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presidio

Ravenna, noi siamo ancora qui: Rigassificatore, non sei il benvenuto

A pochi giorni dall’arrivo a Ravenna della famigerata nave rigassificatrice BW Singapore, la cui sagoma – per chissà quanto tempo – sarà l’elemento caratterizzante del panorama di Punta Marina e dell’intera nostra costa, il Coordinamento ravennate “Per il Clima – Fuori dal Fossile” convoca il

presidio ambientalista a

MARINA DI RAVENNA

nei pressi del Molo Dalmazia

DOMENICA 23 FEBBRAIO 2025 alle ORE 14,30

  • Vengano assunti impegni precisi per la una “road map” sui tempi di dismissione del rigassificatore;
  • si istituisca un monitoraggio continuo e indipendente sulla qualità dell’aria, dell’ambiente marino, dell’assetto idrogeologico e dell’impatto sull’ambiente e sulla salute;
  • le Istituzioni prendano una ferma posizione per il taglio netto dei sussidi alle fonti fossili.

Uscire dalla camera a gas è necessario.

Uscire dalla camera a gas è possibile.

Coordinamento ravennate “Per il Clima – Fuori dal Fossile

Redazione Italia

Ravenna, noi siamo ancora qui: Rigassificatore, non sei il benvenuto

A pochi giorni dall’arrivo a Ravenna della famigerata nave rigassificatrice BW Singapore, la cui sagoma – per chissà quanto tempo – sarà l’elemento caratterizzante del panorama di Punta Marina e dell’intera nostra costa, il Coordinamento ravennate “Per il Clima – Fuori dal Fossile” convoca il

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DOMENICA 23 FEBBRAIO 2025 alle ORE 14,30

  • Vengano assunti impegni precisi per la una “road map” sui tempi di dismissione del rigassificatore;
  • si istituisca un monitoraggio continuo e indipendente sulla qualità dell’aria, dell’ambiente marino, dell’assetto idrogeologico e dell’impatto sull’ambiente e sulla salute;
  • le Istituzioni prendano una ferma posizione per il taglio netto dei sussidi alle fonti fossili.

Uscire dalla camera a gas è necessario.

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Coordinamento ravennate “Per il Clima – Fuori dal Fossile

Redazione Italia

Ravenna, noi siamo ancora qui: Rigassificatore, non sei il benvenuto

A pochi giorni dall’arrivo a Ravenna della famigerata nave rigassificatrice BW Singapore, la cui sagoma – per chissà quanto tempo – sarà l’elemento caratterizzante del panorama di Punta Marina e dell’intera nostra costa, il Coordinamento ravennate “Per il Clima – Fuori dal Fossile” convoca il

presidio ambientalista a

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nei pressi del Molo Dalmazia

DOMENICA 23 FEBBRAIO 2025 alle ORE 14,30

  • Vengano assunti impegni precisi per la una “road map” sui tempi di dismissione del rigassificatore;
  • si istituisca un monitoraggio continuo e indipendente sulla qualità dell’aria, dell’ambiente marino, dell’assetto idrogeologico e dell’impatto sull’ambiente e sulla salute;
  • le Istituzioni prendano una ferma posizione per il taglio netto dei sussidi alle fonti fossili.

Uscire dalla camera a gas è necessario.

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Coordinamento ravennate “Per il Clima – Fuori dal Fossile

Redazione Italia

Processo Miteni a Vicenza: richieste condanne per oltre 121 anni per 9 dei 15 imputati

Dopo quattro ore di requisitoria, il processo che da tempo vede alla sbarra i vari CDA che si sono succeduti ai vertici di quel che era la Miteni (Mitsubishi + ENI, da tempo delocalizzata in India), accusata di aver ripetutamente e irreversibilmente avvelenato le falde acquifere del vicentino, si è concluso ieri, 13 febbraio presso il Tribunale di Vicenza, con una richiesta di condanne per un totale di 121 anni e 6 mesi, per 9 dei 15 imputati.

L’accusa è seria: avvelenamento delle acque, disastro innominato, gestione di rifiuti non autorizzata, inquinamento ambientale, reati fallimentari. In particolare il PM Hans Roderick Blattner ha sottolineato che “lo stabilimento avrebbe dovuto già chiudere a fine 2008, e per poter proseguire ha redatto bilanci non veritieri” al punto che l’azienda “seppur consapevole della bomba ad orologeria su cui era seduta, non ha mai affrontato le problematiche ambientali, omettendo di mettere a bilancio, come era stato peraltro suggerito, una spesa minima di 17,5 milioni”.

Le pene più “pesanti”, dai 16 ai 17 anni e mezzo, figurano quelle per i manager stranieri –  giapponesi, olandesi, tedeschi – che nel corso degli anni si sono succeduti ai vertici di Mitsubishi e poi ICIG, le due ultime proprietà del polo chimico di Trissino. Oltre a Brian Anthony Mc Glynn, già presidente della società.

Penalità minori ad altri tre manager e piena assoluzione per due giapponesi e quattro italiani, sebbene avessero anche loro ruoli di indubbia responsabilità.

“Che cosa penso? In primis i vertici delle aziende giapponesi e tedesche col cavolo che andranno in galera, visto che vivono in un altro Stato parecchio lontano dall’Italia. Potevano dargli anche 50 anni e sarebbe stato lo stesso” è il commento a caldo di una delle Mamme No PFAS più attive, all’interno del Comitato che per tutti questi anni non si è mai stancato di chiedere giustizia. “Per quanto riguarda alcuni manager più ‘locali’ e non faccio nomi, a loro è stata concessa l’assoluzione, benché essendo veneti avrebbero una responsabilità non solo professionale, ma anche etica: se ne sono fregati dei loro concittadini, dei loro familiari, dei loro stessi figli, il che li rende ai miei occhi doppiamente colpevoli. Giustissimo sarebbe stato prevedere una richiesta di condanna anche per loro, sarebbe stato un esempio per tutti. Anche loro erano perfettamente consapevoli della contaminazione e non hanno fatto niente di niente, doppiamente delinquenti!!!”

Oltre 200 le parti civili che si sono costituite nel procedimento, tra cui Regione, Comune e Provincia di Vicenza, ma soprattutto i residenti nella zona contaminata, e tra loro, particolarmente attive appunto, le Mamme No PFAS che da anni stanno portando avanti questa battaglia.

Nel loro Comunicato Stampa hanno pubblicamente ringraziato tutti coloro, ed erano tanti, che hanno mostrato la loro vicinanza durante il presidio al Tribunale di Vicenza di venerdì e sabato scorso. “Grazie a tutti, soprattutto ai tanti ragazzi e ragazze che hanno partecipato chiedendo di proteggere il loro futuro. E’ tempo di fare una scelta. La politica deve ora farsi carico delle richieste di gran parte degli scienziati, di numerosi Stati, della collettività, perché vengano messi al bando una volta per tutte i PFAS. Anche l’ISS e altre agenzie hanno dichiarato che sono necessari limiti ancora più rigorosi per far fronte a questa emergenza, in particolare per noi, che viviamo in una zona profondamente impattata. Giovedì il pm Fietta ha parlato apertamente di dolo, perché chi conosceva la tossicità di queste sostanze ha consapevolmente deciso di continuare a produrle, a riversarle, a permettere che la contaminazione si estendesse e la situazione diventasse irreversibile. Confidiamo nella giustizia, che accerti le responsabilità e tuteli le vittime di questo dramma che abbiamo subito e stiamo ancora vivendo.”

Le prossime udienze, con le arringhe degli avocati di parte civile, sono previste, il 20 e 27 febbraio e il 6, 13 e 20 marzo. A’ suivre!

Daniela Bezzi

Ravenna, noi siamo ancora qui: Rigassificatore, non sei il benvenuto

A pochi giorni dall’arrivo a Ravenna della famigerata nave rigassificatrice BW Singapore, la cui sagoma – per chissà quanto tempo – sarà l’elemento caratterizzante del panorama di Punta Marina e dell’intera nostra costa, il Coordinamento ravennate “Per il Clima – Fuori dal Fossile” convoca il

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MARINA DI RAVENNA

nei pressi del Molo Dalmazia

DOMENICA 23 FEBBRAIO 2025 alle ORE 14,30

  • Vengano assunti impegni precisi per la una “road map” sui tempi di dismissione del rigassificatore;
  • si istituisca un monitoraggio continuo e indipendente sulla qualità dell’aria, dell’ambiente marino, dell’assetto idrogeologico e dell’impatto sull’ambiente e sulla salute;
  • le Istituzioni prendano una ferma posizione per il taglio netto dei sussidi alle fonti fossili.

Uscire dalla camera a gas è necessario.

Uscire dalla camera a gas è possibile.

Coordinamento ravennate “Per il Clima – Fuori dal Fossile

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Processo Miteni a Vicenza: richieste condanne per oltre 121 anni per 9 dei 15 imputati

Dopo quattro ore di requisitoria, il processo che da tempo vede alla sbarra i vari CDA che si sono succeduti ai vertici di quel che era la Miteni (Mitsubishi + ENI, da tempo delocalizzata in India), accusata di aver ripetutamente e irreversibilmente avvelenato le falde acquifere del vicentino, si è concluso ieri, 13 febbraio presso il Tribunale di Vicenza, con una richiesta di condanne per un totale di 121 anni e 6 mesi, per 9 dei 15 imputati.

L’accusa è seria: avvelenamento delle acque, disastro innominato, gestione di rifiuti non autorizzata, inquinamento ambientale, reati fallimentari. In particolare il PM Hans Roderick Blattner ha sottolineato che “lo stabilimento avrebbe dovuto già chiudere a fine 2008, e per poter proseguire ha redatto bilanci non veritieri” al punto che l’azienda “seppur consapevole della bomba ad orologeria su cui era seduta, non ha mai affrontato le problematiche ambientali, omettendo di mettere a bilancio, come era stato peraltro suggerito, una spesa minima di 17,5 milioni”.

Le pene più “pesanti”, dai 16 ai 17 anni e mezzo, figurano quelle per i manager stranieri –  giapponesi, olandesi, tedeschi – che nel corso degli anni si sono succeduti ai vertici di Mitsubishi e poi ICIG, le due ultime proprietà del polo chimico di Trissino. Oltre a Brian Anthony Mc Glynn, già presidente della società.

Penalità minori ad altri tre manager e piena assoluzione per due giapponesi e quattro italiani, sebbene avessero anche loro ruoli di indubbia responsabilità.

“Che cosa penso? In primis i vertici delle aziende giapponesi e tedesche col cavolo che andranno in galera, visto che vivono in un altro Stato parecchio lontano dall’Italia. Potevano dargli anche 50 anni e sarebbe stato lo stesso” è il commento a caldo di una delle Mamme No PFAS più attive, all’interno del Comitato che per tutti questi anni non si è mai stancato di chiedere giustizia. “Per quanto riguarda alcuni manager più ‘locali’ e non faccio nomi, a loro è stata concessa l’assoluzione, benché essendo veneti avrebbero una responsabilità non solo professionale, ma anche etica: se ne sono fregati dei loro concittadini, dei loro familiari, dei loro stessi figli, il che li rende ai miei occhi doppiamente colpevoli. Giustissimo sarebbe stato prevedere una richiesta di condanna anche per loro, sarebbe stato un esempio per tutti. Anche loro erano perfettamente consapevoli della contaminazione e non hanno fatto niente di niente, doppiamente delinquenti!!!”

Oltre 200 le parti civili che si sono costituite nel procedimento, tra cui Regione, Comune e Provincia di Vicenza, ma soprattutto i residenti nella zona contaminata, e tra loro, particolarmente attive appunto, le Mamme No PFAS che da anni stanno portando avanti questa battaglia.

Nel loro Comunicato Stampa hanno pubblicamente ringraziato tutti coloro, ed erano tanti, che hanno mostrato la loro vicinanza durante il presidio al Tribunale di Vicenza di venerdì e sabato scorso. “Grazie a tutti, soprattutto ai tanti ragazzi e ragazze che hanno partecipato chiedendo di proteggere il loro futuro. E’ tempo di fare una scelta. La politica deve ora farsi carico delle richieste di gran parte degli scienziati, di numerosi Stati, della collettività, perché vengano messi al bando una volta per tutte i PFAS. Anche l’ISS e altre agenzie hanno dichiarato che sono necessari limiti ancora più rigorosi per far fronte a questa emergenza, in particolare per noi, che viviamo in una zona profondamente impattata. Giovedì il pm Fietta ha parlato apertamente di dolo, perché chi conosceva la tossicità di queste sostanze ha consapevolmente deciso di continuare a produrle, a riversarle, a permettere che la contaminazione si estendesse e la situazione diventasse irreversibile. Confidiamo nella giustizia, che accerti le responsabilità e tuteli le vittime di questo dramma che abbiamo subito e stiamo ancora vivendo.”

Le prossime udienze, con le arringhe degli avocati di parte civile, sono previste, il 20 e 27 febbraio e il 6, 13 e 20 marzo. A’ suivre!

Daniela Bezzi

Ravenna, noi siamo ancora qui: Rigassificatore, non sei il benvenuto

A pochi giorni dall’arrivo a Ravenna della famigerata nave rigassificatrice BW Singapore, la cui sagoma – per chissà quanto tempo – sarà l’elemento caratterizzante del panorama di Punta Marina e dell’intera nostra costa, il Coordinamento ravennate “Per il Clima – Fuori dal Fossile” convoca il

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  • Vengano assunti impegni precisi per la una “road map” sui tempi di dismissione del rigassificatore;
  • si istituisca un monitoraggio continuo e indipendente sulla qualità dell’aria, dell’ambiente marino, dell’assetto idrogeologico e dell’impatto sull’ambiente e sulla salute;
  • le Istituzioni prendano una ferma posizione per il taglio netto dei sussidi alle fonti fossili.

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Processo Miteni a Vicenza: richieste condanne per oltre 121 anni per 9 dei 15 imputati

Dopo quattro ore di requisitoria, il processo che da tempo vede alla sbarra i vari CDA che si sono succeduti ai vertici di quel che era la Miteni (Mitsubishi + ENI, da tempo delocalizzata in India), accusata di aver ripetutamente e irreversibilmente avvelenato le falde acquifere del vicentino, si è concluso ieri, 13 febbraio presso il Tribunale di Vicenza, con una richiesta di condanne per un totale di 121 anni e 6 mesi, per 9 dei 15 imputati.

L’accusa è seria: avvelenamento delle acque, disastro innominato, gestione di rifiuti non autorizzata, inquinamento ambientale, reati fallimentari. In particolare il PM Hans Roderick Blattner ha sottolineato che “lo stabilimento avrebbe dovuto già chiudere a fine 2008, e per poter proseguire ha redatto bilanci non veritieri” al punto che l’azienda “seppur consapevole della bomba ad orologeria su cui era seduta, non ha mai affrontato le problematiche ambientali, omettendo di mettere a bilancio, come era stato peraltro suggerito, una spesa minima di 17,5 milioni”.

Le pene più “pesanti”, dai 16 ai 17 anni e mezzo, figurano quelle per i manager stranieri –  giapponesi, olandesi, tedeschi – che nel corso degli anni si sono succeduti ai vertici di Mitsubishi e poi ICIG, le due ultime proprietà del polo chimico di Trissino. Oltre a Brian Anthony Mc Glynn, già presidente della società.

Penalità minori ad altri tre manager e piena assoluzione per due giapponesi e quattro italiani, sebbene avessero anche loro ruoli di indubbia responsabilità.

“Che cosa penso? In primis i vertici delle aziende giapponesi e tedesche col cavolo che andranno in galera, visto che vivono in un altro Stato parecchio lontano dall’Italia. Potevano dargli anche 50 anni e sarebbe stato lo stesso” è il commento a caldo di una delle Mamme No PFAS più attive, all’interno del Comitato che per tutti questi anni non si è mai stancato di chiedere giustizia. “Per quanto riguarda alcuni manager più ‘locali’ e non faccio nomi, a loro è stata concessa l’assoluzione, benché essendo veneti avrebbero una responsabilità non solo professionale, ma anche etica: se ne sono fregati dei loro concittadini, dei loro familiari, dei loro stessi figli, il che li rende ai miei occhi doppiamente colpevoli. Giustissimo sarebbe stato prevedere una richiesta di condanna anche per loro, sarebbe stato un esempio per tutti. Anche loro erano perfettamente consapevoli della contaminazione e non hanno fatto niente di niente, doppiamente delinquenti!!!”

Oltre 200 le parti civili che si sono costituite nel procedimento, tra cui Regione, Comune e Provincia di Vicenza, ma soprattutto i residenti nella zona contaminata, e tra loro, particolarmente attive appunto, le Mamme No PFAS che da anni stanno portando avanti questa battaglia.

Nel loro Comunicato Stampa hanno pubblicamente ringraziato tutti coloro, ed erano tanti, che hanno mostrato la loro vicinanza durante il presidio al Tribunale di Vicenza di venerdì e sabato scorso. “Grazie a tutti, soprattutto ai tanti ragazzi e ragazze che hanno partecipato chiedendo di proteggere il loro futuro. E’ tempo di fare una scelta. La politica deve ora farsi carico delle richieste di gran parte degli scienziati, di numerosi Stati, della collettività, perché vengano messi al bando una volta per tutte i PFAS. Anche l’ISS e altre agenzie hanno dichiarato che sono necessari limiti ancora più rigorosi per far fronte a questa emergenza, in particolare per noi, che viviamo in una zona profondamente impattata. Giovedì il pm Fietta ha parlato apertamente di dolo, perché chi conosceva la tossicità di queste sostanze ha consapevolmente deciso di continuare a produrle, a riversarle, a permettere che la contaminazione si estendesse e la situazione diventasse irreversibile. Confidiamo nella giustizia, che accerti le responsabilità e tuteli le vittime di questo dramma che abbiamo subito e stiamo ancora vivendo.”

Le prossime udienze, con le arringhe degli avocati di parte civile, sono previste, il 20 e 27 febbraio e il 6, 13 e 20 marzo. A’ suivre!

Daniela Bezzi

Ravenna, noi siamo ancora qui: Rigassificatore, non sei il benvenuto

A pochi giorni dall’arrivo a Ravenna della famigerata nave rigassificatrice BW Singapore, la cui sagoma – per chissà quanto tempo – sarà l’elemento caratterizzante del panorama di Punta Marina e dell’intera nostra costa, il Coordinamento ravennate “Per il Clima – Fuori dal Fossile” convoca il

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  • Vengano assunti impegni precisi per la una “road map” sui tempi di dismissione del rigassificatore;
  • si istituisca un monitoraggio continuo e indipendente sulla qualità dell’aria, dell’ambiente marino, dell’assetto idrogeologico e dell’impatto sull’ambiente e sulla salute;
  • le Istituzioni prendano una ferma posizione per il taglio netto dei sussidi alle fonti fossili.

Uscire dalla camera a gas è necessario.

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Coordinamento ravennate “Per il Clima – Fuori dal Fossile

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Processo Miteni a Vicenza: richieste condanne per oltre 121 anni per 9 dei 15 imputati

Dopo quattro ore di requisitoria, il processo che da tempo vede alla sbarra i vari CDA che si sono succeduti ai vertici di quel che era la Miteni (Mitsubishi + ENI, da tempo delocalizzata in India), accusata di aver ripetutamente e irreversibilmente avvelenato le falde acquifere del vicentino, si è concluso ieri, 13 febbraio presso il Tribunale di Vicenza, con una richiesta di condanne per un totale di 121 anni e 6 mesi, per 9 dei 15 imputati.

L’accusa è seria: avvelenamento delle acque, disastro innominato, gestione di rifiuti non autorizzata, inquinamento ambientale, reati fallimentari. In particolare il PM Hans Roderick Blattner ha sottolineato che “lo stabilimento avrebbe dovuto già chiudere a fine 2008, e per poter proseguire ha redatto bilanci non veritieri” al punto che l’azienda “seppur consapevole della bomba ad orologeria su cui era seduta, non ha mai affrontato le problematiche ambientali, omettendo di mettere a bilancio, come era stato peraltro suggerito, una spesa minima di 17,5 milioni”.

Le pene più “pesanti”, dai 16 ai 17 anni e mezzo, figurano quelle per i manager stranieri –  giapponesi, olandesi, tedeschi – che nel corso degli anni si sono succeduti ai vertici di Mitsubishi e poi ICIG, le due ultime proprietà del polo chimico di Trissino. Oltre a Brian Anthony Mc Glynn, già presidente della società.

Penalità minori ad altri tre manager e piena assoluzione per due giapponesi e quattro italiani, sebbene avessero anche loro ruoli di indubbia responsabilità.

“Che cosa penso? In primis i vertici delle aziende giapponesi e tedesche col cavolo che andranno in galera, visto che vivono in un altro Stato parecchio lontano dall’Italia. Potevano dargli anche 50 anni e sarebbe stato lo stesso” è il commento a caldo di una delle Mamme No PFAS più attive, all’interno del Comitato che per tutti questi anni non si è mai stancato di chiedere giustizia. “Per quanto riguarda alcuni manager più ‘locali’ e non faccio nomi, a loro è stata concessa l’assoluzione, benché essendo veneti avrebbero una responsabilità non solo professionale, ma anche etica: se ne sono fregati dei loro concittadini, dei loro familiari, dei loro stessi figli, il che li rende ai miei occhi doppiamente colpevoli. Giustissimo sarebbe stato prevedere una richiesta di condanna anche per loro, sarebbe stato un esempio per tutti. Anche loro erano perfettamente consapevoli della contaminazione e non hanno fatto niente di niente, doppiamente delinquenti!!!”

Oltre 200 le parti civili che si sono costituite nel procedimento, tra cui Regione, Comune e Provincia di Vicenza, ma soprattutto i residenti nella zona contaminata, e tra loro, particolarmente attive appunto, le Mamme No PFAS che da anni stanno portando avanti questa battaglia.

Nel loro Comunicato Stampa hanno pubblicamente ringraziato tutti coloro, ed erano tanti, che hanno mostrato la loro vicinanza durante il presidio al Tribunale di Vicenza di venerdì e sabato scorso. “Grazie a tutti, soprattutto ai tanti ragazzi e ragazze che hanno partecipato chiedendo di proteggere il loro futuro. E’ tempo di fare una scelta. La politica deve ora farsi carico delle richieste di gran parte degli scienziati, di numerosi Stati, della collettività, perché vengano messi al bando una volta per tutte i PFAS. Anche l’ISS e altre agenzie hanno dichiarato che sono necessari limiti ancora più rigorosi per far fronte a questa emergenza, in particolare per noi, che viviamo in una zona profondamente impattata. Giovedì il pm Fietta ha parlato apertamente di dolo, perché chi conosceva la tossicità di queste sostanze ha consapevolmente deciso di continuare a produrle, a riversarle, a permettere che la contaminazione si estendesse e la situazione diventasse irreversibile. Confidiamo nella giustizia, che accerti le responsabilità e tuteli le vittime di questo dramma che abbiamo subito e stiamo ancora vivendo.”

Le prossime udienze, con le arringhe degli avocati di parte civile, sono previste, il 20 e 27 febbraio e il 6, 13 e 20 marzo. A’ suivre!

Daniela Bezzi