“Riapriamo le porte degli immobili fantasma”: la Campagna del Forum nazionale Salviamo il Paesaggio
Dati dell’ISTAT certificano che nel nostro Paese quasi un terzo delle abitazioni esistenti risulta essere inutilizzato, vuoto, sfitto. Si tratta di un ingente patrimonio di oltre 10 milioni di abitazioni non occupate e di queste 5 milioni e mezzo sono “abitazioni vuote o occupate esclusivamente da persone non dimoranti abitualmente”. Quindi, 5 milioni di abitazioni (e più) sono sprangate e in declino.
Siamo di fronte ad un patrimonio abitativo che potrebbe ospitare una media di 10/12 milioni di abitanti e consentire l’azzeramento di tutte le previsioni edificatorie dei nostri Comuni. Un dato enorme, quasi sempre trascurato, al quale vanno sommati i tanti capannoni produttivi/commerciali/agricoli sparsi sui territori. Uno stock immenso di edifici “passivi”, privi di quella “funzione sociale” richiamata con lucida concretezza dall’articolo 42 della nostra Costituzione.
Gran parte di questo patrimonio immobiliare inutilizzato versa, poi, in stato di abbandono o degrado, ledendo l’estetica paesaggistica dei territori e creando condizioni di pericolo e di minaccia alla sicurezza dei cittadini. Questa rilevante parte edificata, che non assolve più a un “ruolo” sociale, quasi sempre non è presa in alcuna considerazione quando i nostri Enti locali si cimentano con Piani Regolatori o Piani di Gestione del Territorio che prevedono ampie possibilità di nuove costruzioni e, ovviamente, di ulteriori danni alle collettività causati dal conseguente consumo di suolo. Comuni che dovrebbero, invece, porsi l’obiettivo di azzerare il consumo di suolo senza penalizzare i bisogni della popolazione, attraverso azioni in grado di rimettere a loro disposizione proprio quell’ingente stock immobiliare oggi inutilizzato.
Il Forum nazionale Salviamo il Paesaggio, già attivo con una Proposta di legge per l’arresto del consumo di suolo e il riuso dei suoli urbanizzati, ha avviato da tempo una nuova campagna rivolta ai Comuni affinché intervengano sugli immobili privati in stato di abbandono, tornando ad esercitare il loro diritto di proprietà, in linea con una corretta interpretazione e applicazione dell’articolo 42 della Costituzione, secondo le tesi di Paolo Maddalena, Vice Presidente Emerito della Corte Costituzionale, che ha puntualmente ricostruito la genesi della proprietà, che vede le sue radici nella proprietà collettiva, la quale precede storicamente la proprietà individuale e ancora oggi mantiene la sua prevalenza logica e giuridica su quest’ultima: https://www.youtube.com/watch?v=qjffb85On7Q.
Occorre ovviamente che i Comuni si dotino di un Regolamento comunale basato su una corretta applicazione dell’articolo 42 della Costituzione Italiana relativo alla “funzione sociale” che la proprietà privata deve assicurare alla collettività. Il comune marchigiano di Terre Roveresche (PU) ha già adottato, dal 2017, il regolamento. L’esperienza di questo Comune pionieristico è in atto da quasi dieci anni e ha già ottenuto sette acquisizioni al patrimonio comunale, dimostrando che si tratta di una strada applicabile ovunque. Ma le Amministrazioni comunali hanno bisogno di essere incentivate dalle cittadine e dai cittadini, i quali possono invitare – per esempio – i propri amministratori ad approfondire il tema per analizzare l’esempio virtuoso di Terre Roveresche.
Il Forum nazionale Salviamo il Paesaggio ha messo a punto per i Comuni un vero e proprio iter procedurale: 1. Attuare un censimento del patrimonio immobiliare esistente nel Comune, mettendo in luce il dato numerico di quanto già presente in condizioni di inutilizzo, i beni inutilizzati e/o derelitti di proprietà pubblica, privata o di altra natura che si trovino in uno stato di abbandono e/o di degrado, i beni che possano determinare danni per l’ambiente, pericoli per la pubblica o privata incolumità, preoccupazioni per le testimonianze culturali e storiche, i beni che possano essere occasione per attività e comportamenti illeciti, i beni in qualunque modo abbandonati e/o inutilizzati e quindi non più rispondenti ad alcuna funzione sociale e/o che possano ledere l’interesse generale, così come disciplinato dalla nostra Costituzione repubblicana nonché dall’art. 17 della Carta dei diritti fondamentali dell’Unione Europea.
2. Affrontare il tema sia all’interno del Consiglio comunale sia attraverso pubbliche assemblee, aperte a tutta la cittadinanza, per una necessaria disseminazione culturale e presa di coscienza individuale e collettiva.
3. Individuare e predisporre un elenco di beni aventi le caratteristiche di “beni comuni”, pubblicandoli all’interno del sito web del Comune, e definire un protocollo di responsabilità che disciplini l’utilizzo dei singoli beni individuati.
4. Emettere un’Ordinanza intimando ai relativi proprietari di adottare (entro 120 giorni) tutti i provvedimenti necessari per eliminare eventuali condizioni di pericolo e urgenti opere di messa in sicurezza degli immobili, condizioni di pregiudizio alla sanità e igiene pubblica, ripristino delle condizioni di decoro dei beni fatiscenti o in stato di abbandono e inutilizzo, perseguimento della “funzione sociale”.
5. Decorsi i 120 giorni dalla notifica dell’atto, i proprietari hanno facoltà di presentare le proprie deduzioni o richiedere una proroga di 180 giorni. Decorso inutilmente il termine senza che sia stato adempiuto a quanto intimato dall’amministrazione, il Comune avrà la facoltà di acquisire (dichiarare acquisito il bene, ope constitutionis) al patrimonio del Comune e iniziare la procedura relativa, mediante deliberazione del Consiglio Comunale, successivamente trascritta nei pubblici registri immobiliari.
Spesso però i Comuni non dispongono di risorse finanziarie per ristrutturare/manutenere il bene immobile acquisito. Per questo, il Forum nella sua Proposta di legge per l’arresto del consumo di suolo e il riuso dei suoli urbanizzati, purtroppo ancora “ferma al palo”, ha inserito il recupero della “funzione sociale” dei beni abbandonati, che, se tornassero nuovamente nelle disponibilità delle nostre Comunità, renderebbero ancora più semplice imboccare la strada della crescita zero urbanistica: stop alle nuove edificazioni e contemporaneo riutilizzo di tutto l’ingente patrimonio oggi inutilizzato.
Qui per scaricare tutti i materiali: http://www.salviamoilpaesaggio.it/blog/2025/03/immobili-privati-in-stato-di-abbandono-e-costituzione-la-repubblica-torna-ad-esercitare-il-suo-diritto-di-proprieta/.