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Diritti Umani

Napoli: in Via Aquila un Polo sociale per le persone senza fissa dimora

Sorgerà in alcuni locali a ridosso della stazione, che Ferrovie dello Stato ha concesso in comodato d’uso al Comune, un grande Polo sociale che offrirà servizi alle persone senza fissa dimora.

Il progetto è finanziato con fondi PNRR e contribuirà a migliorare le condizioni di vita di cittadini e soggetti fragili che vivono nel quartiere.
Offrirà servizi di accompagnamento psicologico e legale, assistenza giuridica, saranno attivati laboratori e percorsi di avviamento al lavoro.

https://multimediale.comune.napoli.it/index.php?n=10401

Fonte: Comunicato stampa del Comune di Napoli

Redazione Napoli

Manifestazione a Cagliari: siamo tutti antifascisti

Promosso dal coordinamento antifascista cagliaritano ATZIONI ANTIFASCISTA DE CASTEDDU un corteo di alcune centinaia di persone ha percorso le vie del capoluogo sardo, ritmando lo slogan: SIAMO TUTTI ANTIFASCISTI!

L’iniziativa è nata fra gli studenti, nelle università, ma anche nelle scuole superiori e ne è la riprova la nutrita partecipazione di giovani. Perché, raccontano in prima persona, sono soprattutto i giovani ad essere più esposti alle intimidazioni fasciste nelle scuole, quelle stesse scuole pubbliche che vorrebbero instradarli verso il militarismo grazie ai progetti delle Forze Armate, nelle aule e poi nelle caserme. Tra l’altro in città si sono recentemente registrati alcuni episodi di aggressione a studenti ed attivisti, da parte di gruppi di estrema destra.

Uno studente al microfono ha voluto ricordare i motivi della manifestazione e ha voluto ricordare l’anarchico sardo Franco Serantini, ucciso dalla polizia durante una manifestazione a Pisa nel 1972, di cui scrisse Corrado Stajano nel libro “Il sovversivo”. Passato e presente, uniti dal filo dell’antifascismo. Erano presenti anche i sindacati di base, i nonviolenti, gli anarchici, le associazioni palestinesi, che hanno ricordato che Gaza e tutta la Palestina sono tutt’ora sotto minaccia di genocidio.

La presenza della sede di Casa Pound, formazione che si richiama al fascismo, in una strada adiacente al percorso, ha portato le forze dell’ordine a schierarsi in tenuta antisommossa e a blindare letteralmente le strade, impedendo l’afflusso anche ai passanti. Uno spiegamento di forze plateale, che è eufemistico definire eccessivo, che ha condizionato il clima interno al corteo, nonché gli spostamenti dei semplici pedoni. Ci domandiamo se una simile solerzia da parte degli apparati dello Stato potremo riscontrarla anche davanti alle aggressioni neofasciste. Ma gli antifascisti cagliaritani hanno dimostrato grande maturità, non accettando provocazioni e marciando uniti fino a piazza Costituzione. Già, quella costituzione nata dall’antifascismo e dalla resistenza, mai davvero realizzata e sempre meno applicata.

Il corteo di sabato 22 febbraio a Cagliari, è servito anche a ricordare che l’antifascismo ci deve accomunare, in un momento storico in cui c’è un triste e drammatico ritorno ad ideologie suprematiste.

Carlo Bellisai

A tre anni dall’intensificarsi del conflitto in UCRAINA

DATI SULL’INFANZIA

1 bambino su 5 ha perso un familiare o un amico dall’escalation della guerra tre anni fa;

Il numero di vittime tra i bambini nel 2024 è aumentato del 57% rispetto al 2023;

In media, almeno 16 bambini sono stati uccisi o feriti in Ucraina ogni settimana dall’inizio della guerra;

Più di 2.520 bambini sono stati uccisi o feriti dal febbraio 2022: 669 sono stati uccisi e 1.854 feriti.

Il numero reale è probabilmente molto più alto, poiché queste cifre tengono conto solo dei decessi accertati dalle Nazioni Unite.

Il tasso di natalità dell’Ucraina è diminuito del 35% dal 2021 e circa un terzo dei bambini hanno lasciato il paese negli ultimi 3 anni;

Ogni bambino/a di 3 anni non ha conosciuto altro che la guerra, con impatti potenzialmente per la vita sul loro benessere e sviluppo.

Anche i bambini rifugiati sotto i 3 anni non hanno conosciuto altro che sfollamento, in molti casi, separati dai loro padri.

L’Ucraina è diventato uno dei paesi maggiormente contaminato da mine al mondo con ordigni inesplosi che coprono circa il 30% del paese.

PERSONE RIFUGIATE E SFOLLATE

Circa 3,7 milioni di persone sono ancora sfollate interne e 6,86 milioni sono fuori dal paese, principalmente in Europa (6,3 milioni);
Più di 5,1 milioni di bambini sono fuggiti dalle proprie case.

ISTRUZIONE

Più di 1.600 scuole e circa 786 strutture sanitarie sono state danneggiate o distrutte negli ultimi 3 anni;
Si stima che il 40% dei bambini in età prescolare non sta accedendo all’istruzione per la prima infanzia;
La maggior parte delle scuole vicino alle aree di prima linea rimane chiusa, quasi il 40% dei bambini studia solo online o attraverso un misto di lezioni di persona e a distanza, con una perdita media di apprendimento di due anni in lettura e di un anno in matematica.

SALUTE MENTALE

Quasi un terzo degli adolescenti riferisce di sentirsi così triste o senza speranza da non poter svolgere le proprie attività abituali.
Questi sentimenti sono molto più comuni tra le ragazze.

LA RISPOSTA DELL’UNICEF

In Ucraina, l’UNICEF lavora a fianco del Governo e dei partner per rispondere ai bisogni specifici dei bambini più vulnerabili, gettando al contempo le basi per uno sviluppo a lungo termine.

La risposta ai bisogni umanitari urgenti dei bambini comprende la garanzia di accesso all’acqua potabile, l’assistenza in denaro, l’assistenza sanitaria, l’istruzione, la salute mentale e il sostegno psicosociale.

Nei Paesi che ospitano rifugiati, l’UNICEF integra gli sforzi nazionali, rispondendo ai bisogni umanitari persistenti di coloro che sono sfollati da lungo tempo e promuovendo al contempo una transizione sostenibile verso i sistemi nazionali.
Ciò include programmi incentrati sulla fornitura di istruzione, assistenza sanitaria e protezione di qualità ai bambini ucraini e a quelli emarginati delle comunità ospitanti.

I DATI DELLA RISPOSTA UNICEF E DEI PARTNER IN UCRAINA NEL 2024

9,8 milioni di persone, tra cui 2,5 milioni di bambini, hanno ricevuto assistenza umanitaria;

240.000 persone hanno ricevuto assistenza umanitaria in denaro per i loro bisogni essenziali;

Più di 480.000 bambini hanno avuto un migliore accesso all’istruzione formale e non formale (compreso l’apprendimento della prima infanzia);

Quasi 760.000 bambini, caregivers e operatori in prima linea hanno avuto accesso a servizi di salute mentale e di sostegno psicosociale;

5,8 milioni di persone hanno avuto un migliore accesso all’acqua potabile per le esigenze domestiche e per il consumo;

Oltre 1,2 milioni di bambini e donne hanno avuto accesso all’assistenza sanitaria di base nelle strutture sostenute dall’UNICEF e attraverso le squadre mobili;

Oltre 1,2 milioni di bambini, giovani e caregivers hanno partecipato a corsi di formazione sui rischi degli ordigni esplosivi e sulle pratiche di prevenzione.

I DATI DELLA RISPOSTA UNICEF E DEI PARTNER NEI PAESI CHE OSPITANO RIFUGIATI NEL 2024

Raggiunti oltre 530.000 bambini con l’assistenza dell’UNICEF.

Oltre 3.800 famiglie hanno ricevuto trasferimenti di denaro umanitari.

Più di 485.200 bambini hanno ricevuto sostegno per accedere all’istruzione formale e non formale (compreso l’apprendimento della prima infanzia).

Più di 360.800 bambini e caregiver hanno avuto accesso a servizi di salute mentale e di supporto psicosociale (MHPSS)

Oltre 13.200 persone hanno ricevuto aiuti essenziali per servizi igienici e sanitari (WASH).
Oltre 43.500 donne e bambini hanno avuto accesso all’assistenza sanitaria primaria.

VIDEO: 3 anni di guerra totale in Ucraina https://www.youtube.com/watch?v=qYuQ4W7JRY4

UNICEF

Tre anni dopo l’invasione russa dell’Ucraina

Amnesty International: “Tre anni dopo l’invasione russa su vasta scala dell’Ucraina, la giustizia per le vittime dev’essere una priorità del mondo”

In occasione del terzo anniversario dell’invasione su vasta scala della Russia contro l’Ucraina e mentre sono in corso negoziati di pace tra Usa e Russia, la segretaria generale di Amnesty International Agnés Callamard ha dichiarato:

“In un periodo in cui il presidente degli Usa sta cercando di riscrivere la storia dell’ultimo decennio, particolarmente degli ultimi tre anni, il terzo anniversario dell’aggressione russa ci ricorda profondamente quanto la popolazione ucraina abbia subìto e perso, così come la devastazione che la Russia ha portato in Ucraina”.

“Qualsiasi negoziato sul futuro della popolazione ucraina dovrà avere come priorità la giustizia per tutti i crimini di diritto internazionale commessi a seguito dell’intervento militare russo del 2014, garantire l’assunzione di responsabilità da parte dei colpevoli e prevedere risarcimenti per le vittime dell’aggressione russa.

Le sofferenze del passato, compresi i mortali attacchi aerei russi contro la popolazione civile e il trasferimento di bambine e bambini in Russia, non dovranno essere dimenticati o lasciati impuniti.

Le voci di coloro che hanno subìto l’impatto più grande della guerra di aggressione russa dovranno essere ascoltate; si dovrà venire incontro alle loro necessità; qualunque esito di un negoziato che non terrà conto di ciò sarà destinato al fallimento”.

“Nel terzo anniversario dell’invasione su vasta scala russa pretendiamo giustizia, riparazione e risarcimenti, oltre a una partecipazione significativa al processo di pace.

Lo pretendiamo in nome dei civili ucraini rapiti dalle forze russe, dei prigionieri di guerra torturati e ingiustamente condannati, dei bambini e delle bambine minacciati perché seguono online i programmi scolastici ucraini, per i docenti e le docenti che, nei territori ucraini occupati dalla Russia, sono costretti a lavorare seguendo i programmi russi, per i tatari della Crimea e per le altre minoranze oppresse dal tentativo russo di alterare la demografia dei territori occupati.

Senza porre fine immediatamente a tutto questo e in assenza di forti garanzie di giustizia, un accordo di pace frettoloso non farà altro che prolungare queste sofferenze e assicurare impunità agli autori di atroci violazioni dei diritti umani”.

“Una settimana fa il segretario di stato statunitense Rubio ha detto che il presidente Trump vuole porre fine alla guerra in modo sostenibile e duraturo.
Un sincero impegno del presidente Trump per assicurare una pace che duri dev’essere seguito non dalle parole ma dalle azioni: ad esempio, percorrendo tutte le strade possibili per una giustizia reale e per provvedimenti nei confronti dei responsabili di crimini di guerra e di tutti gli altri crimini di diritto internazionale”.

Ulteriori informazioni

Dal 24 febbraio 2022 Amnesty International ha documentato massicce violazioni del diritto internazionale dei diritti umani e del diritto internazionale umanitario, comprese azioni che costituiscono crimini di guerra e probabilmente crimini contro l’umanità.

L’invasione su vasta scala dell’Ucraina da parte della Russia costituisce il crimine internazionale di aggressione.

Le strategie e le tattiche dell’esercito russo, tra cui il continuo uso di munizioni indiscriminate e gli attacchi intenzionali contro la popolazione civile ucraina, hanno causato massicce sofferenze umane e hanno avuto un grave impatto sulle fasce più vulnerabili della popolazione ucraina come le persone anziane, i bambini e le bambine.

A partire dal marzo del 2023 la Corte penale internazionale ha emesso mandati di cattura contro il presidente russo Putin e ulteriori alti ufficiali russi.

L’intenzione del presidente Trump di arrivare a un accordo negoziale ha riportato l’attenzione sulla guerra ma il suo decreto presidenziale, che prevede sanzioni contro la Corte, mette in pericolo i diritti delle vittime e delle persone sopravvissute ai crimini internazionali in Ucraina come altrove.

Amnesty International

Notizie dal Medio Oriente

Gaza

Negli ospedali di Gaza sono arrivati ieri 10 corpi di persone uccise nei bombardamenti israeliani precedenti.
Il lavoro di rimozione delle macerie e di ricerca delle vittime dell’aggressione è contrastato dai cecchini, che sparano continuamente contro i lavoratori in opera.
Infatti, sono stati presi di mira dai cecchini gli operai che stavano liberando le strade dalle macerie a Khan Younis.
Per fortuna nessuno è stato ucciso, ma soltanto feriti.

Cisgiordania

Carri armati a Jenin. Si inasprisce l’attacco militare contro le città palestinesi.
L’esercito ha spedito nei territori palestinesi occupati altre tre brigate per domare la popolazione.
I bulldozer israeliani hanno devastato le strade di Yamoun, vicino a Jenin.
Una punizione collettiva di un esercito di pazzi, che si crede al di sopra di ogni legge.
La stessa cosa avviene in tutti gli attacchi delle truppe israeliane nelle città e villaggi palestinesi della Cisgiordania.
A Ramallah, la polizia dell’ANP ha disperso una manifestazione di commiato, in contemporanea con i funerali a Beirut di Nasrollah.
Un gruppo di persone, appartenenti a diversi movimenti politici palestinesi, ha innalzato bandiere palestinesi e libanesi con foto dei dirigenti libanesi assassinati dall’esercito israeliano.
Intonavano: “Resistenza, resistenza, resistenza!”.
L’intervento repressivo delle forze di sicurezza di Abbas è stato un’altra pagina nera nella collaborazione con Israele, dimenticando i sacrifici che il popolo libanese ha sofferto, in sostegno alla lotta di liberazione palestinese.
Va ricordato a costoro che in Libano ci sono ancora oltre 400 mila profughi palestinesi, che lottano fianco a fianco con i libanesi per una vita migliore in attesa del ritorno alla terra dei loro avi.
L’unità della lotta libano-palestinese non potrà mai cancellata con azioni di bavaglio della libertà d’espressione e di manifestazione.

Israele

Apartheid e deportazione contro i nativi palestinesi.
Per la 236esima volta le forze di occupazione hanno distrutto il villaggio di Al-Araqeeb, nel Negev.
I piani dei sionisti riguardano la costruzione di una colonia ebraica al posto del villaggio palestinese, cacciando gli abitanti.
Una resistenza nonviolenta e disobbedienza civile che dura da anni.
La popolazione palestinese di cittadinanza israeliana non desiste e continua a rimanere ancorata alla propria terra.
Al posto dei ruderi del villaggio hanno inventato diverse modalità per crearsi un riparo, come la scuola dei gommoni di auto.
Ieri, le autorità israeliane hanno distrutto le tende di stoffa.
“Non ce ne andremo!”, ha detto uno de gli attivisti del villaggio.
Il villaggio di Al-Araqeeb è uno solo degli esempi di furto della terra palestinese, per mano della colonizzazione ebraica, furto che continua da prima del 1948. Guardate la cartina interattiva su questo sito.

Scambio prigionieri

Netanyahu si rifiuta di rispettare gli impegni presi e sta lavorando per far saltare l’accordo di tregua.
Sono passate 48 ore dall’appuntamento per la liberazione di 660 detenuto palestinesi, ma il rilascio è stato rinviato.
I prigionieri sono stati prima caricati sugli autobus e poi per ordine del governo sono stati riportati in cella.
Una tortura doppia.
Il pretesto è la cerimonia di parata militare e le immagini di un bacio dato alla fronte di un combattente di Hamas da parte di un ostaggio israeliano, durante l’ultima consegna di sabato 22 febbraio.
Alla cerimonia avevano assistito due ostaggi non ancora rilasciati.
Il video del loro appello a Netanyahu, di fare tutto il possibile per liberarli, ha scatenato la rabbia del ricercato per crimini di guerra.
Il canale 12 della tv israeliana dice che Netanyahu intende cambiare le regole del gioco con Hamas, imponendo la sua volontà per costringere il movimento alla resa, con la minaccia della ripresa della guerra.
La risposta di Hamas non è tardata. “Finché non saranno liberati i 660 detenuti palestinesi, non sarà effettuato il prossimo scambio del 1° marzo”.

Libano

Funerali di massa nello stadio di Beirut per il segretario di Hezbollah assassinato in un bombardamento israeliano alla periferia sud della capitale libanese.
Decine di migliaia di persone sono affluite allo stadio e riempito le strade adiacenti.
Alla cerimonia funebre hanno partecipato anche personalità pubbliche e una delegazione iraniana e dei movimenti del “Fronte della resistenza”.
Caccia israeliani arrogantemente hanno sorvolato il cielo di Beirut.
Il presidente Aoun durante l’incontro con la delegazione iraniana ha espresso la sua opposizione alle interferenze esterne nella politica libanese: “Siamo stanchi delle guerre altrui sul suolo libanese”.

Sudan

L’esercito ha tolto l’assedio delle milizie al capoluogo della provincia Kordofan, Al-Oubayid.
Anche sul fronte a sud della capitale, l’esercito ha segnato altri punti a suo favore controllando la città di Al-Qatina, località strategica per le vie di comunicazioni con il sud ed il Darfur.
Una guerra fratricida che non vede assolutamente una possibile via di soluzione, per i continui sostegni internazionali e regionali alle parti belligeranti.
Di fatto si stanno costituendo due governi paralleli, con la minaccia di una nuova secessione.
A Nairobi, infatti, si è formato un governo alle dipendenze delle milizie di Hamidati, mentre a Port Sudan è stata annunciata la composizione di un nuovo governo civile allargato.

Siria

Lo sviluppo più importante del dopo caduta di Bashar Assad è la convocazione per domani della Conferenza del dialogo nazionale.
Anche se è in realtà soltanto una conferenza consultiva, assume la sua importanza per delineare il futuro della Siria.
Per imposizioni velate di Ankara sono stati esclusi i curdi e molti esponenti dell’opposizione civile al regime degli Assad residenti all’estero hanno declinato l’invito, per la non trasparenza dei compiti e degli obbiettivi.

Bombardamenti israeliani al confine siro-libanese.
Movimenti di truppe di terra nel sud della Siria occupato dopo la caduta di Assad.
Netanyahu minaccia il nuovo governo siriano.
Domani sono state convocate presidi popolari in tutte le città siriane per chiedere all’ONU di imporre l’applicazione degli accordi internazionali ed il ritiro dell’esercito israeliano dai territori siriano occupati.
Oggi dovrebbero essere sospese alcune sanzioni europee.

Iraq/Yazidi

L’onorevole Boldrini ha presentato al parlamento una mozione per il riconoscimento del genocidio degli yazidi compiuto nel 2014 da Daiesh in Iraq. clicca per saperne di più.

BDS

L’azienda italiana di abbigliamento sportivo “Errea” ha rescisso il suo contratto con la Federazione calcistica israeliana dopo meno di due mesi dalla firma.
La decisione di Errea è una risposta alle pressioni del BDS che ha chiesto all’azienda di rifiutare l’inclusione di squadre provenienti dagli insediamenti israeliani.
Ciò rende Errea la terza azienda a porre fine alla sua sponsorizzazione dell’associazione israeliana dopo “Puma” e “Adidas”, sotto la pressione delle campagne di boicottaggio globali.

Il comitato italiano di BDS ha avviato una nuova campagna per isolare un’altra azienda: “Chiediamo a Reebok di recedere immediatamente dal contratto con l’IFA per evitare di essere complice dei crimini di guerra, dei crimini contro l’umanità e del genocidio di Israele. Se Reebok dovesse continuare con questa sponsorizzazione criminale e non etica, dovrà affrontare una campagna di boicottaggio internazionale”.

ANBAMED

Stati Uniti, decine di proteste contro le politiche di Trump e Musk

In seguito al licenziamento di migliaia di dipendenti pubblici predisposto dal nuovo Dipartimento per l’efficienza governativa (DOGE), guidato dal miliardario Elon Musk e voluto da Trump, in alcune zone degli Stati Uniti si sono registrate proteste contro le politiche del fondatore di Tesla e del presidente della Casa Bianca. In particolare, centinaia di persone si sono radunate davanti alle concessionarie Tesla a New York, Kansas City e in tutta la California per protestare contro i tagli del DOGE. Gli organizzatori hanno riferito di almeno 37 dimostrazioni in uno sforzo coordinato attraverso gli hashtag social TeslaTakedown e TeslaTakover, con i manifestanti che hanno agitato cartelli con le scritte “Detronizzate Musk”, “Nessuno ha votato Elon Musk” e “Fermate il colpo di Stato”. In alcuni Stati democratici, inoltre, sono partite le rivendicazioni contro le politiche riguardanti i diritti all’aborto e delle persone transgender.

Attraverso il DOGE, istituito per ridurre la burocrazia statunitense, Musk ha finora licenziato più di 9.500 dipendenti federali che si occupavano di tutto, dalla gestione dei terreni federali all’assistenza dei veterani militari. I licenziamenti si aggiungono ai circa 75.000 lavoratori che hanno accettato una buonuscita offerta da Musk e Trump. Il presidente statunitense ha affermato che il governo federale è saturo e che troppi soldi vengono persi a causa di sprechi e frodi. Il governo ha circa 36 trilioni di dollari di debito e ha avuto un deficit di 1,8 trilioni di dollari l’anno scorso: c’è un accordo bipartisan sulla necessità di riforme. Tuttavia, l’ondata di licenziamenti ha causato proteste sia tra i dipendenti licenziati che tra i cittadini: molti lavoratori pubblici hanno affermato di sentirsi traditi dallo Stato che hanno servito per anni.

Trump e Musk hanno chiuso quasi completamente alcune agenzie governative come l’Agenzia statunitense per lo sviluppo internazionale e il Consumer Financial Protection Bureau (CFPB). Quest’ultimo era uno dei pochi uffici rimasti dalla crisi del 2008 con lo scopo di aiutare finanziariamente i cittadini comuni, ma è accusato dai repubblicani di abuso di potere. In risposta alla chiusura di queste Agenzie, è nata una nuova rete di dipendenti federali organizzata per contrastare i tagli nel settore pubblico, chiamata Federal Unionists Network (FUN).

Chris Dols, uno dei membri fondatori, ritiene che l’attacco al CFPB abbia chiarito qual è il vero obiettivo di Musk e Trump. «[Il CFPB] è la protezione dei consumatori contro le frodi», ha affermato, aggiungendo che «I truffatori se la sono presa con l’agenzia anti-truffa». In altre parole, secondo Dols, se Trump e Musk si preoccupassero davvero di ridurre gli sprechi e le frodi e di migliorare la vita dei lavoratori rafforzerebbero ed espanderebbero la portata del CFPB, anziché tagliarla.

Alcuni manifestanti, soprattutto negli Stati di stampo più “progressista” come la California, hanno messo in dubbio la legittimità di Elon Musk, sostenendo che nessuno lo ha votato e radunandosi fuori dalle concessionarie Tesla per protesta. Più di una trentina di eventi contro l’oligarca sudafricano naturalizzato statunitense sono andati in scena in varie parti degli USA, come riportato sul sito Action Network, dove si invitano le persone che possiedono delle Tesla o azioni della società a disinvestire, vendere il proprio veicolo e unirsi alle proteste. Le dimostrazioni seguono le notizie di incendi dolosi e danneggiamenti dei saloni Tesla in Oregon e Colorado. Alcuni investitori temono che il sostegno di Musk a Trump possa influenzare le vendite e sottrarre tempo allo sviluppo del marchio automobilistico: a gennaio le azioni Tesla hanno intrapreso una rapida discesa e anche le vendite risultano in calo.

La Casa Bianca ha affermato che Musk opera come dipendente governativo speciale non retribuito. Tale qualifica è riservata ufficialmente a coloro che lavorano per il governo per 130 giorni o meno in un anno. Fino ad ora, il DOGE ha chiuso l’Agenzia statunitense per lo sviluppo internazionale (USAID) e sta cercando di chiudere il Consumer Financial Protection Bureau (CFPB). Inoltre, come parte di una lotta alle politiche “woke“, Musk ha affermato che il suo team ha «risparmiato ai contribuenti oltre 1 miliardo di dollari in folli contratti DEI (diversità, equità e inclusione)».

L'Indipendente

Per una Calabria aperta e solidale

Pubblichiamo il manifesto integrale dell’iniziativa di cui abbiamo dato notizia qualche giorno fa in un precedente articolo: Carovana per una Calabria aperta e solidale

Il manifesto, le proposte (e il programma https://bit.ly/42TVVEK)
MEMORIA, VERITA’ E GIUSTIZIA PER CUTRO E LE ALTRE STRAGI
CAROVANA PER UNA CALABRIA APERTA E SOLIDALE
CON CARAVANA ABRIENDO FRONTERAS E CAROVANE MIGRANTI

Nel luglio del 2023, ad un anno della strage del Barrio Chino la Carovana Abriendo Fronteras era a Melilla. Tra i testimoni una madre messicana che cerca i suoi quattro figli, la sorella di uno scomparso nel naufragio di Cutro per sottolineare con forza come siamo di fronte a crimini di sistema, ad una “cartografia dell’impunità’. Melilla, Ceuta, Ciudad Juárez, Pylos, Cutro e ancora una volta in Calabria, Roccella Jonica,

Sono tanti di più i luoghi delle necropolitiche globali; in questi luoghi anche tristemente simbolici si affinano gli strumenti della negazione, dell’occultamento dei corpi insieme a quelli dei diritti delle famiglie e delle comunità. Roccella Jonica, in ultimo ne è un buon esempio.

Le istituzioni italiane terrorizzate dall’effetto Cutro sulla opinione pubblica hanno nascosto, disperso cadaveri in luoghi diversi, hanno depistato l’informazione, hanno impunemente maltrattato le famiglie disorientate; inoltre si prosegue nell’ostacolare i soccorsi in mare ed a criminalizzare le navi umanitarie.

Nella Carovana verso i Balcani dello scorso luglio, abbiamo raccolto tante storie che purtroppo confermano questa guerra ai Popoli in movimento. Gli attivisti locali lungo la rotta, i gruppi internazionali, da No Name Kitchen al Collettivo Rotte Balcaniche Alto Vicentino misurano ogni giorno questa offensiva militare e politica contro le persone in cammino.
Tenteremo di legare queste diverse esperienze con il fine di comprendere se possiamo costruire insieme una piattaforma di richieste ai soggetti istituzionali che possano ottenere Verità e Giustizia per i/le desaparecidos del regime di frontiera.

In questi dieci anni di accompagnamento delle madri tunisine che cercano i loro famigliari dispersi non abbiamo mai ben compreso il ruolo dell’ufficio del Commissario straordinario di Governo per le persone scomparse. Sul sito si legge addirittura che collabora con le omologhe autorità spagnole (Centro spagnolo nazionale per le persone scomparse, C.N.DES).

Qui si dovrebbero incanalare le richieste dei famigliari che cercano persone scomparse affinché le istituzioni coinvolte rispettino una procedura chiara ed inequivocabile nel trattamento dei dati e delle informazioni.

Nella recente Carovana verso i Balcani abbiamo espresso la volontà di conoscere meglio l’esperienza spagnola che si sta misurando con la realizzazione di un database degli scomparsi. Entre Mares, una realtà di base delle Canarie, si ostina nel dare un nome ai morti nell’Oceano coprendo il vuoto delle istituzioni.

Una volta di più la rivendicazione di questa Carovana, nei confronti delle Istituzioni, è di procedere, con i famigliari, le associazioni di migranti, gli attivisti alla costruzione di un codice di comportamento vincolante in presenza di un naufragio o di un corpo non identificato.

Le prime ore che seguono l’evento sono le più delicate ed in questa fase è indispensabile raccogliere più informazioni possibili:
-Deve essere una consuetudine il prelievo del DNA sui corpi senza vita e su quello dei famigliari che rivendicano la scomparsa di un loro caro, questo unitamente alla raccolta dei dati ante e post mortem utili all’identificazione delle salme;
– Deve essere garantita la possibilità, anche posteriormente, di identificare i corpi e di seppellirli secondo la volontà e il credo espresso dalle famiglie;
– Certo deve essere l’impegno dei Governi per il rimpatrio delle salme;
– Le sepolture, dei corpi non immediatamente rivendicati dalle famiglie, devono essere effettuate garantendo la tracciabilità per un eventuale futuro riconoscimento o rimpatrio;
– Al contrario di quanto abbiamo misurato in diverse occasioni gli enti coinvolti devono garantire una accoglienza degna ed adeguata ai sopravvissuti ed ai famigliari. Questo significa pensare ai costi di viaggio, vitto, alloggio ed al supporto medico e psicologico.
-I famigliari devono essere informati in ogni fase dell’identificazione per la doverosa comparazione del profilo genetico.

Caravana Abriendo Fronteras, Asociación Sociocultural Entre Mares, Proyecto Puentes de Esperanza,  Red. Regional de Familias Migrantes, Cofamicenh, Socorro Guzmán, Colectivo Memoria, Verdad y Justicia Acapulco, Fornelli in Lotta, Language Aid Mem.Med – Memoria Mediterranea, Rete Antirazzista Catanese, Rete 26 Febbraio, Re.Co.Sol – Rete delle Comunitaà, YaBasta, Restiamo Umani, Ana Enamorado, Collettivo Rotte Balcaniche Alto Vicentino, Nova Koinè, XII Marcha Por La Dignidad – Tarajal, No Olvidamos, Action For Festival delle Migrazioni Acquaformosa – Associazione don V. Matrangolo, Colectivo “Sigo Tus Huellas, Hasta Encontrarte” Buscando Desaparecidos, Huellas de la Memoria, Melting Pot Europa, Asociación Sociocultural Entre Mares

#HastaEncontrarles
#lenzuolimemoriamigrante
#CommemorAction

dalla pagina fb del Forum Antirazzista di Palermo

 

Redazione Sicilia

Combattenti per la Pace, una legge minaccia le Ong israeliane per la pace e i diritti umani

Siamo profondamente preoccupati per un nuovo pericoloso sviluppo legislativo che minaccia il nostro movimenti come Combattenti per la Pace e altre organizzazioni per la pace e i diritti umani in Israele.

Il Comitato ministeriale per la legislazione del governo israeliano ha appena approvato una legge che modifica la Legge sulle Associazioni (1980) , imponendo severe restrizioni finanziarie e operative alle ONG che ricevono finanziamenti da enti governativi stranieri. Se approvata, questa legge limiterà drasticamente la nostra capacità di operare, mettendo a tacere le voci che si attivano per la pace, i diritti umani e la cooperazione binazionale.

Questa proposta di legge non limita solo i finanziamenti, ma è anche un tentativo di impedire alle ONG di accedere alla revisione giudiziaria in questioni riguardanti i diritti umani e alle petizioni contro istituzioni governative. La bozza afferma infatti:

“Un tribunale non deve prendere in considerazione alcuna richiesta presentata da una ONG il cui finanziamento principale proviene da un ente statale straniero, se non è finanziato dallo Stato di Israele.”

Ciò significa che le ONG che si affidano a finanziamenti internazionali, ovvero la stragrande maggioranza delle organizzazioni israeliane per i diritti umani, perderebbero la possibilità di presentare ricorso ai tribunali israeliani. Si tratta di un attacco diretto alla democrazia, che priva la società civile di uno dei suoi strumenti più importanti per difendere i diritti umani.

Perché questo è importante

Esclude qualsiasi possibilità di azione legale contro le violazioni dei diritti umani, negando giustizia a chi ne ha più bisogno.

Riduce al silenzio la società civile, interrompendo il sostegno internazionale alle organizzazioni che lavorano per la pace, la giustizia e l’uguaglianza.

Compromette la democrazia, conferendo al governo il potere incontrollato di limitare le voci di dissenso.

Approfondirà e consoliderà l’occupazione, eliminando uno degli ultimi baluardi rimasti sulle politiche governative che perpetuano violazioni dei diritti umani e violenze.

Cosa significa questo per i palestinesi

Più accaparramenti di terre e più demolizioni – Con meno sfide legali, Israele sarà libero di espandere gli insediamenti e confiscare le terre palestinesi a un ritmo ancor più veloce.

Maggiore violenza da parte dei coloni e dei militari – Abolendo quei pochi dispositivi vigenti, aumenteranno gli attacchi contro le comunità palestinesi senza alcun controllo.

Minore consapevolezza internazionale: le organizzazioni per i diritti umani saranno messe a tacere, rendendo più difficile denunciare le realtà quotidiane dell’occupazione.

Fine degli sforzi di pace di base: gruppi come “Combattenti per la Pace” che promuovono l’incontro di israeliani e palestinesi per un’azione nonviolenta, perderanno un sostegno fondamentale.

Come potete aiutare

Abbiamo urgente bisogno del vostro supporto per fermare questa pericolosa proposta prima che diventi legge. Ecco cosa potete fare:

Contattare i rappresentanti delle vostre amministrazioni e il vostro governo centrale, esortandoli a esprimersi contro questa legge e a esercitare pressioni diplomatiche su Israele affinché protegga la società civile.

Aumentare la consapevolezza condividendo queste informazioni con le vostre reti, le organizzazioni per i diritti umani e i contatti dei media. Più attenzione riceve questo problema, più difficile sarà che passi inosservato.

Continuare a sostenere il nostro lavoro: ora più che mai abbiamo bisogno della vostra solidarietà per sostenere il nostro movimento di fronte a queste minacce.

Questa legge non riguarda solo la limitazione delle ONG israeliane: è un attacco diretto ai diritti dei palestinesi, all’accesso alla giustizia e al movimento per la pace. Paralizzando la società civile, il governo israeliano garantirebbe che l’occupazione militare e l’espansione dei coloni continuino senza controllo, con meno ostacoli alla resistenza.

È tempo di agire. Insieme, possiamo difendere il diritto di co-resistere all’oppressione, sostenere la pace e costruire un futuro giusto per tutti.

In solidarietà,

Combattenti per la pace

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Redazione Italia

Crescono in Africa emancipazione e autodeterminazione, nonostante l’imperial-terrorismo

Sabato 15 Febbraio 2025 si è svolta a Bamako (Mali) la prima presentazione ufficiale del nuovo e quarantesimo libro dello scrittore panafricanista franco-camerunese Franklin Nyamsi intitolato “Imperial-Terrorismo”.
https://shorturl.at/t2unE

L’evento si è svolto alla presenza di un numeroso pubblico nella sala congressi del memoriale Modibo Keita di Bamako con la partecipazione dei media nazionali e di quelli della Confederazione del Sahel AES.

La conferenza è stata presieduta dal Prof. Bouréma Kansaye, Ministro dell’Istruzione superiore e della Ricerca scientifica del Mali, che ha scritto la prefazione del libro.

La tesi principale dell’opera esprime dice che: “Le organizzazioni terroristiche come Al Qaida, Stato Islamico, Boko Haram e altre, che oggi tentano di destabilizzare i paesi africani, non hanno come movente motivi religiosi, in quanto numerosi paesi in cui operano sono già musulmani. Il compito di questi gruppi terroristici è piuttosto di destabilizzare sistemicamente i paesi africani e indebolirli, per poter ottenere più facilmente le loro ricchezze naturali a basso costo da parte di multinazionali esterne al continente africano.”

Questo libro non cerca di imporre a priori interpretazioni tendenziose, si limita a presentare le prove raccolte durante anni, corroborate da dichiarazioni di personaggi politici occidentali di spicco come per esempio l’ex presidente Jaques Chirac, che in un intervento ufficiale aveva ammesso: “una parte delle risorse contenute nei nostri portamonete, proviene dalle ricchezze ottenute dai paesi africani”.

Le prove menzionate nel libro sono numerose e ben elencate. Una delle più recenti è quella fornita dalla nuova direttrice dei servizi di intelligence USA Tulsi Gabbard. Nell’intervista previa alla sua nomina davanti al Senato ha criticato l’appoggio dei precedenti governi del suo paese alla formazione terroristica Al Qaida a cavallo tra Asia e Africa.

Un’altra connessione comprovata di paesi NATO con formazioni terroristiche risulta dalle email di Hillary Clinton pubblicate da Wikileaks riguardanti l’aggresione militare della NATO contro la Libia nel 2011.

https://www.wikileaks.org/clinton-emails/?q=Libya

Numerosi osservatori e intellettuali nei 54 paesi d’Africa sono consapevoli dei progetti infrastrutturali, idrici e finanziari di carattere panafricano che la Libia aveva intrapreso e che avrebbero portato a una crescente sovranità del continente più ricco di risorse naturali al mondo. Molti di essi ritengono che l’attacco della NATO contro la Libia abbia ritardato l’emancipazione dell’Africa di 10/15 anni.

https://www.pressenza.com/it/2024/06/africa-nel-mirino-della-nato/

L’evento di Bamako è il primo di una tournée, che in questi giorni porterà il professor Nyamsi a presentare il suo libro anche a Ouagadougou (Burkina Faso) e a Niamey (Niger).

Lo scrittore Franklin Nyamsi, da circa 25 anni insegnante di filosofia, è noto per il suo instancabile lavoro a favore della emancipazione dei popoli d’Africa in ambito di sovranità e autodeterminazione.

https://www.facebook.com/FranklinNyamsi

Fondatore dell’”Istituto Africa delle Libertà”, Nyamsi è oggi uno dei pensatori panafricanisti più seguiti in Africa, nelle diaspore africane di tutto il mondo e da un vasto pubblico che va dall’Europa fino a numerosi paesi del sud globale. L’istituto avanza quattro proposte fondamentali:

  • la fine dell’occupazione militare straniera del suolo africano
  • la fine della dominazione economica neocoloniale e imperialista in Africa
  • la fine dei regimi dispotici in Africa
  • il rinascimento culturale africano

https://www.afriquedeslibertes.org/

Il libro Imperial-terrorismo non suscita un vittimismo sterile. Da un lato esso fornisce prove scientifiche su certi procedimenti impiegati dalle elites, per impedire il libero sviluppo dell’Umanità e per mantenere il potere nelle proprie mani.

Dìaltra parte questa opera stimola lo studio, la riflessione e l’azione rivoluzionaria nonviolenta, per cambiare il decandente paradigma attuale con valori di verità, giustizia e solidarietà. L’autore considera che tali tradizioni umaniste fossero già presenti nelle antiche civiltà d’Africa, tra cui quella negro-egiziana e che oggi costituiscano un nuovo orizzonte che ispira la gioventù africana.

Traduzioni tangibili di queste proposte prendono forma per esempio nella confederazione del Sahel AES:
https://www.pressenza.com/it/2024/07/burkina-faso-mali-e-niger-creano-la-confederazione-degli-stati-del-sahel-aes/

La giovane Africa desidera riprendere in mano il proprio destino e orientare il continente verso nuovi cammini, affermando l’Africa dei Popoli e non delle multinazionali.

Toni Antonucci

Fine vita, Friuli Venezia Giulia, Cappato (ass. Luca Coscioni): “il consiglio approvi la legge regionale “Liberi subito”

L’Associazione Luca Coscioni farà un punto sulle leggi regionali sul fine vita giovedì 20 febbraio alle ore 14 a Roma presso l’Hotel Capranichetta. L’evento sarà trasmesso anche in streaming sul canale YouTube dell’Associazione

Dichiarazione di Marco Cappato e Filomena Gallo, rispettivamente Tesoriere e Segretaria nazionale dell’Associazione Luca Coscioni:

La Regione Toscana dimostra che quando si vuole si può. La Regione Friuli Venezia Giulia ha invece finora deciso di nascondere la testa sotto la sabbia, nonostante le condanne già subite nei tribunali a causa dei ritardi del Servizio sanitario nel rispondere alle richieste di aiuto alla morte volontaria. Sarebbe il caso che il Presidente Fedriga seppellisca l’ascia delle guerre ideologiche e si confronti nel merito delle procedure più adeguate per tutelare le persone che soffrono e gli stessi medici. Come Associazione Luca Coscioni siamo disponibili a cercare insieme soluzioni pragmatiche per evitare che prosegua l’incertezza giuridica sulle modalità di accesso all’aiuto alla morte volontaria. Con “Liberi Subito”, vogliamo che il Servizio sanitario risponda alle persone che soffrono in tempi rapidi e certi e dia garanzie anche al personale sanitario su come deve comportarsi per rispettare la volontà dei malati. ll cosiddetto “suicidio assistito” è già legale in Italia in conseguenza di una sentenza della Corte costituzionale. La nostra legge regionale serve per dare tempi e regole certi affinché le persone non debbano aspettare mesi prima di avere una risposta. Per questo chiediamo al Consiglio regionale del Friuli Venezia Giulia di tornare a discutere ed approvare la legge “Liberi Subito.


Stefania Cicco

Associazione Luca Coscioni
Via di San Basilio 64 – 00187 Roma, Italia
Tel. 06 640 10 848 Mob. +39 328 31 46 032

Associazione Luca Coscioni per la libertà scientifica.

Redazione Friuli Venezia Giulia