani nuovamente scossi su più fronti le battaglie di Svetlana Broz non solo restano attuali, ma rappresentano un’eredità da difendere con quel coraggio che lei stessa ha sempre cercato di ispirare nelle persone.

Martina Marazzini,East Journal,24 Marzo 2025

East Journal

Nell’Europa si alzano i muri di gomma

Nell’Europa si alzano i muri di gomma
e l’i-dea nazionalista padroneggia
e non ama la pace e scaglia
la scure littoriale contro gli anti-fascisti
resistenti agli attacchi deliranti
e la memoria viene mistificata
derisa e rovistata da cima a fondo.

Nell’Europa si alzano i muri di gomma
e i migranti vengono pescati
e ammassati nei centri della detenzione
e reclutati nelle campagne del caporalato
dove l’ultimo treno della speranza
si arresta per la difesa strisciante
dei profitti che crescono senza misura.

Nell’Europa si alzano i muri di gomma
e le divisioni sono troppo dure
per essere improntate e superate
con i timidi passi delle masse popolari
che lottano la fame, la miseria e le guerre
e attendono una pasqua di rose
che ri-nasce nella terra che trema.

Nell’Europa si alzano i muri di gomma
e chi sa non vuole sapere di essere
complice nel silenzio di una strage
e di una pace ri-armata e confortata
dalla comune difesa che supera
i margini della dignità umana
e precipita nelle pagine di un genocidio.

Pino Dicevi

Balcani. Chi era Svetlana Broz e cosa ci ha insegnato sul coraggio civile

Il 22 marzo scorso è venuta a mancare Svetlana Broz. Cardiologa, scrittrice e attivista per i diritti umani, durante e dopo le guerre jugoslave si è battuta per promuovere un sentimento di solidarietà interetnica e di coraggio civile nella regione.

Chi era Svetlana Broz?

Nata a Belgrado il 7 luglio 1955, Svetlana Broz era la figlia minore di Žarko Leon Broz e Zlata Jelinek, originaria di Tuzla, in Bosnia Erzegovina. Un cognome, il suo, che porta con sé tutto il peso della storia jugoslava: Svetlana era infatti la nipote di Josip Broz, il maresciallo Tito, leader della lotta partigiana contro il nazi-fascismo durante la Seconda Guerra Mondiale e presidente della Jugoslavia fino alla sua morte nel 1980. Durante un intervento nella trasmissione televisiva Face To Face del 6 aprile 2024, quando le è stato chiesto cosa Tito avesse lasciato in eredità alla sua famiglia, ha risposto così: “Di materiale, nulla. Ci ha lasciato qualcosa di non materiale: l’antifascismo. Fino a che respireremo, ci batteremo contro i fascisti”.

Per quanto riguarda la sua carriera, tra il 1970 e il 1975 Svetlana Broz ha lavorato come giornalista indipendente, per poi laurearsi in medicina nel 1980, specializzandosi in cardiologia. L’anno seguente è entrata a far parte dell’Accademia medica militare, dove ha lavorato fino al 1999 e, dopo l’inizio della guerra in Bosnia Erzegovina nel 1992, ha prestato assistenza medica alle popolazioni colpite dal conflitto, durato fino al 1995.

Contro ogni divisione

Proprio durante il periodo in Bosnia Erzegovina, Svetlana Broz ha avuto modo di entrare in contatto con pazienti di ogni etnia – serbi, croati, bosgnacchi (bosniaci musulmani) – e di conoscere le loro storie. Ispirata dalle loro esperienze di solidarietà interetnica, in cui le persone hanno trovato il coraggio di superare le divisioni, Svetlana Broz ha iniziato a raccogliere le loro testimonianze.

Da questo lavoro durato anni è nato il suo primo libro, Dobri ljudi u vremenu zla (“I giusti al tempo del male”), pubblicato nel 1999. Una raccolta di 90 testimonianze – 30 per ogni gruppo etnico – di persone comuni che, nonostante differenze culturali o religiose, si sono trovate accumunate dalla brutalità della guerra. Lungi dall’essere solo una cruda narrazione, questo libro è soprattutto un messaggio di speranza, che dimostra come il male non sia mai assoluto.

Nel 2000 si è trasferita a Sarajevo, dove ha fondato Gariwosa la sezione bosniaca dell’organizzazione non governativa Gariwo (Gardens of the Righteous Worldwide), per promuovere l’educazione al coraggio civile. “Le persone in questa regione [i Balcani, ndr] mancano di coraggio civile, definito come la capacità di resistere, opporsi e disobbedire a tutti coloro che abusano del proprio potere per i propri scopi e violano le leggi e i diritti umani altrui”, ha affermato in un’intervista. Da allora, Svetlana Broz non ha mai smesso di combattere contro l’odio etnico e di portare la sua battaglia in giro per il mondo: ha infatti insegnato in 52 università negli Stati Uniti e 80 in Europa.

In seguito all’assassinio di Duško Kondor, docente aderente a Gariwosa, ucciso nel 2007 prima di poter testimoniare a un processo per crimini contro l’umanità, Svetlana Broz ha istituito il Premio Kondor per il coraggio civile. Per il suo impegno nel dimostrare che il coraggio civile è la base su cui costruire un futuro stabile per le nuove generazioni, e per la sua lotta contro i nazionalismi, le sono stati conferiti numerosi premi internazionali, oltre alla cittadinanza onoraria della città di Tuzla.

Un’eredità da preservare

L’attivismo di Svetlana Broz è stato una risposta concreta alle divisioni etniche e ai nazionalismi che hanno segnato e continuano a segnare la regione. Oggi, i Balcani stanno attraversando uno dei periodi più turbolenti degli ultimi anni.

Da una parte la Bosnia Erzegovina sta vivendo una situazione sempre più fragile, in cui Milorad Dodik, presidente della Republika Srpska, l’entità a maggioranza serba del paese, continua ad alimentare la retorica della divisione e dell’odio interetnico, mettendo seriamente a rischio l’unità del paese e la stabilità dell’intera regione.

Dall’altra, in Serbia continuano le proteste contro il regime del presidente Vučić. L’ampio coinvolgimento della società civile nei movimenti di protesta fa sperare in un risveglio del coraggio civile e della capacità di resistere dei “giusti” a chi abusa del proprio potere.

In un momento storico che vede i Balcani nuovamente scossi su più fronti le battaglie di Svetlana Broz non solo restano attuali, ma rappresentano un’eredità da difendere con quel coraggio che lei stessa ha sempre cercato di ispirare nelle persone.

Martina Marazzini,East Journal,24 Marzo 2025

East Journal

Nell’Europa si alzano i muri di gomma

Nell’Europa si alzano i muri di gomma
e l’i-dea nazionalista padroneggia
e non ama la pace e scaglia
la scure littoriale contro gli anti-fascisti
resistenti agli attacchi deliranti
e la memoria viene mistificata
derisa e rovistata da cima a fondo.

Nell’Europa si alzano i muri di gomma
e i migranti vengono pescati
e ammassati nei centri della detenzione
e reclutati nelle campagne del caporalato
dove l’ultimo treno della speranza
si arresta per la difesa strisciante
dei profitti che crescono senza misura.

Nell’Europa si alzano i muri di gomma
e le divisioni sono troppo dure
per essere improntate e superate
con i timidi passi delle masse popolari
che lottano la fame, la miseria e le guerre
e attendono una pasqua di rose
che ri-nasce nella terra che trema.

Nell’Europa si alzano i muri di gomma
e chi sa non vuole sapere di essere
complice nel silenzio di una strage
e di una pace ri-armata e confortata
dalla comune difesa che supera
i margini della dignità umana
e precipita nelle pagine di un genocidio.

Pino Dicevi

Balcani. Chi era Svetlana Broz e cosa ci ha insegnato sul coraggio civile

Il 22 marzo scorso è venuta a mancare Svetlana Broz. Cardiologa, scrittrice e attivista per i diritti umani, durante e dopo le guerre jugoslave si è battuta per promuovere un sentimento di solidarietà interetnica e di coraggio civile nella regione.

Chi era Svetlana Broz?

Nata a Belgrado il 7 luglio 1955, Svetlana Broz era la figlia minore di Žarko Leon Broz e Zlata Jelinek, originaria di Tuzla, in Bosnia Erzegovina. Un cognome, il suo, che porta con sé tutto il peso della storia jugoslava: Svetlana era infatti la nipote di Josip Broz, il maresciallo Tito, leader della lotta partigiana contro il nazi-fascismo durante la Seconda Guerra Mondiale e presidente della Jugoslavia fino alla sua morte nel 1980. Durante un intervento nella trasmissione televisiva Face To Face del 6 aprile 2024, quando le è stato chiesto cosa Tito avesse lasciato in eredità alla sua famiglia, ha risposto così: “Di materiale, nulla. Ci ha lasciato qualcosa di non materiale: l’antifascismo. Fino a che respireremo, ci batteremo contro i fascisti”.

Per quanto riguarda la sua carriera, tra il 1970 e il 1975 Svetlana Broz ha lavorato come giornalista indipendente, per poi laurearsi in medicina nel 1980, specializzandosi in cardiologia. L’anno seguente è entrata a far parte dell’Accademia medica militare, dove ha lavorato fino al 1999 e, dopo l’inizio della guerra in Bosnia Erzegovina nel 1992, ha prestato assistenza medica alle popolazioni colpite dal conflitto, durato fino al 1995.

Contro ogni divisione

Proprio durante il periodo in Bosnia Erzegovina, Svetlana Broz ha avuto modo di entrare in contatto con pazienti di ogni etnia – serbi, croati, bosgnacchi (bosniaci musulmani) – e di conoscere le loro storie. Ispirata dalle loro esperienze di solidarietà interetnica, in cui le persone hanno trovato il coraggio di superare le divisioni, Svetlana Broz ha iniziato a raccogliere le loro testimonianze.

Da questo lavoro durato anni è nato il suo primo libro, Dobri ljudi u vremenu zla (“I giusti al tempo del male”), pubblicato nel 1999. Una raccolta di 90 testimonianze – 30 per ogni gruppo etnico – di persone comuni che, nonostante differenze culturali o religiose, si sono trovate accumunate dalla brutalità della guerra. Lungi dall’essere solo una cruda narrazione, questo libro è soprattutto un messaggio di speranza, che dimostra come il male non sia mai assoluto.

Nel 2000 si è trasferita a Sarajevo, dove ha fondato Gariwosa la sezione bosniaca dell’organizzazione non governativa Gariwo (Gardens of the Righteous Worldwide), per promuovere l’educazione al coraggio civile. “Le persone in questa regione [i Balcani, ndr] mancano di coraggio civile, definito come la capacità di resistere, opporsi e disobbedire a tutti coloro che abusano del proprio potere per i propri scopi e violano le leggi e i diritti umani altrui”, ha affermato in un’intervista. Da allora, Svetlana Broz non ha mai smesso di combattere contro l’odio etnico e di portare la sua battaglia in giro per il mondo: ha infatti insegnato in 52 università negli Stati Uniti e 80 in Europa.

In seguito all’assassinio di Duško Kondor, docente aderente a Gariwosa, ucciso nel 2007 prima di poter testimoniare a un processo per crimini contro l’umanità, Svetlana Broz ha istituito il Premio Kondor per il coraggio civile. Per il suo impegno nel dimostrare che il coraggio civile è la base su cui costruire un futuro stabile per le nuove generazioni, e per la sua lotta contro i nazionalismi, le sono stati conferiti numerosi premi internazionali, oltre alla cittadinanza onoraria della città di Tuzla.

Un’eredità da preservare

L’attivismo di Svetlana Broz è stato una risposta concreta alle divisioni etniche e ai nazionalismi che hanno segnato e continuano a segnare la regione. Oggi, i Balcani stanno attraversando uno dei periodi più turbolenti degli ultimi anni.

Da una parte la Bosnia Erzegovina sta vivendo una situazione sempre più fragile, in cui Milorad Dodik, presidente della Republika Srpska, l’entità a maggioranza serba del paese, continua ad alimentare la retorica della divisione e dell’odio interetnico, mettendo seriamente a rischio l’unità del paese e la stabilità dell’intera regione.

Dall’altra, in Serbia continuano le proteste contro il regime del presidente Vučić. L’ampio coinvolgimento della società civile nei movimenti di protesta fa sperare in un risveglio del coraggio civile e della capacità di resistere dei “giusti” a chi abusa del proprio potere.

In un momento storico che vede i Balcani nuovamente scossi su più fronti le battaglie di Svetlana Broz non solo restano attuali, ma rappresentano un’eredità da difendere con quel coraggio che lei stessa ha sempre cercato di ispirare nelle persone.

Martina Marazzini,East Journal,24 Marzo 2025

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