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Rojava

Report dai cortei di Roma e Milano per il Rojava

Sabato 15 febbraio i gruppi della FAI di Roma e Milano (assieme ad altre realtà anarchiche e libertarie come la Fas e l’Usi-Cit) hanno partecipato in maniera organizzata ai due cortei indetti dalle realtà curde in sostegno della rivoluzione sociale in Rojava. Di seguito alcuni resoconti e foto.

La redazione web

Roma. Difendere il Rojava.
Resoconto della manifestazione di sabato 15 febbraio 2025 “Verso la soluzione: libertà per Ocalan”
Il 15 febbraio è l’anniversario dell’arresto di A. Ocalan e, trascorsi 26 anni, anche quest’anno in Europa e in diverse parti del mondo, ci sono state mobilitazioni per chiederne la liberazione insieme ad altre migliaia di prigionieri e prigioniere politiche. In isolamento nell’isola di Imrali, in Turchia, è stato l’ispiratore del Confederalismo democratico una struttura sociale federalista e confederata, costruita e autogestita nel nord della Siria chiamata Rojava che ha tra i principi fondamentali l’autorganizzazione e l’autodifesa delle donne.
A Roma il percorso verso la manifestazione è cominciato nel mese di ottobre 2024 quando, con la caduta del regime di Assad in Siria, si è intensificato l’attacco dello Stato turco in quella regione. Nella nostra città c’è stato un intenso e partecipato dibattito che ha portato nel mese di dicembre ad una conferenza stampa, un’assemblea pubblica all’ Università la Sapienza “Siria, impedire il massacro dei civili”, un presidio in piazza Indipendenza, in prossimità dell’Ambasciata di Turchia con la parola d’ordine “Difendere il Rojava”. In coordinamento con tutte le realtà solidali partecipanti e collaboranti, poi, nel mese di gennaio, ci siamo ritrovati in un altro presidio in Piazza Campo dei Fiori, in prossimità dell’Ambasciata di Francia, per la ricorrenza dell’assassinio di tre attiviste da parte di un infiltrato del MIT ( sevizi segreti turchi) avvenuto nel Centro culturale curdo di Parigi nel 2013. Il percorso verso la giornata del 15 febbraio è proseguito con l’assemblea pubblica del 26 gennaio al Centro Sociale Forte Prenestino in occasione del decimo anniversario della liberazione della città di Kobane dall’ISIS del 2015.
L’appello a manifestare è stato intitolato Verso la soluzione: libertà per Ocalan e il corteo è stato indetto da Uiki (Ufficio informazione del Kurdistan in Italia), Rete Kurdistan Italia e il Centro socio culturale Ararat di Roma. In continuità con il dibattito e il coordinamento in rete, come Gruppo Anarchico C. Cafiero FAI Roma, abbiamo condiviso il percorso con tutte le realtà partecipanti in Rete Kurdistan Roma e Italia, Uiki (Ufficio Informazione del Kurdistan in Italia) e il Centro culturale Ararat di Roma.
Ci siamo trovati in Piazza Ugo La Malfa e il corteo si è snodato fino al quartiere di Testaccio per finire al Campo Boario dove si trova il Centro culturale Ararat. Molti gli interventi al microfono, in ogni piazza incontrata ci si è fermati e sono state spiegate le ragioni di questa importante manifestazione. Hanno partecipato delegazioni di comitati e associazioni solidali conosciute provenienti da altre regioni Puglia, Sicilia, Calabria, Abruzzo, Molise, Sardegna, Marche, Toscana, Umbria a fianco della comunità curda presente nel nostro paese.
Attivo nel dibattito e nelle mobilitazioni abbiamo condiviso lo striscione rossonero DIFENDERE IL ROJAVA. Una nostra compagna è intervenuta al microfono in piazza Albania. Per l’occasione il nostro gruppo ha accolto nel proprio spezzone la bandiera Mapuche e ha diffuso un volantino per la Campagna Dov’è Julia Chunil? luchadora mapuche scomparsa l’8 novembre in Cile.
Prima di recarci al corteo abbiamo esposto e fotografato lo striscione NO STATE NO NATION FEDERALISM REVOLUTION in prossimità dello Spazio Anarchico 19 Luglio a garbatella tra i lotti popolari in prossimità degli alberghetti. Il percorso verso la manifestazione si è arricchito nelle scorse settimane anche dal ritorno di una delegazione che si è recata a Kobane per la quale è stata organizzata una conferenza stampa. Circa un migliaio di manifestanti hanno partecipato al corteo di Roma di sabato 15 febbraio e negli interventi al microfono sono stati riportati anche stralci di testi portati al meeting del Tribunale dei Popoli che si è tenuto a Bruxelles il 5 e 6 febbraio scorso.

A cura del Gruppo Anarchico C. Cafiero FAI Roma

Qui il comunicato per il corteo del Cafiero

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Sabato 15 febbraio come gruppo Bakunin di Roma&Lazio siamo scesə in piazza per esprimere la nostra solidarietà al popolo del Kurdistan, ricordando l’importanza della rivoluzione in Rojava e il modello di autogestione ispirato alle tesi anarchiche di Murray Bookchin. Con il nostro striscione “Né Dio, né Stato, né guerra: liberə tuttə in libera Terra”, bandiere anarchiche e antiautoritarie, abbiamo ribadito il nostro sostegno alla lotta contro ogni forma di oppressione, alla gineologia, all’ecofemminismo e all’anticapitalismo espresso dal confederalismo democratico.

Il corteo era colorato e variegato, con una discreta partecipazione ma con una forte presenza di realtà solidali e di compà che riconoscono nell’esperienza del Rojava un’alternativa concreta ai sistemi statali e capitalisti.

La piazza si è riempita di musica e di interventi contro la guerra, il patriarcato e l’imperialismo, riaffermando la necessità di una resistenza collettiva e internazionale.

La nostra presenza ha suscitato interesse e dialogo, con momenti di confronto sulle possibilità di costruire modelli di autogestione anche nei nostri territori.

Continueremo a lottare affinché la rivoluzione in Kurdistan non venga soffocata e affinché i suoi principi possano ispirare percorsi di liberazione ovunque.

Gruppo Anarchico “Bakunin”-FAI Roma e Lazio

Di seguito il comunicato del Bakunin

Per un mondo senza confini né oppressioni

Il 15 febbraio 2025 ricorre il 26° anniversario della cattura di Abdullah Öcalan, figura centrale del movimento curdo nella lotta per i diritti e l’autodeterminazione. La sua detenzione in isolamento sull’isola-prigione di Imrali rappresenta non solo un’ingiustizia verso un individuo, ma anche un simbolo della repressione sistematica che il popolo curdo subisce da secoli.
In Turchia, la politica di assimilazione forzata e la negazione dell’identità curda hanno portato a una repressione violenta e continua. Azioni belliche e bombardamenti nel sud-est del paese e nel nord della Siria mirano a soffocare qualsiasi forma di autonomia curda. Dal 2016, l’esercito turco ha condotto diverse operazioni di terra nel nord della Siria con l’obiettivo di indebolire le forze curde locali. In Siria, la recente caduta del regime di Bashar al-Assad e l’ascesa al potere del leader islamista Ahmed al-Shara hanno permesso alla Turchia di rafforzare la sua influenza nella regione, complicando ulteriormente la situazione per la popolazione curda.
Nonostante la repressione, nel Rojava, nel nord-est della Siria, è emerso un modello rivoluzionario basato sul Confederalismo Democratico, ispirato e influenzato dal pensiero di Murray Bookchin. Questo modello promuove una società senza Stato, fondata sull’autogoverno, l’ecologia sociale e parità di genere. La rivoluzione del Rojava rappresenta un esempio concreto di come le comunità possano organizzarsi in modo autonomo, superando le strutture gerarchiche e statali. L’adozione del Confederalismo Democratico ha portato a una trasformazione sociale profonda, con la creazione di comuni autogestite, cooperative economiche e assemblee popolari.
Un aspetto centrale della rivoluzione del Rojava è l’emancipazione delle donne attraverso l’ecofemminismo e la gineologia, con due figure di rappresentanza politica centrale, uno di sesso maschile e uno femminile di pari importanza, poteri e oneri sociali. In contrasto con le culture patriarcali e teocratiche prevalenti nella regione, le donne del Rojava partecipano attivamente a tutti i livelli decisionali, dalle assemblee locali alle forze di autodifesa. Questa esperienza offre un modello di libertà e uguaglianza che supera persino molte società occidentali, dove persistono patriarcato, nazionalismo, razzismo sistemico e ingerenze religiose nelle strutture pubbliche.
È importante ricordare che la solidarietà verso il popolo curdo ha spesso incontrato ostacoli anche in Occidente. Un esempio emblematico è il caso di Maria Edgarda Marcucci, che, dopo aver combattuto contro l’ISIS al fianco delle forze curde, è stata considerata “socialmente pericolosa” e sottoposta a sorveglianza speciale per due anni. Nel frattempo, governi occidentali continuano a intrattenere rapporti politici ed economici con regimi autoritari come quelli di Turchia e Siria.
Come gruppo anarchico Bakunin di Roma e Lazio, riconosciamo nel modello del Rojava un esempio vivente dei principi di autogestione, mutualismo e libertà che da sempre guidano le nostre lotte. La loro esperienza dimostra che è possibile costruire una società libera dalle catene dello Stato e del capitalismo, basata sulla cooperazione e sul rispetto reciproco. Per questi motivi, aderiamo con convinzione al corteo in solidarietà al popolo del Kurdistan, riconoscendo nella loro lotta una parte integrante della nostra stessa lotta per la libertà e l’emancipazione di tutti i popoli oppressi; invitiamo tuttə a partecipare al corteo del 15 febbraio 2025, per sostenere il popolo curdo e per affermare insieme i valori di libertà, giustizia e autodeterminazione.

Gruppo anarchico Mikhail Bakunin – FAI Roma&Lazio
gruppobakunin@federazioneanarchica.org

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MILANO

Ieri sabato 15 febbraio alcune migliaia di persone hanno voluto ribadire il sostegno alla RIVOLUZIONE DELLA ROJAVA,alla liberazione di Ocalan e la difesa delle conquiste del CONFEDERALISMO DEMOCRATICO. Un consistente spezzon RossoNero con tutlecomportamenti anarchiche e libertarie di Milano erano presenti alla manifestazione. La manifestazione è passata davanti al palazzo della RAI. Il corteo giustamente ha fatto dappa davanti a quello che agli occhi di tutti è ormai il” SERVIZIO PUBBLICO DI REGIME E DELLA DISINFORMAZIONE”. Davanti all’ingresso della RAI è stato posizionato un bellissimo striscione.

Poi il corteo ha continuato il percorso ed è arrivato a destinazione cioè davanti al Consolato Turco. Molti interventi contro il fascista Erdogan,in solidarietà con Ocalan,le stragi sionisti a Gaza e per il Confederalismo al nord della Siria e a sud della Turchia (Rojava e Bakur).

Anto Milano

Qui il volantino diffuso dalla FAI di Milano.

L'articolo Report dai cortei di Roma e Milano per il Rojava proviene da .

Per la liberazione di Ocalan

Rifondazione Comunista aderisce alla giornata di mobilitazione per la liberazione di Ocalan e invita a partecipare ai cortei di Roma e Milano.
Scendiamo in piazza per fermare l’attacco criminale e genocida della Turchia contro il popolo curdo e in difesa del Rojava.

Il Nelson Mandela del popolo curdo è rinchiuso da 26 anni in regime di isolamento nell’isola prigione di Imrali e la sua liberazione è imprescindibile se si vuole avviare un processo di pace, democrazia e convivenza in Turchia e in tutto il Medio Oriente. Il confederalismo democratico proposto da Ocalan ha ispirato lo slogan “Donna vita libertà”, l’eroica resistenza di Kobane contro l’ISIS, l’autogoverno del Rojava nel nordest della Siria oggi sotto attacco da parte della Turchia e degli islamisti.

L’Unione Europea – da sempre complice dell’alleato NATO Erdogan – continua a tenere il PKK di Ocalan nell’elenco delle organizzazioni terroriste invece di esigere la liberazione di decine di migliaia di prigionieri politici e la fine degli attacchi contro il Rojava, l’unica realtà compiutamente democratica in Medio Oriente.

Maurizio Acerbo, segretario nazionale del Partito della Rifondazione Comunista – Sinistra Europea

Info concentramenti cortei sabato 15 febbraio, ore 14,30:
Milano, Largo Cairoli
Roma, Piazzale Ugo La Malfa (metro Circo Massimo)

Rifondazione Comunista - Sinistra Europea

Manifestazione a Roma: Ocalan libero, stop ai bombardamenti sul Rojava

Ieri 13 febbraio annuale appuntamento a piazzale Ugo la Malfa a fianco del movimento di resistenza curdo. In un percorso più breve del solito, poco più di un migliaio di persone sono arrivate all’ex mattatoio del testaccio che ora ospita anche il centro culturale Ararat, monte simbolo del popolo curdo. La piazza antistante il centro poi è intitolata a Dino Frisullo indimenticato giornalista che molto si è battuto per la libertà del popolo curdo.

Da mesi i bombardamenti turchi nel Rojava colpiscono le principali infrastrutture: acquedotti, strade scuole, compreso i luoghi di culto con l’obiettivo di annichilire l’esperienza del Confederalismo Democratico del Rojava. Un rappresentante degli studenti si riferisce al confederalismo come ad un orizzonte politico più attuale che mai cui non solo portare la nostra solidarietà ma da assumere come modello del nostro agire politico… Sappiamo che nel Confederalismo i più ascoltati sono i giovani e le donne che, per esempio, non possono essere processate dagli uomini’. Un esempio da imitare per gli studenti e un modello amministrativo da difendere secondo i rappresentanti del Movimento per l’acqua pubblica anch’essi presenti in ordine sparso. Come è noto la Turchia usa l’acqua come arma contro il popolo curdo con danni incalcolabili anche per l’ambiente e i bombardamenti alla diga dello Tsirin a 50 Km dal confine lo dimostrano.

Il corteo era aperto dalla comunità curda con uno striscione con una grande immagine del leader del PKK seguito dagli studenti, da una nutrita presenza di Cobas, giunti anche da altre regioni. Presente anche lo striscione di rifondazione, del movimento anarchico e ovviamente rappresentanti dell’ANPI.

Come notava una rappresentante di ‘Liberi di lottare’ queste manifestazioni sono sempre più ridotte sia nei numeri che nella viabilità concesse. Stanchezza, resa, disillusione o semplicemente un arretramento, un carsismo, per riemergere in altre forme? Le parole dello studente fanno sperare.

Intanto dalla comunità curda è risuonato l’appello per una manifestazione straordinaria per il NEWROZ 2025 il prossimo 21 marzo al Centro Ararat.

Redazione Roma

Milano: corteo per la libertà di Ocalan e in difesa del Rojava – Video

Sabato a Milano, piazza Cairoli, sono le 14.30, dopo quasi un anno e mezzo oggi non si manifesta per la Palestina. Tutti coloro che lottano in difesa del popolo palestinese hanno fatto l’iniziativa settimanale, due giorni fa, sotto il consolato Usa, dopo i messaggi deliranti lanciati da Trump.

Oggi le strade di Milano vedono decine di bandiere kurde, alcune palestinesi, ma sono soprattutto “i compagni e le compagne” italiane ad essere quelle di sempre. Certo oggi la compagine anarchica è più visibile, compatta.

La questione kurda, una ferita aperta, parallela a quella palestinese. I massacri sono solo più stemperati nel tempo e soprattutto più lontani dalle telecamere.

Ma sono in molti a sottolineare come l’esperienza in Rojava sia davvero la speranza più grande in tutta la regione e non solo. Un po’ come lo furono gli zapatisti a suo tempo. Un esempio da seguire, da difendere, dal quale soprattutto imparare.

Il volto di Apo, Ocalan, è sugli striscioni, sulle bandiere. Viene da chiedersi come sarà ora Apo. Avrà i capelli bianchi? Quanto sarà invecchiato? Per forza, ma l’impressione è che i suoi occhi siano quegli stessi che campeggiano su un enorme striscione portato con un orgoglio che si legge sul volto di questi giovani uomini che lo reggono.

Si sfila per la città, gli slogan e gli interventi si susseguono dai microfoni davanti, dietro si parla, si discute, ci si interroga: la situazione generale è sempre più tragica, chi è solidale con le lotte nel mondo non sa più dove correre, tutti hanno qualche appuntamento da ricordarti: “Sta sera c’è questo… ieri hai visto quello? Domani sono qua… Lunedì hai visto cosa fanno…. Martedì proiettano…. mercoledì c’è un presidio… Giovedì di qua, di là… e poi il sabato e la domenica come se tutti e tutte noi fossimo ancora nel secolo scorso e nessuno lavorasse nel fine settimana…. Avanti…
Attivisti che si sentono chiamare neanche fossero “Figaro qua, Figaro là…”

Eppure, giustamente, per i kurdi è la LORO lotta, e anche per alcuni italiani è così: sono diversi coloro che in Kurdistan ci sono stati, da una parte o dall’altra, e che magari stanno organizzando il prossimo gruppo che parte presto.

Non è una lotta facile, non ci sono manifestazioni di solidarietà in mezzo mondo, i colori della bandiera kurda non sono così noti, il Rojava andrebbe sicuramente più studiato, conosciuto, anche solo raccontato.

A un giovane amico col quale abbiamo fatto tanti flash mob per la Palestina, dico che oggi sono qui; mi scrive chiedendo chi è Ocalan…
Questa è la realtà, ma gli dico: “Tranquillo, ti spedisco presto del materiale da leggere… E’ una storia lunga, ma importante…”
Domani cercherò questo materiale che sia della giusta misura e comprensibilità.

Ma una volta trovato, non lo girerò solo a lui.

Parliamone, raccontiamo, ovunque possiamo.

Grazie al popolo kurdo, che resiste, che non cede minimamente alla rassegnazione.

Che Apo, Ocalan, torni presto in libertà, sarebbe un’enorme vittoria per loro, ma anche per tutti e tutte noi, per il mondo intero.

Andrea De Lotto

Perché sosteniamo il Rojava e l’esperienza del Confederalismo democratico

Negli ultimi anni, il Rojava, una regione autonoma nel nord della Siria, si è caratterizzato per un esperimento importante di autogoverno – basato sui principi del confederalismo democratico – dando una risposta innovativa alle sfide politiche, sociali ed economiche che ha affrontato e affronta la regione, soprattutto in un contesto di guerra e instabilità, come quello che caratterizza il Medio Oriente.

Il confederalismo democratico – promosso dal leader curdo Ocalan e sostenuto dal Partito dei lavoratori curdi (PKK) – si distingue per la sua struttura decentralizzata e l’importanza conferita alla democrazia diretta, l’uguaglianza di genere e il riconoscimento delle diversità etniche e culturali.

Esso si è concretizzato in un sistema di autogoverno che promuove l’auto-organizzazione delle comunità locali: le decisioni sono prese a livello di base, attraverso assemblee popolari che consentono a tutti e tutte di partecipare attivamente alla vita politica. Questo approccio mira a evitare la centralizzazione del potere e a garantire che le diverse voci e le diverse comunità siano rappresentate. La creazione di cooperative e iniziative economiche locali hanno contribuito a sostenere l’economia della regione.

In particolare il sistema di gestione politico-sociale, composto da vari consigli e assemblee, funziona a diversi livelli: locali, regionali e federali. Ogni comunità è incoraggiata a formare le proprie assemblee, dove i membri possono discutere e decidere su questioni che riguardano la loro vita quotidiana, con una particolare attenzione alla questione ecologica. Le donne, in particolare, giocano un ruolo cruciale in questo processo. Rompendo il tradizionale assetto patriarcale è garantita la rappresentanza femminile in tutte le assemblee e i consigli, riflettendo l’impegno del Rojava per l’uguaglianza di genere.

Inoltre, il Rojava ha cercato di includere le diverse etnie e religioni presenti nella regione, come curdi, arabi, assiri, turcomanni, siriani e armeni, promuovendo un modello di convivenza pacifica e cooperazione, fondamentale per costruire una società pluralista e per affrontare le divisioni storiche che hanno caratterizzato storicamente la regione.

La guerra contro l’ISIS, con il pesante lascito della gestione dei campi di detenzione, ha rappresentato una sfida, solo momentaneamente vinta. Ora, con la caduta del regime di Bashar al-Assad, e la conquista del potere da parte del gruppo islamista Hayat Tahrir al-Sham (HTS) guidato da un ex comandante ISIS, è ripresa in grande stile l’offensiva delle bande jihadiste sostenute dalla Turchia contro il Rojava con l’obiettivo di smantellare il sistema confederalista democratico, cacciare il PKK e inglobare (per renderle inoffensive) le SDF (Forze democratiche siriane) nell’esercito nazionale a guida jihadista (SNA). La stessa Turchia è in prima fila negli attacchi aerei, continuando la sua politica stragista nei confronti delle comunità curde operata nelle città all’interno dei suoi confini.

A fronte della possibilità di poter gestire il nuovo Stato siriano a guida Jihadista i paesi occidentali che avevano appoggiato la resistenza del Rojava contro l’ISIS ora si stanno defilando rivolgendo lo sguardo a quanto succede in Palestina e alle opportunità che si danno per ridisegnare la regione grazie al massacro dei palestinesi e alla volontà espansionista del regime sionista.

Tuttavia, nonostante tutto, il modello di confederalismo democratico continua a dimostrare una notevole resilienza. Le comunità locali si sono organizzate per rispondere all’aggressione in corso, costruendo una rete di solidarietà e supporto reciproco, sostenendo l’autodifesa militante.

Ma proprio perché il Rojava può offrire un’alternativa interessante ai modelli di governo centralizzati, autoritari e tirannici che dominano gran parte del Medio Oriente la sua difesa è importante, soprattutto ora che l’esistenza stessa di quell’esperienza è messa in discussione dalle bombe turche e dai tagliagole fascio-islamisti.

Ed è per questo che saremo in piazza Cairoli

SABATO 15 FEBBRAIO, ALLE ORE 14,30

per dare voce e sostegno alla resistenza del Rojava, contro le mire di Erdogan e dei suoi alleati jihadisti

FEDERAZIONE ANARCHICA – MILANO (viale Monza 255)

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Report dai cortei di Roma e Milano per il Rojava

Sabato 15 febbraio i gruppi della FAI di Roma e Milano (assieme ad altre realtà anarchiche e libertarie come la Fas e l’Usi-Cit) hanno partecipato in maniera organizzata ai due cortei indetti dalle realtà curde in sostegno della rivoluzione sociale in Rojava. Di seguito alcuni resoconti e foto.

La redazione web

Roma. Difendere il Rojava.
Resoconto della manifestazione di sabato 15 febbraio 2025 “Verso la soluzione: libertà per Ocalan”
Il 15 febbraio è l’anniversario dell’arresto di A. Ocalan e, trascorsi 26 anni, anche quest’anno in Europa e in diverse parti del mondo, ci sono state mobilitazioni per chiederne la liberazione insieme ad altre migliaia di prigionieri e prigioniere politiche. In isolamento nell’isola di Imrali, in Turchia, è stato l’ispiratore del Confederalismo democratico una struttura sociale federalista e confederata, costruita e autogestita nel nord della Siria chiamata Rojava che ha tra i principi fondamentali l’autorganizzazione e l’autodifesa delle donne.
A Roma il percorso verso la manifestazione è cominciato nel mese di ottobre 2024 quando, con la caduta del regime di Assad in Siria, si è intensificato l’attacco dello Stato turco in quella regione. Nella nostra città c’è stato un intenso e partecipato dibattito che ha portato nel mese di dicembre ad una conferenza stampa, un’assemblea pubblica all’ Università la Sapienza “Siria, impedire il massacro dei civili”, un presidio in piazza Indipendenza, in prossimità dell’Ambasciata di Turchia con la parola d’ordine “Difendere il Rojava”. In coordinamento con tutte le realtà solidali partecipanti e collaboranti, poi, nel mese di gennaio, ci siamo ritrovati in un altro presidio in Piazza Campo dei Fiori, in prossimità dell’Ambasciata di Francia, per la ricorrenza dell’assassinio di tre attiviste da parte di un infiltrato del MIT ( sevizi segreti turchi) avvenuto nel Centro culturale curdo di Parigi nel 2013. Il percorso verso la giornata del 15 febbraio è proseguito con l’assemblea pubblica del 26 gennaio al Centro Sociale Forte Prenestino in occasione del decimo anniversario della liberazione della città di Kobane dall’ISIS del 2015.
L’appello a manifestare è stato intitolato Verso la soluzione: libertà per Ocalan e il corteo è stato indetto da Uiki (Ufficio informazione del Kurdistan in Italia), Rete Kurdistan Italia e il Centro socio culturale Ararat di Roma. In continuità con il dibattito e il coordinamento in rete, come Gruppo Anarchico C. Cafiero FAI Roma, abbiamo condiviso il percorso con tutte le realtà partecipanti in Rete Kurdistan Roma e Italia, Uiki (Ufficio Informazione del Kurdistan in Italia) e il Centro culturale Ararat di Roma.
Ci siamo trovati in Piazza Ugo La Malfa e il corteo si è snodato fino al quartiere di Testaccio per finire al Campo Boario dove si trova il Centro culturale Ararat. Molti gli interventi al microfono, in ogni piazza incontrata ci si è fermati e sono state spiegate le ragioni di questa importante manifestazione. Hanno partecipato delegazioni di comitati e associazioni solidali conosciute provenienti da altre regioni Puglia, Sicilia, Calabria, Abruzzo, Molise, Sardegna, Marche, Toscana, Umbria a fianco della comunità curda presente nel nostro paese.
Attivo nel dibattito e nelle mobilitazioni abbiamo condiviso lo striscione rossonero DIFENDERE IL ROJAVA. Una nostra compagna è intervenuta al microfono in piazza Albania. Per l’occasione il nostro gruppo ha accolto nel proprio spezzone la bandiera Mapuche e ha diffuso un volantino per la Campagna Dov’è Julia Chunil? luchadora mapuche scomparsa l’8 novembre in Cile.
Prima di recarci al corteo abbiamo esposto e fotografato lo striscione NO STATE NO NATION FEDERALISM REVOLUTION in prossimità dello Spazio Anarchico 19 Luglio a garbatella tra i lotti popolari in prossimità degli alberghetti. Il percorso verso la manifestazione si è arricchito nelle scorse settimane anche dal ritorno di una delegazione che si è recata a Kobane per la quale è stata organizzata una conferenza stampa. Circa un migliaio di manifestanti hanno partecipato al corteo di Roma di sabato 15 febbraio e negli interventi al microfono sono stati riportati anche stralci di testi portati al meeting del Tribunale dei Popoli che si è tenuto a Bruxelles il 5 e 6 febbraio scorso.

A cura del Gruppo Anarchico C. Cafiero FAI Roma

Qui il comunicato per il corteo del Cafiero

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Sabato 15 febbraio come gruppo Bakunin di Roma&Lazio siamo scesə in piazza per esprimere la nostra solidarietà al popolo del Kurdistan, ricordando l’importanza della rivoluzione in Rojava e il modello di autogestione ispirato alle tesi anarchiche di Murray Bookchin. Con il nostro striscione “Né Dio, né Stato, né guerra: liberə tuttə in libera Terra”, bandiere anarchiche e antiautoritarie, abbiamo ribadito il nostro sostegno alla lotta contro ogni forma di oppressione, alla gineologia, all’ecofemminismo e all’anticapitalismo espresso dal confederalismo democratico.

Il corteo era colorato e variegato, con una discreta partecipazione ma con una forte presenza di realtà solidali e di compà che riconoscono nell’esperienza del Rojava un’alternativa concreta ai sistemi statali e capitalisti.

La piazza si è riempita di musica e di interventi contro la guerra, il patriarcato e l’imperialismo, riaffermando la necessità di una resistenza collettiva e internazionale.

La nostra presenza ha suscitato interesse e dialogo, con momenti di confronto sulle possibilità di costruire modelli di autogestione anche nei nostri territori.

Continueremo a lottare affinché la rivoluzione in Kurdistan non venga soffocata e affinché i suoi principi possano ispirare percorsi di liberazione ovunque.

Gruppo Anarchico “Bakunin”-FAI Roma e Lazio

Di seguito il comunicato del Bakunin

Per un mondo senza confini né oppressioni

Il 15 febbraio 2025 ricorre il 26° anniversario della cattura di Abdullah Öcalan, figura centrale del movimento curdo nella lotta per i diritti e l’autodeterminazione. La sua detenzione in isolamento sull’isola-prigione di Imrali rappresenta non solo un’ingiustizia verso un individuo, ma anche un simbolo della repressione sistematica che il popolo curdo subisce da secoli.
In Turchia, la politica di assimilazione forzata e la negazione dell’identità curda hanno portato a una repressione violenta e continua. Azioni belliche e bombardamenti nel sud-est del paese e nel nord della Siria mirano a soffocare qualsiasi forma di autonomia curda. Dal 2016, l’esercito turco ha condotto diverse operazioni di terra nel nord della Siria con l’obiettivo di indebolire le forze curde locali. In Siria, la recente caduta del regime di Bashar al-Assad e l’ascesa al potere del leader islamista Ahmed al-Shara hanno permesso alla Turchia di rafforzare la sua influenza nella regione, complicando ulteriormente la situazione per la popolazione curda.
Nonostante la repressione, nel Rojava, nel nord-est della Siria, è emerso un modello rivoluzionario basato sul Confederalismo Democratico, ispirato e influenzato dal pensiero di Murray Bookchin. Questo modello promuove una società senza Stato, fondata sull’autogoverno, l’ecologia sociale e parità di genere. La rivoluzione del Rojava rappresenta un esempio concreto di come le comunità possano organizzarsi in modo autonomo, superando le strutture gerarchiche e statali. L’adozione del Confederalismo Democratico ha portato a una trasformazione sociale profonda, con la creazione di comuni autogestite, cooperative economiche e assemblee popolari.
Un aspetto centrale della rivoluzione del Rojava è l’emancipazione delle donne attraverso l’ecofemminismo e la gineologia, con due figure di rappresentanza politica centrale, uno di sesso maschile e uno femminile di pari importanza, poteri e oneri sociali. In contrasto con le culture patriarcali e teocratiche prevalenti nella regione, le donne del Rojava partecipano attivamente a tutti i livelli decisionali, dalle assemblee locali alle forze di autodifesa. Questa esperienza offre un modello di libertà e uguaglianza che supera persino molte società occidentali, dove persistono patriarcato, nazionalismo, razzismo sistemico e ingerenze religiose nelle strutture pubbliche.
È importante ricordare che la solidarietà verso il popolo curdo ha spesso incontrato ostacoli anche in Occidente. Un esempio emblematico è il caso di Maria Edgarda Marcucci, che, dopo aver combattuto contro l’ISIS al fianco delle forze curde, è stata considerata “socialmente pericolosa” e sottoposta a sorveglianza speciale per due anni. Nel frattempo, governi occidentali continuano a intrattenere rapporti politici ed economici con regimi autoritari come quelli di Turchia e Siria.
Come gruppo anarchico Bakunin di Roma e Lazio, riconosciamo nel modello del Rojava un esempio vivente dei principi di autogestione, mutualismo e libertà che da sempre guidano le nostre lotte. La loro esperienza dimostra che è possibile costruire una società libera dalle catene dello Stato e del capitalismo, basata sulla cooperazione e sul rispetto reciproco. Per questi motivi, aderiamo con convinzione al corteo in solidarietà al popolo del Kurdistan, riconoscendo nella loro lotta una parte integrante della nostra stessa lotta per la libertà e l’emancipazione di tutti i popoli oppressi; invitiamo tuttə a partecipare al corteo del 15 febbraio 2025, per sostenere il popolo curdo e per affermare insieme i valori di libertà, giustizia e autodeterminazione.

Gruppo anarchico Mikhail Bakunin – FAI Roma&Lazio
gruppobakunin@federazioneanarchica.org

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MILANO

Ieri sabato 15 febbraio alcune migliaia di persone hanno voluto ribadire il sostegno alla RIVOLUZIONE DELLA ROJAVA,alla liberazione di Ocalan e la difesa delle conquiste del CONFEDERALISMO DEMOCRATICO. Un consistente spezzon RossoNero con tutlecomportamenti anarchiche e libertarie di Milano erano presenti alla manifestazione. La manifestazione è passata davanti al palazzo della RAI. Il corteo giustamente ha fatto dappa davanti a quello che agli occhi di tutti è ormai il” SERVIZIO PUBBLICO DI REGIME E DELLA DISINFORMAZIONE”. Davanti all’ingresso della RAI è stato posizionato un bellissimo striscione.

Poi il corteo ha continuato il percorso ed è arrivato a destinazione cioè davanti al Consolato Turco. Molti interventi contro il fascista Erdogan,in solidarietà con Ocalan,le stragi sionisti a Gaza e per il Confederalismo al nord della Siria e a sud della Turchia (Rojava e Bakur).

Anto Milano

Qui il volantino diffuso dalla FAI di Milano.

L'articolo Report dai cortei di Roma e Milano per il Rojava proviene da .

A che punto è la notte?

Genocidio a Gaza
La carneficina israeliana a Gaza continua. Ieri sono stati uccisi due pescatori palestinesi mentre tentavano di guadagnarsi da vivere e sfamare le loro famiglie. Dopo la loro uccisione, le loro barche sono state colpite da raffiche di mitra e affondate. Il numero totale dei civili uccisi o scomparsi dall’inizio dell’aggressione ha superato la cifra di 65 mila. I feriti invece sono stati 111. 676.

Cisgiordania
Mentre continua l’offensiva su Jenin, due attacchi sono stati sferrati dall’esercito israeliano a Nablus e Tulkarem. Al campo di Askar è stato assassinato Adel Bashkar, 19 anni, colpito da una pallottola al torace. Al campo profughi di Nour Shams, invece, sono stati assassinati tre giovani palestinesi.

Dall’inizio dell’offensiva militare israeliana (21 gennaio), mirante alla cacciata dei palestinesi dalla loro terra per annetterla, a Tulkarem sono stati assassinati 11 civili, comprese due donne di cui una incinta all’ottavo mese ed un bambino di 7 anni. Nei comunicati militari israeliani, ripresi senza verifica dai giornalisti, scudo mediatico dell’occupazione, tutte le vittime sarebbero terroristi. Anche il bambino di 7 anni e la donna incinta all’ottavo mese.

Dall’inizio della guerra contro la popolazione di Gaza, in Cisgiordania l’offensiva israeliana ha ucciso assassinato 916 civili, di cui 183 bambini, e ferito oltre 7 mila persone. Dall’inizio del 2024, gli assassinati sono stati 81, di cui 11 bambini.
Scambio prigionieri e trattative

Avviene oggi il 6° scambio di prigionieri tra Hamas e Netanyahu

3 ostaggi in mano di Hamas e Jihad islamica sono stati consegnati, a Khan Younis, alla Croce rossa internazionale, nella consueta forma pubblica con palco, doni e ringraziamenti. I tre israeliani sono apparsi in buona forma dopo 480 giorni di prigionia. Nel pomeriggio saranno rilasciati 369 detenuti palestinesi dalle carceri israeliane.

Egitto e Lega araba
Il 20 febbraio si terrà a Riad un vertice di 5 paesi arabi (Egitto, Giordania, Arabia Saudita, Emirati arabi uniti, Qatar). All’ordine del giorno: come far fronte al criminale piano Trump di occupare Gaza e cacciarne la popolazione, per farne un affare immobiliare con lunga manus israeliana.

Tutti i paesi della conferenza sono legati mani e piedi alla politica imperialista degli USA. Dipendono dalla Casa Bianca per la fornitura di armi, per la protezione militare con la presenza di basi militari sul loro territorio (tranne Il Cairo) e per il sostegno politico e diplomatico in quanto questi paesi non hanno una legittimità democratica interna. Solo mettendosi insieme, ossequiosi alla corte del tycoon, potranno trovare la forza di ammorbidire le intenzioni di Trump e schivare le minacce di Tel Aviv.
Alla conclusione dell’incontro di Riad si conosceranno ufficialmente gli elementi della proposta egiziana per la ricostruzione di Gaza senza cacciarne la popolazione.

Conferenza di Doha
Si terrà a Doha (17-18-19 febbraio 2025) una conferenza palestinese, convocata da diverse realtà sia palestinesi che arabe, per discutere della rappresentanza popolare. È un’iniziativa che appare animata da intenzioni positive per realizzare una nuova unità palestinese, per rafforzare la risposta ai piani del sionismo religioso, rappresentato dal governo Netanyahu, di annessione totale della Palestina storica.

Ci sono migliaia di articoli di commento e di opinioni apparsi sulla stampa araba, ma non si evince da chi sia stata convocata. Malgrado le buone intenzioni, il rischio è che ci si perda in accuse reciproche tra le varie organizzazioni politiche, facendo cadere la rappresentanza politica del popolo palestinese intestata all’OLP.
Il fatto che ad ospitare l’assise sia Doha è un indice grave di condizionamento islamista della conferenza e delle sue eventuali risoluzioni. Il mancato coinvolgimento di Al-Fatah, l’organizzazione che detiene attualmente la gestione di OLP e ANP, è un dato pericoloso. Infatti sia Al-Fatah sia l’ANP hanno pubblicato comunicati di fuoco contro l’iniziativa definita “sospetta”.

Siria
Dalla Russia sono arrivati a Damasco su un cargo militare 300 miliardi di lire libanesi. Il governo siriano stampa la propria valuta in Russia. La Banca centrale siriana potrà affrontare la crisi di liquidità. È anche un segnale di distensione nelle relazioni tra Damasco e Mosca.

Rimane grave la situazione nel nord e nord est del paese. Oltre agli attacchi delle milizie islamiste filoturche, con il silenzio-assenso dei nuovi padroni di Damasco, la stessa aeronautica turca continua a martellare Kobane e le province autonome del Rojava. Alle attività belliche contro le zone autonome curde si aggiungono gli attacchi terroristici jihadisti.
Il campo profughi el-Hol dove sono raccolte le famiglie dei terroristi di Daesh (ISIS) rischia la chiusura. L’amministrazione Trump ha annunciato che non coprirà più i costi di gestione, mentre la maggior parte dei paesi europei si rifiutano di riprendersi indietro i loro cittadini.

ANBAMED

Per la liberazione di Ocalan

Rifondazione Comunista aderisce alla giornata di mobilitazione per la liberazione di Ocalan e invita a partecipare ai cortei di Roma e Milano.
Scendiamo in piazza per fermare l’attacco criminale e genocida della Turchia contro il popolo curdo e in difesa del Rojava.

Il Nelson Mandela del popolo curdo è rinchiuso da 26 anni in regime di isolamento nell’isola prigione di Imrali e la sua liberazione è imprescindibile se si vuole avviare un processo di pace, democrazia e convivenza in Turchia e in tutto il Medio Oriente. Il confederalismo democratico proposto da Ocalan ha ispirato lo slogan “Donna vita libertà”, l’eroica resistenza di Kobane contro l’ISIS, l’autogoverno del Rojava nel nordest della Siria oggi sotto attacco da parte della Turchia e degli islamisti.

L’Unione Europea – da sempre complice dell’alleato NATO Erdogan – continua a tenere il PKK di Ocalan nell’elenco delle organizzazioni terroriste invece di esigere la liberazione di decine di migliaia di prigionieri politici e la fine degli attacchi contro il Rojava, l’unica realtà compiutamente democratica in Medio Oriente.

Maurizio Acerbo, segretario nazionale del Partito della Rifondazione Comunista – Sinistra Europea

Info concentramenti cortei sabato 15 febbraio, ore 14,30:
Milano, Largo Cairoli
Roma, Piazzale Ugo La Malfa (metro Circo Massimo)

Rifondazione Comunista - Sinistra Europea

Manifestazione a Roma: Ocalan libero, stop ai bombardamenti sul Rojava

Ieri 13 febbraio annuale appuntamento a piazzale Ugo la Malfa a fianco del movimento di resistenza curdo. In un percorso più breve del solito, poco più di un migliaio di persone sono arrivate all’ex mattatoio del testaccio che ora ospita anche il centro culturale Ararat, monte simbolo del popolo curdo. La piazza antistante il centro poi è intitolata a Dino Frisullo indimenticato giornalista che molto si è battuto per la libertà del popolo curdo.

Da mesi i bombardamenti turchi nel Rojava colpiscono le principali infrastrutture: acquedotti, strade scuole, compreso i luoghi di culto con l’obiettivo di annichilire l’esperienza del Confederalismo Democratico del Rojava. Un rappresentante degli studenti si riferisce al confederalismo come ad un orizzonte politico più attuale che mai cui non solo portare la nostra solidarietà ma da assumere come modello del nostro agire politico… Sappiamo che nel Confederalismo i più ascoltati sono i giovani e le donne che, per esempio, non possono essere processate dagli uomini’. Un esempio da imitare per gli studenti e un modello amministrativo da difendere secondo i rappresentanti del Movimento per l’acqua pubblica anch’essi presenti in ordine sparso. Come è noto la Turchia usa l’acqua come arma contro il popolo curdo con danni incalcolabili anche per l’ambiente e i bombardamenti alla diga dello Tsirin a 50 Km dal confine lo dimostrano.

Il corteo era aperto dalla comunità curda con uno striscione con una grande immagine del leader del PKK seguito dagli studenti, da una nutrita presenza di Cobas, giunti anche da altre regioni. Presente anche lo striscione di rifondazione, del movimento anarchico e ovviamente rappresentanti dell’ANPI.

Come notava una rappresentante di ‘Liberi di lottare’ queste manifestazioni sono sempre più ridotte sia nei numeri che nella viabilità concesse. Stanchezza, resa, disillusione o semplicemente un arretramento, un carsismo, per riemergere in altre forme? Le parole dello studente fanno sperare.

Intanto dalla comunità curda è risuonato l’appello per una manifestazione straordinaria per il NEWROZ 2025 il prossimo 21 marzo al Centro Ararat.

Redazione Roma

Milano: corteo per la libertà di Ocalan e in difesa del Rojava – Video

Sabato a Milano, piazza Cairoli, sono le 14.30, dopo quasi un anno e mezzo oggi non si manifesta per la Palestina. Tutti coloro che lottano in difesa del popolo palestinese hanno fatto l’iniziativa settimanale, due giorni fa, sotto il consolato Usa, dopo i messaggi deliranti lanciati da Trump.

Oggi le strade di Milano vedono decine di bandiere kurde, alcune palestinesi, ma sono soprattutto “i compagni e le compagne” italiane ad essere quelle di sempre. Certo oggi la compagine anarchica è più visibile, compatta.

La questione kurda, una ferita aperta, parallela a quella palestinese. I massacri sono solo più stemperati nel tempo e soprattutto più lontani dalle telecamere.

Ma sono in molti a sottolineare come l’esperienza in Rojava sia davvero la speranza più grande in tutta la regione e non solo. Un po’ come lo furono gli zapatisti a suo tempo. Un esempio da seguire, da difendere, dal quale soprattutto imparare.

Il volto di Apo, Ocalan, è sugli striscioni, sulle bandiere. Viene da chiedersi come sarà ora Apo. Avrà i capelli bianchi? Quanto sarà invecchiato? Per forza, ma l’impressione è che i suoi occhi siano quegli stessi che campeggiano su un enorme striscione portato con un orgoglio che si legge sul volto di questi giovani uomini che lo reggono.

Si sfila per la città, gli slogan e gli interventi si susseguono dai microfoni davanti, dietro si parla, si discute, ci si interroga: la situazione generale è sempre più tragica, chi è solidale con le lotte nel mondo non sa più dove correre, tutti hanno qualche appuntamento da ricordarti: “Sta sera c’è questo… ieri hai visto quello? Domani sono qua… Lunedì hai visto cosa fanno…. Martedì proiettano…. mercoledì c’è un presidio… Giovedì di qua, di là… e poi il sabato e la domenica come se tutti e tutte noi fossimo ancora nel secolo scorso e nessuno lavorasse nel fine settimana…. Avanti…
Attivisti che si sentono chiamare neanche fossero “Figaro qua, Figaro là…”

Eppure, giustamente, per i kurdi è la LORO lotta, e anche per alcuni italiani è così: sono diversi coloro che in Kurdistan ci sono stati, da una parte o dall’altra, e che magari stanno organizzando il prossimo gruppo che parte presto.

Non è una lotta facile, non ci sono manifestazioni di solidarietà in mezzo mondo, i colori della bandiera kurda non sono così noti, il Rojava andrebbe sicuramente più studiato, conosciuto, anche solo raccontato.

A un giovane amico col quale abbiamo fatto tanti flash mob per la Palestina, dico che oggi sono qui; mi scrive chiedendo chi è Ocalan…
Questa è la realtà, ma gli dico: “Tranquillo, ti spedisco presto del materiale da leggere… E’ una storia lunga, ma importante…”
Domani cercherò questo materiale che sia della giusta misura e comprensibilità.

Ma una volta trovato, non lo girerò solo a lui.

Parliamone, raccontiamo, ovunque possiamo.

Grazie al popolo kurdo, che resiste, che non cede minimamente alla rassegnazione.

Che Apo, Ocalan, torni presto in libertà, sarebbe un’enorme vittoria per loro, ma anche per tutti e tutte noi, per il mondo intero.

Andrea De Lotto