Il valore aggiunto dell’economia sociale
L’economia sociale è caratterizzata dalle attività senza scopo di lucro e di utilità sociale realizzate dalle organizzazioni di terzo settore che nel loro agire sono mosse da principi quali la reciprocità e la democrazia. Secondo la definizione della Commissione Europea, l’economia sociale può essere considerata come l’insieme di cinque categorie di organizzazioni: associazioni, cooperative (sociali e non), imprese sociali, società di mutuo soccorso e fondazioni. L’economia sociale è dunque costituita dall’insieme di quelle organizzazioni il cui principio fondativo non risiede nella massimizzazione del profitto, ma nel principio di reciprocità. Organizzazioni che proprio per questo sono capaci di produrre beni e servizi che né l’economia for profit né l’economia pubblica sarebbero in grado o avrebbero interesse a produrre. L’economia sociale ha l’obiettivo di trasformare contesti, politiche ed economie, affrontando le grandi transizioni e le sfide dei nostri tempi (ambientali, sociali, digitali e democratiche), grazie ad una visione dell’economia che va oltre quella estrattiva, finalizzata esclusivamente ad estrarre valore dai territori riservandolo a pochi senza alcun interesse alla redistribuzione.
Secondo uno studio commissionato dall’Agenzia esecutiva del Consiglio europeo per l’innovazione e delle PMI (EISMEA), che raccoglie e analizza dati quantitativi e qualitativi sull’ecosistema europeo dell’economia sociale e sul suo contributo a un’economia e una società sostenibili, innovative e resilienti, nell’Unione
Europea almeno 11,5 milioni di persone, ovvero il 6,3% della popolazione occupata, lavorano nell’economia sociale. Nei 27 Stati membri l’economia sociale raccoglie oltre 4,3 milioni di enti e si stima vi siano più di 246.000 imprese sociali. Lo studio evidenzia come esistano organizzazioni dell’economia sociale in tutti i Paesi dell’UE, anche se alcune risultano poco visibili e hanno scarso riconoscimento come parte dell’economia sociale, soprattutto a causa di una scarsa comprensione dei diversi ruoli svolti dalle organizzazioni e la mancanza di dati e analisi statistiche di alta qualità e comparabili. Soltanto pochi Stati membri infatti dispongono di statistiche nazionali che misurano specificamente l’economia sociale.
Nella sua prima raccomandazione sull’economia sociale, l’Unione Europea ha invitato gli Stati membri ad adottare misure intese a riconoscere e sostenere il ruolo dell’economia sociale allo scopo di: agevolare l’accesso al mercato del lavoro, in particolare per i gruppi vulnerabili o sottorappresentati; promuovere l’inclusione sociale mediante la fornitura di servizi sociali e servizi di assistenza accessibili e di alta qualità: stimolare lo sviluppo delle competenze, comprese quelle necessarie alle transizioni verde e digitale; promuovere l’innovazione sociale e lo sviluppo economico sostenibile (https://eur-lex.europa.eu/legal-content/IT/TXT/PDF/?uri=OJ%3AC_202301344).
In Italia, l’economia sociale comprende più di 398.000 organizzazioni, impiega oltre 1.500.000 persone e coinvolge più di 4.660.000 volontari. Sono alcuni dei dati che Euricse (https://euricse.eu/it/) ha pubblicato sul proprio sito web in una nuova pagina di approfondimento sull’economia sociale in Italia. Grazie ai grafici interattivi e ai dati ufficiali provenienti da fonti autorevoli, come i registri ASIA, il Censimento permanente delle Istituzioni non profit dell’Istat, i registri amministrativi RUNTS e Albo delle Cooperative, oltre alle banche dati di ricerca elaborate da Euricse, è possibile esplorare in dettaglio il numero di organizzazioni, l’occupazione e il loro contributo all’economia nazionale. Le informazioni, aggiornate annualmente, offrono un quadro completo e consultabile liberamente, e includono due sezioni specifiche dedicate alle imprese sociali e alle cooperative.
La nuova pagina web si articola in tre aree principali: “Numeri in breve”, in cui attraverso i grafici vengono rappresentati il numero complessivo delle organizzazioni attive nell’economia sociale, il livello di occupazione (inclusi i lavoratori delle cooperative e delle altre realtà) e il loro contributo all’economia nazionale, oltre alla distribuzione geografica. Interagendo con i grafici è possibile selezionare l’anno di interesse, i settori di riferimento e i dati suddivisi per regione; “Imprese sociali”, che è la sezione dedicata alle imprese sociali, un elemento trasversale nell’economia sociale. I grafici mettono in evidenza i dati relativi al numero di imprese che hanno ottenuto la qualifica legale di impresa sociale, la loro distribuzione geografica per provincia, i settori di attività e le forme giuridiche adottate; “Il valore economico generato dalle cooperative”, che accende i riflettori sul valore della produzione e sul valore aggiunto prodotto dalle cooperative nei vari settori e territori, e sul fatturato totale suddiviso per tipologia cooperativa.
E’ a livello locale che l’economia sociale andrebbe maggiormente declinata, coniugata con l’amministrazione condivisa e la sussidiarietà. E qualche esempio in tal senso non manca: nei giorni scorsi è stato sottoscritto a Bologna un Protocollo d’intesa tra Città metropolitana, Comune di Bologna e Cgil-Cisl-Uil di Bologna e Imola, sull’Economia sociale e l’Amministrazione condivisa, siglato dal Sindaco di Bologna e dai Segretari generali delle Confederazioni sindacali. Un protocollo in cui si ribadisce che l’economia sociale, per poter sviluppare correttamente il proprio contributo, ha bisogno di un forte pilastro pubblico, in grado di garantire il carattere universalistico del sistema di garanzie sociali, di organizzare e gestire la risposta in termini di servizi ai bisogni della popolazione e di garantire i diritti sociali a tutti i cittadini: https://www.cittametropolitana.bo.it/portale/Home/Archivio_news/Economia_sociale_e_Amministrazione_condivisa.
Qui i dati di Euricse: https://euricse.eu/it/economia-sociale-italia/