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carovane migranti

Per una Calabria aperta e solidale

Pubblichiamo il manifesto integrale dell’iniziativa di cui abbiamo dato notizia qualche giorno fa in un precedente articolo: Carovana per una Calabria aperta e solidale

Il manifesto, le proposte (e il programma https://bit.ly/42TVVEK)
MEMORIA, VERITA’ E GIUSTIZIA PER CUTRO E LE ALTRE STRAGI
CAROVANA PER UNA CALABRIA APERTA E SOLIDALE
CON CARAVANA ABRIENDO FRONTERAS E CAROVANE MIGRANTI

Nel luglio del 2023, ad un anno della strage del Barrio Chino la Carovana Abriendo Fronteras era a Melilla. Tra i testimoni una madre messicana che cerca i suoi quattro figli, la sorella di uno scomparso nel naufragio di Cutro per sottolineare con forza come siamo di fronte a crimini di sistema, ad una “cartografia dell’impunità’. Melilla, Ceuta, Ciudad Juárez, Pylos, Cutro e ancora una volta in Calabria, Roccella Jonica,

Sono tanti di più i luoghi delle necropolitiche globali; in questi luoghi anche tristemente simbolici si affinano gli strumenti della negazione, dell’occultamento dei corpi insieme a quelli dei diritti delle famiglie e delle comunità. Roccella Jonica, in ultimo ne è un buon esempio.

Le istituzioni italiane terrorizzate dall’effetto Cutro sulla opinione pubblica hanno nascosto, disperso cadaveri in luoghi diversi, hanno depistato l’informazione, hanno impunemente maltrattato le famiglie disorientate; inoltre si prosegue nell’ostacolare i soccorsi in mare ed a criminalizzare le navi umanitarie.

Nella Carovana verso i Balcani dello scorso luglio, abbiamo raccolto tante storie che purtroppo confermano questa guerra ai Popoli in movimento. Gli attivisti locali lungo la rotta, i gruppi internazionali, da No Name Kitchen al Collettivo Rotte Balcaniche Alto Vicentino misurano ogni giorno questa offensiva militare e politica contro le persone in cammino.
Tenteremo di legare queste diverse esperienze con il fine di comprendere se possiamo costruire insieme una piattaforma di richieste ai soggetti istituzionali che possano ottenere Verità e Giustizia per i/le desaparecidos del regime di frontiera.

In questi dieci anni di accompagnamento delle madri tunisine che cercano i loro famigliari dispersi non abbiamo mai ben compreso il ruolo dell’ufficio del Commissario straordinario di Governo per le persone scomparse. Sul sito si legge addirittura che collabora con le omologhe autorità spagnole (Centro spagnolo nazionale per le persone scomparse, C.N.DES).

Qui si dovrebbero incanalare le richieste dei famigliari che cercano persone scomparse affinché le istituzioni coinvolte rispettino una procedura chiara ed inequivocabile nel trattamento dei dati e delle informazioni.

Nella recente Carovana verso i Balcani abbiamo espresso la volontà di conoscere meglio l’esperienza spagnola che si sta misurando con la realizzazione di un database degli scomparsi. Entre Mares, una realtà di base delle Canarie, si ostina nel dare un nome ai morti nell’Oceano coprendo il vuoto delle istituzioni.

Una volta di più la rivendicazione di questa Carovana, nei confronti delle Istituzioni, è di procedere, con i famigliari, le associazioni di migranti, gli attivisti alla costruzione di un codice di comportamento vincolante in presenza di un naufragio o di un corpo non identificato.

Le prime ore che seguono l’evento sono le più delicate ed in questa fase è indispensabile raccogliere più informazioni possibili:
-Deve essere una consuetudine il prelievo del DNA sui corpi senza vita e su quello dei famigliari che rivendicano la scomparsa di un loro caro, questo unitamente alla raccolta dei dati ante e post mortem utili all’identificazione delle salme;
– Deve essere garantita la possibilità, anche posteriormente, di identificare i corpi e di seppellirli secondo la volontà e il credo espresso dalle famiglie;
– Certo deve essere l’impegno dei Governi per il rimpatrio delle salme;
– Le sepolture, dei corpi non immediatamente rivendicati dalle famiglie, devono essere effettuate garantendo la tracciabilità per un eventuale futuro riconoscimento o rimpatrio;
– Al contrario di quanto abbiamo misurato in diverse occasioni gli enti coinvolti devono garantire una accoglienza degna ed adeguata ai sopravvissuti ed ai famigliari. Questo significa pensare ai costi di viaggio, vitto, alloggio ed al supporto medico e psicologico.
-I famigliari devono essere informati in ogni fase dell’identificazione per la doverosa comparazione del profilo genetico.

Caravana Abriendo Fronteras, Asociación Sociocultural Entre Mares, Proyecto Puentes de Esperanza,  Red. Regional de Familias Migrantes, Cofamicenh, Socorro Guzmán, Colectivo Memoria, Verdad y Justicia Acapulco, Fornelli in Lotta, Language Aid Mem.Med – Memoria Mediterranea, Rete Antirazzista Catanese, Rete 26 Febbraio, Re.Co.Sol – Rete delle Comunitaà, YaBasta, Restiamo Umani, Ana Enamorado, Collettivo Rotte Balcaniche Alto Vicentino, Nova Koinè, XII Marcha Por La Dignidad – Tarajal, No Olvidamos, Action For Festival delle Migrazioni Acquaformosa – Associazione don V. Matrangolo, Colectivo “Sigo Tus Huellas, Hasta Encontrarte” Buscando Desaparecidos, Huellas de la Memoria, Melting Pot Europa, Asociación Sociocultural Entre Mares

#HastaEncontrarles
#lenzuolimemoriamigrante
#CommemorAction

dalla pagina fb del Forum Antirazzista di Palermo

 

Redazione Sicilia

Per una Calabria aperta e solidale

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Il manifesto, le proposte (e il programma https://bit.ly/42TVVEK)
MEMORIA, VERITA’ E GIUSTIZIA PER CUTRO E LE ALTRE STRAGI
CAROVANA PER UNA CALABRIA APERTA E SOLIDALE
CON CARAVANA ABRIENDO FRONTERAS E CAROVANE MIGRANTI

Nel luglio del 2023, ad un anno della strage del Barrio Chino la Carovana Abriendo Fronteras era a Melilla. Tra i testimoni una madre messicana che cerca i suoi quattro figli, la sorella di uno scomparso nel naufragio di Cutro per sottolineare con forza come siamo di fronte a crimini di sistema, ad una “cartografia dell’impunità’. Melilla, Ceuta, Ciudad Juárez, Pylos, Cutro e ancora una volta in Calabria, Roccella Jonica,

Sono tanti di più i luoghi delle necropolitiche globali; in questi luoghi anche tristemente simbolici si affinano gli strumenti della negazione, dell’occultamento dei corpi insieme a quelli dei diritti delle famiglie e delle comunità. Roccella Jonica, in ultimo ne è un buon esempio.

Le istituzioni italiane terrorizzate dall’effetto Cutro sulla opinione pubblica hanno nascosto, disperso cadaveri in luoghi diversi, hanno depistato l’informazione, hanno impunemente maltrattato le famiglie disorientate; inoltre si prosegue nell’ostacolare i soccorsi in mare ed a criminalizzare le navi umanitarie.

Nella Carovana verso i Balcani dello scorso luglio, abbiamo raccolto tante storie che purtroppo confermano questa guerra ai Popoli in movimento. Gli attivisti locali lungo la rotta, i gruppi internazionali, da No Name Kitchen al Collettivo Rotte Balcaniche Alto Vicentino misurano ogni giorno questa offensiva militare e politica contro le persone in cammino.
Tenteremo di legare queste diverse esperienze con il fine di comprendere se possiamo costruire insieme una piattaforma di richieste ai soggetti istituzionali che possano ottenere Verità e Giustizia per i/le desaparecidos del regime di frontiera.

In questi dieci anni di accompagnamento delle madri tunisine che cercano i loro famigliari dispersi non abbiamo mai ben compreso il ruolo dell’ufficio del Commissario straordinario di Governo per le persone scomparse. Sul sito si legge addirittura che collabora con le omologhe autorità spagnole (Centro spagnolo nazionale per le persone scomparse, C.N.DES).

Qui si dovrebbero incanalare le richieste dei famigliari che cercano persone scomparse affinché le istituzioni coinvolte rispettino una procedura chiara ed inequivocabile nel trattamento dei dati e delle informazioni.

Nella recente Carovana verso i Balcani abbiamo espresso la volontà di conoscere meglio l’esperienza spagnola che si sta misurando con la realizzazione di un database degli scomparsi. Entre Mares, una realtà di base delle Canarie, si ostina nel dare un nome ai morti nell’Oceano coprendo il vuoto delle istituzioni.

Una volta di più la rivendicazione di questa Carovana, nei confronti delle Istituzioni, è di procedere, con i famigliari, le associazioni di migranti, gli attivisti alla costruzione di un codice di comportamento vincolante in presenza di un naufragio o di un corpo non identificato.

Le prime ore che seguono l’evento sono le più delicate ed in questa fase è indispensabile raccogliere più informazioni possibili:
-Deve essere una consuetudine il prelievo del DNA sui corpi senza vita e su quello dei famigliari che rivendicano la scomparsa di un loro caro, questo unitamente alla raccolta dei dati ante e post mortem utili all’identificazione delle salme;
– Deve essere garantita la possibilità, anche posteriormente, di identificare i corpi e di seppellirli secondo la volontà e il credo espresso dalle famiglie;
– Certo deve essere l’impegno dei Governi per il rimpatrio delle salme;
– Le sepolture, dei corpi non immediatamente rivendicati dalle famiglie, devono essere effettuate garantendo la tracciabilità per un eventuale futuro riconoscimento o rimpatrio;
– Al contrario di quanto abbiamo misurato in diverse occasioni gli enti coinvolti devono garantire una accoglienza degna ed adeguata ai sopravvissuti ed ai famigliari. Questo significa pensare ai costi di viaggio, vitto, alloggio ed al supporto medico e psicologico.
-I famigliari devono essere informati in ogni fase dell’identificazione per la doverosa comparazione del profilo genetico.

Caravana Abriendo Fronteras, Asociación Sociocultural Entre Mares, Proyecto Puentes de Esperanza,  Red. Regional de Familias Migrantes, Cofamicenh, Socorro Guzmán, Colectivo Memoria, Verdad y Justicia Acapulco, Fornelli in Lotta, Language Aid Mem.Med – Memoria Mediterranea, Rete Antirazzista Catanese, Rete 26 Febbraio, Re.Co.Sol – Rete delle Comunitaà, YaBasta, Restiamo Umani, Ana Enamorado, Collettivo Rotte Balcaniche Alto Vicentino, Nova Koinè, XII Marcha Por La Dignidad – Tarajal, No Olvidamos, Action For Festival delle Migrazioni Acquaformosa – Associazione don V. Matrangolo, Colectivo “Sigo Tus Huellas, Hasta Encontrarte” Buscando Desaparecidos, Huellas de la Memoria, Melting Pot Europa, Asociación Sociocultural Entre Mares

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Nel luglio del 2023, ad un anno della strage del Barrio Chino la Carovana Abriendo Fronteras era a Melilla. Tra i testimoni una madre messicana che cerca i suoi quattro figli, la sorella di uno scomparso nel naufragio di Cutro per sottolineare con forza come siamo di fronte a crimini di sistema, ad una “cartografia dell’impunità’. Melilla, Ceuta, Ciudad Juárez, Pylos, Cutro e ancora una volta in Calabria, Roccella Jonica,

Sono tanti di più i luoghi delle necropolitiche globali; in questi luoghi anche tristemente simbolici si affinano gli strumenti della negazione, dell’occultamento dei corpi insieme a quelli dei diritti delle famiglie e delle comunità. Roccella Jonica, in ultimo ne è un buon esempio.

Le istituzioni italiane terrorizzate dall’effetto Cutro sulla opinione pubblica hanno nascosto, disperso cadaveri in luoghi diversi, hanno depistato l’informazione, hanno impunemente maltrattato le famiglie disorientate; inoltre si prosegue nell’ostacolare i soccorsi in mare ed a criminalizzare le navi umanitarie.

Nella Carovana verso i Balcani dello scorso luglio, abbiamo raccolto tante storie che purtroppo confermano questa guerra ai Popoli in movimento. Gli attivisti locali lungo la rotta, i gruppi internazionali, da No Name Kitchen al Collettivo Rotte Balcaniche Alto Vicentino misurano ogni giorno questa offensiva militare e politica contro le persone in cammino.
Tenteremo di legare queste diverse esperienze con il fine di comprendere se possiamo costruire insieme una piattaforma di richieste ai soggetti istituzionali che possano ottenere Verità e Giustizia per i/le desaparecidos del regime di frontiera.

In questi dieci anni di accompagnamento delle madri tunisine che cercano i loro famigliari dispersi non abbiamo mai ben compreso il ruolo dell’ufficio del Commissario straordinario di Governo per le persone scomparse. Sul sito si legge addirittura che collabora con le omologhe autorità spagnole (Centro spagnolo nazionale per le persone scomparse, C.N.DES).

Qui si dovrebbero incanalare le richieste dei famigliari che cercano persone scomparse affinché le istituzioni coinvolte rispettino una procedura chiara ed inequivocabile nel trattamento dei dati e delle informazioni.

Nella recente Carovana verso i Balcani abbiamo espresso la volontà di conoscere meglio l’esperienza spagnola che si sta misurando con la realizzazione di un database degli scomparsi. Entre Mares, una realtà di base delle Canarie, si ostina nel dare un nome ai morti nell’Oceano coprendo il vuoto delle istituzioni.

Una volta di più la rivendicazione di questa Carovana, nei confronti delle Istituzioni, è di procedere, con i famigliari, le associazioni di migranti, gli attivisti alla costruzione di un codice di comportamento vincolante in presenza di un naufragio o di un corpo non identificato.

Le prime ore che seguono l’evento sono le più delicate ed in questa fase è indispensabile raccogliere più informazioni possibili:
-Deve essere una consuetudine il prelievo del DNA sui corpi senza vita e su quello dei famigliari che rivendicano la scomparsa di un loro caro, questo unitamente alla raccolta dei dati ante e post mortem utili all’identificazione delle salme;
– Deve essere garantita la possibilità, anche posteriormente, di identificare i corpi e di seppellirli secondo la volontà e il credo espresso dalle famiglie;
– Certo deve essere l’impegno dei Governi per il rimpatrio delle salme;
– Le sepolture, dei corpi non immediatamente rivendicati dalle famiglie, devono essere effettuate garantendo la tracciabilità per un eventuale futuro riconoscimento o rimpatrio;
– Al contrario di quanto abbiamo misurato in diverse occasioni gli enti coinvolti devono garantire una accoglienza degna ed adeguata ai sopravvissuti ed ai famigliari. Questo significa pensare ai costi di viaggio, vitto, alloggio ed al supporto medico e psicologico.
-I famigliari devono essere informati in ogni fase dell’identificazione per la doverosa comparazione del profilo genetico.

Caravana Abriendo Fronteras, Asociación Sociocultural Entre Mares, Proyecto Puentes de Esperanza,  Red. Regional de Familias Migrantes, Cofamicenh, Socorro Guzmán, Colectivo Memoria, Verdad y Justicia Acapulco, Fornelli in Lotta, Language Aid Mem.Med – Memoria Mediterranea, Rete Antirazzista Catanese, Rete 26 Febbraio, Re.Co.Sol – Rete delle Comunitaà, YaBasta, Restiamo Umani, Ana Enamorado, Collettivo Rotte Balcaniche Alto Vicentino, Nova Koinè, XII Marcha Por La Dignidad – Tarajal, No Olvidamos, Action For Festival delle Migrazioni Acquaformosa – Associazione don V. Matrangolo, Colectivo “Sigo Tus Huellas, Hasta Encontrarte” Buscando Desaparecidos, Huellas de la Memoria, Melting Pot Europa, Asociación Sociocultural Entre Mares

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Nel luglio del 2023, ad un anno della strage del Barrio Chino la Carovana Abriendo Fronteras era a Melilla. Tra i testimoni una madre messicana che cerca i suoi quattro figli, la sorella di uno scomparso nel naufragio di Cutro per sottolineare con forza come siamo di fronte a crimini di sistema, ad una “cartografia dell’impunità’. Melilla, Ceuta, Ciudad Juárez, Pylos, Cutro e ancora una volta in Calabria, Roccella Jonica,

Sono tanti di più i luoghi delle necropolitiche globali; in questi luoghi anche tristemente simbolici si affinano gli strumenti della negazione, dell’occultamento dei corpi insieme a quelli dei diritti delle famiglie e delle comunità. Roccella Jonica, in ultimo ne è un buon esempio.

Le istituzioni italiane terrorizzate dall’effetto Cutro sulla opinione pubblica hanno nascosto, disperso cadaveri in luoghi diversi, hanno depistato l’informazione, hanno impunemente maltrattato le famiglie disorientate; inoltre si prosegue nell’ostacolare i soccorsi in mare ed a criminalizzare le navi umanitarie.

Nella Carovana verso i Balcani dello scorso luglio, abbiamo raccolto tante storie che purtroppo confermano questa guerra ai Popoli in movimento. Gli attivisti locali lungo la rotta, i gruppi internazionali, da No Name Kitchen al Collettivo Rotte Balcaniche Alto Vicentino misurano ogni giorno questa offensiva militare e politica contro le persone in cammino.
Tenteremo di legare queste diverse esperienze con il fine di comprendere se possiamo costruire insieme una piattaforma di richieste ai soggetti istituzionali che possano ottenere Verità e Giustizia per i/le desaparecidos del regime di frontiera.

In questi dieci anni di accompagnamento delle madri tunisine che cercano i loro famigliari dispersi non abbiamo mai ben compreso il ruolo dell’ufficio del Commissario straordinario di Governo per le persone scomparse. Sul sito si legge addirittura che collabora con le omologhe autorità spagnole (Centro spagnolo nazionale per le persone scomparse, C.N.DES).

Qui si dovrebbero incanalare le richieste dei famigliari che cercano persone scomparse affinché le istituzioni coinvolte rispettino una procedura chiara ed inequivocabile nel trattamento dei dati e delle informazioni.

Nella recente Carovana verso i Balcani abbiamo espresso la volontà di conoscere meglio l’esperienza spagnola che si sta misurando con la realizzazione di un database degli scomparsi. Entre Mares, una realtà di base delle Canarie, si ostina nel dare un nome ai morti nell’Oceano coprendo il vuoto delle istituzioni.

Una volta di più la rivendicazione di questa Carovana, nei confronti delle Istituzioni, è di procedere, con i famigliari, le associazioni di migranti, gli attivisti alla costruzione di un codice di comportamento vincolante in presenza di un naufragio o di un corpo non identificato.

Le prime ore che seguono l’evento sono le più delicate ed in questa fase è indispensabile raccogliere più informazioni possibili:
-Deve essere una consuetudine il prelievo del DNA sui corpi senza vita e su quello dei famigliari che rivendicano la scomparsa di un loro caro, questo unitamente alla raccolta dei dati ante e post mortem utili all’identificazione delle salme;
– Deve essere garantita la possibilità, anche posteriormente, di identificare i corpi e di seppellirli secondo la volontà e il credo espresso dalle famiglie;
– Certo deve essere l’impegno dei Governi per il rimpatrio delle salme;
– Le sepolture, dei corpi non immediatamente rivendicati dalle famiglie, devono essere effettuate garantendo la tracciabilità per un eventuale futuro riconoscimento o rimpatrio;
– Al contrario di quanto abbiamo misurato in diverse occasioni gli enti coinvolti devono garantire una accoglienza degna ed adeguata ai sopravvissuti ed ai famigliari. Questo significa pensare ai costi di viaggio, vitto, alloggio ed al supporto medico e psicologico.
-I famigliari devono essere informati in ogni fase dell’identificazione per la doverosa comparazione del profilo genetico.

Caravana Abriendo Fronteras, Asociación Sociocultural Entre Mares, Proyecto Puentes de Esperanza,  Red. Regional de Familias Migrantes, Cofamicenh, Socorro Guzmán, Colectivo Memoria, Verdad y Justicia Acapulco, Fornelli in Lotta, Language Aid Mem.Med – Memoria Mediterranea, Rete Antirazzista Catanese, Rete 26 Febbraio, Re.Co.Sol – Rete delle Comunitaà, YaBasta, Restiamo Umani, Ana Enamorado, Collettivo Rotte Balcaniche Alto Vicentino, Nova Koinè, XII Marcha Por La Dignidad – Tarajal, No Olvidamos, Action For Festival delle Migrazioni Acquaformosa – Associazione don V. Matrangolo, Colectivo “Sigo Tus Huellas, Hasta Encontrarte” Buscando Desaparecidos, Huellas de la Memoria, Melting Pot Europa, Asociación Sociocultural Entre Mares

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Nel luglio del 2023, ad un anno della strage del Barrio Chino la Carovana Abriendo Fronteras era a Melilla. Tra i testimoni una madre messicana che cerca i suoi quattro figli, la sorella di uno scomparso nel naufragio di Cutro per sottolineare con forza come siamo di fronte a crimini di sistema, ad una “cartografia dell’impunità’. Melilla, Ceuta, Ciudad Juárez, Pylos, Cutro e ancora una volta in Calabria, Roccella Jonica,

Sono tanti di più i luoghi delle necropolitiche globali; in questi luoghi anche tristemente simbolici si affinano gli strumenti della negazione, dell’occultamento dei corpi insieme a quelli dei diritti delle famiglie e delle comunità. Roccella Jonica, in ultimo ne è un buon esempio.

Le istituzioni italiane terrorizzate dall’effetto Cutro sulla opinione pubblica hanno nascosto, disperso cadaveri in luoghi diversi, hanno depistato l’informazione, hanno impunemente maltrattato le famiglie disorientate; inoltre si prosegue nell’ostacolare i soccorsi in mare ed a criminalizzare le navi umanitarie.

Nella Carovana verso i Balcani dello scorso luglio, abbiamo raccolto tante storie che purtroppo confermano questa guerra ai Popoli in movimento. Gli attivisti locali lungo la rotta, i gruppi internazionali, da No Name Kitchen al Collettivo Rotte Balcaniche Alto Vicentino misurano ogni giorno questa offensiva militare e politica contro le persone in cammino.
Tenteremo di legare queste diverse esperienze con il fine di comprendere se possiamo costruire insieme una piattaforma di richieste ai soggetti istituzionali che possano ottenere Verità e Giustizia per i/le desaparecidos del regime di frontiera.

In questi dieci anni di accompagnamento delle madri tunisine che cercano i loro famigliari dispersi non abbiamo mai ben compreso il ruolo dell’ufficio del Commissario straordinario di Governo per le persone scomparse. Sul sito si legge addirittura che collabora con le omologhe autorità spagnole (Centro spagnolo nazionale per le persone scomparse, C.N.DES).

Qui si dovrebbero incanalare le richieste dei famigliari che cercano persone scomparse affinché le istituzioni coinvolte rispettino una procedura chiara ed inequivocabile nel trattamento dei dati e delle informazioni.

Nella recente Carovana verso i Balcani abbiamo espresso la volontà di conoscere meglio l’esperienza spagnola che si sta misurando con la realizzazione di un database degli scomparsi. Entre Mares, una realtà di base delle Canarie, si ostina nel dare un nome ai morti nell’Oceano coprendo il vuoto delle istituzioni.

Una volta di più la rivendicazione di questa Carovana, nei confronti delle Istituzioni, è di procedere, con i famigliari, le associazioni di migranti, gli attivisti alla costruzione di un codice di comportamento vincolante in presenza di un naufragio o di un corpo non identificato.

Le prime ore che seguono l’evento sono le più delicate ed in questa fase è indispensabile raccogliere più informazioni possibili:
-Deve essere una consuetudine il prelievo del DNA sui corpi senza vita e su quello dei famigliari che rivendicano la scomparsa di un loro caro, questo unitamente alla raccolta dei dati ante e post mortem utili all’identificazione delle salme;
– Deve essere garantita la possibilità, anche posteriormente, di identificare i corpi e di seppellirli secondo la volontà e il credo espresso dalle famiglie;
– Certo deve essere l’impegno dei Governi per il rimpatrio delle salme;
– Le sepolture, dei corpi non immediatamente rivendicati dalle famiglie, devono essere effettuate garantendo la tracciabilità per un eventuale futuro riconoscimento o rimpatrio;
– Al contrario di quanto abbiamo misurato in diverse occasioni gli enti coinvolti devono garantire una accoglienza degna ed adeguata ai sopravvissuti ed ai famigliari. Questo significa pensare ai costi di viaggio, vitto, alloggio ed al supporto medico e psicologico.
-I famigliari devono essere informati in ogni fase dell’identificazione per la doverosa comparazione del profilo genetico.

Caravana Abriendo Fronteras, Asociación Sociocultural Entre Mares, Proyecto Puentes de Esperanza,  Red. Regional de Familias Migrantes, Cofamicenh, Socorro Guzmán, Colectivo Memoria, Verdad y Justicia Acapulco, Fornelli in Lotta, Language Aid Mem.Med – Memoria Mediterranea, Rete Antirazzista Catanese, Rete 26 Febbraio, Re.Co.Sol – Rete delle Comunitaà, YaBasta, Restiamo Umani, Ana Enamorado, Collettivo Rotte Balcaniche Alto Vicentino, Nova Koinè, XII Marcha Por La Dignidad – Tarajal, No Olvidamos, Action For Festival delle Migrazioni Acquaformosa – Associazione don V. Matrangolo, Colectivo “Sigo Tus Huellas, Hasta Encontrarte” Buscando Desaparecidos, Huellas de la Memoria, Melting Pot Europa, Asociación Sociocultural Entre Mares

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Nel luglio del 2023, ad un anno della strage del Barrio Chino la Carovana Abriendo Fronteras era a Melilla. Tra i testimoni una madre messicana che cerca i suoi quattro figli, la sorella di uno scomparso nel naufragio di Cutro per sottolineare con forza come siamo di fronte a crimini di sistema, ad una “cartografia dell’impunità’. Melilla, Ceuta, Ciudad Juárez, Pylos, Cutro e ancora una volta in Calabria, Roccella Jonica,

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Le istituzioni italiane terrorizzate dall’effetto Cutro sulla opinione pubblica hanno nascosto, disperso cadaveri in luoghi diversi, hanno depistato l’informazione, hanno impunemente maltrattato le famiglie disorientate; inoltre si prosegue nell’ostacolare i soccorsi in mare ed a criminalizzare le navi umanitarie.

Nella Carovana verso i Balcani dello scorso luglio, abbiamo raccolto tante storie che purtroppo confermano questa guerra ai Popoli in movimento. Gli attivisti locali lungo la rotta, i gruppi internazionali, da No Name Kitchen al Collettivo Rotte Balcaniche Alto Vicentino misurano ogni giorno questa offensiva militare e politica contro le persone in cammino.
Tenteremo di legare queste diverse esperienze con il fine di comprendere se possiamo costruire insieme una piattaforma di richieste ai soggetti istituzionali che possano ottenere Verità e Giustizia per i/le desaparecidos del regime di frontiera.

In questi dieci anni di accompagnamento delle madri tunisine che cercano i loro famigliari dispersi non abbiamo mai ben compreso il ruolo dell’ufficio del Commissario straordinario di Governo per le persone scomparse. Sul sito si legge addirittura che collabora con le omologhe autorità spagnole (Centro spagnolo nazionale per le persone scomparse, C.N.DES).

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Nella recente Carovana verso i Balcani abbiamo espresso la volontà di conoscere meglio l’esperienza spagnola che si sta misurando con la realizzazione di un database degli scomparsi. Entre Mares, una realtà di base delle Canarie, si ostina nel dare un nome ai morti nell’Oceano coprendo il vuoto delle istituzioni.

Una volta di più la rivendicazione di questa Carovana, nei confronti delle Istituzioni, è di procedere, con i famigliari, le associazioni di migranti, gli attivisti alla costruzione di un codice di comportamento vincolante in presenza di un naufragio o di un corpo non identificato.

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– Deve essere garantita la possibilità, anche posteriormente, di identificare i corpi e di seppellirli secondo la volontà e il credo espresso dalle famiglie;
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– Le sepolture, dei corpi non immediatamente rivendicati dalle famiglie, devono essere effettuate garantendo la tracciabilità per un eventuale futuro riconoscimento o rimpatrio;
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-I famigliari devono essere informati in ogni fase dell’identificazione per la doverosa comparazione del profilo genetico.

Caravana Abriendo Fronteras, Asociación Sociocultural Entre Mares, Proyecto Puentes de Esperanza,  Red. Regional de Familias Migrantes, Cofamicenh, Socorro Guzmán, Colectivo Memoria, Verdad y Justicia Acapulco, Fornelli in Lotta, Language Aid Mem.Med – Memoria Mediterranea, Rete Antirazzista Catanese, Rete 26 Febbraio, Re.Co.Sol – Rete delle Comunitaà, YaBasta, Restiamo Umani, Ana Enamorado, Collettivo Rotte Balcaniche Alto Vicentino, Nova Koinè, XII Marcha Por La Dignidad – Tarajal, No Olvidamos, Action For Festival delle Migrazioni Acquaformosa – Associazione don V. Matrangolo, Colectivo “Sigo Tus Huellas, Hasta Encontrarte” Buscando Desaparecidos, Huellas de la Memoria, Melting Pot Europa, Asociación Sociocultural Entre Mares

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Nel luglio del 2023, ad un anno della strage del Barrio Chino la Carovana Abriendo Fronteras era a Melilla. Tra i testimoni una madre messicana che cerca i suoi quattro figli, la sorella di uno scomparso nel naufragio di Cutro per sottolineare con forza come siamo di fronte a crimini di sistema, ad una “cartografia dell’impunità’. Melilla, Ceuta, Ciudad Juárez, Pylos, Cutro e ancora una volta in Calabria, Roccella Jonica,

Sono tanti di più i luoghi delle necropolitiche globali; in questi luoghi anche tristemente simbolici si affinano gli strumenti della negazione, dell’occultamento dei corpi insieme a quelli dei diritti delle famiglie e delle comunità. Roccella Jonica, in ultimo ne è un buon esempio.

Le istituzioni italiane terrorizzate dall’effetto Cutro sulla opinione pubblica hanno nascosto, disperso cadaveri in luoghi diversi, hanno depistato l’informazione, hanno impunemente maltrattato le famiglie disorientate; inoltre si prosegue nell’ostacolare i soccorsi in mare ed a criminalizzare le navi umanitarie.

Nella Carovana verso i Balcani dello scorso luglio, abbiamo raccolto tante storie che purtroppo confermano questa guerra ai Popoli in movimento. Gli attivisti locali lungo la rotta, i gruppi internazionali, da No Name Kitchen al Collettivo Rotte Balcaniche Alto Vicentino misurano ogni giorno questa offensiva militare e politica contro le persone in cammino.
Tenteremo di legare queste diverse esperienze con il fine di comprendere se possiamo costruire insieme una piattaforma di richieste ai soggetti istituzionali che possano ottenere Verità e Giustizia per i/le desaparecidos del regime di frontiera.

In questi dieci anni di accompagnamento delle madri tunisine che cercano i loro famigliari dispersi non abbiamo mai ben compreso il ruolo dell’ufficio del Commissario straordinario di Governo per le persone scomparse. Sul sito si legge addirittura che collabora con le omologhe autorità spagnole (Centro spagnolo nazionale per le persone scomparse, C.N.DES).

Qui si dovrebbero incanalare le richieste dei famigliari che cercano persone scomparse affinché le istituzioni coinvolte rispettino una procedura chiara ed inequivocabile nel trattamento dei dati e delle informazioni.

Nella recente Carovana verso i Balcani abbiamo espresso la volontà di conoscere meglio l’esperienza spagnola che si sta misurando con la realizzazione di un database degli scomparsi. Entre Mares, una realtà di base delle Canarie, si ostina nel dare un nome ai morti nell’Oceano coprendo il vuoto delle istituzioni.

Una volta di più la rivendicazione di questa Carovana, nei confronti delle Istituzioni, è di procedere, con i famigliari, le associazioni di migranti, gli attivisti alla costruzione di un codice di comportamento vincolante in presenza di un naufragio o di un corpo non identificato.

Le prime ore che seguono l’evento sono le più delicate ed in questa fase è indispensabile raccogliere più informazioni possibili:
-Deve essere una consuetudine il prelievo del DNA sui corpi senza vita e su quello dei famigliari che rivendicano la scomparsa di un loro caro, questo unitamente alla raccolta dei dati ante e post mortem utili all’identificazione delle salme;
– Deve essere garantita la possibilità, anche posteriormente, di identificare i corpi e di seppellirli secondo la volontà e il credo espresso dalle famiglie;
– Certo deve essere l’impegno dei Governi per il rimpatrio delle salme;
– Le sepolture, dei corpi non immediatamente rivendicati dalle famiglie, devono essere effettuate garantendo la tracciabilità per un eventuale futuro riconoscimento o rimpatrio;
– Al contrario di quanto abbiamo misurato in diverse occasioni gli enti coinvolti devono garantire una accoglienza degna ed adeguata ai sopravvissuti ed ai famigliari. Questo significa pensare ai costi di viaggio, vitto, alloggio ed al supporto medico e psicologico.
-I famigliari devono essere informati in ogni fase dell’identificazione per la doverosa comparazione del profilo genetico.

Caravana Abriendo Fronteras, Asociación Sociocultural Entre Mares, Proyecto Puentes de Esperanza,  Red. Regional de Familias Migrantes, Cofamicenh, Socorro Guzmán, Colectivo Memoria, Verdad y Justicia Acapulco, Fornelli in Lotta, Language Aid Mem.Med – Memoria Mediterranea, Rete Antirazzista Catanese, Rete 26 Febbraio, Re.Co.Sol – Rete delle Comunitaà, YaBasta, Restiamo Umani, Ana Enamorado, Collettivo Rotte Balcaniche Alto Vicentino, Nova Koinè, XII Marcha Por La Dignidad – Tarajal, No Olvidamos, Action For Festival delle Migrazioni Acquaformosa – Associazione don V. Matrangolo, Colectivo “Sigo Tus Huellas, Hasta Encontrarte” Buscando Desaparecidos, Huellas de la Memoria, Melting Pot Europa, Asociación Sociocultural Entre Mares

#HastaEncontrarles
#lenzuolimemoriamigrante
#CommemorAction

dalla pagina fb del Forum Antirazzista di Palermo

 

Redazione Sicilia

Carovana per una Calabria aperta e solidale

Un viaggio per la verità e la giustizia
Dal 20 al 26 febbraio l’iniziativa organizzata da Carovane Migranti e Caravana Abriendo Fronteras con tappa finale a Cutro

Dal 20 al 26 febbraio 2025 prenderà il via la “Carovana per una Calabria aperta e solidale”, un’iniziativa organizzata da Carovane Migranti e Caravana Abriendo Fronteras per chiedere ancora una volta verità e giustizia per la strage di Steccato di Cutro dove, il 26 febbraio di 2 anni fa, morirono 94 persone, di cui 34 bambini e bambine. Questo evento, che si snoderà attraverso numerose località, vuole accendere i riflettori sulle responsabilità istituzionali nelle “necropolitiche globali”, ossia quei luoghi in cui “si affinano gli strumenti della negazione, dell’occultamento dei corpi insieme a quelli dei diritti delle famiglie e delle comunità”.

“Le istituzioni italiane, terrorizzate dall’effetto Cutro sull’opinione pubblica, hanno nascosto e disperso i cadaveri, depistato l’informazione e maltrattato le famiglie” si legge nel documento che promuove l’iniziativa.

La carovana percorrerà diversi territori significativi, collegando esperienze, testimonianze e richieste di giustizia per costruire un ponte tra le diverse esperienze di chi lotta per la memoria e i diritti delle persone migranti.

«L’abbiamo detto, scritto, ripetuto fin dal primo momento: Cutro è stata una strage di Stato», afferma Gianfranco Crua di Carovane Migranti. «Ora le inchieste giornalistiche e soprattutto gli atti giudiziari lo dimostrano: quelle persone potevano essere salvate. In quell’occasione ci fu una volontà, come in tanti altri casi – Ceuta, Melilla, Pylos in Grecia – di lasciare morire le persone in mare, sperando che nessuno se ne accorgesse. Quest’anno saremo di nuovo a Cutro, con i familiari e i superstiti, per la seconda volta dopo lo scorso anniversario non per commemorare, ma per gridare ancora una volta la richiesta di verità e giustizia».

Il percorso della carovana offrirà spazio per le testimonianze dirette di chi ha vissuto in prima persona questi drammi, rafforzando la rete di solidarietà e denuncia. L’obiettivo è la costruzione di un codice di comportamento vincolante in caso di naufragio o di ritrovamento di un corpo non identificato. Le richieste principali includono:

§ Prelievo del DNA sui corpi e sui familiari che denunciano la scomparsa di un loro caro, unitamente alla raccolta dei dati ante e post mortem utili all’identificazione;

§ possibilità di identificazione e sepoltura secondo la volontà e il credo espresso dalle famiglie;

§ impegno dei governi per il rimpatrio delle salme, garantendo un processo dignitoso e trasparente;

§ tracciabilità delle sepolture dei corpi non immediatamente rivendicati dalle famiglie per eventuali futuri riconoscimenti;

§ accoglienza degna per i sopravvissuti e i familiari delle vittime, con copertura delle spese di viaggio, vitto, alloggio e supporto medico-psicologico;

§ un’informazione verso i familiari in ogni fase dell’identificazione per la doverosa comparazione del profilo genetico.

Unire le lotte per una giustizia transnazionale
La carovana sarà anche un momento di confronto tra attivisti, operatori e familiari delle vittime. «Mettere insieme le esperienze di identificazione e ricerca dei familiari dalle Canarie ai Balcani è fondamentale per costruire un protocollo condiviso e vincolante» spiega Crua. «Fino a oggi, il destino dei corpi delle persone migranti è stato lasciato nelle mani degli attivisti e delle comunità locali. Pensate, per fare un esempio che non riguarda i confini, alla vicenda di Moussa Balde, morto nel CPR di Torino. Vogliamo che le istituzioni assumano la responsabilità di garantire giustizia».

Tra i partecipanti vi saranno Maria Greco dell’Associazione Entremares di Fuerteventura, impegnata da anni nell’identificazione delle vittime migranti alle Canarie, e Nihad Suljic di Tuzla che lavora in Bosnia-Erzegovina per dare un nome ai corpi ritrovati lungo la rotta balcanica. Con loro, attivisti del Collettivo Rotte Balcaniche Alto Vicentino, che documentano le condizioni e la brutalità del confine orientale europeo, in particolare in Bulgaria.

«Con la carovana viaggeranno dei testimoni che vogliono collegare gli eventi di Cutro con altre realtà di frontiera, con altri gruppi che lavorano per l’identificazione dei corpi, per la verità, per evitare che ci siano morti in terra e in mare», conclude l’attivista di Carovane Migranti.

Da Cutro partirà un appello forte e chiaro alle autorità: basta impunità, basta silenzi. La memoria delle vittime delle frontiere non deve essere cancellata.

La Carovana per una Calabria aperta e solidale non sarà quindi solo un viaggio, ma un grido collettivo contro l’indifferenza, le politiche di chiusura dei confini, vere responsabili della morte di migliaia e migliaia di persone. Attraverso il confronto tra diverse realtà, si punta a costruire una strategia condivisa che metta al centro la dignità, la verità e la giustizia per tutte le persone in movimento.

https://www.meltingpot.org/2025/02/carovana-per-una-calabria-aperta-e-solidale-un-viaggio-per-la-verita-e-la-giustizia/

 

 

 

 

Redazione Italia

Per una Calabria aperta e solidale

Pubblichiamo il manifesto integrale dell’iniziativa di cui abbiamo dato notizia qualche giorno fa in un precedente articolo: Carovana per una Calabria aperta e solidale

Il manifesto, le proposte (e il programma https://bit.ly/42TVVEK)
MEMORIA, VERITA’ E GIUSTIZIA PER CUTRO E LE ALTRE STRAGI
CAROVANA PER UNA CALABRIA APERTA E SOLIDALE
CON CARAVANA ABRIENDO FRONTERAS E CAROVANE MIGRANTI

Nel luglio del 2023, ad un anno della strage del Barrio Chino la Carovana Abriendo Fronteras era a Melilla. Tra i testimoni una madre messicana che cerca i suoi quattro figli, la sorella di uno scomparso nel naufragio di Cutro per sottolineare con forza come siamo di fronte a crimini di sistema, ad una “cartografia dell’impunità’. Melilla, Ceuta, Ciudad Juárez, Pylos, Cutro e ancora una volta in Calabria, Roccella Jonica,

Sono tanti di più i luoghi delle necropolitiche globali; in questi luoghi anche tristemente simbolici si affinano gli strumenti della negazione, dell’occultamento dei corpi insieme a quelli dei diritti delle famiglie e delle comunità. Roccella Jonica, in ultimo ne è un buon esempio.

Le istituzioni italiane terrorizzate dall’effetto Cutro sulla opinione pubblica hanno nascosto, disperso cadaveri in luoghi diversi, hanno depistato l’informazione, hanno impunemente maltrattato le famiglie disorientate; inoltre si prosegue nell’ostacolare i soccorsi in mare ed a criminalizzare le navi umanitarie.

Nella Carovana verso i Balcani dello scorso luglio, abbiamo raccolto tante storie che purtroppo confermano questa guerra ai Popoli in movimento. Gli attivisti locali lungo la rotta, i gruppi internazionali, da No Name Kitchen al Collettivo Rotte Balcaniche Alto Vicentino misurano ogni giorno questa offensiva militare e politica contro le persone in cammino.
Tenteremo di legare queste diverse esperienze con il fine di comprendere se possiamo costruire insieme una piattaforma di richieste ai soggetti istituzionali che possano ottenere Verità e Giustizia per i/le desaparecidos del regime di frontiera.

In questi dieci anni di accompagnamento delle madri tunisine che cercano i loro famigliari dispersi non abbiamo mai ben compreso il ruolo dell’ufficio del Commissario straordinario di Governo per le persone scomparse. Sul sito si legge addirittura che collabora con le omologhe autorità spagnole (Centro spagnolo nazionale per le persone scomparse, C.N.DES).

Qui si dovrebbero incanalare le richieste dei famigliari che cercano persone scomparse affinché le istituzioni coinvolte rispettino una procedura chiara ed inequivocabile nel trattamento dei dati e delle informazioni.

Nella recente Carovana verso i Balcani abbiamo espresso la volontà di conoscere meglio l’esperienza spagnola che si sta misurando con la realizzazione di un database degli scomparsi. Entre Mares, una realtà di base delle Canarie, si ostina nel dare un nome ai morti nell’Oceano coprendo il vuoto delle istituzioni.

Una volta di più la rivendicazione di questa Carovana, nei confronti delle Istituzioni, è di procedere, con i famigliari, le associazioni di migranti, gli attivisti alla costruzione di un codice di comportamento vincolante in presenza di un naufragio o di un corpo non identificato.

Le prime ore che seguono l’evento sono le più delicate ed in questa fase è indispensabile raccogliere più informazioni possibili:
-Deve essere una consuetudine il prelievo del DNA sui corpi senza vita e su quello dei famigliari che rivendicano la scomparsa di un loro caro, questo unitamente alla raccolta dei dati ante e post mortem utili all’identificazione delle salme;
– Deve essere garantita la possibilità, anche posteriormente, di identificare i corpi e di seppellirli secondo la volontà e il credo espresso dalle famiglie;
– Certo deve essere l’impegno dei Governi per il rimpatrio delle salme;
– Le sepolture, dei corpi non immediatamente rivendicati dalle famiglie, devono essere effettuate garantendo la tracciabilità per un eventuale futuro riconoscimento o rimpatrio;
– Al contrario di quanto abbiamo misurato in diverse occasioni gli enti coinvolti devono garantire una accoglienza degna ed adeguata ai sopravvissuti ed ai famigliari. Questo significa pensare ai costi di viaggio, vitto, alloggio ed al supporto medico e psicologico.
-I famigliari devono essere informati in ogni fase dell’identificazione per la doverosa comparazione del profilo genetico.

Caravana Abriendo Fronteras, Asociación Sociocultural Entre Mares, Proyecto Puentes de Esperanza,  Red. Regional de Familias Migrantes, Cofamicenh, Socorro Guzmán, Colectivo Memoria, Verdad y Justicia Acapulco, Fornelli in Lotta, Language Aid Mem.Med – Memoria Mediterranea, Rete Antirazzista Catanese, Rete 26 Febbraio, Re.Co.Sol – Rete delle Comunitaà, YaBasta, Restiamo Umani, Ana Enamorado, Collettivo Rotte Balcaniche Alto Vicentino, Nova Koinè, XII Marcha Por La Dignidad – Tarajal, No Olvidamos, Action For Festival delle Migrazioni Acquaformosa – Associazione don V. Matrangolo, Colectivo “Sigo Tus Huellas, Hasta Encontrarte” Buscando Desaparecidos, Huellas de la Memoria, Melting Pot Europa, Asociación Sociocultural Entre Mares

#HastaEncontrarles
#lenzuolimemoriamigrante
#CommemorAction

dalla pagina fb del Forum Antirazzista di Palermo

 

Redazione Sicilia

Carovana per una Calabria aperta e solidale

Un viaggio per la verità e la giustizia
Dal 20 al 26 febbraio l’iniziativa organizzata da Carovane Migranti e Caravana Abriendo Fronteras con tappa finale a Cutro

Dal 20 al 26 febbraio 2025 prenderà il via la “Carovana per una Calabria aperta e solidale”, un’iniziativa organizzata da Carovane Migranti e Caravana Abriendo Fronteras per chiedere ancora una volta verità e giustizia per la strage di Steccato di Cutro dove, il 26 febbraio di 2 anni fa, morirono 94 persone, di cui 34 bambini e bambine. Questo evento, che si snoderà attraverso numerose località, vuole accendere i riflettori sulle responsabilità istituzionali nelle “necropolitiche globali”, ossia quei luoghi in cui “si affinano gli strumenti della negazione, dell’occultamento dei corpi insieme a quelli dei diritti delle famiglie e delle comunità”.

“Le istituzioni italiane, terrorizzate dall’effetto Cutro sull’opinione pubblica, hanno nascosto e disperso i cadaveri, depistato l’informazione e maltrattato le famiglie” si legge nel documento che promuove l’iniziativa.

La carovana percorrerà diversi territori significativi, collegando esperienze, testimonianze e richieste di giustizia per costruire un ponte tra le diverse esperienze di chi lotta per la memoria e i diritti delle persone migranti.

«L’abbiamo detto, scritto, ripetuto fin dal primo momento: Cutro è stata una strage di Stato», afferma Gianfranco Crua di Carovane Migranti. «Ora le inchieste giornalistiche e soprattutto gli atti giudiziari lo dimostrano: quelle persone potevano essere salvate. In quell’occasione ci fu una volontà, come in tanti altri casi – Ceuta, Melilla, Pylos in Grecia – di lasciare morire le persone in mare, sperando che nessuno se ne accorgesse. Quest’anno saremo di nuovo a Cutro, con i familiari e i superstiti, per la seconda volta dopo lo scorso anniversario non per commemorare, ma per gridare ancora una volta la richiesta di verità e giustizia».

Il percorso della carovana offrirà spazio per le testimonianze dirette di chi ha vissuto in prima persona questi drammi, rafforzando la rete di solidarietà e denuncia. L’obiettivo è la costruzione di un codice di comportamento vincolante in caso di naufragio o di ritrovamento di un corpo non identificato. Le richieste principali includono:

§ Prelievo del DNA sui corpi e sui familiari che denunciano la scomparsa di un loro caro, unitamente alla raccolta dei dati ante e post mortem utili all’identificazione;

§ possibilità di identificazione e sepoltura secondo la volontà e il credo espresso dalle famiglie;

§ impegno dei governi per il rimpatrio delle salme, garantendo un processo dignitoso e trasparente;

§ tracciabilità delle sepolture dei corpi non immediatamente rivendicati dalle famiglie per eventuali futuri riconoscimenti;

§ accoglienza degna per i sopravvissuti e i familiari delle vittime, con copertura delle spese di viaggio, vitto, alloggio e supporto medico-psicologico;

§ un’informazione verso i familiari in ogni fase dell’identificazione per la doverosa comparazione del profilo genetico.

Unire le lotte per una giustizia transnazionale
La carovana sarà anche un momento di confronto tra attivisti, operatori e familiari delle vittime. «Mettere insieme le esperienze di identificazione e ricerca dei familiari dalle Canarie ai Balcani è fondamentale per costruire un protocollo condiviso e vincolante» spiega Crua. «Fino a oggi, il destino dei corpi delle persone migranti è stato lasciato nelle mani degli attivisti e delle comunità locali. Pensate, per fare un esempio che non riguarda i confini, alla vicenda di Moussa Balde, morto nel CPR di Torino. Vogliamo che le istituzioni assumano la responsabilità di garantire giustizia».

Tra i partecipanti vi saranno Maria Greco dell’Associazione Entremares di Fuerteventura, impegnata da anni nell’identificazione delle vittime migranti alle Canarie, e Nihad Suljic di Tuzla che lavora in Bosnia-Erzegovina per dare un nome ai corpi ritrovati lungo la rotta balcanica. Con loro, attivisti del Collettivo Rotte Balcaniche Alto Vicentino, che documentano le condizioni e la brutalità del confine orientale europeo, in particolare in Bulgaria.

«Con la carovana viaggeranno dei testimoni che vogliono collegare gli eventi di Cutro con altre realtà di frontiera, con altri gruppi che lavorano per l’identificazione dei corpi, per la verità, per evitare che ci siano morti in terra e in mare», conclude l’attivista di Carovane Migranti.

Da Cutro partirà un appello forte e chiaro alle autorità: basta impunità, basta silenzi. La memoria delle vittime delle frontiere non deve essere cancellata.

La Carovana per una Calabria aperta e solidale non sarà quindi solo un viaggio, ma un grido collettivo contro l’indifferenza, le politiche di chiusura dei confini, vere responsabili della morte di migliaia e migliaia di persone. Attraverso il confronto tra diverse realtà, si punta a costruire una strategia condivisa che metta al centro la dignità, la verità e la giustizia per tutte le persone in movimento.

https://www.meltingpot.org/2025/02/carovana-per-una-calabria-aperta-e-solidale-un-viaggio-per-la-verita-e-la-giustizia/

 

 

 

 

Redazione Italia