La guerra in Palestina ha ripreso la sua scia di morte e distruzione, con raid che non sembrano voler fermarsi. Il bilancio drammatico, che nelle ultime ore segna almeno 881 morti e più di 1000 feriti di cui il 70% bambini e donne, porta con sé un dolore che non può essere ignorato. L’orrore che ormai da anni martella la Striscia di Gaza non conosce tregua, e la sofferenza dei più vulnerabili, soprattutto dei bambini, si aggrava con ogni attacco. La violenza è ripresa nel mese sacro del Ramadan, il mese di riflessione, purificazione e solidarietà per la comunità musulmana, aggiungendo ulteriore angoscia al popolo palestinese.
Il popolo palestinese è chiamato a vivere il Ramadan con la paura e la sofferenza incolmabili causate dalla guerra. In questo contesto drammatico, la Comunità del Mondo Arabo in Italia (Co-mai), sempre in prima linea nella promozione della pace, della solidarietà e del dialogo, ha preso una decisione forte e significativa: rinunciare all’iftar, il tradizionale pasto che segna l’interruzione del digiuno durante il mese del Ramadan, in segno di rispetto per le vittime di questa violenza e per le sofferenze di chi vive ogni giorno nel conflitto.
Foad Aodi, Presidente Onorario e Fondatore della Co-mai sottolinea con fermezza:
“Nel mese di Ramadan, un mese sacro che ci invita a riflettere sulla pace e sulla solidarietà, non possiamo ignorare le difficoltà enormi che stanno affrontano i nostri medici palestinesi e gli ospedali che sono al collasso in Palestina. I professionisti sanitari ci chiedono tutti i giorni aiuti sanitari, il supporto di delegazioni di medici specialisti, sangue e farmaci salva vita. Non dimentichiamo che ci sono tanti feriti che muoiono per mancanza di cure e sotto le macerie . Inoltre, secondo i nostri medici UMEM in Palestina, il bilancio delle ultime ore delle vittime e dei feriti è davvero drammatico manca tutto di farmaci, elettricità, acqua e cibo puliti, area di emergenza, sangue, strumenti chirurgici e cure per i pazienti oncologici, cronici, cardiopatici e le donne in gravidanza. Sono al collasso le sale parto e di rianimazione”.