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L’antidoto alla guerra non è la pace, ma la diserzione

Le informazioni sono l’elemento chiave di ogni guerra e sono sempre informazioni di cui diffidare. Sia prima, sia durante ogni guerra bisogna motivare i giovani e l’opinione pubblica per convincerli che la guerra è giusta e necessaria. Inoltre le informazioni riservate servono a pianificare la guerra. Io non ho la verità in tasca, non ho accesso a informazioni riservate, non ho la pretesa di essere dalla parte giusta. Allora non so nemmeno per quale motivo dovrei schierarmi con una clava in mano per uccidere i presunti nemici, altri giovani che non sanno nulla, come me.

Non voglio indossare un elmetto. Ogni giovane che diserta preferisce il dubbio legittimo, e anche la galera alla guerra. Preferisce dire di no, piuttosto che ubbidire al comando di eliminare un altro giovane. Mi rendo conto che sto parlando di un’utopia, ma se tutti ragionassero nel modo che ho descritto, non ci sarebbe più nessuna guerra. L’antidoto alla guerra non è la pace, ma la diserzione. Tutto il resto è propaganda.

Ci sono innumerevoli esempi nella storia di questo approccio nonviolento, che non è per “anime belle”, come si dice per schernirle. Ognuno di noi può trovare un esempio. Molti hanno perso la vita per dire di no. Pochi hanno scatenato un effetto domino che ha travolto gli oppressori. Cerca un Maestro, una grande anima, non cercare un padrone giusto, altrimenti sarai sempre uno schiavo.

Mettiti dalla parte del torto, quando vedi che tutti vogliono avere ragione. Non ho la verità in tasca, dubita sempre. Ogni scelta comporta un rischio, ma io non odio, perché l’odio sarebbe una prigione per l’anima.

Un amico ed io abbiamo provato a immaginare gli scenari in gioco nel riarmo europeo. Gli Stati non hanno amici, hanno interessi, come disse Kissinger, ma io mi chiedo se questi interessi coincidono con gli interessi di una persona comune.

Giustamente il mio amico osserva che “nelle parole di questi giorni in ambito europeo si sente vivo il carattere di tanti maschioni che si battono il petto, ma nei fatti si sta parlando di togliere soldi al welfare per darli agli USA in cambio di armi da stoccare nei depositi nazionali, che non si sa se verranno usate, quando verranno usate, contro chi verranno usate, e come usarle senza l’approvazione degli USA stessi, quindi altro che indipendenza dagli Usa.”

Questo è un punto centrale della nostra riflessione, articolata in base alle scarne informazioni, che riteniamo, a torto o a ragione, più attendibili. Comunque sia, sappiamo entrambi di non avere la capacità di comprendere fino in fondo la situazione in base ad un vago principio di realtà. Noi vediamo gli alberi in tempesta, ma non possiamo vedere le radici.

Ci resta il dubbio.

L’assalto alla ragione è cominciato molto tempo fa; ne parlò Al Gore in un saggio del 2007, mettendoci in guardia contro l’utilizzo strumentale di argomenti irrazionali nel discorso politico. Anche Voltaire scrisse in modo chiaro che nel momento in cui ti fanno credere alle assurdità, avranno anche il potere di farti commettere atrocità. Questo concetto sembra attualissimo, anche se allora era riferito al fanatismo religioso. Oggi siamo piombati in una logica amico/nemico anche a livello personale, in un clima sempre più bellicoso. I dati pubblici ci raccontano un’altra storia: non abbiamo bisogno di spendere di più in armi. E non si capisce nemmeno come saranno usate, visto che il nostro Ministro degli Esteri parla non solo di esigenze di sicurezza esterna, ma anche di sicurezza interna! Cosa vuol dire? Temo che lo scopriremo a nostre spese.

Rayman