Sabato a Milano, piazza Cairoli, sono le 14.30, dopo quasi un anno e mezzo oggi non si manifesta per la Palestina. Tutti coloro che lottano in difesa del popolo palestinese hanno fatto l’iniziativa settimanale, due giorni fa, sotto il consolato Usa, dopo i messaggi deliranti lanciati da Trump.
Oggi le strade di Milano vedono decine di bandiere kurde, alcune palestinesi, ma sono soprattutto “i compagni e le compagne” italiane ad essere quelle di sempre. Certo oggi la compagine anarchica è più visibile, compatta.
La questione kurda, una ferita aperta, parallela a quella palestinese. I massacri sono solo più stemperati nel tempo e soprattutto più lontani dalle telecamere.
Ma sono in molti a sottolineare come l’esperienza in Rojava sia davvero la speranza più grande in tutta la regione e non solo. Un po’ come lo furono gli zapatisti a suo tempo. Un esempio da seguire, da difendere, dal quale soprattutto imparare.
Il volto di Apo, Ocalan, è sugli striscioni, sulle bandiere. Viene da chiedersi come sarà ora Apo. Avrà i capelli bianchi? Quanto sarà invecchiato? Per forza, ma l’impressione è che i suoi occhi siano quegli stessi che campeggiano su un enorme striscione portato con un orgoglio che si legge sul volto di questi giovani uomini che lo reggono.
Si sfila per la città, gli slogan e gli interventi si susseguono dai microfoni davanti, dietro si parla, si discute, ci si interroga: la situazione generale è sempre più tragica, chi è solidale con le lotte nel mondo non sa più dove correre, tutti hanno qualche appuntamento da ricordarti: “Sta sera c’è questo… ieri hai visto quello? Domani sono qua… Lunedì hai visto cosa fanno…. Martedì proiettano…. mercoledì c’è un presidio… Giovedì di qua, di là… e poi il sabato e la domenica come se tutti e tutte noi fossimo ancora nel secolo scorso e nessuno lavorasse nel fine settimana…. Avanti…
Attivisti che si sentono chiamare neanche fossero “Figaro qua, Figaro là…”
Eppure, giustamente, per i kurdi è la LORO lotta, e anche per alcuni italiani è così: sono diversi coloro che in Kurdistan ci sono stati, da una parte o dall’altra, e che magari stanno organizzando il prossimo gruppo che parte presto.
Non è una lotta facile, non ci sono manifestazioni di solidarietà in mezzo mondo, i colori della bandiera kurda non sono così noti, il Rojava andrebbe sicuramente più studiato, conosciuto, anche solo raccontato.
A un giovane amico col quale abbiamo fatto tanti flash mob per la Palestina, dico che oggi sono qui; mi scrive chiedendo chi è Ocalan…
Questa è la realtà, ma gli dico: “Tranquillo, ti spedisco presto del materiale da leggere… E’ una storia lunga, ma importante…”
Domani cercherò questo materiale che sia della giusta misura e comprensibilità.
Ma una volta trovato, non lo girerò solo a lui.
Parliamone, raccontiamo, ovunque possiamo.
Grazie al popolo kurdo, che resiste, che non cede minimamente alla rassegnazione.
Che Apo, Ocalan, torni presto in libertà, sarebbe un’enorme vittoria per loro, ma anche per tutti e tutte noi, per il mondo intero.
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