Salta al contenuto principale

Asia

Afganistan. Donne ‘cancellate’

AFGHANISTAN, PANGEA AL FIANCO DELLE DONNE ‘CANCELLATE’
LANZONI (VICEPRESIDENTE): LAVORIAMO SU SALUTE MENTALE E REDDITO

(DIRE) Roma, 24 feb. –

Nel nuovo Afghanistan, le donne sono state “cancellate” e per gli uomini non va meglio: è quello che accade da quando il movimento talebano ha ripreso il potere nel 2021, istituendo un emirato in seguito al ritiro dei contingenti Nato a guida americana dal Paese.

Da allora, è un susseguirsi di leggi e norme che restringono le libertà civili e personali, soprattutto quelle delle donne.

È in contesti come questo che la cooperazione diventa pilastro essenziale per la vita delle persone, non solo per “tamponare” le emergenze ma per dare concrete possibilità di sopravvivenza alla popolazione, in un Paese dove a crescere sono solo gli indicatori sulla povertà.

Lo conferma l’impegno di organizzazioni come Fondazione Pangea Ets, nata proprio dall’impegno espresso dal motto ‘La vita riparte da una donna’.

Un ambito, quest’ultimo, che si sta rivelando cruciale.

“Puntiamo alla salute mentale creando spazi di incontro in cui le donne possano confidarsi ed essere ascoltate” spiega all’agenzia Dire la vicepresidente dell’organizzazione, Simona Lanzoni.

“Questo progetto è nato dopo aver condotto un sondaggio su oltre un centinaio di donne a Kabul” continua la responsabile.

“La quasi totalità ha confermato di soffrire una pressione psicologica enorme che crea isolamento e depressione che produce in loro pensieri suicidi, anche quotidiani”.

I talebani infatti hanno gradualmente vietato alle donne qualsiasi attività: niente istruzione superiore, niente lavoro o sport, niente bagni pubblici o passeggiate nei parchi.

Vietato persino parlare ai familiari durante le preghiere, soprattutto se in ascolto ci sono altre donne.

“Di fatto, significa metterle a tacere sempre” continua Lanzoni, “e soprattutto affermare che valgono meno di un animale, a cui almeno è concesso farsi vedere e sentire in pubblico”.

Più di recente, la decisione di bandire anche mediche, infermiere ed ostetriche, sospendendo dal percorso di studio le studentesse che si preparavano a svolgere queste professioni.

Una norma che si aggiunge al divieto per le pazienti di farsi assistere da personale medico-sanitario di sesso maschile.

“Così si nega ogni forma di cura alle donne”, commenta la vicepresidente di Pangea, “che non potranno più essere assistite, neanche al momento del parto.

Questo accade in uno tra i Paesi che risulta già tra i primi al mondo per mortalità materno-infantili”.

Accanto ai servizi di salute mentale, Pangea offre di farsi carico delle spese per i medicinali e delle visite mediche specializzate sia per donne che uomini.

Perché anche questi ultimi, tiene a sottolineare la responsabile, “soffrono le conseguenze di questo sistema”, a partire da quelle famiglie in cui il marito non può lavorare e, fino al ritorno dei talebani al potere, lo stipendio lo portava a casa la moglie.

Per questo, “stiamo lavorando alla ricostruzione dell’economia familiare, a partire da quelle attività che si svolgono in casa” spiega Lanzoni.

Tra queste, figurano sartoria, panetteria, riciclo di vestiti di seconda mano, preparazione di piatti o cibi.

Molte donne, tra le mura domestiche, si occupano del ricamo, un’arte antica, complessa e molto richiesta.

Alla vendita fuori casa ci pensa poi l’uomo.

Ultimo ambito di lavoro, è il sostegno alle scuole per sordi.

“Qui, le bambine”, sottolinea Lanzoni, “vivono una condizione particolare poiché gli viene permesso di concludere il ciclo elementare anche se superano gli 11 anni”, età limite imposta alle studentesse per abbandonare gli studi.

“Ciò garantisce una possibilità di futuro, perché a scuola frequentano laboratori di cucito, taglio dei pellami, lavorazione della plastica, tutte attività che potranno garantire un guadagno”.

Un altro aspetto interessante riguarda “il senso di comunità che si crea tra le famiglie di queste bambine e bambini”.

Il lavoro di Pangea come quello di qualsiasi altra organizzazione è minacciato però da due dinamiche: da un lato, il governo di Kabul da tempo si dice pronto a vietare il lavoro delle ong nel Paese.

Dall’altro, la sospensione dei fondi Usaid, l’agenzia statunitense allo sviluppo, stabilita dall’amministrazione Trump.

Di recente, un rapporto del Center for Global Development ha calcolato che tale operazione avrà “conseguenze catastrofiche” per l’Afghanistan, tra gli otto Paesi che dipendono maggiormente dagli aiuti di Washington.

La ricerca evidenzia che il 35% degli aiuti che il Paese riceve complessivamente dall’estero arrivano dagli Stati Uniti.

La loro sospensione colpirà l’economia, già in profonda crisi, causando perdite fino a 7 punti percentuali.

Ma l’avvento di Trump alla Casa Bianca non spaventa solo per l’aspetto economico: “Le leggi contro le donne di fatto le stanno cancellando dalla società, sia come esseri umani che come individui dotati di personalità giuridica.

Infatti, se qualsiasi uomo può impedire a qualsiasi donna di fare qualsiasi cosa, quale giudice potrà mai difenderla?” osserva Lanzoni, che conclude: “E’ per questo che noi di Pangea sosteniamo la campagna globale affinché l’apartheid di genere sia inclusa dalle Nazioni Unite tra i crimini contro l’umanità.

A novembre la Commissione diritti umani collegata alla Commissione esteri della Camera ha espresso in una risoluzione il sostegno a tale riconoscimento”.

La responsabile conclude: “Dal momento che la difesa delle donne retrocede ovunque, è bene che l’Italia si faccia portavoce di questo appello all’Onu: in Afghanistan le donne non si sentono né comprese né sostenute, e la loro condizione è solo la punta dell’iceberg di dinamiche profonde che ci sembrano globali”.

Agenzia DIRE

Afganistan. Donne ‘cancellate’

AFGHANISTAN, PANGEA AL FIANCO DELLE DONNE ‘CANCELLATE’
LANZONI (VICEPRESIDENTE): LAVORIAMO SU SALUTE MENTALE E REDDITO

(DIRE) Roma, 24 feb. –

Nel nuovo Afghanistan, le donne sono state “cancellate” e per gli uomini non va meglio: è quello che accade da quando il movimento talebano ha ripreso il potere nel 2021, istituendo un emirato in seguito al ritiro dei contingenti Nato a guida americana dal Paese.

Da allora, è un susseguirsi di leggi e norme che restringono le libertà civili e personali, soprattutto quelle delle donne.

È in contesti come questo che la cooperazione diventa pilastro essenziale per la vita delle persone, non solo per “tamponare” le emergenze ma per dare concrete possibilità di sopravvivenza alla popolazione, in un Paese dove a crescere sono solo gli indicatori sulla povertà.

Lo conferma l’impegno di organizzazioni come Fondazione Pangea Ets, nata proprio dall’impegno espresso dal motto ‘La vita riparte da una donna’.

Un ambito, quest’ultimo, che si sta rivelando cruciale.

“Puntiamo alla salute mentale creando spazi di incontro in cui le donne possano confidarsi ed essere ascoltate” spiega all’agenzia Dire la vicepresidente dell’organizzazione, Simona Lanzoni.

“Questo progetto è nato dopo aver condotto un sondaggio su oltre un centinaio di donne a Kabul” continua la responsabile.

“La quasi totalità ha confermato di soffrire una pressione psicologica enorme che crea isolamento e depressione che produce in loro pensieri suicidi, anche quotidiani”.

I talebani infatti hanno gradualmente vietato alle donne qualsiasi attività: niente istruzione superiore, niente lavoro o sport, niente bagni pubblici o passeggiate nei parchi.

Vietato persino parlare ai familiari durante le preghiere, soprattutto se in ascolto ci sono altre donne.

“Di fatto, significa metterle a tacere sempre” continua Lanzoni, “e soprattutto affermare che valgono meno di un animale, a cui almeno è concesso farsi vedere e sentire in pubblico”.

Più di recente, la decisione di bandire anche mediche, infermiere ed ostetriche, sospendendo dal percorso di studio le studentesse che si preparavano a svolgere queste professioni.

Una norma che si aggiunge al divieto per le pazienti di farsi assistere da personale medico-sanitario di sesso maschile.

“Così si nega ogni forma di cura alle donne”, commenta la vicepresidente di Pangea, “che non potranno più essere assistite, neanche al momento del parto.

Questo accade in uno tra i Paesi che risulta già tra i primi al mondo per mortalità materno-infantili”.

Accanto ai servizi di salute mentale, Pangea offre di farsi carico delle spese per i medicinali e delle visite mediche specializzate sia per donne che uomini.

Perché anche questi ultimi, tiene a sottolineare la responsabile, “soffrono le conseguenze di questo sistema”, a partire da quelle famiglie in cui il marito non può lavorare e, fino al ritorno dei talebani al potere, lo stipendio lo portava a casa la moglie.

Per questo, “stiamo lavorando alla ricostruzione dell’economia familiare, a partire da quelle attività che si svolgono in casa” spiega Lanzoni.

Tra queste, figurano sartoria, panetteria, riciclo di vestiti di seconda mano, preparazione di piatti o cibi.

Molte donne, tra le mura domestiche, si occupano del ricamo, un’arte antica, complessa e molto richiesta.

Alla vendita fuori casa ci pensa poi l’uomo.

Ultimo ambito di lavoro, è il sostegno alle scuole per sordi.

“Qui, le bambine”, sottolinea Lanzoni, “vivono una condizione particolare poiché gli viene permesso di concludere il ciclo elementare anche se superano gli 11 anni”, età limite imposta alle studentesse per abbandonare gli studi.

“Ciò garantisce una possibilità di futuro, perché a scuola frequentano laboratori di cucito, taglio dei pellami, lavorazione della plastica, tutte attività che potranno garantire un guadagno”.

Un altro aspetto interessante riguarda “il senso di comunità che si crea tra le famiglie di queste bambine e bambini”.

Il lavoro di Pangea come quello di qualsiasi altra organizzazione è minacciato però da due dinamiche: da un lato, il governo di Kabul da tempo si dice pronto a vietare il lavoro delle ong nel Paese.

Dall’altro, la sospensione dei fondi Usaid, l’agenzia statunitense allo sviluppo, stabilita dall’amministrazione Trump.

Di recente, un rapporto del Center for Global Development ha calcolato che tale operazione avrà “conseguenze catastrofiche” per l’Afghanistan, tra gli otto Paesi che dipendono maggiormente dagli aiuti di Washington.

La ricerca evidenzia che il 35% degli aiuti che il Paese riceve complessivamente dall’estero arrivano dagli Stati Uniti.

La loro sospensione colpirà l’economia, già in profonda crisi, causando perdite fino a 7 punti percentuali.

Ma l’avvento di Trump alla Casa Bianca non spaventa solo per l’aspetto economico: “Le leggi contro le donne di fatto le stanno cancellando dalla società, sia come esseri umani che come individui dotati di personalità giuridica.

Infatti, se qualsiasi uomo può impedire a qualsiasi donna di fare qualsiasi cosa, quale giudice potrà mai difenderla?” osserva Lanzoni, che conclude: “E’ per questo che noi di Pangea sosteniamo la campagna globale affinché l’apartheid di genere sia inclusa dalle Nazioni Unite tra i crimini contro l’umanità.

A novembre la Commissione diritti umani collegata alla Commissione esteri della Camera ha espresso in una risoluzione il sostegno a tale riconoscimento”.

La responsabile conclude: “Dal momento che la difesa delle donne retrocede ovunque, è bene che l’Italia si faccia portavoce di questo appello all’Onu: in Afghanistan le donne non si sentono né comprese né sostenute, e la loro condizione è solo la punta dell’iceberg di dinamiche profonde che ci sembrano globali”.

Agenzia DIRE

Afganistan. Donne ‘cancellate’

AFGHANISTAN, PANGEA AL FIANCO DELLE DONNE ‘CANCELLATE’
LANZONI (VICEPRESIDENTE): LAVORIAMO SU SALUTE MENTALE E REDDITO

(DIRE) Roma, 24 feb. –

Nel nuovo Afghanistan, le donne sono state “cancellate” e per gli uomini non va meglio: è quello che accade da quando il movimento talebano ha ripreso il potere nel 2021, istituendo un emirato in seguito al ritiro dei contingenti Nato a guida americana dal Paese.

Da allora, è un susseguirsi di leggi e norme che restringono le libertà civili e personali, soprattutto quelle delle donne.

È in contesti come questo che la cooperazione diventa pilastro essenziale per la vita delle persone, non solo per “tamponare” le emergenze ma per dare concrete possibilità di sopravvivenza alla popolazione, in un Paese dove a crescere sono solo gli indicatori sulla povertà.

Lo conferma l’impegno di organizzazioni come Fondazione Pangea Ets, nata proprio dall’impegno espresso dal motto ‘La vita riparte da una donna’.

Un ambito, quest’ultimo, che si sta rivelando cruciale.

“Puntiamo alla salute mentale creando spazi di incontro in cui le donne possano confidarsi ed essere ascoltate” spiega all’agenzia Dire la vicepresidente dell’organizzazione, Simona Lanzoni.

“Questo progetto è nato dopo aver condotto un sondaggio su oltre un centinaio di donne a Kabul” continua la responsabile.

“La quasi totalità ha confermato di soffrire una pressione psicologica enorme che crea isolamento e depressione che produce in loro pensieri suicidi, anche quotidiani”.

I talebani infatti hanno gradualmente vietato alle donne qualsiasi attività: niente istruzione superiore, niente lavoro o sport, niente bagni pubblici o passeggiate nei parchi.

Vietato persino parlare ai familiari durante le preghiere, soprattutto se in ascolto ci sono altre donne.

“Di fatto, significa metterle a tacere sempre” continua Lanzoni, “e soprattutto affermare che valgono meno di un animale, a cui almeno è concesso farsi vedere e sentire in pubblico”.

Più di recente, la decisione di bandire anche mediche, infermiere ed ostetriche, sospendendo dal percorso di studio le studentesse che si preparavano a svolgere queste professioni.

Una norma che si aggiunge al divieto per le pazienti di farsi assistere da personale medico-sanitario di sesso maschile.

“Così si nega ogni forma di cura alle donne”, commenta la vicepresidente di Pangea, “che non potranno più essere assistite, neanche al momento del parto.

Questo accade in uno tra i Paesi che risulta già tra i primi al mondo per mortalità materno-infantili”.

Accanto ai servizi di salute mentale, Pangea offre di farsi carico delle spese per i medicinali e delle visite mediche specializzate sia per donne che uomini.

Perché anche questi ultimi, tiene a sottolineare la responsabile, “soffrono le conseguenze di questo sistema”, a partire da quelle famiglie in cui il marito non può lavorare e, fino al ritorno dei talebani al potere, lo stipendio lo portava a casa la moglie.

Per questo, “stiamo lavorando alla ricostruzione dell’economia familiare, a partire da quelle attività che si svolgono in casa” spiega Lanzoni.

Tra queste, figurano sartoria, panetteria, riciclo di vestiti di seconda mano, preparazione di piatti o cibi.

Molte donne, tra le mura domestiche, si occupano del ricamo, un’arte antica, complessa e molto richiesta.

Alla vendita fuori casa ci pensa poi l’uomo.

Ultimo ambito di lavoro, è il sostegno alle scuole per sordi.

“Qui, le bambine”, sottolinea Lanzoni, “vivono una condizione particolare poiché gli viene permesso di concludere il ciclo elementare anche se superano gli 11 anni”, età limite imposta alle studentesse per abbandonare gli studi.

“Ciò garantisce una possibilità di futuro, perché a scuola frequentano laboratori di cucito, taglio dei pellami, lavorazione della plastica, tutte attività che potranno garantire un guadagno”.

Un altro aspetto interessante riguarda “il senso di comunità che si crea tra le famiglie di queste bambine e bambini”.

Il lavoro di Pangea come quello di qualsiasi altra organizzazione è minacciato però da due dinamiche: da un lato, il governo di Kabul da tempo si dice pronto a vietare il lavoro delle ong nel Paese.

Dall’altro, la sospensione dei fondi Usaid, l’agenzia statunitense allo sviluppo, stabilita dall’amministrazione Trump.

Di recente, un rapporto del Center for Global Development ha calcolato che tale operazione avrà “conseguenze catastrofiche” per l’Afghanistan, tra gli otto Paesi che dipendono maggiormente dagli aiuti di Washington.

La ricerca evidenzia che il 35% degli aiuti che il Paese riceve complessivamente dall’estero arrivano dagli Stati Uniti.

La loro sospensione colpirà l’economia, già in profonda crisi, causando perdite fino a 7 punti percentuali.

Ma l’avvento di Trump alla Casa Bianca non spaventa solo per l’aspetto economico: “Le leggi contro le donne di fatto le stanno cancellando dalla società, sia come esseri umani che come individui dotati di personalità giuridica.

Infatti, se qualsiasi uomo può impedire a qualsiasi donna di fare qualsiasi cosa, quale giudice potrà mai difenderla?” osserva Lanzoni, che conclude: “E’ per questo che noi di Pangea sosteniamo la campagna globale affinché l’apartheid di genere sia inclusa dalle Nazioni Unite tra i crimini contro l’umanità.

A novembre la Commissione diritti umani collegata alla Commissione esteri della Camera ha espresso in una risoluzione il sostegno a tale riconoscimento”.

La responsabile conclude: “Dal momento che la difesa delle donne retrocede ovunque, è bene che l’Italia si faccia portavoce di questo appello all’Onu: in Afghanistan le donne non si sentono né comprese né sostenute, e la loro condizione è solo la punta dell’iceberg di dinamiche profonde che ci sembrano globali”.

Agenzia DIRE

Afganistan. Donne ‘cancellate’

AFGHANISTAN, PANGEA AL FIANCO DELLE DONNE ‘CANCELLATE’
LANZONI (VICEPRESIDENTE): LAVORIAMO SU SALUTE MENTALE E REDDITO

(DIRE) Roma, 24 feb. –

Nel nuovo Afghanistan, le donne sono state “cancellate” e per gli uomini non va meglio: è quello che accade da quando il movimento talebano ha ripreso il potere nel 2021, istituendo un emirato in seguito al ritiro dei contingenti Nato a guida americana dal Paese.

Da allora, è un susseguirsi di leggi e norme che restringono le libertà civili e personali, soprattutto quelle delle donne.

È in contesti come questo che la cooperazione diventa pilastro essenziale per la vita delle persone, non solo per “tamponare” le emergenze ma per dare concrete possibilità di sopravvivenza alla popolazione, in un Paese dove a crescere sono solo gli indicatori sulla povertà.

Lo conferma l’impegno di organizzazioni come Fondazione Pangea Ets, nata proprio dall’impegno espresso dal motto ‘La vita riparte da una donna’.

Un ambito, quest’ultimo, che si sta rivelando cruciale.

“Puntiamo alla salute mentale creando spazi di incontro in cui le donne possano confidarsi ed essere ascoltate” spiega all’agenzia Dire la vicepresidente dell’organizzazione, Simona Lanzoni.

“Questo progetto è nato dopo aver condotto un sondaggio su oltre un centinaio di donne a Kabul” continua la responsabile.

“La quasi totalità ha confermato di soffrire una pressione psicologica enorme che crea isolamento e depressione che produce in loro pensieri suicidi, anche quotidiani”.

I talebani infatti hanno gradualmente vietato alle donne qualsiasi attività: niente istruzione superiore, niente lavoro o sport, niente bagni pubblici o passeggiate nei parchi.

Vietato persino parlare ai familiari durante le preghiere, soprattutto se in ascolto ci sono altre donne.

“Di fatto, significa metterle a tacere sempre” continua Lanzoni, “e soprattutto affermare che valgono meno di un animale, a cui almeno è concesso farsi vedere e sentire in pubblico”.

Più di recente, la decisione di bandire anche mediche, infermiere ed ostetriche, sospendendo dal percorso di studio le studentesse che si preparavano a svolgere queste professioni.

Una norma che si aggiunge al divieto per le pazienti di farsi assistere da personale medico-sanitario di sesso maschile.

“Così si nega ogni forma di cura alle donne”, commenta la vicepresidente di Pangea, “che non potranno più essere assistite, neanche al momento del parto.

Questo accade in uno tra i Paesi che risulta già tra i primi al mondo per mortalità materno-infantili”.

Accanto ai servizi di salute mentale, Pangea offre di farsi carico delle spese per i medicinali e delle visite mediche specializzate sia per donne che uomini.

Perché anche questi ultimi, tiene a sottolineare la responsabile, “soffrono le conseguenze di questo sistema”, a partire da quelle famiglie in cui il marito non può lavorare e, fino al ritorno dei talebani al potere, lo stipendio lo portava a casa la moglie.

Per questo, “stiamo lavorando alla ricostruzione dell’economia familiare, a partire da quelle attività che si svolgono in casa” spiega Lanzoni.

Tra queste, figurano sartoria, panetteria, riciclo di vestiti di seconda mano, preparazione di piatti o cibi.

Molte donne, tra le mura domestiche, si occupano del ricamo, un’arte antica, complessa e molto richiesta.

Alla vendita fuori casa ci pensa poi l’uomo.

Ultimo ambito di lavoro, è il sostegno alle scuole per sordi.

“Qui, le bambine”, sottolinea Lanzoni, “vivono una condizione particolare poiché gli viene permesso di concludere il ciclo elementare anche se superano gli 11 anni”, età limite imposta alle studentesse per abbandonare gli studi.

“Ciò garantisce una possibilità di futuro, perché a scuola frequentano laboratori di cucito, taglio dei pellami, lavorazione della plastica, tutte attività che potranno garantire un guadagno”.

Un altro aspetto interessante riguarda “il senso di comunità che si crea tra le famiglie di queste bambine e bambini”.

Il lavoro di Pangea come quello di qualsiasi altra organizzazione è minacciato però da due dinamiche: da un lato, il governo di Kabul da tempo si dice pronto a vietare il lavoro delle ong nel Paese.

Dall’altro, la sospensione dei fondi Usaid, l’agenzia statunitense allo sviluppo, stabilita dall’amministrazione Trump.

Di recente, un rapporto del Center for Global Development ha calcolato che tale operazione avrà “conseguenze catastrofiche” per l’Afghanistan, tra gli otto Paesi che dipendono maggiormente dagli aiuti di Washington.

La ricerca evidenzia che il 35% degli aiuti che il Paese riceve complessivamente dall’estero arrivano dagli Stati Uniti.

La loro sospensione colpirà l’economia, già in profonda crisi, causando perdite fino a 7 punti percentuali.

Ma l’avvento di Trump alla Casa Bianca non spaventa solo per l’aspetto economico: “Le leggi contro le donne di fatto le stanno cancellando dalla società, sia come esseri umani che come individui dotati di personalità giuridica.

Infatti, se qualsiasi uomo può impedire a qualsiasi donna di fare qualsiasi cosa, quale giudice potrà mai difenderla?” osserva Lanzoni, che conclude: “E’ per questo che noi di Pangea sosteniamo la campagna globale affinché l’apartheid di genere sia inclusa dalle Nazioni Unite tra i crimini contro l’umanità.

A novembre la Commissione diritti umani collegata alla Commissione esteri della Camera ha espresso in una risoluzione il sostegno a tale riconoscimento”.

La responsabile conclude: “Dal momento che la difesa delle donne retrocede ovunque, è bene che l’Italia si faccia portavoce di questo appello all’Onu: in Afghanistan le donne non si sentono né comprese né sostenute, e la loro condizione è solo la punta dell’iceberg di dinamiche profonde che ci sembrano globali”.

Agenzia DIRE

Afganistan. Donne ‘cancellate’

AFGHANISTAN, PANGEA AL FIANCO DELLE DONNE ‘CANCELLATE’
LANZONI (VICEPRESIDENTE): LAVORIAMO SU SALUTE MENTALE E REDDITO

(DIRE) Roma, 24 feb. –

Nel nuovo Afghanistan, le donne sono state “cancellate” e per gli uomini non va meglio: è quello che accade da quando il movimento talebano ha ripreso il potere nel 2021, istituendo un emirato in seguito al ritiro dei contingenti Nato a guida americana dal Paese.

Da allora, è un susseguirsi di leggi e norme che restringono le libertà civili e personali, soprattutto quelle delle donne.

È in contesti come questo che la cooperazione diventa pilastro essenziale per la vita delle persone, non solo per “tamponare” le emergenze ma per dare concrete possibilità di sopravvivenza alla popolazione, in un Paese dove a crescere sono solo gli indicatori sulla povertà.

Lo conferma l’impegno di organizzazioni come Fondazione Pangea Ets, nata proprio dall’impegno espresso dal motto ‘La vita riparte da una donna’.

Un ambito, quest’ultimo, che si sta rivelando cruciale.

“Puntiamo alla salute mentale creando spazi di incontro in cui le donne possano confidarsi ed essere ascoltate” spiega all’agenzia Dire la vicepresidente dell’organizzazione, Simona Lanzoni.

“Questo progetto è nato dopo aver condotto un sondaggio su oltre un centinaio di donne a Kabul” continua la responsabile.

“La quasi totalità ha confermato di soffrire una pressione psicologica enorme che crea isolamento e depressione che produce in loro pensieri suicidi, anche quotidiani”.

I talebani infatti hanno gradualmente vietato alle donne qualsiasi attività: niente istruzione superiore, niente lavoro o sport, niente bagni pubblici o passeggiate nei parchi.

Vietato persino parlare ai familiari durante le preghiere, soprattutto se in ascolto ci sono altre donne.

“Di fatto, significa metterle a tacere sempre” continua Lanzoni, “e soprattutto affermare che valgono meno di un animale, a cui almeno è concesso farsi vedere e sentire in pubblico”.

Più di recente, la decisione di bandire anche mediche, infermiere ed ostetriche, sospendendo dal percorso di studio le studentesse che si preparavano a svolgere queste professioni.

Una norma che si aggiunge al divieto per le pazienti di farsi assistere da personale medico-sanitario di sesso maschile.

“Così si nega ogni forma di cura alle donne”, commenta la vicepresidente di Pangea, “che non potranno più essere assistite, neanche al momento del parto.

Questo accade in uno tra i Paesi che risulta già tra i primi al mondo per mortalità materno-infantili”.

Accanto ai servizi di salute mentale, Pangea offre di farsi carico delle spese per i medicinali e delle visite mediche specializzate sia per donne che uomini.

Perché anche questi ultimi, tiene a sottolineare la responsabile, “soffrono le conseguenze di questo sistema”, a partire da quelle famiglie in cui il marito non può lavorare e, fino al ritorno dei talebani al potere, lo stipendio lo portava a casa la moglie.

Per questo, “stiamo lavorando alla ricostruzione dell’economia familiare, a partire da quelle attività che si svolgono in casa” spiega Lanzoni.

Tra queste, figurano sartoria, panetteria, riciclo di vestiti di seconda mano, preparazione di piatti o cibi.

Molte donne, tra le mura domestiche, si occupano del ricamo, un’arte antica, complessa e molto richiesta.

Alla vendita fuori casa ci pensa poi l’uomo.

Ultimo ambito di lavoro, è il sostegno alle scuole per sordi.

“Qui, le bambine”, sottolinea Lanzoni, “vivono una condizione particolare poiché gli viene permesso di concludere il ciclo elementare anche se superano gli 11 anni”, età limite imposta alle studentesse per abbandonare gli studi.

“Ciò garantisce una possibilità di futuro, perché a scuola frequentano laboratori di cucito, taglio dei pellami, lavorazione della plastica, tutte attività che potranno garantire un guadagno”.

Un altro aspetto interessante riguarda “il senso di comunità che si crea tra le famiglie di queste bambine e bambini”.

Il lavoro di Pangea come quello di qualsiasi altra organizzazione è minacciato però da due dinamiche: da un lato, il governo di Kabul da tempo si dice pronto a vietare il lavoro delle ong nel Paese.

Dall’altro, la sospensione dei fondi Usaid, l’agenzia statunitense allo sviluppo, stabilita dall’amministrazione Trump.

Di recente, un rapporto del Center for Global Development ha calcolato che tale operazione avrà “conseguenze catastrofiche” per l’Afghanistan, tra gli otto Paesi che dipendono maggiormente dagli aiuti di Washington.

La ricerca evidenzia che il 35% degli aiuti che il Paese riceve complessivamente dall’estero arrivano dagli Stati Uniti.

La loro sospensione colpirà l’economia, già in profonda crisi, causando perdite fino a 7 punti percentuali.

Ma l’avvento di Trump alla Casa Bianca non spaventa solo per l’aspetto economico: “Le leggi contro le donne di fatto le stanno cancellando dalla società, sia come esseri umani che come individui dotati di personalità giuridica.

Infatti, se qualsiasi uomo può impedire a qualsiasi donna di fare qualsiasi cosa, quale giudice potrà mai difenderla?” osserva Lanzoni, che conclude: “E’ per questo che noi di Pangea sosteniamo la campagna globale affinché l’apartheid di genere sia inclusa dalle Nazioni Unite tra i crimini contro l’umanità.

A novembre la Commissione diritti umani collegata alla Commissione esteri della Camera ha espresso in una risoluzione il sostegno a tale riconoscimento”.

La responsabile conclude: “Dal momento che la difesa delle donne retrocede ovunque, è bene che l’Italia si faccia portavoce di questo appello all’Onu: in Afghanistan le donne non si sentono né comprese né sostenute, e la loro condizione è solo la punta dell’iceberg di dinamiche profonde che ci sembrano globali”.

Agenzia DIRE

Afganistan. Donne ‘cancellate’

AFGHANISTAN, PANGEA AL FIANCO DELLE DONNE ‘CANCELLATE’
LANZONI (VICEPRESIDENTE): LAVORIAMO SU SALUTE MENTALE E REDDITO

(DIRE) Roma, 24 feb. –

Nel nuovo Afghanistan, le donne sono state “cancellate” e per gli uomini non va meglio: è quello che accade da quando il movimento talebano ha ripreso il potere nel 2021, istituendo un emirato in seguito al ritiro dei contingenti Nato a guida americana dal Paese.

Da allora, è un susseguirsi di leggi e norme che restringono le libertà civili e personali, soprattutto quelle delle donne.

È in contesti come questo che la cooperazione diventa pilastro essenziale per la vita delle persone, non solo per “tamponare” le emergenze ma per dare concrete possibilità di sopravvivenza alla popolazione, in un Paese dove a crescere sono solo gli indicatori sulla povertà.

Lo conferma l’impegno di organizzazioni come Fondazione Pangea Ets, nata proprio dall’impegno espresso dal motto ‘La vita riparte da una donna’.

Un ambito, quest’ultimo, che si sta rivelando cruciale.

“Puntiamo alla salute mentale creando spazi di incontro in cui le donne possano confidarsi ed essere ascoltate” spiega all’agenzia Dire la vicepresidente dell’organizzazione, Simona Lanzoni.

“Questo progetto è nato dopo aver condotto un sondaggio su oltre un centinaio di donne a Kabul” continua la responsabile.

“La quasi totalità ha confermato di soffrire una pressione psicologica enorme che crea isolamento e depressione che produce in loro pensieri suicidi, anche quotidiani”.

I talebani infatti hanno gradualmente vietato alle donne qualsiasi attività: niente istruzione superiore, niente lavoro o sport, niente bagni pubblici o passeggiate nei parchi.

Vietato persino parlare ai familiari durante le preghiere, soprattutto se in ascolto ci sono altre donne.

“Di fatto, significa metterle a tacere sempre” continua Lanzoni, “e soprattutto affermare che valgono meno di un animale, a cui almeno è concesso farsi vedere e sentire in pubblico”.

Più di recente, la decisione di bandire anche mediche, infermiere ed ostetriche, sospendendo dal percorso di studio le studentesse che si preparavano a svolgere queste professioni.

Una norma che si aggiunge al divieto per le pazienti di farsi assistere da personale medico-sanitario di sesso maschile.

“Così si nega ogni forma di cura alle donne”, commenta la vicepresidente di Pangea, “che non potranno più essere assistite, neanche al momento del parto.

Questo accade in uno tra i Paesi che risulta già tra i primi al mondo per mortalità materno-infantili”.

Accanto ai servizi di salute mentale, Pangea offre di farsi carico delle spese per i medicinali e delle visite mediche specializzate sia per donne che uomini.

Perché anche questi ultimi, tiene a sottolineare la responsabile, “soffrono le conseguenze di questo sistema”, a partire da quelle famiglie in cui il marito non può lavorare e, fino al ritorno dei talebani al potere, lo stipendio lo portava a casa la moglie.

Per questo, “stiamo lavorando alla ricostruzione dell’economia familiare, a partire da quelle attività che si svolgono in casa” spiega Lanzoni.

Tra queste, figurano sartoria, panetteria, riciclo di vestiti di seconda mano, preparazione di piatti o cibi.

Molte donne, tra le mura domestiche, si occupano del ricamo, un’arte antica, complessa e molto richiesta.

Alla vendita fuori casa ci pensa poi l’uomo.

Ultimo ambito di lavoro, è il sostegno alle scuole per sordi.

“Qui, le bambine”, sottolinea Lanzoni, “vivono una condizione particolare poiché gli viene permesso di concludere il ciclo elementare anche se superano gli 11 anni”, età limite imposta alle studentesse per abbandonare gli studi.

“Ciò garantisce una possibilità di futuro, perché a scuola frequentano laboratori di cucito, taglio dei pellami, lavorazione della plastica, tutte attività che potranno garantire un guadagno”.

Un altro aspetto interessante riguarda “il senso di comunità che si crea tra le famiglie di queste bambine e bambini”.

Il lavoro di Pangea come quello di qualsiasi altra organizzazione è minacciato però da due dinamiche: da un lato, il governo di Kabul da tempo si dice pronto a vietare il lavoro delle ong nel Paese.

Dall’altro, la sospensione dei fondi Usaid, l’agenzia statunitense allo sviluppo, stabilita dall’amministrazione Trump.

Di recente, un rapporto del Center for Global Development ha calcolato che tale operazione avrà “conseguenze catastrofiche” per l’Afghanistan, tra gli otto Paesi che dipendono maggiormente dagli aiuti di Washington.

La ricerca evidenzia che il 35% degli aiuti che il Paese riceve complessivamente dall’estero arrivano dagli Stati Uniti.

La loro sospensione colpirà l’economia, già in profonda crisi, causando perdite fino a 7 punti percentuali.

Ma l’avvento di Trump alla Casa Bianca non spaventa solo per l’aspetto economico: “Le leggi contro le donne di fatto le stanno cancellando dalla società, sia come esseri umani che come individui dotati di personalità giuridica.

Infatti, se qualsiasi uomo può impedire a qualsiasi donna di fare qualsiasi cosa, quale giudice potrà mai difenderla?” osserva Lanzoni, che conclude: “E’ per questo che noi di Pangea sosteniamo la campagna globale affinché l’apartheid di genere sia inclusa dalle Nazioni Unite tra i crimini contro l’umanità.

A novembre la Commissione diritti umani collegata alla Commissione esteri della Camera ha espresso in una risoluzione il sostegno a tale riconoscimento”.

La responsabile conclude: “Dal momento che la difesa delle donne retrocede ovunque, è bene che l’Italia si faccia portavoce di questo appello all’Onu: in Afghanistan le donne non si sentono né comprese né sostenute, e la loro condizione è solo la punta dell’iceberg di dinamiche profonde che ci sembrano globali”.

Agenzia DIRE

Afganistan. Donne ‘cancellate’

AFGHANISTAN, PANGEA AL FIANCO DELLE DONNE ‘CANCELLATE’
LANZONI (VICEPRESIDENTE): LAVORIAMO SU SALUTE MENTALE E REDDITO

(DIRE) Roma, 24 feb. –

Nel nuovo Afghanistan, le donne sono state “cancellate” e per gli uomini non va meglio: è quello che accade da quando il movimento talebano ha ripreso il potere nel 2021, istituendo un emirato in seguito al ritiro dei contingenti Nato a guida americana dal Paese.

Da allora, è un susseguirsi di leggi e norme che restringono le libertà civili e personali, soprattutto quelle delle donne.

È in contesti come questo che la cooperazione diventa pilastro essenziale per la vita delle persone, non solo per “tamponare” le emergenze ma per dare concrete possibilità di sopravvivenza alla popolazione, in un Paese dove a crescere sono solo gli indicatori sulla povertà.

Lo conferma l’impegno di organizzazioni come Fondazione Pangea Ets, nata proprio dall’impegno espresso dal motto ‘La vita riparte da una donna’.

Un ambito, quest’ultimo, che si sta rivelando cruciale.

“Puntiamo alla salute mentale creando spazi di incontro in cui le donne possano confidarsi ed essere ascoltate” spiega all’agenzia Dire la vicepresidente dell’organizzazione, Simona Lanzoni.

“Questo progetto è nato dopo aver condotto un sondaggio su oltre un centinaio di donne a Kabul” continua la responsabile.

“La quasi totalità ha confermato di soffrire una pressione psicologica enorme che crea isolamento e depressione che produce in loro pensieri suicidi, anche quotidiani”.

I talebani infatti hanno gradualmente vietato alle donne qualsiasi attività: niente istruzione superiore, niente lavoro o sport, niente bagni pubblici o passeggiate nei parchi.

Vietato persino parlare ai familiari durante le preghiere, soprattutto se in ascolto ci sono altre donne.

“Di fatto, significa metterle a tacere sempre” continua Lanzoni, “e soprattutto affermare che valgono meno di un animale, a cui almeno è concesso farsi vedere e sentire in pubblico”.

Più di recente, la decisione di bandire anche mediche, infermiere ed ostetriche, sospendendo dal percorso di studio le studentesse che si preparavano a svolgere queste professioni.

Una norma che si aggiunge al divieto per le pazienti di farsi assistere da personale medico-sanitario di sesso maschile.

“Così si nega ogni forma di cura alle donne”, commenta la vicepresidente di Pangea, “che non potranno più essere assistite, neanche al momento del parto.

Questo accade in uno tra i Paesi che risulta già tra i primi al mondo per mortalità materno-infantili”.

Accanto ai servizi di salute mentale, Pangea offre di farsi carico delle spese per i medicinali e delle visite mediche specializzate sia per donne che uomini.

Perché anche questi ultimi, tiene a sottolineare la responsabile, “soffrono le conseguenze di questo sistema”, a partire da quelle famiglie in cui il marito non può lavorare e, fino al ritorno dei talebani al potere, lo stipendio lo portava a casa la moglie.

Per questo, “stiamo lavorando alla ricostruzione dell’economia familiare, a partire da quelle attività che si svolgono in casa” spiega Lanzoni.

Tra queste, figurano sartoria, panetteria, riciclo di vestiti di seconda mano, preparazione di piatti o cibi.

Molte donne, tra le mura domestiche, si occupano del ricamo, un’arte antica, complessa e molto richiesta.

Alla vendita fuori casa ci pensa poi l’uomo.

Ultimo ambito di lavoro, è il sostegno alle scuole per sordi.

“Qui, le bambine”, sottolinea Lanzoni, “vivono una condizione particolare poiché gli viene permesso di concludere il ciclo elementare anche se superano gli 11 anni”, età limite imposta alle studentesse per abbandonare gli studi.

“Ciò garantisce una possibilità di futuro, perché a scuola frequentano laboratori di cucito, taglio dei pellami, lavorazione della plastica, tutte attività che potranno garantire un guadagno”.

Un altro aspetto interessante riguarda “il senso di comunità che si crea tra le famiglie di queste bambine e bambini”.

Il lavoro di Pangea come quello di qualsiasi altra organizzazione è minacciato però da due dinamiche: da un lato, il governo di Kabul da tempo si dice pronto a vietare il lavoro delle ong nel Paese.

Dall’altro, la sospensione dei fondi Usaid, l’agenzia statunitense allo sviluppo, stabilita dall’amministrazione Trump.

Di recente, un rapporto del Center for Global Development ha calcolato che tale operazione avrà “conseguenze catastrofiche” per l’Afghanistan, tra gli otto Paesi che dipendono maggiormente dagli aiuti di Washington.

La ricerca evidenzia che il 35% degli aiuti che il Paese riceve complessivamente dall’estero arrivano dagli Stati Uniti.

La loro sospensione colpirà l’economia, già in profonda crisi, causando perdite fino a 7 punti percentuali.

Ma l’avvento di Trump alla Casa Bianca non spaventa solo per l’aspetto economico: “Le leggi contro le donne di fatto le stanno cancellando dalla società, sia come esseri umani che come individui dotati di personalità giuridica.

Infatti, se qualsiasi uomo può impedire a qualsiasi donna di fare qualsiasi cosa, quale giudice potrà mai difenderla?” osserva Lanzoni, che conclude: “E’ per questo che noi di Pangea sosteniamo la campagna globale affinché l’apartheid di genere sia inclusa dalle Nazioni Unite tra i crimini contro l’umanità.

A novembre la Commissione diritti umani collegata alla Commissione esteri della Camera ha espresso in una risoluzione il sostegno a tale riconoscimento”.

La responsabile conclude: “Dal momento che la difesa delle donne retrocede ovunque, è bene che l’Italia si faccia portavoce di questo appello all’Onu: in Afghanistan le donne non si sentono né comprese né sostenute, e la loro condizione è solo la punta dell’iceberg di dinamiche profonde che ci sembrano globali”.

Agenzia DIRE