Il cronico trauma della guerra. Donne e bambini le prime vittime.
La guerra è una bambina
vittima di abusi e maltrattamenti
che non abbiamo saputo proteggere
Gloria Aria Nieto
Il 23 febbraio, presso la libreria IoCiSto di Napoli si è svolta la presentazione del libro di Maurizio Bonati Il cronico trauma della guerra. Donne e bambini le prime vittime, Edito dal Pensiero Scientifico Editore. L’iniziativa è nata nell’ambito del programma di eventi del Presidio Permanente di Pace, nato all’indomani dello scoppio dell’ultima guerra israelo-palestinese, da un’idea di un gruppo di soci della Libreria IoCiSto che si incontrano di domenica per parlare di PACE. L’incontro, con la presenza dell’autore, ha rappresentato un momento di riflessione collettivo e partecipato sul protrarsi dei conflitti armati nel mondo e in particolare dopo tre anni di occupazione russa in Ucraina e a 17 mesi di distruzione ad opera israeliana nella Striscia di Gaza.
Prima, durante, dopo e sempre, in accordo con l’impostazione del libro, sono stati i momenti che hanno scandito lo scambio di osservazioni ed emozioni tra i partecipanti.
Prima. Prima di una singola guerra ce n’era stata un’altra e altre si svolgono contemporaneamente. I conflitti violenti collettivi posti in essere fra gruppi organizzati (la guerra) sono una cinquantina nel mondo. Sono ad alta, media o bassa intensità: tra Stati o gruppi etnici, politici, religiosi. La guerra è infinita, anche quando apparentemente è terminata. Il diritto alla vita e alla libertà è ancora troppo spesso e a troppi popoli negato.
Durante. Le condizioni in cui le persone nascono, crescono, lavorano, vivono e invecchiano vengono tragicamente stravolte nel corso di un conflitto. La distruzione di case, scuole, ospedali, luoghi di lavoro minaccia completamente la vita delle popolazioni vittime di guerra. La Russia ha perso sinora oltre 850.000 soldati in Ucraina, mentre sono oltre 46.000 i soldati ucraini uccisi e 390.000 i feriti sul campo di battaglia. Nei primi 15 mesi di guerra, almeno 46.707 persone sono state uccise nella Striscia di Gaza, tra cui circa 18.000 bambini. 110.265 i feriti. Molti analisti e gruppi per i diritti umani ritengono che il numero reale di uccisioni sia molto più alto (oltre 60.000 i morti e 180.000 i feriti). Con i bambini sono le donne le prime vittime della guerra. Vittime di violenza sessuale, stupro e mancanza di accesso a cure sanitarie salvavita per esempio a causa di complicazioni durante la gravidanza o il parto.
Dopo. Si stima che per la ricostruzione di quanto distrutto nella Striscia di Gaza siano necessari oltre 50 miliardi di dollari. Un investimento economico non solo quello della distruzione (armi, armamenti, politiche…), ma anche la ricostruzione è fonte di guadagno e speculazione. Le fantasticherie dello spostamento di massa dei 2 milioni di residenti dell’enclave palestinese proposto dal presidente degli Stati Uniti Donald Trump per creare la Costa Azzurra del Medio Oriente ne sono testimonianza. Ma quanti anni sono necessari affinché la vita di una popolazione vittima di guerra torni ai livelli iniziali? Non si sa con certezza perché ancora scarsa è stata sinora l’attenzione in proposito. Tante le variabili da considerare, ma le indicazioni ci dicono che almeno 15 anni sono necessari. Il “dopo” ha attratto molte delle considerazioni fatte nel corso dell’incontro sottolineando l’impegno e la responsabilità di un Presidio Permanente di Pace di seguire nel tempo il “ritorno” e il miglioramento delle condizioni di vita delle vittime.
Sempre. La storia personale di molti dei presenti ha incrociato e percorso le strade della non violenza, dell’antimilitarismo, dell’obiezione di coscienza, della disubbidienza civile e anche gli incontri domenicali di IoCiSto sono a testimonianza di queste scelte permanenti. “Ci sono cose da non fare mai: per esempio la guerra”. Altre invece da sostenere, promuovere sempre: per esempio la PACE. La PACE va insegnata in famiglia, a scuola, ovunque. Bisogna essere educati alla PACE.
Iocisto Presidio di Pace – Silvana Spina