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Commissione Europea

La Commissione Europea deve fare tutto quanto in suo potere per fermare l’aggressione militare turca nel Nord e nell‘Est della Siria

Lettera aperta dell’European Water Movement ad Ursula Von Der Leyen, Presidente della Commissione Europea, a Jessika Roswall, Commissario europeo per l’ambiente, la resilienza idrica e un’economia circolare e competitiva, e a Dubravka Šuica, Commissario Europeo per il Mediterraneo.

L‘European Water Movement (EWM) e i suoi membri, assieme all’European Ecology Movement for Kurdistan (Tev-Eko), chiedono con urgenza alla Commissione Europea di porre fine al suo colpevole silenzio a fronte del dramma umanitario ed ecologico attualmente in corso nel Nord e nell’Est della Siria, prodotto dall’aggressione militare turca diretta contro la popolazione civile a prevalenza curda e contro la diga di Tişrin sul fiume Eufrate.

La Turchia usa da anni l’acqua come arma contro i curdi turchi, siriani e iracheni

Oltre ad usare l’acqua come arma contro i curdi e i loro alleati in Siria, la Turchia sta anche conducendo una guerra con l’acqua, non dichiarata ufficialmente, in bacini transfrontalieri (Eufrate, Tigri), per imporre la propria egemonia politica sui Paesi coinvolti della Siria e dell‘Iraq.

Gli ambientalisti Tev-Eko, molti dei quali sono membri della diaspora curda in Europa, hanno documentato queste pratiche di lunga data da parte della Turchia (vedi la dichiarazione di Tev-Eko).

Nel corso dei negoziati per l’ingresso della Turchia nell’Unione Europea (UE), il governo turco ha sostenuto di aver adattato la propria politica sull’acqua a quella della UE. La politica UE sull’acqua include una gestione concordata dei bacini idrici, una solidarietà tra i territori a monte e a valle, una equa distribuzione dell’acqua fra i suoi diversi utilizzi, la protezione degli ambienti acquatici, ecc. Ma la Turchia non adotta affatto questa politica sull’acqua, piuttosto fa il contrario. L’EWM è pertanto sorpreso dal fatto che la Commissione Europea non abbia mai fatto alcun commento nei confronti della Turchia, neanche dopo il bombardamento della diga di Tişrin, che assicura l‘acqua per la fornitura di acqua potabile, per l’irrigazione agricola e per la produzione elettrica, tutti fattori essenziali per la vita di centinaia di migliaia di persone. Come spiega Tev-Eko, la sua distruzione causerebbe incalcolabili conseguenze sociali e ambientali, minacciando le vite delle future generazioni e degli ecosistemi in una vasta area a valle. 

La politica migratoria dell’UE è contraria ai diritti umani e inefficace nello sradicare il terrorismo islamico in Europa

Fin dal 2016 l’Unione Europea ha finanziato la Turchia affinché impedisse ai siriani in fuga dal regime di Hafez Al Assad di trovare rifugio in Europa. In cambio l’UE ha chiuso gli occhi sui crimini di guerra contro i curdi nel Kurdistan Turco, dove nel 2016 diverse città, tra cui Cizre, Sirnak e Nusaybin, sono state distrutte e mezzo milione di persone sono state sfollate. A partire dal passaggio sotto il controllo turco nel 2018, qui sono state perpetrate atrocità da parte delle milizie islamiste del Syrian National Army (SNA) sulla popolazione, impossibilitata a fuggire dalla regione di Afrin, a prevalenza di popolazione curda. Come si è visto, ciò non ha impedito gli attacchi islamisti in Europa.

La stessa situazione, anche peggiore, può verificarsi di nuovo con l’attacco dell’esercito turco con i suoi alleati del SNA contro la regione dell’Amministrazione Autonoma del Nord e dell’Est della Siria. La conquista da parte dell’esercito turco e dei suoi alleati di questa regione governata da un regime democratico porterà alla morte di migliaia di civili, alla cacciata di centinaia di migliaia di persone e alla liberazione dei prigionieri di Daesh (Stato Islamico), molti dei quali in possesso di passaporto europeo.

La Commissione Europea deve agire in conformità ai valori dell’Unione Europea

La Commissione Europea, la cui Presidente ha di recente riaffermato solennemente i valori sostenuti dall’Unione Europea, ha il dovere di metterli in pratica in qualunque momento. Attualmente questi valori europei sono apertamente violati dalla Turchia nel Nord e nell’Est della Siria, e, in un futuro non troppo lontano, ciò porterà drammatiche conseguenze anche negli Stati Membri della UE. Chiediamo pertanto con urgenza alla Commissione Europea di fare tutto quanto in suo potere per fermare l’aggressione militare turca in Siria.

Redazione Italia

Congo, i miliziani sostenuti dal Ruanda conquistano Bukavu. Il silenzio della Commissione Europea

Il silenzio assordante di Ursula von der Leyen
I miliziani dell’M23 avanzano nel cuore del Sud Kivu sostenuti dal Ruanda. Oggi si sono impadroniti di Bukavu. Ma la Commissione Europea resta muta e chiude gli occhi. La presidente della Commissione Europea, Ursula von der Leyen, che non ha esitato a prendere posizioni forti su conflitti in altre parti del mondo, ancora oggi si trincera in un silenzio inquietante. La città di Bukavu, simbolo di una regione martoriata da decenni di guerra e sfruttamento, è caduta senza una resistenza significativa. Le forze governative congolesi, lasciate senza adeguato supporto, si sono ritirate, mentre i ribelli avanzano indisturbati. Non è un episodio isolato: è il segno di una crisi che continua a mietere vittime, con il silenzio complice della comunità internazionale.
Un doppio standard davvero imbarazzante 
Non una dichiarazione ufficiale, non una condanna, non una presa di posizione da parte della Commissione Europea. Eppure, il Ruanda, che sostiene questi gruppi armati, è un interlocutore privilegiato di Bruxelles, e Bruxelles continua a finanziare progetti di cooperazione e ad accogliere con favore il presidente Kagame nei suoi incontri diplomatici. Un doppio standard tragicamente imbarazzante, mentre il popolo congolese continua a subire le conseguenze di un’aggressione silenziosamente tollerata.
Il voto degli eurodeputati 
Tuttavia, il Parlamento Europeo ha preso posizione. In una risoluzione non legislativa adottata con 443 voti favorevoli, i deputati hanno condannato fermamente l’occupazione di Goma e di altri territori della Repubblica Democratica del Congo da parte dei ribelli dell’M23 e delle forze armate ruandesi, denunciando i crimini di guerra e le violazioni dei diritti umani perpetrati nel Nord Kivu. Il Parlamento europeo ha chiesto la sospensione immediata del memorandum d’intesa dell’UE sulle catene del valore delle materie prime con il Ruanda e il congelamento del sostegno diretto al bilancio di Kigali fino a quando non porrà fine al suo coinvolgimento nel conflitto armato.
Diamanti, coltan e indifferenza
La Commissione Europea che si vanta di essere un baluardo dei diritti umani e della democrazia, non può continuare a voltarsi dall’altra parte. Dovrebbe parlare di violazione grave e intollerabile del diritto internazionale. Ma non lo fa e non rinuncia alle terre rare sottratte al Congo dal suo alleato, il governo del Ruanda. La crisi congolese non è meno urgente di altre guerre su cui l’UE ha espresso indignazione e sanzioni. Il dramma del Congo merita lo stesso livello di attenzione. Ursula von der Leyen deve parlare. Deve prendere posizione. Il tempo del silenzio è scaduto. Il coltan e i diamanti non possono venire prima della pace e dei diritti umani.
Alessandro Marescotti 
Presidente PeaceLink 

Peacelink Telematica per la Pace

La Commissione Europea deve fare tutto quanto in suo potere per fermare l’aggressione militare turca nel Nord e nell‘Est della Siria

Lettera aperta dell’European Water Movement ad Ursula Von Der Leyen, Presidente della Commissione Europea, a Jessika Roswall, Commissario europeo per l’ambiente, la resilienza idrica e un’economia circolare e competitiva, e a Dubravka Šuica, Commissario Europeo per il Mediterraneo.

L‘European Water Movement (EWM) e i suoi membri, assieme all’European Ecology Movement for Kurdistan (Tev-Eko), chiedono con urgenza alla Commissione Europea di porre fine al suo colpevole silenzio a fronte del dramma umanitario ed ecologico attualmente in corso nel Nord e nell’Est della Siria, prodotto dall’aggressione militare turca diretta contro la popolazione civile a prevalenza curda e contro la diga di Tişrin sul fiume Eufrate.

La Turchia usa da anni l’acqua come arma contro i curdi turchi, siriani e iracheni

Oltre ad usare l’acqua come arma contro i curdi e i loro alleati in Siria, la Turchia sta anche conducendo una guerra con l’acqua, non dichiarata ufficialmente, in bacini transfrontalieri (Eufrate, Tigri), per imporre la propria egemonia politica sui Paesi coinvolti della Siria e dell‘Iraq.

Gli ambientalisti Tev-Eko, molti dei quali sono membri della diaspora curda in Europa, hanno documentato queste pratiche di lunga data da parte della Turchia (vedi la dichiarazione di Tev-Eko).

Nel corso dei negoziati per l’ingresso della Turchia nell’Unione Europea (UE), il governo turco ha sostenuto di aver adattato la propria politica sull’acqua a quella della UE. La politica UE sull’acqua include una gestione concordata dei bacini idrici, una solidarietà tra i territori a monte e a valle, una equa distribuzione dell’acqua fra i suoi diversi utilizzi, la protezione degli ambienti acquatici, ecc. Ma la Turchia non adotta affatto questa politica sull’acqua, piuttosto fa il contrario. L’EWM è pertanto sorpreso dal fatto che la Commissione Europea non abbia mai fatto alcun commento nei confronti della Turchia, neanche dopo il bombardamento della diga di Tişrin, che assicura l‘acqua per la fornitura di acqua potabile, per l’irrigazione agricola e per la produzione elettrica, tutti fattori essenziali per la vita di centinaia di migliaia di persone. Come spiega Tev-Eko, la sua distruzione causerebbe incalcolabili conseguenze sociali e ambientali, minacciando le vite delle future generazioni e degli ecosistemi in una vasta area a valle. 

La politica migratoria dell’UE è contraria ai diritti umani e inefficace nello sradicare il terrorismo islamico in Europa

Fin dal 2016 l’Unione Europea ha finanziato la Turchia affinché impedisse ai siriani in fuga dal regime di Hafez Al Assad di trovare rifugio in Europa. In cambio l’UE ha chiuso gli occhi sui crimini di guerra contro i curdi nel Kurdistan Turco, dove nel 2016 diverse città, tra cui Cizre, Sirnak e Nusaybin, sono state distrutte e mezzo milione di persone sono state sfollate. A partire dal passaggio sotto il controllo turco nel 2018, qui sono state perpetrate atrocità da parte delle milizie islamiste del Syrian National Army (SNA) sulla popolazione, impossibilitata a fuggire dalla regione di Afrin, a prevalenza di popolazione curda. Come si è visto, ciò non ha impedito gli attacchi islamisti in Europa.

La stessa situazione, anche peggiore, può verificarsi di nuovo con l’attacco dell’esercito turco con i suoi alleati del SNA contro la regione dell’Amministrazione Autonoma del Nord e dell’Est della Siria. La conquista da parte dell’esercito turco e dei suoi alleati di questa regione governata da un regime democratico porterà alla morte di migliaia di civili, alla cacciata di centinaia di migliaia di persone e alla liberazione dei prigionieri di Daesh (Stato Islamico), molti dei quali in possesso di passaporto europeo.

La Commissione Europea deve agire in conformità ai valori dell’Unione Europea

La Commissione Europea, la cui Presidente ha di recente riaffermato solennemente i valori sostenuti dall’Unione Europea, ha il dovere di metterli in pratica in qualunque momento. Attualmente questi valori europei sono apertamente violati dalla Turchia nel Nord e nell’Est della Siria, e, in un futuro non troppo lontano, ciò porterà drammatiche conseguenze anche negli Stati Membri della UE. Chiediamo pertanto con urgenza alla Commissione Europea di fare tutto quanto in suo potere per fermare l’aggressione militare turca in Siria.

Redazione Italia

Congo, i miliziani sostenuti dal Ruanda conquistano Bukavu. Il silenzio della Commissione Europea

Il silenzio assordante di Ursula von der Leyen
I miliziani dell’M23 avanzano nel cuore del Sud Kivu sostenuti dal Ruanda. Oggi si sono impadroniti di Bukavu. Ma la Commissione Europea resta muta e chiude gli occhi. La presidente della Commissione Europea, Ursula von der Leyen, che non ha esitato a prendere posizioni forti su conflitti in altre parti del mondo, ancora oggi si trincera in un silenzio inquietante. La città di Bukavu, simbolo di una regione martoriata da decenni di guerra e sfruttamento, è caduta senza una resistenza significativa. Le forze governative congolesi, lasciate senza adeguato supporto, si sono ritirate, mentre i ribelli avanzano indisturbati. Non è un episodio isolato: è il segno di una crisi che continua a mietere vittime, con il silenzio complice della comunità internazionale.
Un doppio standard davvero imbarazzante 
Non una dichiarazione ufficiale, non una condanna, non una presa di posizione da parte della Commissione Europea. Eppure, il Ruanda, che sostiene questi gruppi armati, è un interlocutore privilegiato di Bruxelles, e Bruxelles continua a finanziare progetti di cooperazione e ad accogliere con favore il presidente Kagame nei suoi incontri diplomatici. Un doppio standard tragicamente imbarazzante, mentre il popolo congolese continua a subire le conseguenze di un’aggressione silenziosamente tollerata.
Il voto degli eurodeputati 
Tuttavia, il Parlamento Europeo ha preso posizione. In una risoluzione non legislativa adottata con 443 voti favorevoli, i deputati hanno condannato fermamente l’occupazione di Goma e di altri territori della Repubblica Democratica del Congo da parte dei ribelli dell’M23 e delle forze armate ruandesi, denunciando i crimini di guerra e le violazioni dei diritti umani perpetrati nel Nord Kivu. Il Parlamento europeo ha chiesto la sospensione immediata del memorandum d’intesa dell’UE sulle catene del valore delle materie prime con il Ruanda e il congelamento del sostegno diretto al bilancio di Kigali fino a quando non porrà fine al suo coinvolgimento nel conflitto armato.
Diamanti, coltan e indifferenza
La Commissione Europea che si vanta di essere un baluardo dei diritti umani e della democrazia, non può continuare a voltarsi dall’altra parte. Dovrebbe parlare di violazione grave e intollerabile del diritto internazionale. Ma non lo fa e non rinuncia alle terre rare sottratte al Congo dal suo alleato, il governo del Ruanda. La crisi congolese non è meno urgente di altre guerre su cui l’UE ha espresso indignazione e sanzioni. Il dramma del Congo merita lo stesso livello di attenzione. Ursula von der Leyen deve parlare. Deve prendere posizione. Il tempo del silenzio è scaduto. Il coltan e i diamanti non possono venire prima della pace e dei diritti umani.
Alessandro Marescotti 
Presidente PeaceLink 

Peacelink Telematica per la Pace