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La notte della democrazia turca

La Turchia non si ferma. 300 mila persone sono scese in piazza per protestare contro l’arresto del sindaco di Istanbul. La notte della democrazia è stata chiamata dai leader dell’opposizione questa impennata autoritaria del neo-sultano. Non solo a Istanbul ed Ankara, ma anche in tutte le principali città si sono avute mobilitazioni in difesa della democrazia, malgrado il divieto imposto dal governo.

Un clima ormai infuocato, dopo l’arresto di Ekrem Imamoglu, l’unico candidato dell’opposizione considerato in grado di sfidare Erdogan. Il neo-sultano, per la prima volta dall’inizio delle proteste, è intervenuto sottolineando: “non cederò al terrorismo di strada”.

Migliaia di persone si sono radunate ieri sotto il comune di Istanbul per il terzo giorno consecutivo, nonostante le manifestazioni politiche siano state vietate non solo nella città sul Bosforo ma anche ad Ankara e Smirne.

È stato anche sciolto il consiglio esecutivo dell’Ordine degli avvocati di Istanbul, per “aver fatto propaganda per un’organizzazione terroristica” e “diffuso pubblicamente informazioni false”, dopo una causa intentata dai pubblici ministeri contro l’ordine che in gennaio aveva richiesto un’indagine sulla morte di due giornalisti provenienti dal sud-est della Turchia a maggioranza curda, uccisi nella Siria settentrionale. Sono 54 le persone arrestate per avere condiviso su internet messaggi riguardo all’arresto del sindaco. Sono stati bloccati dal governo gli accessi a X, Facebook, Instagram, YouTube e Whatsapp.

Il principale partito di opposizione turco, il Chp, ha convocato per il 6 aprile un congresso straordinario per la scelta del nuovo leader. La convocazione si è resa necessaria per bloccare il tentativo di Erdogan di commissariare il partito di opposizione, utilizzando la clava della procura con un’indagine su presunte irregolarità nel congresso del 2023.

L’offensiva giudiziaria di Erdogan contro Kerim Imamuglo è iniziata, tramite il ritiro della laurea (indispensabile per la candidatura politica, ndr) prima e la denuncia in procura poi, in seguito alla pubblicazione dei primi sondaggi che danno per vincente il candidato dell’opposizione. Il neo-sultano ha già coperto due mandati e secondo la costituzione non potrebbe ricandidarsi, ma per dribblare l’ostacolo potrebbe sciogliere il Parlamento e indire elezioni anticipate. Una clausola che aveva introdotto lui stesso nell’ultima modifica della Costituzione.

La campagna di repressione intanto continua a sconvolgere la Turchia, dopo l’arresto del sindaco di Istanbul. 343 arrestati nelle 12 grandi città dove si sono tenute le proteste contro l’operazione giudiziaria, messa in atto per impedire la candidatura del futuro sfidante di Erdogan nelle prossime elezioni presidenziali. Le manifestazioni si sono svolte in 43 città turche, dove la gente chiedeva esplicitamente le dimissioni del governo. L’opposizione ha accusato la polizia di usare le pallottole di gomma contro i manifestanti disarmati.

ANBAMED