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impatto ambientale

Pedemontana. Un appello sale dalla Brianza che ama: “Fermarla è possibile!”

L’autostrada pedemontana è un progetto di cui si parla da ormai oltre sessant’anni. Un articolo dell’Eco di Bergamo del 20 dicembre 2017 ne riassume per sommi capi la storia: “La prima ipotesi di tracciato compare nei Piani territoriali del 1963, nel frattempo il tracciato è salito e sceso manco un folle elettrocardiogramma: da Bergamo a Biella, poi da Trezzo a Saronno, poi da Usmate a Saronno tagliando fuori la Bergamasca. Tutto a livello di ipotesi, perché solo nel 1982 l’Anas inserisce l’opera nel Piano decennale della viabilità di grande comunicazione: 19 anni solo per questo primo passo.

Nel 1985 si sfiora il risibile quando la Regione sposta tutto ancora più a Nord: da Dalmine a Como e Varese attraversando il lecchese con tanti saluti a Milano. Che la prende male e mette sul tavolo l’ipotesi della Gronda intermedia Castellanza-Saronno-Vimercate-Trezzo: in pratica dal nulla si passa a due autostrade a pochi chilometri di distanza. Sempre sulla carta, beninteso, ma tanto basta per far imbestialire ambientalisti e comitati vari.

Nel 1990 arriva il passaggio-chiave, l’assegnazione della concessione alla società Pedemontana, all’epoca divisa equamente tra Milano-Serravalle e società Autostrade: nel frattempo tra Pedemontana e Gronda intermedia si trova la soluzione ibrida un po’ di qua e un po’ di là, la si ribattezza Pedegronda e il tracciato ritorna più verso il milanese: da Dalmine a Vimercate e da qui a Legnano. Peccato che quest’ultima sia fuori dalla concessione, e allora nuovo cambio in corsa fino all’attuale Sistema Pedemontano. È il 1999 e sembra quasi fatta, ma per mettere d’accordo tutti (vabbè, quasi…) servirà ancora una decina d’anni.”

Come ricorda l’Eco di Bergamo, il 6 febbraio 2010 nel paese natale di Umberto Bossi, Cassano Magnago, viene posata la prima pietra dell’opera. Previsto anche un cronoprogramma ormai superato senza esito: “agosto 2013 i primi lotti, dicembre 2014 l’opera intera, tutto in prospettiva Expo 2015. Che è abbondantemente passato”.

Il progetto è composto da cinque tratte, di cui le prime due, da Varese a Lentate sul Seveso, alle porte della Brianza monzese, sono già realizzate. Per quel che riguarda le restanti tratte, le problematiche sono numerose, e tanti sono i comitati locali che da decenni ormai cercano di fare informazione e di opporsi alla devastazione del territorio. Qui i lavori veri e propri non sono avviati, ma alcuni cantieri propedeutici hanno presto il via destando preoccupazione e sdegno nella cittadinanza.

La tratta B2 cade tutta nella provincia di Monza e Brianza e andrà a convertire un tratto della attuale Milano-Meda, una superstrada gratuita, in autostrada a pagamento. Già così la cosa non sembra andare incontro alle esigenze delle persone che abitano il territorio; occorre anche aggiungere che lungo questo tracciato, sepolta dalla terra e dagli anni, giace la diossina del disastro dell’ICMESA del 1976. Nel 2012, quasi per caso, alcune analisi portarono a constatare che i terreni sono ancora altamente compromessi e inquinati dalla diossina, così è stato dato mandato a Pedemontana di procedere alla bonifica prima di avviare i lavori. A novembre 2024 sono iniziati i lavori propedeutici alla bonifica secondo una logica di “gestione del rischio” che genera inquietudine. I comitati locali a gran voce stanno dicendo da tempo che “se non è a rischio zero non è bonifica”. Sabato 22 febbraio 2025 si terrà proprio a Seveso una “passeggiata della vergogna” per reclamare il rischio zero (in allegato la locandina dell’iniziativa).

Nel frattempo, sulla tratta C, che attraverserà il cuore della Brianza, da Desio a Vimercate impattando su Macherio, Lissone, Lesmo, Arcore, con l’obiettivo di raggiungere (ma non ricongiungersi con) la tangenziale est, tra la Velasca e Usmate Velate, si possono osservare ampie distese verdi tutte cintate con la rete rossa di cantierizzazione, uno spettacolo desolante.

Il giorno di San Valentino Fridays for future ha lanciato qui una campagna per dichiarare il proprio amore per la Brianza con un’azione semplice e alla portata di chiunque: dotarsi un piccolo lucchetto su cui scrivere il proprio messaggio d’amore per poi apporlo sulla rete dei cantieri (foto allegate – qui i link alle pagine social che promuovono l’azione: https://www.facebook.com/share/p/16791uoPfL/ ; https://www.instagram.com/p/DGDrbGkt_Qu/?igsh=MWZ0cWg3dzhqb253dA==). Lo slogan dell’azione è “I love Brianza – Al vostro progetto mettiamo il lucchetto”. Fridays for future invita a emulare il gesto per esprimere il proprio dissenso contro questa immensa colata di cemento che andrà a coprire le già ridotte e per questo preziosissime aree verdi della zona.

Nel frattempo, nella zona di Arcore – località che sappiamo essere ben nota per altre ragioni – le ruspe sono già al lavoro su un’area boschiva del parco dei Colli Briantei dove (chissà se e tra quanto) l’autostrada dovrebbe passare. Circa una cinquantina di alberi di mezzo secolo di vita sono già stati abbattuti. Sono molte le persone della zona che conoscono e amano questi boschi, vedere questo scempio ha scosso gli animi, generando dolore e frustrazione nei più, e anche qualche tentativo di azione diretta e di interposizione pacifica che è riuscita in un caso a interrompere i lavori e a silenziare le ruspe, seppur solo temporaneamente (https://www.mbnews.it/2025/02/attivista-ferma-ruspe-pedemontana-boschi-bernate-arcore/).

La tratta D-breve è l’ultima arrivata. Non ancora approvata né finanziata. Dal 2021 Regione Lombardia lavorava all’insaputa di tutti alla modifica del progetto, amministrazioni comunali interessate incluse. Al posto della D-lunga (18 km), che avrebbe dovuto andare fino a Dalmine, spunta la D-breve (9 km). Arrivata la tratta C a Vimercate l’autostrada devierebbe verso sud per raggiungere Agrate e congiungersi con la TEEM. Otto corsie di autostrada che correrà parallela alla A51 (tangenziale est), gratuita, mentre Pedemontana avrà tariffe da capogiro: da Lentate ad Agrate, un percorso di circa 30 km, si spenderebbero 20 euro di pedaggio.

Il nuovo tracciato non è una variante ma una nuova opera che nulla ha a che fare con l’originale collegamento est-ovest di Pedemontana. I motivi del cambio: i costi troppo elevati che portano a ripiegare su questo tracciato D-breve, più corto, e la difficoltà a passare in territori fortemente urbanizzati come quelli della provincia di Bergamo (questa la versione ufficiale…).

La tratta D-breve invaderà per oltre il 76% il Parco P.A.N.E., un grande Plis nella Brianza est, di 4.065 ettari, che coinvolge 23 comuni. Verrebbe consumato suolo per un totale di 442.580 mq (l’equivalente di 62 campi da calcio). All’interno un bosco di pregio (il bosco della Bruciata), tantissime specie animali e vegetali, alcune delle quali protette, e tre ordini di terrazzi delle tre fasi glaciali che sono il risultato delle diverse ere geologiche. Insomma, un vero e proprio museo geologico e naturalistico a cielo aperto.

In questa parte della Brianza un intero territorio si è unito per opporsi allo scempio. Oltre a una grande opera di sensibilizzazione da parte dei cittadini, qui l’azione istituzionale è ancora possibile e così dieci comuni del vimercatese, con amministrazioni di opposte appartenenze politiche, hanno avviato un’azione legale contro quegli enti che continuano a sostenere il progetto e che stanno violando tra le altre cose, il leale principio di collaborazione tra enti. L’ultimo atto giuridico è una diffida nel proseguire con la realizzazione della tratta D-breve inviata a gennaio dai dieci comuni a Regione Lombardia, CIPESS, Ministero delle Infrastrutture, Ministero dell’Ambiente, Cal e Apl (tutta la documentazione disponibile sul sito del Comune di Agrate e di Vimercate).

L’obiettivo dei movimenti e dei comitati lungo tutto il tracciato di Pedemontana è di intercettare il dissenso e dare fiducia nelle concrete possibilità di intervento praticando azione diretta. Non è facile né scontato, perché molte persone hanno tendenza a sentirsi impotenti di fronte ai cantieri all’opera. Molte ma non tutte: per alcune persone infatti il gioco è tutto da giocare, finché ci sono alberi e parchi da difendere.

Come qualcuno ha detto: “Dire che l’opera è disastrosa ma ormai non c’è più nulla da fare, sarebbe come se, a suo tempo, qualcuno avesse detto ‘eh ormai i lager sono costruiti cosa fai, non li usi?’”

Laddove la politica istituzionale si muove in direzione opposta rispetto al bene comune, c’è sempre margine per intervenire come singole persone, cittadine e cittadini, desiderose di allearsi con la natura e difenderla.

Fridays for Future Brianza

Fridays For Future

Pedemontana. Un appello sale dalla Brianza che ama: “Fermarla è possibile!”

L’autostrada pedemontana è un progetto di cui si parla da ormai oltre sessant’anni. Un articolo dell’Eco di Bergamo del 20 dicembre 2017 ne riassume per sommi capi la storia: “La prima ipotesi di tracciato compare nei Piani territoriali del 1963, nel frattempo il tracciato è salito e sceso manco un folle elettrocardiogramma: da Bergamo a Biella, poi da Trezzo a Saronno, poi da Usmate a Saronno tagliando fuori la Bergamasca. Tutto a livello di ipotesi, perché solo nel 1982 l’Anas inserisce l’opera nel Piano decennale della viabilità di grande comunicazione: 19 anni solo per questo primo passo.

Nel 1985 si sfiora il risibile quando la Regione sposta tutto ancora più a Nord: da Dalmine a Como e Varese attraversando il lecchese con tanti saluti a Milano. Che la prende male e mette sul tavolo l’ipotesi della Gronda intermedia Castellanza-Saronno-Vimercate-Trezzo: in pratica dal nulla si passa a due autostrade a pochi chilometri di distanza. Sempre sulla carta, beninteso, ma tanto basta per far imbestialire ambientalisti e comitati vari.

Nel 1990 arriva il passaggio-chiave, l’assegnazione della concessione alla società Pedemontana, all’epoca divisa equamente tra Milano-Serravalle e società Autostrade: nel frattempo tra Pedemontana e Gronda intermedia si trova la soluzione ibrida un po’ di qua e un po’ di là, la si ribattezza Pedegronda e il tracciato ritorna più verso il milanese: da Dalmine a Vimercate e da qui a Legnano. Peccato che quest’ultima sia fuori dalla concessione, e allora nuovo cambio in corsa fino all’attuale Sistema Pedemontano. È il 1999 e sembra quasi fatta, ma per mettere d’accordo tutti (vabbè, quasi…) servirà ancora una decina d’anni.”

Come ricorda l’Eco di Bergamo, il 6 febbraio 2010 nel paese natale di Umberto Bossi, Cassano Magnago, viene posata la prima pietra dell’opera. Previsto anche un cronoprogramma ormai superato senza esito: “agosto 2013 i primi lotti, dicembre 2014 l’opera intera, tutto in prospettiva Expo 2015. Che è abbondantemente passato”.

Il progetto è composto da cinque tratte, di cui le prime due, da Varese a Lentate sul Seveso, alle porte della Brianza monzese, sono già realizzate. Per quel che riguarda le restanti tratte, le problematiche sono numerose, e tanti sono i comitati locali che da decenni ormai cercano di fare informazione e di opporsi alla devastazione del territorio. Qui i lavori veri e propri non sono avviati, ma alcuni cantieri propedeutici hanno presto il via destando preoccupazione e sdegno nella cittadinanza.

La tratta B2 cade tutta nella provincia di Monza e Brianza e andrà a convertire un tratto della attuale Milano-Meda, una superstrada gratuita, in autostrada a pagamento. Già così la cosa non sembra andare incontro alle esigenze delle persone che abitano il territorio; occorre anche aggiungere che lungo questo tracciato, sepolta dalla terra e dagli anni, giace la diossina del disastro dell’ICMESA del 1976. Nel 2012, quasi per caso, alcune analisi portarono a constatare che i terreni sono ancora altamente compromessi e inquinati dalla diossina, così è stato dato mandato a Pedemontana di procedere alla bonifica prima di avviare i lavori. A novembre 2024 sono iniziati i lavori propedeutici alla bonifica secondo una logica di “gestione del rischio” che genera inquietudine. I comitati locali a gran voce stanno dicendo da tempo che “se non è a rischio zero non è bonifica”. Sabato 22 febbraio 2025 si terrà proprio a Seveso una “passeggiata della vergogna” per reclamare il rischio zero (in allegato la locandina dell’iniziativa).

Nel frattempo, sulla tratta C, che attraverserà il cuore della Brianza, da Desio a Vimercate impattando su Macherio, Lissone, Lesmo, Arcore, con l’obiettivo di raggiungere (ma non ricongiungersi con) la tangenziale est, tra la Velasca e Usmate Velate, si possono osservare ampie distese verdi tutte cintate con la rete rossa di cantierizzazione, uno spettacolo desolante.

Il giorno di San Valentino Fridays for future ha lanciato qui una campagna per dichiarare il proprio amore per la Brianza con un’azione semplice e alla portata di chiunque: dotarsi un piccolo lucchetto su cui scrivere il proprio messaggio d’amore per poi apporlo sulla rete dei cantieri (foto allegate – qui i link alle pagine social che promuovono l’azione: https://www.facebook.com/share/p/16791uoPfL/ ; https://www.instagram.com/p/DGDrbGkt_Qu/?igsh=MWZ0cWg3dzhqb253dA==). Lo slogan dell’azione è “I love Brianza – Al vostro progetto mettiamo il lucchetto”. Fridays for future invita a emulare il gesto per esprimere il proprio dissenso contro questa immensa colata di cemento che andrà a coprire le già ridotte e per questo preziosissime aree verdi della zona.

Nel frattempo, nella zona di Arcore – località che sappiamo essere ben nota per altre ragioni – le ruspe sono già al lavoro su un’area boschiva del parco dei Colli Briantei dove (chissà se e tra quanto) l’autostrada dovrebbe passare. Circa una cinquantina di alberi di mezzo secolo di vita sono già stati abbattuti. Sono molte le persone della zona che conoscono e amano questi boschi, vedere questo scempio ha scosso gli animi, generando dolore e frustrazione nei più, e anche qualche tentativo di azione diretta e di interposizione pacifica che è riuscita in un caso a interrompere i lavori e a silenziare le ruspe, seppur solo temporaneamente (https://www.mbnews.it/2025/02/attivista-ferma-ruspe-pedemontana-boschi-bernate-arcore/).

La tratta D-breve è l’ultima arrivata. Non ancora approvata né finanziata. Dal 2021 Regione Lombardia lavorava all’insaputa di tutti alla modifica del progetto, amministrazioni comunali interessate incluse. Al posto della D-lunga (18 km), che avrebbe dovuto andare fino a Dalmine, spunta la D-breve (9 km). Arrivata la tratta C a Vimercate l’autostrada devierebbe verso sud per raggiungere Agrate e congiungersi con la TEEM. Otto corsie di autostrada che correrà parallela alla A51 (tangenziale est), gratuita, mentre Pedemontana avrà tariffe da capogiro: da Lentate ad Agrate, un percorso di circa 30 km, si spenderebbero 20 euro di pedaggio.

Il nuovo tracciato non è una variante ma una nuova opera che nulla ha a che fare con l’originale collegamento est-ovest di Pedemontana. I motivi del cambio: i costi troppo elevati che portano a ripiegare su questo tracciato D-breve, più corto, e la difficoltà a passare in territori fortemente urbanizzati come quelli della provincia di Bergamo (questa la versione ufficiale…).

La tratta D-breve invaderà per oltre il 76% il Parco P.A.N.E., un grande Plis nella Brianza est, di 4.065 ettari, che coinvolge 23 comuni. Verrebbe consumato suolo per un totale di 442.580 mq (l’equivalente di 62 campi da calcio). All’interno un bosco di pregio (il bosco della Bruciata), tantissime specie animali e vegetali, alcune delle quali protette, e tre ordini di terrazzi delle tre fasi glaciali che sono il risultato delle diverse ere geologiche. Insomma, un vero e proprio museo geologico e naturalistico a cielo aperto.

In questa parte della Brianza un intero territorio si è unito per opporsi allo scempio. Oltre a una grande opera di sensibilizzazione da parte dei cittadini, qui l’azione istituzionale è ancora possibile e così dieci comuni del vimercatese, con amministrazioni di opposte appartenenze politiche, hanno avviato un’azione legale contro quegli enti che continuano a sostenere il progetto e che stanno violando tra le altre cose, il leale principio di collaborazione tra enti. L’ultimo atto giuridico è una diffida nel proseguire con la realizzazione della tratta D-breve inviata a gennaio dai dieci comuni a Regione Lombardia, CIPESS, Ministero delle Infrastrutture, Ministero dell’Ambiente, Cal e Apl (tutta la documentazione disponibile sul sito del Comune di Agrate e di Vimercate).

L’obiettivo dei movimenti e dei comitati lungo tutto il tracciato di Pedemontana è di intercettare il dissenso e dare fiducia nelle concrete possibilità di intervento praticando azione diretta. Non è facile né scontato, perché molte persone hanno tendenza a sentirsi impotenti di fronte ai cantieri all’opera. Molte ma non tutte: per alcune persone infatti il gioco è tutto da giocare, finché ci sono alberi e parchi da difendere.

Come qualcuno ha detto: “Dire che l’opera è disastrosa ma ormai non c’è più nulla da fare, sarebbe come se, a suo tempo, qualcuno avesse detto ‘eh ormai i lager sono costruiti cosa fai, non li usi?’”

Laddove la politica istituzionale si muove in direzione opposta rispetto al bene comune, c’è sempre margine per intervenire come singole persone, cittadine e cittadini, desiderose di allearsi con la natura e difenderla.

Fridays for Future Brianza

Fridays For Future

Pedemontana. Un appello sale dalla Brianza che ama: “Fermarla è possibile!”

L’autostrada pedemontana è un progetto di cui si parla da ormai oltre sessant’anni. Un articolo dell’Eco di Bergamo del 20 dicembre 2017 ne riassume per sommi capi la storia: “La prima ipotesi di tracciato compare nei Piani territoriali del 1963, nel frattempo il tracciato è salito e sceso manco un folle elettrocardiogramma: da Bergamo a Biella, poi da Trezzo a Saronno, poi da Usmate a Saronno tagliando fuori la Bergamasca. Tutto a livello di ipotesi, perché solo nel 1982 l’Anas inserisce l’opera nel Piano decennale della viabilità di grande comunicazione: 19 anni solo per questo primo passo.

Nel 1985 si sfiora il risibile quando la Regione sposta tutto ancora più a Nord: da Dalmine a Como e Varese attraversando il lecchese con tanti saluti a Milano. Che la prende male e mette sul tavolo l’ipotesi della Gronda intermedia Castellanza-Saronno-Vimercate-Trezzo: in pratica dal nulla si passa a due autostrade a pochi chilometri di distanza. Sempre sulla carta, beninteso, ma tanto basta per far imbestialire ambientalisti e comitati vari.

Nel 1990 arriva il passaggio-chiave, l’assegnazione della concessione alla società Pedemontana, all’epoca divisa equamente tra Milano-Serravalle e società Autostrade: nel frattempo tra Pedemontana e Gronda intermedia si trova la soluzione ibrida un po’ di qua e un po’ di là, la si ribattezza Pedegronda e il tracciato ritorna più verso il milanese: da Dalmine a Vimercate e da qui a Legnano. Peccato che quest’ultima sia fuori dalla concessione, e allora nuovo cambio in corsa fino all’attuale Sistema Pedemontano. È il 1999 e sembra quasi fatta, ma per mettere d’accordo tutti (vabbè, quasi…) servirà ancora una decina d’anni.”

Come ricorda l’Eco di Bergamo, il 6 febbraio 2010 nel paese natale di Umberto Bossi, Cassano Magnago, viene posata la prima pietra dell’opera. Previsto anche un cronoprogramma ormai superato senza esito: “agosto 2013 i primi lotti, dicembre 2014 l’opera intera, tutto in prospettiva Expo 2015. Che è abbondantemente passato”.

Il progetto è composto da cinque tratte, di cui le prime due, da Varese a Lentate sul Seveso, alle porte della Brianza monzese, sono già realizzate. Per quel che riguarda le restanti tratte, le problematiche sono numerose, e tanti sono i comitati locali che da decenni ormai cercano di fare informazione e di opporsi alla devastazione del territorio. Qui i lavori veri e propri non sono avviati, ma alcuni cantieri propedeutici hanno presto il via destando preoccupazione e sdegno nella cittadinanza.

La tratta B2 cade tutta nella provincia di Monza e Brianza e andrà a convertire un tratto della attuale Milano-Meda, una superstrada gratuita, in autostrada a pagamento. Già così la cosa non sembra andare incontro alle esigenze delle persone che abitano il territorio; occorre anche aggiungere che lungo questo tracciato, sepolta dalla terra e dagli anni, giace la diossina del disastro dell’ICMESA del 1976. Nel 2012, quasi per caso, alcune analisi portarono a constatare che i terreni sono ancora altamente compromessi e inquinati dalla diossina, così è stato dato mandato a Pedemontana di procedere alla bonifica prima di avviare i lavori. A novembre 2024 sono iniziati i lavori propedeutici alla bonifica secondo una logica di “gestione del rischio” che genera inquietudine. I comitati locali a gran voce stanno dicendo da tempo che “se non è a rischio zero non è bonifica”. Sabato 22 febbraio 2025 si terrà proprio a Seveso una “passeggiata della vergogna” per reclamare il rischio zero (in allegato la locandina dell’iniziativa).

Nel frattempo, sulla tratta C, che attraverserà il cuore della Brianza, da Desio a Vimercate impattando su Macherio, Lissone, Lesmo, Arcore, con l’obiettivo di raggiungere (ma non ricongiungersi con) la tangenziale est, tra la Velasca e Usmate Velate, si possono osservare ampie distese verdi tutte cintate con la rete rossa di cantierizzazione, uno spettacolo desolante.

Il giorno di San Valentino Fridays for future ha lanciato qui una campagna per dichiarare il proprio amore per la Brianza con un’azione semplice e alla portata di chiunque: dotarsi un piccolo lucchetto su cui scrivere il proprio messaggio d’amore per poi apporlo sulla rete dei cantieri (foto allegate – qui i link alle pagine social che promuovono l’azione: https://www.facebook.com/share/p/16791uoPfL/ ; https://www.instagram.com/p/DGDrbGkt_Qu/?igsh=MWZ0cWg3dzhqb253dA==). Lo slogan dell’azione è “I love Brianza – Al vostro progetto mettiamo il lucchetto”. Fridays for future invita a emulare il gesto per esprimere il proprio dissenso contro questa immensa colata di cemento che andrà a coprire le già ridotte e per questo preziosissime aree verdi della zona.

Nel frattempo, nella zona di Arcore – località che sappiamo essere ben nota per altre ragioni – le ruspe sono già al lavoro su un’area boschiva del parco dei Colli Briantei dove (chissà se e tra quanto) l’autostrada dovrebbe passare. Circa una cinquantina di alberi di mezzo secolo di vita sono già stati abbattuti. Sono molte le persone della zona che conoscono e amano questi boschi, vedere questo scempio ha scosso gli animi, generando dolore e frustrazione nei più, e anche qualche tentativo di azione diretta e di interposizione pacifica che è riuscita in un caso a interrompere i lavori e a silenziare le ruspe, seppur solo temporaneamente (https://www.mbnews.it/2025/02/attivista-ferma-ruspe-pedemontana-boschi-bernate-arcore/).

La tratta D-breve è l’ultima arrivata. Non ancora approvata né finanziata. Dal 2021 Regione Lombardia lavorava all’insaputa di tutti alla modifica del progetto, amministrazioni comunali interessate incluse. Al posto della D-lunga (18 km), che avrebbe dovuto andare fino a Dalmine, spunta la D-breve (9 km). Arrivata la tratta C a Vimercate l’autostrada devierebbe verso sud per raggiungere Agrate e congiungersi con la TEEM. Otto corsie di autostrada che correrà parallela alla A51 (tangenziale est), gratuita, mentre Pedemontana avrà tariffe da capogiro: da Lentate ad Agrate, un percorso di circa 30 km, si spenderebbero 20 euro di pedaggio.

Il nuovo tracciato non è una variante ma una nuova opera che nulla ha a che fare con l’originale collegamento est-ovest di Pedemontana. I motivi del cambio: i costi troppo elevati che portano a ripiegare su questo tracciato D-breve, più corto, e la difficoltà a passare in territori fortemente urbanizzati come quelli della provincia di Bergamo (questa la versione ufficiale…).

La tratta D-breve invaderà per oltre il 76% il Parco P.A.N.E., un grande Plis nella Brianza est, di 4.065 ettari, che coinvolge 23 comuni. Verrebbe consumato suolo per un totale di 442.580 mq (l’equivalente di 62 campi da calcio). All’interno un bosco di pregio (il bosco della Bruciata), tantissime specie animali e vegetali, alcune delle quali protette, e tre ordini di terrazzi delle tre fasi glaciali che sono il risultato delle diverse ere geologiche. Insomma, un vero e proprio museo geologico e naturalistico a cielo aperto.

In questa parte della Brianza un intero territorio si è unito per opporsi allo scempio. Oltre a una grande opera di sensibilizzazione da parte dei cittadini, qui l’azione istituzionale è ancora possibile e così dieci comuni del vimercatese, con amministrazioni di opposte appartenenze politiche, hanno avviato un’azione legale contro quegli enti che continuano a sostenere il progetto e che stanno violando tra le altre cose, il leale principio di collaborazione tra enti. L’ultimo atto giuridico è una diffida nel proseguire con la realizzazione della tratta D-breve inviata a gennaio dai dieci comuni a Regione Lombardia, CIPESS, Ministero delle Infrastrutture, Ministero dell’Ambiente, Cal e Apl (tutta la documentazione disponibile sul sito del Comune di Agrate e di Vimercate).

L’obiettivo dei movimenti e dei comitati lungo tutto il tracciato di Pedemontana è di intercettare il dissenso e dare fiducia nelle concrete possibilità di intervento praticando azione diretta. Non è facile né scontato, perché molte persone hanno tendenza a sentirsi impotenti di fronte ai cantieri all’opera. Molte ma non tutte: per alcune persone infatti il gioco è tutto da giocare, finché ci sono alberi e parchi da difendere.

Come qualcuno ha detto: “Dire che l’opera è disastrosa ma ormai non c’è più nulla da fare, sarebbe come se, a suo tempo, qualcuno avesse detto ‘eh ormai i lager sono costruiti cosa fai, non li usi?’”

Laddove la politica istituzionale si muove in direzione opposta rispetto al bene comune, c’è sempre margine per intervenire come singole persone, cittadine e cittadini, desiderose di allearsi con la natura e difenderla.

Fridays for Future Brianza

Fridays For Future

Pedemontana. Un appello sale dalla Brianza che ama: “Fermarla è possibile!”

L’autostrada pedemontana è un progetto di cui si parla da ormai oltre sessant’anni. Un articolo dell’Eco di Bergamo del 20 dicembre 2017 ne riassume per sommi capi la storia: “La prima ipotesi di tracciato compare nei Piani territoriali del 1963, nel frattempo il tracciato è salito e sceso manco un folle elettrocardiogramma: da Bergamo a Biella, poi da Trezzo a Saronno, poi da Usmate a Saronno tagliando fuori la Bergamasca. Tutto a livello di ipotesi, perché solo nel 1982 l’Anas inserisce l’opera nel Piano decennale della viabilità di grande comunicazione: 19 anni solo per questo primo passo.

Nel 1985 si sfiora il risibile quando la Regione sposta tutto ancora più a Nord: da Dalmine a Como e Varese attraversando il lecchese con tanti saluti a Milano. Che la prende male e mette sul tavolo l’ipotesi della Gronda intermedia Castellanza-Saronno-Vimercate-Trezzo: in pratica dal nulla si passa a due autostrade a pochi chilometri di distanza. Sempre sulla carta, beninteso, ma tanto basta per far imbestialire ambientalisti e comitati vari.

Nel 1990 arriva il passaggio-chiave, l’assegnazione della concessione alla società Pedemontana, all’epoca divisa equamente tra Milano-Serravalle e società Autostrade: nel frattempo tra Pedemontana e Gronda intermedia si trova la soluzione ibrida un po’ di qua e un po’ di là, la si ribattezza Pedegronda e il tracciato ritorna più verso il milanese: da Dalmine a Vimercate e da qui a Legnano. Peccato che quest’ultima sia fuori dalla concessione, e allora nuovo cambio in corsa fino all’attuale Sistema Pedemontano. È il 1999 e sembra quasi fatta, ma per mettere d’accordo tutti (vabbè, quasi…) servirà ancora una decina d’anni.”

Come ricorda l’Eco di Bergamo, il 6 febbraio 2010 nel paese natale di Umberto Bossi, Cassano Magnago, viene posata la prima pietra dell’opera. Previsto anche un cronoprogramma ormai superato senza esito: “agosto 2013 i primi lotti, dicembre 2014 l’opera intera, tutto in prospettiva Expo 2015. Che è abbondantemente passato”.

Il progetto è composto da cinque tratte, di cui le prime due, da Varese a Lentate sul Seveso, alle porte della Brianza monzese, sono già realizzate. Per quel che riguarda le restanti tratte, le problematiche sono numerose, e tanti sono i comitati locali che da decenni ormai cercano di fare informazione e di opporsi alla devastazione del territorio. Qui i lavori veri e propri non sono avviati, ma alcuni cantieri propedeutici hanno presto il via destando preoccupazione e sdegno nella cittadinanza.

La tratta B2 cade tutta nella provincia di Monza e Brianza e andrà a convertire un tratto della attuale Milano-Meda, una superstrada gratuita, in autostrada a pagamento. Già così la cosa non sembra andare incontro alle esigenze delle persone che abitano il territorio; occorre anche aggiungere che lungo questo tracciato, sepolta dalla terra e dagli anni, giace la diossina del disastro dell’ICMESA del 1976. Nel 2012, quasi per caso, alcune analisi portarono a constatare che i terreni sono ancora altamente compromessi e inquinati dalla diossina, così è stato dato mandato a Pedemontana di procedere alla bonifica prima di avviare i lavori. A novembre 2024 sono iniziati i lavori propedeutici alla bonifica secondo una logica di “gestione del rischio” che genera inquietudine. I comitati locali a gran voce stanno dicendo da tempo che “se non è a rischio zero non è bonifica”. Sabato 22 febbraio 2025 si terrà proprio a Seveso una “passeggiata della vergogna” per reclamare il rischio zero (in allegato la locandina dell’iniziativa).

Nel frattempo, sulla tratta C, che attraverserà il cuore della Brianza, da Desio a Vimercate impattando su Macherio, Lissone, Lesmo, Arcore, con l’obiettivo di raggiungere (ma non ricongiungersi con) la tangenziale est, tra la Velasca e Usmate Velate, si possono osservare ampie distese verdi tutte cintate con la rete rossa di cantierizzazione, uno spettacolo desolante.

Il giorno di San Valentino Fridays for future ha lanciato qui una campagna per dichiarare il proprio amore per la Brianza con un’azione semplice e alla portata di chiunque: dotarsi un piccolo lucchetto su cui scrivere il proprio messaggio d’amore per poi apporlo sulla rete dei cantieri (foto allegate – qui i link alle pagine social che promuovono l’azione: https://www.facebook.com/share/p/16791uoPfL/ ; https://www.instagram.com/p/DGDrbGkt_Qu/?igsh=MWZ0cWg3dzhqb253dA==). Lo slogan dell’azione è “I love Brianza – Al vostro progetto mettiamo il lucchetto”. Fridays for future invita a emulare il gesto per esprimere il proprio dissenso contro questa immensa colata di cemento che andrà a coprire le già ridotte e per questo preziosissime aree verdi della zona.

Nel frattempo, nella zona di Arcore – località che sappiamo essere ben nota per altre ragioni – le ruspe sono già al lavoro su un’area boschiva del parco dei Colli Briantei dove (chissà se e tra quanto) l’autostrada dovrebbe passare. Circa una cinquantina di alberi di mezzo secolo di vita sono già stati abbattuti. Sono molte le persone della zona che conoscono e amano questi boschi, vedere questo scempio ha scosso gli animi, generando dolore e frustrazione nei più, e anche qualche tentativo di azione diretta e di interposizione pacifica che è riuscita in un caso a interrompere i lavori e a silenziare le ruspe, seppur solo temporaneamente (https://www.mbnews.it/2025/02/attivista-ferma-ruspe-pedemontana-boschi-bernate-arcore/).

La tratta D-breve è l’ultima arrivata. Non ancora approvata né finanziata. Dal 2021 Regione Lombardia lavorava all’insaputa di tutti alla modifica del progetto, amministrazioni comunali interessate incluse. Al posto della D-lunga (18 km), che avrebbe dovuto andare fino a Dalmine, spunta la D-breve (9 km). Arrivata la tratta C a Vimercate l’autostrada devierebbe verso sud per raggiungere Agrate e congiungersi con la TEEM. Otto corsie di autostrada che correrà parallela alla A51 (tangenziale est), gratuita, mentre Pedemontana avrà tariffe da capogiro: da Lentate ad Agrate, un percorso di circa 30 km, si spenderebbero 20 euro di pedaggio.

Il nuovo tracciato non è una variante ma una nuova opera che nulla ha a che fare con l’originale collegamento est-ovest di Pedemontana. I motivi del cambio: i costi troppo elevati che portano a ripiegare su questo tracciato D-breve, più corto, e la difficoltà a passare in territori fortemente urbanizzati come quelli della provincia di Bergamo (questa la versione ufficiale…).

La tratta D-breve invaderà per oltre il 76% il Parco P.A.N.E., un grande Plis nella Brianza est, di 4.065 ettari, che coinvolge 23 comuni. Verrebbe consumato suolo per un totale di 442.580 mq (l’equivalente di 62 campi da calcio). All’interno un bosco di pregio (il bosco della Bruciata), tantissime specie animali e vegetali, alcune delle quali protette, e tre ordini di terrazzi delle tre fasi glaciali che sono il risultato delle diverse ere geologiche. Insomma, un vero e proprio museo geologico e naturalistico a cielo aperto.

In questa parte della Brianza un intero territorio si è unito per opporsi allo scempio. Oltre a una grande opera di sensibilizzazione da parte dei cittadini, qui l’azione istituzionale è ancora possibile e così dieci comuni del vimercatese, con amministrazioni di opposte appartenenze politiche, hanno avviato un’azione legale contro quegli enti che continuano a sostenere il progetto e che stanno violando tra le altre cose, il leale principio di collaborazione tra enti. L’ultimo atto giuridico è una diffida nel proseguire con la realizzazione della tratta D-breve inviata a gennaio dai dieci comuni a Regione Lombardia, CIPESS, Ministero delle Infrastrutture, Ministero dell’Ambiente, Cal e Apl (tutta la documentazione disponibile sul sito del Comune di Agrate e di Vimercate).

L’obiettivo dei movimenti e dei comitati lungo tutto il tracciato di Pedemontana è di intercettare il dissenso e dare fiducia nelle concrete possibilità di intervento praticando azione diretta. Non è facile né scontato, perché molte persone hanno tendenza a sentirsi impotenti di fronte ai cantieri all’opera. Molte ma non tutte: per alcune persone infatti il gioco è tutto da giocare, finché ci sono alberi e parchi da difendere.

Come qualcuno ha detto: “Dire che l’opera è disastrosa ma ormai non c’è più nulla da fare, sarebbe come se, a suo tempo, qualcuno avesse detto ‘eh ormai i lager sono costruiti cosa fai, non li usi?’”

Laddove la politica istituzionale si muove in direzione opposta rispetto al bene comune, c’è sempre margine per intervenire come singole persone, cittadine e cittadini, desiderose di allearsi con la natura e difenderla.

Fridays for Future Brianza

Fridays For Future

Pedemontana. Un appello sale dalla Brianza che ama: “Fermarla è possibile!”

L’autostrada pedemontana è un progetto di cui si parla da ormai oltre sessant’anni. Un articolo dell’Eco di Bergamo del 20 dicembre 2017 ne riassume per sommi capi la storia: “La prima ipotesi di tracciato compare nei Piani territoriali del 1963, nel frattempo il tracciato è salito e sceso manco un folle elettrocardiogramma: da Bergamo a Biella, poi da Trezzo a Saronno, poi da Usmate a Saronno tagliando fuori la Bergamasca. Tutto a livello di ipotesi, perché solo nel 1982 l’Anas inserisce l’opera nel Piano decennale della viabilità di grande comunicazione: 19 anni solo per questo primo passo.

Nel 1985 si sfiora il risibile quando la Regione sposta tutto ancora più a Nord: da Dalmine a Como e Varese attraversando il lecchese con tanti saluti a Milano. Che la prende male e mette sul tavolo l’ipotesi della Gronda intermedia Castellanza-Saronno-Vimercate-Trezzo: in pratica dal nulla si passa a due autostrade a pochi chilometri di distanza. Sempre sulla carta, beninteso, ma tanto basta per far imbestialire ambientalisti e comitati vari.

Nel 1990 arriva il passaggio-chiave, l’assegnazione della concessione alla società Pedemontana, all’epoca divisa equamente tra Milano-Serravalle e società Autostrade: nel frattempo tra Pedemontana e Gronda intermedia si trova la soluzione ibrida un po’ di qua e un po’ di là, la si ribattezza Pedegronda e il tracciato ritorna più verso il milanese: da Dalmine a Vimercate e da qui a Legnano. Peccato che quest’ultima sia fuori dalla concessione, e allora nuovo cambio in corsa fino all’attuale Sistema Pedemontano. È il 1999 e sembra quasi fatta, ma per mettere d’accordo tutti (vabbè, quasi…) servirà ancora una decina d’anni.”

Come ricorda l’Eco di Bergamo, il 6 febbraio 2010 nel paese natale di Umberto Bossi, Cassano Magnago, viene posata la prima pietra dell’opera. Previsto anche un cronoprogramma ormai superato senza esito: “agosto 2013 i primi lotti, dicembre 2014 l’opera intera, tutto in prospettiva Expo 2015. Che è abbondantemente passato”.

Il progetto è composto da cinque tratte, di cui le prime due, da Varese a Lentate sul Seveso, alle porte della Brianza monzese, sono già realizzate. Per quel che riguarda le restanti tratte, le problematiche sono numerose, e tanti sono i comitati locali che da decenni ormai cercano di fare informazione e di opporsi alla devastazione del territorio. Qui i lavori veri e propri non sono avviati, ma alcuni cantieri propedeutici hanno presto il via destando preoccupazione e sdegno nella cittadinanza.

La tratta B2 cade tutta nella provincia di Monza e Brianza e andrà a convertire un tratto della attuale Milano-Meda, una superstrada gratuita, in autostrada a pagamento. Già così la cosa non sembra andare incontro alle esigenze delle persone che abitano il territorio; occorre anche aggiungere che lungo questo tracciato, sepolta dalla terra e dagli anni, giace la diossina del disastro dell’ICMESA del 1976. Nel 2012, quasi per caso, alcune analisi portarono a constatare che i terreni sono ancora altamente compromessi e inquinati dalla diossina, così è stato dato mandato a Pedemontana di procedere alla bonifica prima di avviare i lavori. A novembre 2024 sono iniziati i lavori propedeutici alla bonifica secondo una logica di “gestione del rischio” che genera inquietudine. I comitati locali a gran voce stanno dicendo da tempo che “se non è a rischio zero non è bonifica”. Sabato 22 febbraio 2025 si terrà proprio a Seveso una “passeggiata della vergogna” per reclamare il rischio zero (in allegato la locandina dell’iniziativa).

Nel frattempo, sulla tratta C, che attraverserà il cuore della Brianza, da Desio a Vimercate impattando su Macherio, Lissone, Lesmo, Arcore, con l’obiettivo di raggiungere (ma non ricongiungersi con) la tangenziale est, tra la Velasca e Usmate Velate, si possono osservare ampie distese verdi tutte cintate con la rete rossa di cantierizzazione, uno spettacolo desolante.

Il giorno di San Valentino Fridays for future ha lanciato qui una campagna per dichiarare il proprio amore per la Brianza con un’azione semplice e alla portata di chiunque: dotarsi un piccolo lucchetto su cui scrivere il proprio messaggio d’amore per poi apporlo sulla rete dei cantieri (foto allegate – qui i link alle pagine social che promuovono l’azione: https://www.facebook.com/share/p/16791uoPfL/ ; https://www.instagram.com/p/DGDrbGkt_Qu/?igsh=MWZ0cWg3dzhqb253dA==). Lo slogan dell’azione è “I love Brianza – Al vostro progetto mettiamo il lucchetto”. Fridays for future invita a emulare il gesto per esprimere il proprio dissenso contro questa immensa colata di cemento che andrà a coprire le già ridotte e per questo preziosissime aree verdi della zona.

Nel frattempo, nella zona di Arcore – località che sappiamo essere ben nota per altre ragioni – le ruspe sono già al lavoro su un’area boschiva del parco dei Colli Briantei dove (chissà se e tra quanto) l’autostrada dovrebbe passare. Circa una cinquantina di alberi di mezzo secolo di vita sono già stati abbattuti. Sono molte le persone della zona che conoscono e amano questi boschi, vedere questo scempio ha scosso gli animi, generando dolore e frustrazione nei più, e anche qualche tentativo di azione diretta e di interposizione pacifica che è riuscita in un caso a interrompere i lavori e a silenziare le ruspe, seppur solo temporaneamente (https://www.mbnews.it/2025/02/attivista-ferma-ruspe-pedemontana-boschi-bernate-arcore/).

La tratta D-breve è l’ultima arrivata. Non ancora approvata né finanziata. Dal 2021 Regione Lombardia lavorava all’insaputa di tutti alla modifica del progetto, amministrazioni comunali interessate incluse. Al posto della D-lunga (18 km), che avrebbe dovuto andare fino a Dalmine, spunta la D-breve (9 km). Arrivata la tratta C a Vimercate l’autostrada devierebbe verso sud per raggiungere Agrate e congiungersi con la TEEM. Otto corsie di autostrada che correrà parallela alla A51 (tangenziale est), gratuita, mentre Pedemontana avrà tariffe da capogiro: da Lentate ad Agrate, un percorso di circa 30 km, si spenderebbero 20 euro di pedaggio.

Il nuovo tracciato non è una variante ma una nuova opera che nulla ha a che fare con l’originale collegamento est-ovest di Pedemontana. I motivi del cambio: i costi troppo elevati che portano a ripiegare su questo tracciato D-breve, più corto, e la difficoltà a passare in territori fortemente urbanizzati come quelli della provincia di Bergamo (questa la versione ufficiale…).

La tratta D-breve invaderà per oltre il 76% il Parco P.A.N.E., un grande Plis nella Brianza est, di 4.065 ettari, che coinvolge 23 comuni. Verrebbe consumato suolo per un totale di 442.580 mq (l’equivalente di 62 campi da calcio). All’interno un bosco di pregio (il bosco della Bruciata), tantissime specie animali e vegetali, alcune delle quali protette, e tre ordini di terrazzi delle tre fasi glaciali che sono il risultato delle diverse ere geologiche. Insomma, un vero e proprio museo geologico e naturalistico a cielo aperto.

In questa parte della Brianza un intero territorio si è unito per opporsi allo scempio. Oltre a una grande opera di sensibilizzazione da parte dei cittadini, qui l’azione istituzionale è ancora possibile e così dieci comuni del vimercatese, con amministrazioni di opposte appartenenze politiche, hanno avviato un’azione legale contro quegli enti che continuano a sostenere il progetto e che stanno violando tra le altre cose, il leale principio di collaborazione tra enti. L’ultimo atto giuridico è una diffida nel proseguire con la realizzazione della tratta D-breve inviata a gennaio dai dieci comuni a Regione Lombardia, CIPESS, Ministero delle Infrastrutture, Ministero dell’Ambiente, Cal e Apl (tutta la documentazione disponibile sul sito del Comune di Agrate e di Vimercate).

L’obiettivo dei movimenti e dei comitati lungo tutto il tracciato di Pedemontana è di intercettare il dissenso e dare fiducia nelle concrete possibilità di intervento praticando azione diretta. Non è facile né scontato, perché molte persone hanno tendenza a sentirsi impotenti di fronte ai cantieri all’opera. Molte ma non tutte: per alcune persone infatti il gioco è tutto da giocare, finché ci sono alberi e parchi da difendere.

Come qualcuno ha detto: “Dire che l’opera è disastrosa ma ormai non c’è più nulla da fare, sarebbe come se, a suo tempo, qualcuno avesse detto ‘eh ormai i lager sono costruiti cosa fai, non li usi?’”

Laddove la politica istituzionale si muove in direzione opposta rispetto al bene comune, c’è sempre margine per intervenire come singole persone, cittadine e cittadini, desiderose di allearsi con la natura e difenderla.

Fridays for Future Brianza

Fridays For Future

Pedemontana. Un appello sale dalla Brianza che ama: “Fermarla è possibile!”

L’autostrada pedemontana è un progetto di cui si parla da ormai oltre sessant’anni. Un articolo dell’Eco di Bergamo del 20 dicembre 2017 ne riassume per sommi capi la storia: “La prima ipotesi di tracciato compare nei Piani territoriali del 1963, nel frattempo il tracciato è salito e sceso manco un folle elettrocardiogramma: da Bergamo a Biella, poi da Trezzo a Saronno, poi da Usmate a Saronno tagliando fuori la Bergamasca. Tutto a livello di ipotesi, perché solo nel 1982 l’Anas inserisce l’opera nel Piano decennale della viabilità di grande comunicazione: 19 anni solo per questo primo passo.

Nel 1985 si sfiora il risibile quando la Regione sposta tutto ancora più a Nord: da Dalmine a Como e Varese attraversando il lecchese con tanti saluti a Milano. Che la prende male e mette sul tavolo l’ipotesi della Gronda intermedia Castellanza-Saronno-Vimercate-Trezzo: in pratica dal nulla si passa a due autostrade a pochi chilometri di distanza. Sempre sulla carta, beninteso, ma tanto basta per far imbestialire ambientalisti e comitati vari.

Nel 1990 arriva il passaggio-chiave, l’assegnazione della concessione alla società Pedemontana, all’epoca divisa equamente tra Milano-Serravalle e società Autostrade: nel frattempo tra Pedemontana e Gronda intermedia si trova la soluzione ibrida un po’ di qua e un po’ di là, la si ribattezza Pedegronda e il tracciato ritorna più verso il milanese: da Dalmine a Vimercate e da qui a Legnano. Peccato che quest’ultima sia fuori dalla concessione, e allora nuovo cambio in corsa fino all’attuale Sistema Pedemontano. È il 1999 e sembra quasi fatta, ma per mettere d’accordo tutti (vabbè, quasi…) servirà ancora una decina d’anni.”

Come ricorda l’Eco di Bergamo, il 6 febbraio 2010 nel paese natale di Umberto Bossi, Cassano Magnago, viene posata la prima pietra dell’opera. Previsto anche un cronoprogramma ormai superato senza esito: “agosto 2013 i primi lotti, dicembre 2014 l’opera intera, tutto in prospettiva Expo 2015. Che è abbondantemente passato”.

Il progetto è composto da cinque tratte, di cui le prime due, da Varese a Lentate sul Seveso, alle porte della Brianza monzese, sono già realizzate. Per quel che riguarda le restanti tratte, le problematiche sono numerose, e tanti sono i comitati locali che da decenni ormai cercano di fare informazione e di opporsi alla devastazione del territorio. Qui i lavori veri e propri non sono avviati, ma alcuni cantieri propedeutici hanno presto il via destando preoccupazione e sdegno nella cittadinanza.

La tratta B2 cade tutta nella provincia di Monza e Brianza e andrà a convertire un tratto della attuale Milano-Meda, una superstrada gratuita, in autostrada a pagamento. Già così la cosa non sembra andare incontro alle esigenze delle persone che abitano il territorio; occorre anche aggiungere che lungo questo tracciato, sepolta dalla terra e dagli anni, giace la diossina del disastro dell’ICMESA del 1976. Nel 2012, quasi per caso, alcune analisi portarono a constatare che i terreni sono ancora altamente compromessi e inquinati dalla diossina, così è stato dato mandato a Pedemontana di procedere alla bonifica prima di avviare i lavori. A novembre 2024 sono iniziati i lavori propedeutici alla bonifica secondo una logica di “gestione del rischio” che genera inquietudine. I comitati locali a gran voce stanno dicendo da tempo che “se non è a rischio zero non è bonifica”. Sabato 22 febbraio 2025 si terrà proprio a Seveso una “passeggiata della vergogna” per reclamare il rischio zero (in allegato la locandina dell’iniziativa).

Nel frattempo, sulla tratta C, che attraverserà il cuore della Brianza, da Desio a Vimercate impattando su Macherio, Lissone, Lesmo, Arcore, con l’obiettivo di raggiungere (ma non ricongiungersi con) la tangenziale est, tra la Velasca e Usmate Velate, si possono osservare ampie distese verdi tutte cintate con la rete rossa di cantierizzazione, uno spettacolo desolante.

Il giorno di San Valentino Fridays for future ha lanciato qui una campagna per dichiarare il proprio amore per la Brianza con un’azione semplice e alla portata di chiunque: dotarsi un piccolo lucchetto su cui scrivere il proprio messaggio d’amore per poi apporlo sulla rete dei cantieri (foto allegate – qui i link alle pagine social che promuovono l’azione: https://www.facebook.com/share/p/16791uoPfL/ ; https://www.instagram.com/p/DGDrbGkt_Qu/?igsh=MWZ0cWg3dzhqb253dA==). Lo slogan dell’azione è “I love Brianza – Al vostro progetto mettiamo il lucchetto”. Fridays for future invita a emulare il gesto per esprimere il proprio dissenso contro questa immensa colata di cemento che andrà a coprire le già ridotte e per questo preziosissime aree verdi della zona.

Nel frattempo, nella zona di Arcore – località che sappiamo essere ben nota per altre ragioni – le ruspe sono già al lavoro su un’area boschiva del parco dei Colli Briantei dove (chissà se e tra quanto) l’autostrada dovrebbe passare. Circa una cinquantina di alberi di mezzo secolo di vita sono già stati abbattuti. Sono molte le persone della zona che conoscono e amano questi boschi, vedere questo scempio ha scosso gli animi, generando dolore e frustrazione nei più, e anche qualche tentativo di azione diretta e di interposizione pacifica che è riuscita in un caso a interrompere i lavori e a silenziare le ruspe, seppur solo temporaneamente (https://www.mbnews.it/2025/02/attivista-ferma-ruspe-pedemontana-boschi-bernate-arcore/).

La tratta D-breve è l’ultima arrivata. Non ancora approvata né finanziata. Dal 2021 Regione Lombardia lavorava all’insaputa di tutti alla modifica del progetto, amministrazioni comunali interessate incluse. Al posto della D-lunga (18 km), che avrebbe dovuto andare fino a Dalmine, spunta la D-breve (9 km). Arrivata la tratta C a Vimercate l’autostrada devierebbe verso sud per raggiungere Agrate e congiungersi con la TEEM. Otto corsie di autostrada che correrà parallela alla A51 (tangenziale est), gratuita, mentre Pedemontana avrà tariffe da capogiro: da Lentate ad Agrate, un percorso di circa 30 km, si spenderebbero 20 euro di pedaggio.

Il nuovo tracciato non è una variante ma una nuova opera che nulla ha a che fare con l’originale collegamento est-ovest di Pedemontana. I motivi del cambio: i costi troppo elevati che portano a ripiegare su questo tracciato D-breve, più corto, e la difficoltà a passare in territori fortemente urbanizzati come quelli della provincia di Bergamo (questa la versione ufficiale…).

La tratta D-breve invaderà per oltre il 76% il Parco P.A.N.E., un grande Plis nella Brianza est, di 4.065 ettari, che coinvolge 23 comuni. Verrebbe consumato suolo per un totale di 442.580 mq (l’equivalente di 62 campi da calcio). All’interno un bosco di pregio (il bosco della Bruciata), tantissime specie animali e vegetali, alcune delle quali protette, e tre ordini di terrazzi delle tre fasi glaciali che sono il risultato delle diverse ere geologiche. Insomma, un vero e proprio museo geologico e naturalistico a cielo aperto.

In questa parte della Brianza un intero territorio si è unito per opporsi allo scempio. Oltre a una grande opera di sensibilizzazione da parte dei cittadini, qui l’azione istituzionale è ancora possibile e così dieci comuni del vimercatese, con amministrazioni di opposte appartenenze politiche, hanno avviato un’azione legale contro quegli enti che continuano a sostenere il progetto e che stanno violando tra le altre cose, il leale principio di collaborazione tra enti. L’ultimo atto giuridico è una diffida nel proseguire con la realizzazione della tratta D-breve inviata a gennaio dai dieci comuni a Regione Lombardia, CIPESS, Ministero delle Infrastrutture, Ministero dell’Ambiente, Cal e Apl (tutta la documentazione disponibile sul sito del Comune di Agrate e di Vimercate).

L’obiettivo dei movimenti e dei comitati lungo tutto il tracciato di Pedemontana è di intercettare il dissenso e dare fiducia nelle concrete possibilità di intervento praticando azione diretta. Non è facile né scontato, perché molte persone hanno tendenza a sentirsi impotenti di fronte ai cantieri all’opera. Molte ma non tutte: per alcune persone infatti il gioco è tutto da giocare, finché ci sono alberi e parchi da difendere.

Come qualcuno ha detto: “Dire che l’opera è disastrosa ma ormai non c’è più nulla da fare, sarebbe come se, a suo tempo, qualcuno avesse detto ‘eh ormai i lager sono costruiti cosa fai, non li usi?’”

Laddove la politica istituzionale si muove in direzione opposta rispetto al bene comune, c’è sempre margine per intervenire come singole persone, cittadine e cittadini, desiderose di allearsi con la natura e difenderla.

Fridays for Future Brianza

Fridays For Future

Pedemontana. Un appello sale dalla Brianza che ama: “Fermarla è possibile!”

L’autostrada pedemontana è un progetto di cui si parla da ormai oltre sessant’anni. Un articolo dell’Eco di Bergamo del 20 dicembre 2017 ne riassume per sommi capi la storia: “La prima ipotesi di tracciato compare nei Piani territoriali del 1963, nel frattempo il tracciato è salito e sceso manco un folle elettrocardiogramma: da Bergamo a Biella, poi da Trezzo a Saronno, poi da Usmate a Saronno tagliando fuori la Bergamasca. Tutto a livello di ipotesi, perché solo nel 1982 l’Anas inserisce l’opera nel Piano decennale della viabilità di grande comunicazione: 19 anni solo per questo primo passo.

Nel 1985 si sfiora il risibile quando la Regione sposta tutto ancora più a Nord: da Dalmine a Como e Varese attraversando il lecchese con tanti saluti a Milano. Che la prende male e mette sul tavolo l’ipotesi della Gronda intermedia Castellanza-Saronno-Vimercate-Trezzo: in pratica dal nulla si passa a due autostrade a pochi chilometri di distanza. Sempre sulla carta, beninteso, ma tanto basta per far imbestialire ambientalisti e comitati vari.

Nel 1990 arriva il passaggio-chiave, l’assegnazione della concessione alla società Pedemontana, all’epoca divisa equamente tra Milano-Serravalle e società Autostrade: nel frattempo tra Pedemontana e Gronda intermedia si trova la soluzione ibrida un po’ di qua e un po’ di là, la si ribattezza Pedegronda e il tracciato ritorna più verso il milanese: da Dalmine a Vimercate e da qui a Legnano. Peccato che quest’ultima sia fuori dalla concessione, e allora nuovo cambio in corsa fino all’attuale Sistema Pedemontano. È il 1999 e sembra quasi fatta, ma per mettere d’accordo tutti (vabbè, quasi…) servirà ancora una decina d’anni.”

Come ricorda l’Eco di Bergamo, il 6 febbraio 2010 nel paese natale di Umberto Bossi, Cassano Magnago, viene posata la prima pietra dell’opera. Previsto anche un cronoprogramma ormai superato senza esito: “agosto 2013 i primi lotti, dicembre 2014 l’opera intera, tutto in prospettiva Expo 2015. Che è abbondantemente passato”.

Il progetto è composto da cinque tratte, di cui le prime due, da Varese a Lentate sul Seveso, alle porte della Brianza monzese, sono già realizzate. Per quel che riguarda le restanti tratte, le problematiche sono numerose, e tanti sono i comitati locali che da decenni ormai cercano di fare informazione e di opporsi alla devastazione del territorio. Qui i lavori veri e propri non sono avviati, ma alcuni cantieri propedeutici hanno presto il via destando preoccupazione e sdegno nella cittadinanza.

La tratta B2 cade tutta nella provincia di Monza e Brianza e andrà a convertire un tratto della attuale Milano-Meda, una superstrada gratuita, in autostrada a pagamento. Già così la cosa non sembra andare incontro alle esigenze delle persone che abitano il territorio; occorre anche aggiungere che lungo questo tracciato, sepolta dalla terra e dagli anni, giace la diossina del disastro dell’ICMESA del 1976. Nel 2012, quasi per caso, alcune analisi portarono a constatare che i terreni sono ancora altamente compromessi e inquinati dalla diossina, così è stato dato mandato a Pedemontana di procedere alla bonifica prima di avviare i lavori. A novembre 2024 sono iniziati i lavori propedeutici alla bonifica secondo una logica di “gestione del rischio” che genera inquietudine. I comitati locali a gran voce stanno dicendo da tempo che “se non è a rischio zero non è bonifica”. Sabato 22 febbraio 2025 si terrà proprio a Seveso una “passeggiata della vergogna” per reclamare il rischio zero (in allegato la locandina dell’iniziativa).

Nel frattempo, sulla tratta C, che attraverserà il cuore della Brianza, da Desio a Vimercate impattando su Macherio, Lissone, Lesmo, Arcore, con l’obiettivo di raggiungere (ma non ricongiungersi con) la tangenziale est, tra la Velasca e Usmate Velate, si possono osservare ampie distese verdi tutte cintate con la rete rossa di cantierizzazione, uno spettacolo desolante.

Il giorno di San Valentino Fridays for future ha lanciato qui una campagna per dichiarare il proprio amore per la Brianza con un’azione semplice e alla portata di chiunque: dotarsi un piccolo lucchetto su cui scrivere il proprio messaggio d’amore per poi apporlo sulla rete dei cantieri (foto allegate – qui i link alle pagine social che promuovono l’azione: https://www.facebook.com/share/p/16791uoPfL/ ; https://www.instagram.com/p/DGDrbGkt_Qu/?igsh=MWZ0cWg3dzhqb253dA==). Lo slogan dell’azione è “I love Brianza – Al vostro progetto mettiamo il lucchetto”. Fridays for future invita a emulare il gesto per esprimere il proprio dissenso contro questa immensa colata di cemento che andrà a coprire le già ridotte e per questo preziosissime aree verdi della zona.

Nel frattempo, nella zona di Arcore – località che sappiamo essere ben nota per altre ragioni – le ruspe sono già al lavoro su un’area boschiva del parco dei Colli Briantei dove (chissà se e tra quanto) l’autostrada dovrebbe passare. Circa una cinquantina di alberi di mezzo secolo di vita sono già stati abbattuti. Sono molte le persone della zona che conoscono e amano questi boschi, vedere questo scempio ha scosso gli animi, generando dolore e frustrazione nei più, e anche qualche tentativo di azione diretta e di interposizione pacifica che è riuscita in un caso a interrompere i lavori e a silenziare le ruspe, seppur solo temporaneamente (https://www.mbnews.it/2025/02/attivista-ferma-ruspe-pedemontana-boschi-bernate-arcore/).

La tratta D-breve è l’ultima arrivata. Non ancora approvata né finanziata. Dal 2021 Regione Lombardia lavorava all’insaputa di tutti alla modifica del progetto, amministrazioni comunali interessate incluse. Al posto della D-lunga (18 km), che avrebbe dovuto andare fino a Dalmine, spunta la D-breve (9 km). Arrivata la tratta C a Vimercate l’autostrada devierebbe verso sud per raggiungere Agrate e congiungersi con la TEEM. Otto corsie di autostrada che correrà parallela alla A51 (tangenziale est), gratuita, mentre Pedemontana avrà tariffe da capogiro: da Lentate ad Agrate, un percorso di circa 30 km, si spenderebbero 20 euro di pedaggio.

Il nuovo tracciato non è una variante ma una nuova opera che nulla ha a che fare con l’originale collegamento est-ovest di Pedemontana. I motivi del cambio: i costi troppo elevati che portano a ripiegare su questo tracciato D-breve, più corto, e la difficoltà a passare in territori fortemente urbanizzati come quelli della provincia di Bergamo (questa la versione ufficiale…).

La tratta D-breve invaderà per oltre il 76% il Parco P.A.N.E., un grande Plis nella Brianza est, di 4.065 ettari, che coinvolge 23 comuni. Verrebbe consumato suolo per un totale di 442.580 mq (l’equivalente di 62 campi da calcio). All’interno un bosco di pregio (il bosco della Bruciata), tantissime specie animali e vegetali, alcune delle quali protette, e tre ordini di terrazzi delle tre fasi glaciali che sono il risultato delle diverse ere geologiche. Insomma, un vero e proprio museo geologico e naturalistico a cielo aperto.

In questa parte della Brianza un intero territorio si è unito per opporsi allo scempio. Oltre a una grande opera di sensibilizzazione da parte dei cittadini, qui l’azione istituzionale è ancora possibile e così dieci comuni del vimercatese, con amministrazioni di opposte appartenenze politiche, hanno avviato un’azione legale contro quegli enti che continuano a sostenere il progetto e che stanno violando tra le altre cose, il leale principio di collaborazione tra enti. L’ultimo atto giuridico è una diffida nel proseguire con la realizzazione della tratta D-breve inviata a gennaio dai dieci comuni a Regione Lombardia, CIPESS, Ministero delle Infrastrutture, Ministero dell’Ambiente, Cal e Apl (tutta la documentazione disponibile sul sito del Comune di Agrate e di Vimercate).

L’obiettivo dei movimenti e dei comitati lungo tutto il tracciato di Pedemontana è di intercettare il dissenso e dare fiducia nelle concrete possibilità di intervento praticando azione diretta. Non è facile né scontato, perché molte persone hanno tendenza a sentirsi impotenti di fronte ai cantieri all’opera. Molte ma non tutte: per alcune persone infatti il gioco è tutto da giocare, finché ci sono alberi e parchi da difendere.

Come qualcuno ha detto: “Dire che l’opera è disastrosa ma ormai non c’è più nulla da fare, sarebbe come se, a suo tempo, qualcuno avesse detto ‘eh ormai i lager sono costruiti cosa fai, non li usi?’”

Laddove la politica istituzionale si muove in direzione opposta rispetto al bene comune, c’è sempre margine per intervenire come singole persone, cittadine e cittadini, desiderose di allearsi con la natura e difenderla.

Fridays for Future Brianza

Fridays For Future

Pedemontana. Un appello sale dalla Brianza che ama: “Fermarla è possibile!”

L’autostrada pedemontana è un progetto di cui si parla da ormai oltre sessant’anni. Un articolo dell’Eco di Bergamo del 20 dicembre 2017 ne riassume per sommi capi la storia: “La prima ipotesi di tracciato compare nei Piani territoriali del 1963, nel frattempo il tracciato è salito e sceso manco un folle elettrocardiogramma: da Bergamo a Biella, poi da Trezzo a Saronno, poi da Usmate a Saronno tagliando fuori la Bergamasca. Tutto a livello di ipotesi, perché solo nel 1982 l’Anas inserisce l’opera nel Piano decennale della viabilità di grande comunicazione: 19 anni solo per questo primo passo.

Nel 1985 si sfiora il risibile quando la Regione sposta tutto ancora più a Nord: da Dalmine a Como e Varese attraversando il lecchese con tanti saluti a Milano. Che la prende male e mette sul tavolo l’ipotesi della Gronda intermedia Castellanza-Saronno-Vimercate-Trezzo: in pratica dal nulla si passa a due autostrade a pochi chilometri di distanza. Sempre sulla carta, beninteso, ma tanto basta per far imbestialire ambientalisti e comitati vari.

Nel 1990 arriva il passaggio-chiave, l’assegnazione della concessione alla società Pedemontana, all’epoca divisa equamente tra Milano-Serravalle e società Autostrade: nel frattempo tra Pedemontana e Gronda intermedia si trova la soluzione ibrida un po’ di qua e un po’ di là, la si ribattezza Pedegronda e il tracciato ritorna più verso il milanese: da Dalmine a Vimercate e da qui a Legnano. Peccato che quest’ultima sia fuori dalla concessione, e allora nuovo cambio in corsa fino all’attuale Sistema Pedemontano. È il 1999 e sembra quasi fatta, ma per mettere d’accordo tutti (vabbè, quasi…) servirà ancora una decina d’anni.”

Come ricorda l’Eco di Bergamo, il 6 febbraio 2010 nel paese natale di Umberto Bossi, Cassano Magnago, viene posata la prima pietra dell’opera. Previsto anche un cronoprogramma ormai superato senza esito: “agosto 2013 i primi lotti, dicembre 2014 l’opera intera, tutto in prospettiva Expo 2015. Che è abbondantemente passato”.

Il progetto è composto da cinque tratte, di cui le prime due, da Varese a Lentate sul Seveso, alle porte della Brianza monzese, sono già realizzate. Per quel che riguarda le restanti tratte, le problematiche sono numerose, e tanti sono i comitati locali che da decenni ormai cercano di fare informazione e di opporsi alla devastazione del territorio. Qui i lavori veri e propri non sono avviati, ma alcuni cantieri propedeutici hanno presto il via destando preoccupazione e sdegno nella cittadinanza.

La tratta B2 cade tutta nella provincia di Monza e Brianza e andrà a convertire un tratto della attuale Milano-Meda, una superstrada gratuita, in autostrada a pagamento. Già così la cosa non sembra andare incontro alle esigenze delle persone che abitano il territorio; occorre anche aggiungere che lungo questo tracciato, sepolta dalla terra e dagli anni, giace la diossina del disastro dell’ICMESA del 1976. Nel 2012, quasi per caso, alcune analisi portarono a constatare che i terreni sono ancora altamente compromessi e inquinati dalla diossina, così è stato dato mandato a Pedemontana di procedere alla bonifica prima di avviare i lavori. A novembre 2024 sono iniziati i lavori propedeutici alla bonifica secondo una logica di “gestione del rischio” che genera inquietudine. I comitati locali a gran voce stanno dicendo da tempo che “se non è a rischio zero non è bonifica”. Sabato 22 febbraio 2025 si terrà proprio a Seveso una “passeggiata della vergogna” per reclamare il rischio zero (in allegato la locandina dell’iniziativa).

Nel frattempo, sulla tratta C, che attraverserà il cuore della Brianza, da Desio a Vimercate impattando su Macherio, Lissone, Lesmo, Arcore, con l’obiettivo di raggiungere (ma non ricongiungersi con) la tangenziale est, tra la Velasca e Usmate Velate, si possono osservare ampie distese verdi tutte cintate con la rete rossa di cantierizzazione, uno spettacolo desolante.

Il giorno di San Valentino Fridays for future ha lanciato qui una campagna per dichiarare il proprio amore per la Brianza con un’azione semplice e alla portata di chiunque: dotarsi un piccolo lucchetto su cui scrivere il proprio messaggio d’amore per poi apporlo sulla rete dei cantieri (foto allegate – qui i link alle pagine social che promuovono l’azione: https://www.facebook.com/share/p/16791uoPfL/ ; https://www.instagram.com/p/DGDrbGkt_Qu/?igsh=MWZ0cWg3dzhqb253dA==). Lo slogan dell’azione è “I love Brianza – Al vostro progetto mettiamo il lucchetto”. Fridays for future invita a emulare il gesto per esprimere il proprio dissenso contro questa immensa colata di cemento che andrà a coprire le già ridotte e per questo preziosissime aree verdi della zona.

Nel frattempo, nella zona di Arcore – località che sappiamo essere ben nota per altre ragioni – le ruspe sono già al lavoro su un’area boschiva del parco dei Colli Briantei dove (chissà se e tra quanto) l’autostrada dovrebbe passare. Circa una cinquantina di alberi di mezzo secolo di vita sono già stati abbattuti. Sono molte le persone della zona che conoscono e amano questi boschi, vedere questo scempio ha scosso gli animi, generando dolore e frustrazione nei più, e anche qualche tentativo di azione diretta e di interposizione pacifica che è riuscita in un caso a interrompere i lavori e a silenziare le ruspe, seppur solo temporaneamente (https://www.mbnews.it/2025/02/attivista-ferma-ruspe-pedemontana-boschi-bernate-arcore/).

La tratta D-breve è l’ultima arrivata. Non ancora approvata né finanziata. Dal 2021 Regione Lombardia lavorava all’insaputa di tutti alla modifica del progetto, amministrazioni comunali interessate incluse. Al posto della D-lunga (18 km), che avrebbe dovuto andare fino a Dalmine, spunta la D-breve (9 km). Arrivata la tratta C a Vimercate l’autostrada devierebbe verso sud per raggiungere Agrate e congiungersi con la TEEM. Otto corsie di autostrada che correrà parallela alla A51 (tangenziale est), gratuita, mentre Pedemontana avrà tariffe da capogiro: da Lentate ad Agrate, un percorso di circa 30 km, si spenderebbero 20 euro di pedaggio.

Il nuovo tracciato non è una variante ma una nuova opera che nulla ha a che fare con l’originale collegamento est-ovest di Pedemontana. I motivi del cambio: i costi troppo elevati che portano a ripiegare su questo tracciato D-breve, più corto, e la difficoltà a passare in territori fortemente urbanizzati come quelli della provincia di Bergamo (questa la versione ufficiale…).

La tratta D-breve invaderà per oltre il 76% il Parco P.A.N.E., un grande Plis nella Brianza est, di 4.065 ettari, che coinvolge 23 comuni. Verrebbe consumato suolo per un totale di 442.580 mq (l’equivalente di 62 campi da calcio). All’interno un bosco di pregio (il bosco della Bruciata), tantissime specie animali e vegetali, alcune delle quali protette, e tre ordini di terrazzi delle tre fasi glaciali che sono il risultato delle diverse ere geologiche. Insomma, un vero e proprio museo geologico e naturalistico a cielo aperto.

In questa parte della Brianza un intero territorio si è unito per opporsi allo scempio. Oltre a una grande opera di sensibilizzazione da parte dei cittadini, qui l’azione istituzionale è ancora possibile e così dieci comuni del vimercatese, con amministrazioni di opposte appartenenze politiche, hanno avviato un’azione legale contro quegli enti che continuano a sostenere il progetto e che stanno violando tra le altre cose, il leale principio di collaborazione tra enti. L’ultimo atto giuridico è una diffida nel proseguire con la realizzazione della tratta D-breve inviata a gennaio dai dieci comuni a Regione Lombardia, CIPESS, Ministero delle Infrastrutture, Ministero dell’Ambiente, Cal e Apl (tutta la documentazione disponibile sul sito del Comune di Agrate e di Vimercate).

L’obiettivo dei movimenti e dei comitati lungo tutto il tracciato di Pedemontana è di intercettare il dissenso e dare fiducia nelle concrete possibilità di intervento praticando azione diretta. Non è facile né scontato, perché molte persone hanno tendenza a sentirsi impotenti di fronte ai cantieri all’opera. Molte ma non tutte: per alcune persone infatti il gioco è tutto da giocare, finché ci sono alberi e parchi da difendere.

Come qualcuno ha detto: “Dire che l’opera è disastrosa ma ormai non c’è più nulla da fare, sarebbe come se, a suo tempo, qualcuno avesse detto ‘eh ormai i lager sono costruiti cosa fai, non li usi?’”

Laddove la politica istituzionale si muove in direzione opposta rispetto al bene comune, c’è sempre margine per intervenire come singole persone, cittadine e cittadini, desiderose di allearsi con la natura e difenderla.

Fridays for Future Brianza

Fridays For Future

Pedemontana. Un appello sale dalla Brianza che ama: “Fermarla è possibile!”

L’autostrada pedemontana è un progetto di cui si parla da ormai oltre sessant’anni. Un articolo dell’Eco di Bergamo del 20 dicembre 2017 ne riassume per sommi capi la storia: “La prima ipotesi di tracciato compare nei Piani territoriali del 1963, nel frattempo il tracciato è salito e sceso manco un folle elettrocardiogramma: da Bergamo a Biella, poi da Trezzo a Saronno, poi da Usmate a Saronno tagliando fuori la Bergamasca. Tutto a livello di ipotesi, perché solo nel 1982 l’Anas inserisce l’opera nel Piano decennale della viabilità di grande comunicazione: 19 anni solo per questo primo passo.

Nel 1985 si sfiora il risibile quando la Regione sposta tutto ancora più a Nord: da Dalmine a Como e Varese attraversando il lecchese con tanti saluti a Milano. Che la prende male e mette sul tavolo l’ipotesi della Gronda intermedia Castellanza-Saronno-Vimercate-Trezzo: in pratica dal nulla si passa a due autostrade a pochi chilometri di distanza. Sempre sulla carta, beninteso, ma tanto basta per far imbestialire ambientalisti e comitati vari.

Nel 1990 arriva il passaggio-chiave, l’assegnazione della concessione alla società Pedemontana, all’epoca divisa equamente tra Milano-Serravalle e società Autostrade: nel frattempo tra Pedemontana e Gronda intermedia si trova la soluzione ibrida un po’ di qua e un po’ di là, la si ribattezza Pedegronda e il tracciato ritorna più verso il milanese: da Dalmine a Vimercate e da qui a Legnano. Peccato che quest’ultima sia fuori dalla concessione, e allora nuovo cambio in corsa fino all’attuale Sistema Pedemontano. È il 1999 e sembra quasi fatta, ma per mettere d’accordo tutti (vabbè, quasi…) servirà ancora una decina d’anni.”

Come ricorda l’Eco di Bergamo, il 6 febbraio 2010 nel paese natale di Umberto Bossi, Cassano Magnago, viene posata la prima pietra dell’opera. Previsto anche un cronoprogramma ormai superato senza esito: “agosto 2013 i primi lotti, dicembre 2014 l’opera intera, tutto in prospettiva Expo 2015. Che è abbondantemente passato”.

Il progetto è composto da cinque tratte, di cui le prime due, da Varese a Lentate sul Seveso, alle porte della Brianza monzese, sono già realizzate. Per quel che riguarda le restanti tratte, le problematiche sono numerose, e tanti sono i comitati locali che da decenni ormai cercano di fare informazione e di opporsi alla devastazione del territorio. Qui i lavori veri e propri non sono avviati, ma alcuni cantieri propedeutici hanno presto il via destando preoccupazione e sdegno nella cittadinanza.

La tratta B2 cade tutta nella provincia di Monza e Brianza e andrà a convertire un tratto della attuale Milano-Meda, una superstrada gratuita, in autostrada a pagamento. Già così la cosa non sembra andare incontro alle esigenze delle persone che abitano il territorio; occorre anche aggiungere che lungo questo tracciato, sepolta dalla terra e dagli anni, giace la diossina del disastro dell’ICMESA del 1976. Nel 2012, quasi per caso, alcune analisi portarono a constatare che i terreni sono ancora altamente compromessi e inquinati dalla diossina, così è stato dato mandato a Pedemontana di procedere alla bonifica prima di avviare i lavori. A novembre 2024 sono iniziati i lavori propedeutici alla bonifica secondo una logica di “gestione del rischio” che genera inquietudine. I comitati locali a gran voce stanno dicendo da tempo che “se non è a rischio zero non è bonifica”. Sabato 22 febbraio 2025 si terrà proprio a Seveso una “passeggiata della vergogna” per reclamare il rischio zero (in allegato la locandina dell’iniziativa).

Nel frattempo, sulla tratta C, che attraverserà il cuore della Brianza, da Desio a Vimercate impattando su Macherio, Lissone, Lesmo, Arcore, con l’obiettivo di raggiungere (ma non ricongiungersi con) la tangenziale est, tra la Velasca e Usmate Velate, si possono osservare ampie distese verdi tutte cintate con la rete rossa di cantierizzazione, uno spettacolo desolante.

Il giorno di San Valentino Fridays for future ha lanciato qui una campagna per dichiarare il proprio amore per la Brianza con un’azione semplice e alla portata di chiunque: dotarsi un piccolo lucchetto su cui scrivere il proprio messaggio d’amore per poi apporlo sulla rete dei cantieri (foto allegate – qui i link alle pagine social che promuovono l’azione: https://www.facebook.com/share/p/16791uoPfL/ ; https://www.instagram.com/p/DGDrbGkt_Qu/?igsh=MWZ0cWg3dzhqb253dA==). Lo slogan dell’azione è “I love Brianza – Al vostro progetto mettiamo il lucchetto”. Fridays for future invita a emulare il gesto per esprimere il proprio dissenso contro questa immensa colata di cemento che andrà a coprire le già ridotte e per questo preziosissime aree verdi della zona.

Nel frattempo, nella zona di Arcore – località che sappiamo essere ben nota per altre ragioni – le ruspe sono già al lavoro su un’area boschiva del parco dei Colli Briantei dove (chissà se e tra quanto) l’autostrada dovrebbe passare. Circa una cinquantina di alberi di mezzo secolo di vita sono già stati abbattuti. Sono molte le persone della zona che conoscono e amano questi boschi, vedere questo scempio ha scosso gli animi, generando dolore e frustrazione nei più, e anche qualche tentativo di azione diretta e di interposizione pacifica che è riuscita in un caso a interrompere i lavori e a silenziare le ruspe, seppur solo temporaneamente (https://www.mbnews.it/2025/02/attivista-ferma-ruspe-pedemontana-boschi-bernate-arcore/).

La tratta D-breve è l’ultima arrivata. Non ancora approvata né finanziata. Dal 2021 Regione Lombardia lavorava all’insaputa di tutti alla modifica del progetto, amministrazioni comunali interessate incluse. Al posto della D-lunga (18 km), che avrebbe dovuto andare fino a Dalmine, spunta la D-breve (9 km). Arrivata la tratta C a Vimercate l’autostrada devierebbe verso sud per raggiungere Agrate e congiungersi con la TEEM. Otto corsie di autostrada che correrà parallela alla A51 (tangenziale est), gratuita, mentre Pedemontana avrà tariffe da capogiro: da Lentate ad Agrate, un percorso di circa 30 km, si spenderebbero 20 euro di pedaggio.

Il nuovo tracciato non è una variante ma una nuova opera che nulla ha a che fare con l’originale collegamento est-ovest di Pedemontana. I motivi del cambio: i costi troppo elevati che portano a ripiegare su questo tracciato D-breve, più corto, e la difficoltà a passare in territori fortemente urbanizzati come quelli della provincia di Bergamo (questa la versione ufficiale…).

La tratta D-breve invaderà per oltre il 76% il Parco P.A.N.E., un grande Plis nella Brianza est, di 4.065 ettari, che coinvolge 23 comuni. Verrebbe consumato suolo per un totale di 442.580 mq (l’equivalente di 62 campi da calcio). All’interno un bosco di pregio (il bosco della Bruciata), tantissime specie animali e vegetali, alcune delle quali protette, e tre ordini di terrazzi delle tre fasi glaciali che sono il risultato delle diverse ere geologiche. Insomma, un vero e proprio museo geologico e naturalistico a cielo aperto.

In questa parte della Brianza un intero territorio si è unito per opporsi allo scempio. Oltre a una grande opera di sensibilizzazione da parte dei cittadini, qui l’azione istituzionale è ancora possibile e così dieci comuni del vimercatese, con amministrazioni di opposte appartenenze politiche, hanno avviato un’azione legale contro quegli enti che continuano a sostenere il progetto e che stanno violando tra le altre cose, il leale principio di collaborazione tra enti. L’ultimo atto giuridico è una diffida nel proseguire con la realizzazione della tratta D-breve inviata a gennaio dai dieci comuni a Regione Lombardia, CIPESS, Ministero delle Infrastrutture, Ministero dell’Ambiente, Cal e Apl (tutta la documentazione disponibile sul sito del Comune di Agrate e di Vimercate).

L’obiettivo dei movimenti e dei comitati lungo tutto il tracciato di Pedemontana è di intercettare il dissenso e dare fiducia nelle concrete possibilità di intervento praticando azione diretta. Non è facile né scontato, perché molte persone hanno tendenza a sentirsi impotenti di fronte ai cantieri all’opera. Molte ma non tutte: per alcune persone infatti il gioco è tutto da giocare, finché ci sono alberi e parchi da difendere.

Come qualcuno ha detto: “Dire che l’opera è disastrosa ma ormai non c’è più nulla da fare, sarebbe come se, a suo tempo, qualcuno avesse detto ‘eh ormai i lager sono costruiti cosa fai, non li usi?’”

Laddove la politica istituzionale si muove in direzione opposta rispetto al bene comune, c’è sempre margine per intervenire come singole persone, cittadine e cittadini, desiderose di allearsi con la natura e difenderla.

Fridays for Future Brianza

Olivier Turquet

Pedemontana. Un appello sale dalla Brianza che ama: “Fermarla è possibile!”

L’autostrada pedemontana è un progetto di cui si parla da ormai oltre sessant’anni. Un articolo dell’Eco di Bergamo del 20 dicembre 2017 ne riassume per sommi capi la storia: “La prima ipotesi di tracciato compare nei Piani territoriali del 1963, nel frattempo il tracciato è salito e sceso manco un folle elettrocardiogramma: da Bergamo a Biella, poi da Trezzo a Saronno, poi da Usmate a Saronno tagliando fuori la Bergamasca. Tutto a livello di ipotesi, perché solo nel 1982 l’Anas inserisce l’opera nel Piano decennale della viabilità di grande comunicazione: 19 anni solo per questo primo passo.

Nel 1985 si sfiora il risibile quando la Regione sposta tutto ancora più a Nord: da Dalmine a Como e Varese attraversando il lecchese con tanti saluti a Milano. Che la prende male e mette sul tavolo l’ipotesi della Gronda intermedia Castellanza-Saronno-Vimercate-Trezzo: in pratica dal nulla si passa a due autostrade a pochi chilometri di distanza. Sempre sulla carta, beninteso, ma tanto basta per far imbestialire ambientalisti e comitati vari.

Nel 1990 arriva il passaggio-chiave, l’assegnazione della concessione alla società Pedemontana, all’epoca divisa equamente tra Milano-Serravalle e società Autostrade: nel frattempo tra Pedemontana e Gronda intermedia si trova la soluzione ibrida un po’ di qua e un po’ di là, la si ribattezza Pedegronda e il tracciato ritorna più verso il milanese: da Dalmine a Vimercate e da qui a Legnano. Peccato che quest’ultima sia fuori dalla concessione, e allora nuovo cambio in corsa fino all’attuale Sistema Pedemontano. È il 1999 e sembra quasi fatta, ma per mettere d’accordo tutti (vabbè, quasi…) servirà ancora una decina d’anni.”

Come ricorda l’Eco di Bergamo, il 6 febbraio 2010 nel paese natale di Umberto Bossi, Cassano Magnago, viene posata la prima pietra dell’opera. Previsto anche un cronoprogramma ormai superato senza esito: “agosto 2013 i primi lotti, dicembre 2014 l’opera intera, tutto in prospettiva Expo 2015. Che è abbondantemente passato”.

Il progetto è composto da cinque tratte, di cui le prime due, da Varese a Lentate sul Seveso, alle porte della Brianza monzese, sono già realizzate. Per quel che riguarda le restanti tratte, le problematiche sono numerose, e tanti sono i comitati locali che da decenni ormai cercano di fare informazione e di opporsi alla devastazione del territorio. Qui i lavori veri e propri non sono avviati, ma alcuni cantieri propedeutici hanno presto il via destando preoccupazione e sdegno nella cittadinanza.

La tratta B2 cade tutta nella provincia di Monza e Brianza e andrà a convertire un tratto della attuale Milano-Meda, una superstrada gratuita, in autostrada a pagamento. Già così la cosa non sembra andare incontro alle esigenze delle persone che abitano il territorio; occorre anche aggiungere che lungo questo tracciato, sepolta dalla terra e dagli anni, giace la diossina del disastro dell’ICMESA del 1976. Nel 2012, quasi per caso, alcune analisi portarono a constatare che i terreni sono ancora altamente compromessi e inquinati dalla diossina, così è stato dato mandato a Pedemontana di procedere alla bonifica prima di avviare i lavori. A novembre 2024 sono iniziati i lavori propedeutici alla bonifica secondo una logica di “gestione del rischio” che genera inquietudine. I comitati locali a gran voce stanno dicendo da tempo che “se non è a rischio zero non è bonifica”. Sabato 22 febbraio 2025 si terrà proprio a Seveso una “passeggiata della vergogna” per reclamare il rischio zero (in allegato la locandina dell’iniziativa).

Nel frattempo, sulla tratta C, che attraverserà il cuore della Brianza, da Desio a Vimercate impattando su Macherio, Lissone, Lesmo, Arcore, con l’obiettivo di raggiungere (ma non ricongiungersi con) la tangenziale est, tra la Velasca e Usmate Velate, si possono osservare ampie distese verdi tutte cintate con la rete rossa di cantierizzazione, uno spettacolo desolante.

Il giorno di San Valentino Fridays for future ha lanciato qui una campagna per dichiarare il proprio amore per la Brianza con un’azione semplice e alla portata di chiunque: dotarsi un piccolo lucchetto su cui scrivere il proprio messaggio d’amore per poi apporlo sulla rete dei cantieri (foto allegate – qui i link alle pagine social che promuovono l’azione: https://www.facebook.com/share/p/16791uoPfL/ ; https://www.instagram.com/p/DGDrbGkt_Qu/?igsh=MWZ0cWg3dzhqb253dA==). Lo slogan dell’azione è “I love Brianza – Al vostro progetto mettiamo il lucchetto”. Fridays for future invita a emulare il gesto per esprimere il proprio dissenso contro questa immensa colata di cemento che andrà a coprire le già ridotte e per questo preziosissime aree verdi della zona.

Nel frattempo, nella zona di Arcore – località che sappiamo essere ben nota per altre ragioni – le ruspe sono già al lavoro su un’area boschiva del parco dei Colli Briantei dove (chissà se e tra quanto) l’autostrada dovrebbe passare. Circa una cinquantina di alberi di mezzo secolo di vita sono già stati abbattuti. Sono molte le persone della zona che conoscono e amano questi boschi, vedere questo scempio ha scosso gli animi, generando dolore e frustrazione nei più, e anche qualche tentativo di azione diretta e di interposizione pacifica che è riuscita in un caso a interrompere i lavori e a silenziare le ruspe, seppur solo temporaneamente (https://www.mbnews.it/2025/02/attivista-ferma-ruspe-pedemontana-boschi-bernate-arcore/).

La tratta D-breve è l’ultima arrivata. Non ancora approvata né finanziata. Dal 2021 Regione Lombardia lavorava all’insaputa di tutti alla modifica del progetto, amministrazioni comunali interessate incluse. Al posto della D-lunga (18 km), che avrebbe dovuto andare fino a Dalmine, spunta la D-breve (9 km). Arrivata la tratta C a Vimercate l’autostrada devierebbe verso sud per raggiungere Agrate e congiungersi con la TEEM. Otto corsie di autostrada che correrà parallela alla A51 (tangenziale est), gratuita, mentre Pedemontana avrà tariffe da capogiro: da Lentate ad Agrate, un percorso di circa 30 km, si spenderebbero 20 euro di pedaggio.

Il nuovo tracciato non è una variante ma una nuova opera che nulla ha a che fare con l’originale collegamento est-ovest di Pedemontana. I motivi del cambio: i costi troppo elevati che portano a ripiegare su questo tracciato D-breve, più corto, e la difficoltà a passare in territori fortemente urbanizzati come quelli della provincia di Bergamo (questa la versione ufficiale…).

La tratta D-breve invaderà per oltre il 76% il Parco P.A.N.E., un grande Plis nella Brianza est, di 4.065 ettari, che coinvolge 23 comuni. Verrebbe consumato suolo per un totale di 442.580 mq (l’equivalente di 62 campi da calcio). All’interno un bosco di pregio (il bosco della Bruciata), tantissime specie animali e vegetali, alcune delle quali protette, e tre ordini di terrazzi delle tre fasi glaciali che sono il risultato delle diverse ere geologiche. Insomma, un vero e proprio museo geologico e naturalistico a cielo aperto.

In questa parte della Brianza un intero territorio si è unito per opporsi allo scempio. Oltre a una grande opera di sensibilizzazione da parte dei cittadini, qui l’azione istituzionale è ancora possibile e così dieci comuni del vimercatese, con amministrazioni di opposte appartenenze politiche, hanno avviato un’azione legale contro quegli enti che continuano a sostenere il progetto e che stanno violando tra le altre cose, il leale principio di collaborazione tra enti. L’ultimo atto giuridico è una diffida nel proseguire con la realizzazione della tratta D-breve inviata a gennaio dai dieci comuni a Regione Lombardia, CIPESS, Ministero delle Infrastrutture, Ministero dell’Ambiente, Cal e Apl (tutta la documentazione disponibile sul sito del Comune di Agrate e di Vimercate).

L’obiettivo dei movimenti e dei comitati lungo tutto il tracciato di Pedemontana è di intercettare il dissenso e dare fiducia nelle concrete possibilità di intervento praticando azione diretta. Non è facile né scontato, perché molte persone hanno tendenza a sentirsi impotenti di fronte ai cantieri all’opera. Molte ma non tutte: per alcune persone infatti il gioco è tutto da giocare, finché ci sono alberi e parchi da difendere.

Come qualcuno ha detto: “Dire che l’opera è disastrosa ma ormai non c’è più nulla da fare, sarebbe come se, a suo tempo, qualcuno avesse detto ‘eh ormai i lager sono costruiti cosa fai, non li usi?’”

Laddove la politica istituzionale si muove in direzione opposta rispetto al bene comune, c’è sempre margine per intervenire come singole persone, cittadine e cittadini, desiderose di allearsi con la natura e difenderla.

Fridays for Future Brianza

Olivier Turquet